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Autore: Quebec    21/01/2024    0 recensioni
'La paga è buona, ma gli orari no. Vedila in quest'ottica, sarai il capo di te stesso.'
Genere: Dark, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bonnie, Chica, Fazbear, Foxy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È in quel dannato schermo e mi fissa. Quegli occhi... Non è possibile. È un giocattolo. Non può muoversi da solo, anche se... Cosa mi ha detto Jim? Che è un anime-qualcosa o come diavolo si dice? Ah sì, un animatronico. Quindi può davvero spostarsi da solo. Se è così cosa ci fa nel corridoio? E perché fissa la telecamera?
Che gli si siano scaricate le batterie? Non durano cinquant'anni?
Non ci capisco niente.
Bevo un sorso di caffè, mi alzo e apro la porta di ferro. La luce della stanza illumina per un tratto il lungo corridoio vuoto. Dove diavolo è finito? Mi volto incredulo verso lo schermo, poi di nuovo nel corridoio. È sparito davvero. Che sia uno scherzo? Che sia entrato qualcuno?
Accendo la torcia e il fascio di luce squarcia la penombra. Attraverso il corridoio polveroso dalle pareti umide e svolto l'angolo. Qui il buio è più denso. La torcia ci scava dentro e c'è un leggero tanfo di muffa.
C'è qualcuno?
Nessuna risposta.
Ovvio. Chi diavolo entrerebbe alle undici di sera in una pizzeria abbandonata da due decenni? La maggior parte delle gente sta festeggiando l'avvento del duemila con i propri amici e familiari. Solo un drogato o uno sbandato entrerebbe qui dentro.
Apro la porta e getto un'occhiata nella sala da pranzo. Il fascio di luce illumina i cubicoli polverosi, i tavoli, le sedie e in un angolo i cabinati Arcade, i flipper e due distributori vuoti. Le mura sono tappezzate di poster degli animatronici e di menù vecchi di due decenni. Sposto la torcia sulle tende tirate sul piccolo palco in fondo alla stanza. Sembra tutto in ordine, ma voglio esserne sicuro. Ci salgo sopra e sollevo un lembo della tenda.
Sobbalzo, le facce di quei tre animatroni mi si parano davanti. Sono fermi nella loro solita posizione. L'animatronico che ho visto in corridoio non è nessuno dei tre. Dev'essere l'altro, quello che assomiglia a Willy il Coyote.
Scendo dal palco e salgo su quello adiacente, più piccolo. Appena sollevo il lembo della tenda, un suono alle mie spalle mi fa sussultare. Mi volto di scatto, il fascio della torcia illumina il flipper da cui giunge una musichetta divertente.

Ehi! C'è qualcuno?
Silenzio.

