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Autore: Ily18    18/09/2009    5 recensioni
Questa è una rivisitazione dell'episodio 15 dell'ottava serie, per cui per chi non l'ha visto è spoiler. Tutto inizia esattamente come nell'episodio: Lois è appena tornata da Star City e Clark si è dimenticato di andare a prenderla. In seguito lei e il mondo sapranno il suo segreto, causandogli vari problemi e lui sarà costretto a riportare tutto alla normalità. Ma cosa sarebbe successo se si fosse dimostrato un po' più coraggioso e avesse detto a Lois anche l'altro grande segreto che si tiene dentro?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A/N: Hola a todos! XD

Eccoci arrivati al capitolo 16. Wow, siamo davvero in dirittura d'arrivo!

Prima di tutto, ci tenevo a fare un ringraziamento generale per quello che mi avete detto sul capitolo precedente. Devo ammettere che quello è stato l'unico capitolo che mi ha reso leggermente nervosa perché non avevo idea di come l'avreste preso. Per cui son contenta dei commenti positivi che ha ottenuto, grazie davvero! :)

@ cordina87: Alla fine venerdì è arrivato e con lui anche il capitolo, spero che l'attesa non sia stata dura come prevedevi :P
Son contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto e che soprattutto Lois ti sia piaciuta, nonostante i miei timori di averla resa un po' troppo OOC... Speriamo bene anche per questo capitolo :P

@ Cosmo: Ah beh, Cosmo, se ho la tua benedizione per il capitolo precedente, allora vuol dire che non era sdolcinato come pensavo! XD XD
Mi aspettavo da parte tua un "non va bene Ily, Lois non si fa prendere così tanto dalle sue emozioni e il mio schermo del pc ha grondato miele più dell'ultima volta!" XD XD Fortunatamente ti è piaciuto. :P Questo vuol dire via libera a capitoli melensi? eheheh Scherzo, of course! XD

@ Leti: Bene, bene, bene, qualcuno sta già riflettendo su come finirà la storia... ci rendi partecipi oppure no? XD
Altrimenti me lo dici su msn appena ti becco in linea! XD
E wow, sentirmi dire da te, stra fan della scena del fienile, che il capitolo precedente ti è piaciuto anche più dell'altro, mi fa piacere all'ennesima potenza!!! *.*
ps: Spero tanto che questo capitolo che stai per leggere renda il ritorno a scuola un po' meno spiacevole XD Farvi rientrare direttamente lunedì, no eh? '-.- Mah...

@ Cris: *si inchina alla standing ovation* XD La mia mente malata ti ringrazia per i complimenti e dice che le piace un casino condividere i suoi pensieri malati con voi! XD Speriamo questo capitolo tenga alta la media della storia ;) XD XD

@ Enya: Uhm, hai gli occhi a cuoricino ogni volta che finisci di leggere un capitolo... Fossi in te mi preoccuperei!!! XD XD
Scherzo e grazie mille per i complimenti *.* Spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo! ;)

Ancora grazie a tutti e..... senza ulteriori indugi, ecco il capitolo 16! :)

Buona lettura! :D





Il frammento di Kryptonite che giaceva a pochi centimetri da lui lo stava distruggendo.
Si sentiva ormai quasi del tutto prosciugato delle sue forze e sapere Lois svenuta a qualche passo da lui non aiutava a gestire la situazione con freddezza.

Linda gli stava di fronte, guardandolo dall’alto verso il basso e giocherellando con l’anello della Legione che Clark sapeva avrebbe dovuto nascondere meglio.
Quell’anello nelle mani sbagliate significava un mucchio di cose, in primis perdere la fiducia della Legione per averlo sottovalutato. Per non parlare dei danni che Linda avrebbe potuto causare con quel potere tra le sue mani.

“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli anelli.” Clark poteva notare come lo sguardo di Linda era attratto da quell’anello che accarezzava quasi fosse un cucciolo. “Pensavo che averne uno, significasse essere felici.” Smise di guardare l’anello per spostare lo sguardo su Clark. “Ma in questo mondo non c’è alcuna felicità, vero?” Derisione era la parola adatta al tono di voce usato in quella sua frase e per quello sguardo che aveva lanciato a Clark.

Era certo che Linda sapeva di avere la situazione sotto controllo e non aveva nessuna fretta di andarsene di lì. In fondo aveva aspettato così tanto per vendicarsi di lui, usare l’anello in quel momento era molto meno stuzzicante che prendere in giro un Clark inerme che non poteva far altro se non ascoltare ogni singola parola che usciva dalle sue labbra.

