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Autore: Quella Della Pasta    24/01/2024    0 recensioni
[Un Professore]
[La sirenetta!AU - sirenetto!Mimmo, principe!Simone]
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Di come un sirenetto troppo impulsivo si ritrovò al gabbio e venne salvato da un principe che manco ha capito come si chiama.
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Partecipa all'iniziativa 1 Settimana, 5 Prompt indetta del forum Torre di Carta col prompt 04. A e B come la Sirenetta e il principe.
Genere: Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non andare sulla terraferma, dicevano.

Lassù è tutto diverso, dicevano; più pericoloso, insistevano.

Essere un umano fa spavento, gli dicevano, credendo di farlo desistere dai suoi progetti, quando invece gli mettevano soltanto di più il fuoco alle squame - e chissà come sarebbe stato, pensava lui, toccare finalmente una fiamma - per fuggire di casa e vedere quello che voleva, fare quello che voleva.

Avrebbe dovuto dar loro retta.

E ora poteva solo dare dell'imbecille a se stesso, perché nessuno l'aveva costretto a cercare la strega del mare, a vendere la sua anima con un patto di carta straccia, solo e soltanto per vivere una giornata là dove il sole ti bacia la pelle e la brezza del mare ti accarezza i pensieri.

No, erano state solo le sue stupide idee a ficcarlo dritto nei guai, e ora non aveva più neanche una voce per chiedere un sorso d'acqua - ah, come gli mancava! - ché dietro quelle sbarre di metallo si stava peggio che nell'antro della strega.

Non poteva fare a meno di sbirciare oltre la fessura da cui vedeva il mare: il sole era ancora alto sull'orizzonte, quindi aveva ancora un po' di tempo prima di trasformarsi in schiuma e salsedine per colpa delle sue stupide, stupide idee. Ma dubitava che i suoi carcerieri l'avrebbero liberato prima che accadesse, e lui potesse almeno sciogliersi tra le onde e ricongiungersi alla sua vera casa. Non a quel mondo d'inferno che era una favola soltanto nei suoi sogni.

Se solo...

«Ti ho trovato!»

Quella voce lo fece saltar su, anche se aveva imparato da poco a stare in piedi. E senza cadere da tutte le parti come un dannato pesce che rimbalzava sugli scogli.

Il volto oltre le sbarre era pallido come la luna, ma poche cose erano più raggianti del suo sorriso, neanche la marea all'alba.

Era il ragazzo della tempesta, lo sciocco umano che era rimasto impigliato nella sua rete, trascinato via dalle onde che avrebbero presto portato sul fondale relitti di barche e relitti di uomini. Cibo e riparo per loro...peccato solo che lui aveva deciso di non comportarsi da sirena qual era, e aveva restituito quel ragazzo alla terraferma. Ai volti che portava appesi al collo, custoditi in un medaglione che gli brillava ancora sul petto. Li aveva ritrovati, dunque. Una flebile speranza, giusto per non buttare all'aria il suo ancor più sciocco desiderio di diventare umano. Anche solo per un giorno.

Anche solo per rivederlo...

«Non dovreste avvicinarvi, altezza. È solo un vagabondo...»

«Mi ha salvato la vita! Dovrebbe bastarvi, per liberarlo.»

Così, senza sapere come, si era ritrovato di nuovo dall'altra parte di quelle sbarre di metallo, alla carezza gentile del sole e del vento. respirava a pieni polmoni, cercando di imprimersi ben in mente quelle sensazioni. Non le avrebbe potute provare una seconda volta, d'altra parte.

«Scusami, ma...»

La sua risata fu ciò che lo fece voltare. Era bella.

«Non ti ho neanche chiesto come ti chiami.»

Ah.

Giusto.

E mò?!


Mugugnare qualcosa di indistinto fu l'unico pensiero sensato che gli attraversò la testa in quel momento. Era davvero così importante, darsi un nome? Le sirene si riconoscevano dal loro cantare, ed era grazie al suo canto se quel ragazzo aveva riaperto gli occhi, sulla spiaggia dove l'aveva portato al sicuro. Ma trovarsi un nome, così, dal nulla...

Quel ragazzo aveva corrugato la fronte. Sembrava voler ridere di nuovo. «Mimmo? È questo, il tuo nome?»

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi. E poi prendere a schiaffi lui, per aver tirato fuori da quel pasticcio di suoni il nome più cretino che si potesse inventare!

«Be', è...di sicuro più normale del resto della gente che mi tocca incontrare tutti i giorni.»

Oh.

Be', era già qualcosa. Il suo nome - tralasciando l'insignificante dettaglio che le cose non stavano proprio così - gli piaceva, o quantomeno non lo faceva rabbrividire troppo. La prima cosa che girava a suo favore in quella pessima giornata.

«Io mi chiamo Simone, comunque. E, uhm...posso aiutarti in qualche altro modo? Sai...» Di nuovo quella risata a spalle chine. Sì, era proprio bella. «Mi hai salvato la vita. Ti devo qualcosa di più, in fondo, che averti tirato fuori di prigione...»

Potresti giurarmi amore vero entro la fine di 'sta giornata, così evito di morire per colpa delle mie stupide idee?

Ma si era limitato ad annuire. Prima avrebbe dovuto recuperare la sua voce, andata persa con quel maledetto patto con la strega. O avrebbe dovuto affascinare quell'umano in qualche altro modo. Un passo alla volta - azzeccato, visto che non aveva più la sua coda.

Aveva ancora tempo, no?
   
 
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