 Ti ho visto, sai. È inutile che ti nascondi. Faresti meglio a uscire.
Niente.
Ci ho provato. Se ci fosse stato qualcuno sarebbe fuggito via.
Mi volto e scorgo l'altro animatronico. Sì, è proprio lui. Quegli occhi che fissavano la telecamera ora sembrano fissi nel vuoto, senza vita, eppure c'è qualcosa di inquietante in quello sguardo. Gli giro attorno, lo squadro dalla testa ai piedi, gli punto la torcia negli occhi.
Nessuna reazione.
Lo fisso per un momento, poi chiudo la tenda e scendo dal palco. Controllo tutte le zone d'ombra dietro i cabinati e i cubicoli, ritorno vicino alla porta da cui sono entrato e getto una profonda occhiata nella sala.
Tutto tranquillo.
Ritorno di nuovo nella sala di sicurezza, mi siedo e bevo un sorso di caffè raffreddato con gli occhi puntati sullo schermo. Rimango così per una decina di muniti, poi scorgo un'ombra passare sotto la fessura della porta della cucina. Corrugo la fronte e concentro lo sguardo in quel riquadro. Che me lo sia immaginato? Guardo il bicchiere di caffè e lo poso sulla scrivania. Forse ne ho bevuto troppi, non c'è altra spiegazione.
Per sicurezza dovrei dare un'occhiata in cucina, ma non ne ho bisogno. Se lì c'è davvero qualcuno, allora dovrà apparire sul retro, o nel corridoio dove ho visto Foxy. Ecco come si chiama. Foxy.
Passa un'ora e nessuno esce dai due accessi della cucina. Là fuori esplodono i fuochi d'artificio per festeggiare il duemila mentre me ne sto seduto a fissare uno schermo e combatto contro il sonno. Le palpebre si abbassano, ma resisto. Non posso dormire sul lavoro. Potrei farlo, ma è il mio primo giorno. Non posso correre rischi. Questo lavoro mi serve.
Mi addormento.
Riapro gli occhi e guardo l'orologio, le tre e quarantadue. Merda, ho dormito per tre ore. Guardo lo schermo e sobbalzo sulla sedia. Foxy è di nuovo in corridoio e non è l'unico. Chica è in cucina, Bonnie nel magazzino e Freddy nella sala da pranzo. I loro occhi inquietanti sono puntati sulle telecamere. Che cazzo succede?
Scatto in piedi, corro a chiudere la porta a chiave e ritorno davanti allo schermo. Sono scomparsi. Dove diavolo sono finiti?
Clicco sul riquadro della telecamera che riprende l'interno del palco e mi acciglio. Sono lì, immobili nella loro posizione. Pigio sul riquadro del palco adiacente e sbarro gli occhi. Foxy non c'è.
Premo su tutti e sette i riquadri finché lo rivedo di nuovo nel corridoio che si lancia in un scatto fulmineo verso la porta della sala di sicurezza. Mi volto con il volto livido dalla paura. Afferro la torcia sulla scrivania, mi alzo e mi ci avvicino.
Un colpo alla porta.
Sobbalzo, la torcia mi cade di mano e si schianta sul pavimento. Sento alcuni passi felpati allontanarsi nel corridoio, poi silenzio. Resto immobile per un lungo momento, mani e gambe che mi tremano senza sosta. Non ho mai avuto così paura in tutta la mia vita.
Raccolgo la torcia e la esamino. È rotta. Ora come faccio a fare il mio giro di perlustrazione? L'elettricità va e viene e in alcune stanze le luci si accendono dopo minuti. Non posso andarmene in giro, non con quella cosa in giro.
Mi siedo e guardo lo schermo. Me ne starò qui fino all'alba, dopodiché mi licenzierò. Non ci tornerò mai più. Fanculo a questo lavoro. Sapevo che era troppo bello per essere vero. Quel tipo, Jim, mi ha ingannato. 'La paga è buona, ma gli orari no. Vedila in quest'ottica, sarai il capo di te stesso.'
Non mi ha detto che quei quattro animatroni sono in realtà fuori di testa. Non me ne ha parlato per niente. Ecco perché nessuno voleva il lavoro.
La corrente va via.
Il buio è totale per una decina di secondi, poi si accendono le luci d'emergenza. Funzionano ancora dopo tutti questi anni? L'illuminazione è debole, ma è meglio di niente. Guardo l'orologio al polso, le quattro e cinquantasei minuti. Manca un'ora all'alba. Devo restare calmo, solo questo. Andrà tutto bene.
Mezz'ora dopo il silenzio diventa insopportabile, ma c'è un sottile ronzio fuori dalla porta. Non so se sia reale o meno, ma lo sento. Va e viene con dei picchi discontinui. A volte sale d'intensità fino a cessare del tutto, sembra simile al motore di un generatore. No, è qualcos'altro, tipo una sega automatica o qualcosa del genere. E poi c'è anche quel lontano rumore meccanico, lo stridere del metallo contro qualcosa.
Eccolo, lo sento di nuovo. Questa volta arriva dal condotto d'areazione, si avvicina. La grata viene scaraventata contro il muro e si schianta a terra con un frastuono assordante.
Scorgo un movimento con la coda dell'occhio, mi volto.
   
 
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