“Non quando riesci a vedere solo gli aspetti negativi nelle persone.” Le disse, riuscendo a trovare un po’ di forza, mentre il mal di testa lancinante non accennava a smettere.

Pensò ad un modo per finire quella tortura causata dal dolore della Kryptonite e dalle parole di Linda, ma niente gli venne in mente.
Cercò di raggruppare le poche gocce di forza rimaste per alzarsi in piedi, ma il tentativo fu vano.

Vide Linda abbassarsi verso di lui, cosicché fosse costretto a guardarla in faccia.
Clark vide l’anello della Legione a pochi centimetri da lui e cercò di fare uno sforzo per prenderlo e finalmente usarlo, ma il braccio che cercò di alzare non si mosse di un millimetro. Strizzò gli occhi, sperando di scacciare il dolore e risvegliarsi da quell’incubo, ma non funzionò.

“Guarda con quanta velocità ti sono andati contro.” Ancora una volta Clark notò il sorriso di scherno sulle sue labbra rosse. “Un secondo sei in cima al mondo e quello dopo è come se la storia della tua vita fosse macchiata dal sangue di qualcun altro.”

Clark odiava ammetterlo, ma in fondo aveva ragione. La gente gli si era rivoltata contro senza pensarci su per un solo secondo e lui non ci aveva potuto fare niente.

Lui che aveva visto negli umani quel qualcosa in più che nessun altro popolo aveva - quegli stessi umani che lui adorava e per cui avrebbe dato la vita, ora lo odiavano e avrebbero fatto di tutto per distruggerlo.

‘Un motivo in più per cercare di prendere quel dannato anello.’ Pensò tra sé, sforzandosi ancora una volta inutilmente di rubare l’anello dalle mani di Linda.

“Non che a me interessi.” Linda scrollò le spalle con noncuranza, prima di tornare a fissare con stupore il piccolo anello che teneva in mano. “Questo batte ogni tua foto sfuocata.” Clark le vide fare un breve cenno del capo verso l’anello e quel sorriso malvagio si fece nuovamente vivo sulle sue labbra rosso fuoco.

Se aveva bisogno di una prova che gli facesse capire se Linda sapesse o meno il vero valore di quell’anello, ora l’aveva appena avuta.

Doveva fare assolutamente qualcosa per fermarla e doveva farlo subito.

“Quell’anello è pericoloso.” Disse con fatica, respirando affannosamente e sentendo il potere distruttivo della Kryptonite farsi sempre più spazio nel suo sistema, portandolo ad un livello di debolezza che raramente si era trovato ad affrontare.

Parlare con Linda non risolveva il problema in cui si trovava, gli stava solamente facendo perdere tempo. Doveva pensare subito e in fretta a qualcosa da fare, anche se la lista delle possibilità di riuscita era scarsa, vista la situazione critica in cui si trovava.

Lanciò uno sguardo veloce a Lois e vide la sua figura ancora stesa a terra, priva di sensi.

‘Lois…’ Pensò, sperando che non fosse ferita gravemente. Lo rincuorava il fatto che, una volta riavvolto il tempo, nessun segno del colpo infertole da Linda sarebbe stato visibile.

‘Se e quando riuscirò a prendere l’anello e riavvolgere il tempo.’ Si disse, quasi a ricordarsi quanto quella possibilità fosse remota al momento.

“Questo anello è il sogno di ogni giornalista.” Linda riprese a parlare, alzandosi nuovamente in piedi, senza mai spostare lo sguardo dall’anello che continuava a reggere in mano. “Verrò a conoscenza delle storie prima che accadano.” Spiegò, quasi a sé stessa, più che a Clark, mentre prendeva a camminare lentamente su e giù per il fienile. “Tutto il mondo mi conoscerà.” Disse con soddisfazione, prima di essere scaraventata al suolo da Lois.


***


Lois giaceva al suolo senza sensi da qualche secondo ormai.

Sentiva in lontananza una voce irritante che parlava senza sosta, ma non riusciva ad associarle un volto.

Insieme a quella voce, un suono che non accennava a smettere aveva iniziato a ronzarle nelle orecchie e tutto quello che avrebbe voluto fare, era girare la testa dall’altra parte, dimenticare quel suono e continuare a fare quello che stava facendo: niente.

Non ricordava quello che stava facendo prima di ritrovarsi stesa a terra, ma ricordava che era stata una cosa che non le aveva fatto piacere e che se avesse potuto, avrebbe voluto dimenticare.

Ricordava una luce fioca e qualcuno che le parlava. Non le era piaciuto quello che si erano detti.

Ricordava che quel qualcuno era una persona di cui si fidava, una persona a cui teneva in particolar modo e che le aveva dato una notizia che non si aspettava.
Perché quella persona aveva voluto sconvolgerle la vita in quel modo, con quella notizia che lei rifiutava di accettare?

Lois non riusciva a spiegarselo.

Intanto, quella voce irritante e quel rumore noioso, continuavano a ronzarle in testa senza sosta. C’era un modo per fermarli?

Pensò che forse era ora di svegliarsi, perché in fondo quei rumori e quella luce fioca che ricordava, erano solo un sogno. O un incubo.

Si portò una mano sul viso per aiutarsi ad aprire gli occhi e senti del liquido caldo uscirle dalla bocca.
Si passò il pollice distrattamente all’angolo delle labbra e aprì leggermente gli occhi per capire cosa questo strano liquido fosse.

Sangue.

Ma come aveva fatto del sangue a rigarle un labbro, se tutto quello che stava facendo era dormire?

Lois decise di non pensarci e si concentrò su quella voce che le sembrava così sicura di sé e che non accennava a smettere di parlare.

“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli anelli.” Disse la voce e Lois non riuscì a capire cosa ci fosse di tanto interessante sugli anelli. “Pensavo che averne uno, significasse essere felici.”

Lois ci pensò su e la parola anello le riportò indietro alcune immagini. Alcune di queste includevano lei e un ragazzo alto vestito in rosso e blu che giravano di negozio in negozio alla ricerca di qualcosa.

A Lois sembrò quasi di rivivere quella scena, quasi come un dejà-vù.

Vide lei e quel ragazzo entrare in un negozio di anelli, parlare col proprietario e indossarne uno.

Si era sentita felice quando aveva notato che l’anello le entrava perfettamente al dito.
Sorrise al ragazzo vestito di rosso e blu di fianco a lei e quando realizzò che era stato proprio quel ragazzo ad infilarle quell’anello al dito, una strana sensazione che non seppe identificare si fece spazio in lei.

In effetti si era sentita felice quando quello era successo, ma non riusciva a spiegarsi il perché. Era per colpa del ragazzo che le aveva messo l’anello al dito o semplicemente perché l’anello era davvero stupendo?

“Ma in questo mondo non c’è alcuna felicità, vero?” Il tono acido nella voce che non smetteva di parlare, fece cambiare improvvisamente la successione di immagini che Lois vedeva.

Ora il sorriso felice che fino a poco tempo fa vedeva sulle sue labbra di sé stessa ragazza era rimpiazzato dalle lacrime di sé stessa bambina che stava al capezzale della madre malata, che cercava di parlarle, sperando che la madre le rispondesse.

La bimba era diventata nuovamente una ragazza che piangeva disperata di fronte alla tomba di sua cugina, maledicendo chiunque avesse mai potuto fare una cosa del genere. Poi, una mano rassicurante sulla sua spalla e la voce di un ragazzo vestito di rosso e blu la aiutarono a superare quel momento, dandole la forza di andare avanti e scoprire la verità.

La tomba si trasformò in un fienile e questa volta lei era triste per un ragazzo che nuovamente l’aveva lasciata indietro, scappando da quella città e da lei. Ancora una volta, quel ragazzo, questa volta vestito di rosso, la aiutò a superare il momento di crisi, convincendola che presto le cose sarebbero andate decisamente meglio per lei.

Il fienile si trasformò lentamente nel suo appartamento e vide sé stessa piangere, il suo cuore nuovamente spezzato da un ragazzo troppo impegnato a salvare il mondo per pensare a stare con lei. Anche in questa occasione, trovò rifugio tra le braccia del ragazzo vestito di rosso e blu e in quello stesso istante capì di essere fortunata ad avere una persona come lui nella sua vita.

Le luci del suo appartamento si offuscarono, fino a diventare talmente basse da non riuscire a vedere con chiarezza a pochi centimetri dal proprio viso.
Vide nuovamente sé stessa provare a muoversi, ad alzarsi da quella sedia, ma ogni tentativo era vano perché le sue gambe e le sue braccia erano legate saldamente alle gambe e ai braccioli della sedia.

Vide un’ombra senza sensi legata alla sedia di fronte a lei e cercò con tutte le forze di svegliarla. Strizzò leggermente gli occhi per mettere a fuoco la persona che stava prigioniera come lei in quella cantina e notò il colore della sua maglietta. Blu.

Blu come quella del ragazzo che le aveva messo l’anello al dito, come quel ragazzo che le aveva dato la forza di cui aveva bisogno per andare avanti, come quel ragazzo che sembrava esserci sempre per lei quando ne aveva bisogno…

Stranamente, sapere che lui era lì con lei, le dava speranza. Sapeva che in un modo o nell’altro ne sarebbero usciti vivi.

Ricordò le urla di quei momenti, la paura che la attraversava nel sapere lei, ma soprattutto quel ragazzo in pericolo.

Poi improvvisamente, quella domanda a cui aveva pensato per tanto tempo da quando aveva iniziato a capire che quel ragazzo vestito di blu di fronte a lei non era un semplice amico, ma qualcosa di più, le riempì le orecchie.

‘Lo ami?’

Sapeva che non aveva mai voluto veramente pensarci, ma in fondo sapeva quale fosse la risposta a quella domanda.
Sapeva che non si provano certi sentimenti per un semplice amico e sapeva anche che ammetterli a voce alta avrebbe rovinato le cose.

Ma piuttosto che perderlo e saperlo ferito, aveva preferito dire la verità e ammettere a sé stessa quello che le faceva tanta paura.

‘Sì.’

Ripensando a tutti quei momenti, Lois ci pensò su per un secondo e notò che in ogni momento triste della sua vita, aveva trovato rifugio in quel ragazzo che adorava così tanto usare solamente i colori primari per i suoi vestiti.

‘Clark!’ Pensò subito aprendo gli occhi improvvisamente e lasciando che la luce soffusa del fienile la aiutasse a riprendere i sensi.

La voce irritante che era riuscita a sentire nonostante fosse rimasta a terra senza sensi per tutto quel tempo, non aveva smesso di parlare per un solo secondo e ora blaterava su come il mondo l’avrebbe conosciuta.

Velocemente, Lois collegò quella voce sgradevole ad un viso: Linda Lake.

Tutto l’astio e il rancore che aveva provato per lei durante le ultime 24 ore le diedero la scarica di adrenalina necessaria per alzarsi da terra nel giro di pochi secondi ed ottenere lo slancio necessario per piombarle addosso e farle perdere l’equilibrio, facendola cadere rovinosamente a terra.

‘Liberatorio.’ Pensò Lois girando attorno al mucchio di oggetti sui quali si era schiantata Linda dopo il suo spintone.

Pensava e sperava di vederla KO, invece se la ritrovò di fronte e con una chiave inglese in mano, pronta a farle del male.

Lois si concentrò sulla chiave inglese, schivando prontamente i colpi con cui Linda cercò maldestramente di colpirla. Non aveva idea di chi si trovava di fronte.

La figlia di un Generale non si sarebbe mai fatta colpire da una principiante come lei.

Prontamente e senza lasciarle il tempo di pensare alla prossima mossa da fare, Lois le diede una ginocchiata alla bocca della stomaco, sapendo che le avrebbe tolto il respiro e l’avrebbe indebolita.

Poi, ripensando a quanto durante tutta la giornata avesse desiderato farlo, le sferrò un pugno in viso, costringendola ad arretrare di qualche passo.

‘Questo è anche meglio che mandare al diavolo il Generale!’ Pensò prendendoci gusto e sferrando un secondo pugno sul viso di Linda e poi un terzo e un quarto, godendosi ogni singolo gemito di dolore che usciva dalla bocca rifatta della bionda che si trovava di fronte.

Decidendo che forse aveva esagerato anche troppo e che aveva scaricato parte della rabbia che si sentiva in corpo, le diede un ultimo calcio sullo stomaco, facendole perdere l’equilibrio e facendola cadere ancora una volta rovinosamente con un tonfo sui primi gradini delle scale nel fienile.

‘E’ proprio un dono!’ Pensò, notando con quanta facilità riuscì a metterla KO.

La guardò con soddisfazione per qualche secondo, prima di ricordarsi di Clark.

“Clark!”

Gli corse vicino e lo vede inerme a terra, il suo solito viso sorridente rimpiazzato da una maschera di dolore che Lois non si riusciva a spiegare.
Perché era rimasto lì a terra senza occuparsi di Linda? Ma soprattutto, perché soffriva in quel modo?

“Lois…” Notò come la sua voce fosse ridotta ad un sussurro a causa del dolore che provava in quel momento. “La roccia.” Gli sussurrò e senza nemmeno pensarci su, la prese in mano e la scaraventò il più lontano possibile, sperando che questo lo aiutasse a stare meglio.

Quindi questa era una delle debolezze di cui le aveva parlato Chloe e di cui lui aveva pensato bene di non dirle niente.
In teoria la cosa non avrebbe dovuto irritarla più di tanto, visto che presto lui avrebbe riavvolto il tempo e lei non avrebbe ricordato più nulla, eppure più cercava di non pensarci, meno ci riusciva.

Lo osservò alzarsi a fatica e tutta la rabbia che provava nei suoi confronti sparì come per magia, lasciando spazio alla preoccupazione del vederlo così debole.

“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata, pensando di aiutarlo ad alzarsi, ma non avendone la possibilità vista l’incredibile fretta che notava nei movimenti di Clark.

“Starò bene.” Le rispose, prima di allontanarsi da lei in cerca dell’anello.

Aveva davvero tutta questa fretta di lasciarla?

Scosse la testa scacciando il pensiero. Sapevano entrambi che quella era la cosa giusta da fare.

Per un secondo ripensò a quei ricordi che le erano passati di fronte in quei pochi istanti in cui era rimasta a terra e la voglia di parlarne con lui la assalì. Avrebbe voluto dirgli che era stato grazie al suo ricordo che aveva ripreso i sensi, che in lui trovava la forza, e per quanto si sarebbe pentita se mai la lei che non scoprirà mai il segreto di Clark l’avesse saputo, gli avrebbe voluto dire che quando aveva ammesso che lo amava in quella cantina, non era il sensore che non aveva funzionato, ma semplicemente lei che aveva detto la verità.

Si alzò per inseguirlo e fermarlo nuovamente dal riavvolgere il tempo, ma un rumore la distrasse nuovamente, lo stesso rumore che aveva fatto da sottofondo per tutto il tempo alle chiacchiere di Linda Lake.

Vide il suo cellulare a qualche centimetro di distanza dai suoi piedi, lo schermo illuminato e capì che il rumore voleva dire che aveva un messaggio in segreteria.
Raccolse in fretta il cellulare, premette il tasto della segreteria e se lo portò all’orecchio, non credendo alle parole che stava sentendo.

Spalancò gli occhi nel sentire la voce terrorizzata della cugina che metteva in guardia lei, ma soprattutto Clark da Davis Bloome.

Interruppe il messaggio e corse verso Clark che in quel momento le dava le spalle.
Era contenta che fosse ancora lì, così avrebbe potuto avvertirlo.

“Clark!” Si girò a guardarla e Lois non seppe decifrare l’espressione sul suo viso. Qualunque cosa fosse, ci avrebbe pensato più tardi. Ora doveva informarlo su Davis. “Chloe ha appena chiamato, non ci crederai, ma Davis-”


***


Vide sparire Linda dalla sua vista improvvisamente, quasi come se fosse stata spinta da una macchia scura arrivata dal nulla.

Clark si guardò intorno e notò come il corpo di Lois fosse sparito, non fosse più a terra come l’aveva visto qualche secondo prima.
Capì che quella macchia scura che aveva visto qualche secondo prima era lei.

Sentì rumori poco rassicuranti venire da un punto del fienile che non riusciva a vedere e di usare la vista a raggi x non se ne parlava, era troppo debole.

Aspettò con ansia di vedere chi delle due l’avrebbe spuntata, anche se in fondo sapeva che in pochi sarebbero riusciti a mandare KO Lois Lane.

‘Figlia di un Generale e cintura nera. Quante possibilità ci sono che Linda vinca?’ Si disse rassicurante, ma Clark sapeva che Linda aveva una cosa che Lois non aveva. I poteri da meteorite.

Sentì dei gemiti di dolore provenire da una delle due e qualche secondo dopo sentì urlare il suo nome e vide la figura scura venirgli incontro.

Sorrise nel notare che ancora una volta Mad Dog Lane aveva avuto la meglio.

La vide accucciarsi preoccupata vicino a lui e non riuscendo a sopportare oltre quello sguardo, le diede una semplice istruzione. “Lois… la roccia.”

Senza farselo ripetere due volte, Lois prese la roccia in mano e la scaraventò il più lontano possibile e Clark iniziò a sentire i benefici della lontananza di quel veleno.

Le forze stavano iniziando a tornargli lentamente, la vista non era più annebbiata come qualche secondo prima e riusciva a vedere il viso di Lois un po’ più chiaramente.

Si alzò velocemente, evitando il contatto fisico con lei. Non lo avrebbe sopportato.

“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata e sentì nuovamente due parti di sé combattere l’una contro l’altra. Una voleva rimanere lì a rassicurarla che tutto andava bene e che l’effetto della Kryptonite sarebbe passato del tutto tra qualche minuto; l’altra non vedeva l’ora di farle dimenticare tutto questo.

Vinse la seconda.

“Starò bene.” Le rispose quasi bruscamente, lasciandola lì ancora accucciata e dirigendosi verso l’anello che Linda aveva lasciato cadere quando era stata colpita.

Sapeva che Lois non meritava di essere trattata in quel modo, ma gli rendeva le cose un po’ più semplici.

La guardò per un secondo prima di darle le spalle e inchinarsi a raccogliere l’anello.
Aveva quello sguardo che gli faceva capire che aveva altro da dirgli, cose che probabilmente gli avrebbero nuovamente confuso le idee.

Le diede definitivamente le spalle e raccolse l’anello, respirando a fondo prima di infilarlo al dito.

“Clark!” Sentendosi chiamare per nome, non poté evitare di fermarsi e girarsi verso di lei, per guardarla un’ultima volta. “Chloe ha appena chiamato, non ci crederai, ma Davis-”

Non aveva intenzione di sentire un’altra parola e infilò l’anello al dito sussurrandole quelle parole che probabilmente le avrebbe dovuto dire quando ne aveva avuto l’occasione. “Ti amo, Lois Lane.”

Tutti i pazzi avvenimenti di quella strana giornata erano serviti almeno a fargli capire quello che provava veramente per quella persona che ogni giorno sedeva di fronte a lui nella redazione del Daily Planet.

E prima che se ne rendesse conto, tutto intorno a sé iniziò a sciogliersi, mischiando i colori tra loro e cancellando la persona che si trovava di fronte solo qualche secondo prima.

Il fienile si trasformò velocemente in un vortice di colori e si ritrovò a vedere come delle diapositive di quelle ore, passando da un momento all’altro di quella folle giornata, quasi stesse riavvolgendo il nastro di un video che avrebbe evitato volentieri di rivedere.

Un doloroso riavvolgimento che lo costringeva a rivivere quei momenti passati con Lois, che sapeva non ci sarebbero stati più.

In una manciata di secondi, si ritrovò nuovamente nel fienile di casa sua e lanciando un’occhiata veloce alla data nello schermo del suo cellulare, notò che era tornato indietro fino a qualche giorno prima che Linda scrivesse quella storia su di lui.

Rincuorato da quel piccolo particolare, chiuse gli occhi, concedendosi il lusso di far scorrere una lacrima sul suo viso nel ricordare quello a cui aveva appena rinunciato.

Fissò l’anello che reggeva in mano e una sola idea gli venne in mente. Distruggerlo.

I viaggi nel tempo erano sbagliati e nessuno avrebbe mai dovuto usufruire di tale potere.

I viaggi nel tempo erano pericolosi e non solo per le conseguenze che portavano, ma soprattutto per quello che riuscivano a farti vedere.


***


Senza perdere tempo, distrusse l’anello con la semplice pressione del suo pugno e dopo averlo ridotto in polvere, lo lasciò cadere lentamente dalla sua mano, ricordandosi ancora una volta che aveva fatto la cosa giusta.

Era tornato indietro per un motivo, fermare Linda Lake, e non avrebbe perso tempo a piangersi addosso.

Si precipitò in casa e nel giro di qualche minuto scrisse un articolo in cui smascherava tutto quello che c’era di marcio in Linda Lake e tutte le atrocità che aveva commesso a Metropolis e dintorni. Stampò velocemente l’articolo e si precipitò immediatamente a casa della giornalista che aveva rovinato la vita a lui e alle persone a cui teneva di più.

Dopo qualche secondo se la ritrovò di fronte intenta a completare l’articolo che avrebbe poi usato per ricattarlo e approfittando del fatto che lei sembrava non notare la sua presenza, si prese qualche secondo per raccogliere le forze e decidere il da farsi.

Questa volta la rabbia che ribolliva in lui l’aveva spinto ad agire d’impulso, senza avere un piano vero e proprio in mente. Tutto quello che voleva fare, era rendere la vita di Linda un inferno, proprio come lei aveva fatto con lui.

Deglutì nervosamente, prima di rendere nota anche a lei la sua presenza.

“So cosa hai in mente.” Disse cercando di tenere un tono calmo, per non far trapelare quello che provava veramente in quel momento.

Vide Linda girarsi lentamente verso di lui. Il suo sorriso crudele sempre presente sulle sue labbra, fece capire a Clark che per quanto sorpresa fosse che lui si trovasse lì, la cosa non la turbava più di tanto.

“Signor Kent. Stavo proprio pensando a te.” Scosse leggermente le spalle, senza mai smettere di sorridergli. “Due anni senza vederci son davvero troppi.”

Come se lui non avesse fatto volentieri a meno di rivederla.
Ogni volta che Linda Lake entrava nelle loro vite, qualcosa di tremendo era dietro l’angolo, pronto a sconvolgere le loro esistenze. Era successo due anni fa e lo stesso problema si era presentato quando dopo due anni si era rifatta viva.
Questa volta Clark avrebbe evitato che il ciclone Linda Lake rovinasse la vita dei suoi amici e la sua.

“Non pubblicherai la mia storia.” Le rispose con tono tranquillo, andando subito al sodo della questione.

Questa volta non avrebbe fatto l’errore di permetterle di avere in mano le redini del gioco.
Questa volta lui avrebbe avuto la meglio, con le buone o con le cattive.

Ovviamente non avrebbe mai pensato ad ucciderla, anche se per un secondo, per un minuscolo, insignificante secondo quel pensiero gli era passato per la mente. Ma non poteva abbassarsi a tanto, non con una come Linda Lake.

Ucciderla avrebbe solo peggiorato le cose, dandole ragione e rendendolo il mostro che aveva descritto al mondo intero.

No, invece avrebbe fatto le cose a modo suo, come sempre, dimostrando più che altro a sé stesso che c’era più umanità in lui che in Linda.

“La tua storia?” Chiese alzandosi in piedi e fingendo che la cosa non la infastidisse.
Notò Linda stupirsi nel sentire quelle parole che mai si sarebbe aspettata di sentire da Clark.

Capì che aveva colto nel segno e sentì l’improvvisa sicurezza che tutto sarebbe finito per il meglio, dargli la forza per andare avanti e sconfiggerla una volta per tutte.

“Quindi ora non solo sei super, ma anche sensitivo.” Continuò, sempre più stupita di essere stata smascherata.

Clark sorrise leggermente, capendo che in fondo tutto quanto sarebbe finito molto presto, visto che ormai Linda si trovava con le spalle al muro.

“Ora sono un giornalista.” Disse, come se bastasse a spiegare il suo essere aggiornato sui suoi spostamenti e sulle sue prossime vittime. “Ti ho portato il mio ultimo articolo.” Disse sicuro di sé, mostrandole l’articolo che aveva buttato giù solo qualche minuto prima.“Parla di tutti gli omicidi che hai commesso.”

Linda prese l’articolo in mano e gli diede un’occhiata veloce, guardando di sbieco Clark ogni qual volta leggeva qualcosa che non le andava bene.

Clark ripensò a come le sue parole l’avessero reso il nemico numero uno al mondo solo qualche istante prima e in fondo sperò che Linda leggendo il suo articolo, avesse provato almeno un terzo della paura e della delusione che aveva provato lui quando aveva visto ogni singola persona andargli contro. “Le persone ti conosceranno per quella che sei e le tue parole non avranno nessun peso.” Ma in fondo, cosa poteva interessare a Linda Lake, se non essere la più nota giornalista al mondo?

Clark sapeva che Linda riusciva a farsi scivolare ogni critica addosso, riuscendo sempre a risalire dal fondo del baratro in cui sprofondava, tornando ogni volta sempre più forte di prima.

Un po’ in fondo la invidiava, avrebbe voluto essere così cinico e disinteressarsi di tutto quello che la gente pensava su di lui. Avrebbe dovuto ascoltare solo quello che la gente che teneva davvero a lui diceva e ignorare tutto il resto.

Ma era così difficile per lui essere così distaccato, fingere che essere visto come il cattivo della situazione non lo toccasse minimamente.

Si concentrò nuovamente su Linda e la vide sempre intenta a leggere il suo articolo, quasi volesse ignorare le sue parole, lasciandolo parlare quasi da solo, come se stesse fingendo di essere rapita da quelle pagine che raccontavano che mostro era e stesse pensando alla prossima mossa da fare per avere nuovamente il coltello dalla parte del manico.

Finalmente Clark notò lo sguardo inviperito di Linda alzarsi dal foglio, per incrociare i suoi occhi blu che la fissavano con la sicurezza che questa volta non l’avrebbe fatta liscia.

“Andrai in prigione.” Le disse sicuro di sé come poche volte si era sentito prima.
Doveva ammettere che quella sensazione gli piaceva, essere in controllo di tutto e sapere esattamente come le cose sarebbero finite, perché lui aveva in mano il pallino del gioco e niente l’avrebbe potuto cambiare.

Poche volte era riuscito a mostrare quella sicurezza - una di quelle era stata quando aveva finalmente detto a Lois la verità su sé stesso – e ogni volta era stato ripagato con qualcosa che gli faceva capire che ne era valsa la pena.

L’ultima volta era stato ricompensato con un caffè che sapeva tanto di un appuntamento, questa volta sapeva che la ricompensa non sarebbe stata altrettanto dolce, ma almeno gli avrebbe fatto ottenere quello per cui era tornato indietro. Tranquillità e normalità.

“Non penso proprio.” Gli rispose gettando il suo articolo, pronta ad attaccarlo.

Immediatamente Clark notò alla sua sinistra un cavo della corrente e ricordando le parole che Chloe gli aveva detto sulla cella in cui Linda era stata prigioniera a Black Creek, subito capì cosa doveva fare. L’avrebbe colpita quel tanto che bastava per stordirla, niente più.

Poi, lo sguardo di sfida di Linda, lo colpì.
Era convinta che non l’avrebbe fatto, che non avrebbe mai avuto il coraggio di ferirla in quel modo, perché in fondo lui era il buon Samaritano di Metropolis, colui che puniva senza mai ferire veramente nessuno.

Gli bastò riflettere su questo piccolo particolare e su quello che Linda aveva fatto passare a lui e a tutti quelli che gli stavano vicino, che subito si lasciò andare, colpendola allo stomaco con il cavo che sprizzava scintille e facendola arretrare finché non si ritrovò con le spalle al muro, ormai senza via di scampo.

Clark notò come Linda cercò di tramutarsi in acqua per sfuggire a quella tortura, ma le parole di Chloe che ricordava per filo e per segno, gli diedero la certezza che non sarebbe mai potuta scappare da lì.

Vide il suo sguardo sofferente e più cercava di finire il più in fretta possibile quella tortura, più si ritrovava a fare sempre più pressione sul suo stomaco con quel cavo che sembrava non finire mai di brillare a causa delle scintille che non accennavano a smettere.

Voleva allontanarsi da lei perché ormai era inerme e avrebbe potuto facilmente metterla KO e portarla alla stazione di polizia più vicina e farla rinchiudere in una cella speciale che non le avrebbe permesso di fuggire, eppure vederla soffrire in quel modo gli dava una soddisfazione che sapeva che era sbagliata.

Voleva farle provare quello che lei aveva fatto provare a lui, costringendolo a riavvolgere il tempo, ma non poteva permettersi di essere debole ed ucciderla.

Non poteva permettere che la freddezza di Kal-El prendesse il soppravvento sull’umanità di Clark Kent.

Allontanò subito il cavo dal suo stomaco e Linda cadde al suolo priva di sensi.

La fissò per qualche secondo e si concentrò per ascoltare il suo battito che aveva un ritmo debole, causato dalla scossa che le aveva inferto. Il fatto che però fosse ancora viva lo spaventava e rincuorava allo stesso tempo.

Non si sarebbe mai perdonato di aver preso la vita di qualcuno in quel modo.
Sua madre, Chloe, Lois… nessuno l’avrebbe mai perdonato e guardato più in faccia se si fosse lasciato andare in quel modo.

“Nessuno saprà mai il mio nome.” Disse più a sé stesso, che a Linda, continuando a guardarla e pensando a quale sarebbe stato il prossimo passo da fare.

Buttò la sua giacca in terra, rimanendo solo con la maglietta blu, di modo che all’ospedale non avrebbero potuto collegare i suoi abbigliamenti alla Macchia Rossa e Blu, dopodiché la raccolse da terra e sfruttando la sua supervelocità la portò al Met-Gen, dicendo all’infermiera che si trovava di fronte e che si sarebbe presa cura di Linda, che aveva accidentalmente preso la scossa mentre si asciugava i capelli col phon, dimenticandosi di asciugarsi le mani prima di attaccare la spina.

Fortunatamente la giovane infermiera sembrò credere alla sua bugia - ingannata dal fatto che Linda era effettivamente fradicia, quasi fosse uscita dalla doccia - e Clark informò subito che avrebbe chiamato la polizia mentre loro si prendevano cura di lei.

Nel giro di qualche minuto, un ufficiale della polizia di Metropolis si precipitò all’ospedale con delle speciali manette che avrebbero impedito a Linda di trasformarsi nuovamente in acqua e scappare non appena avesse ripreso i sensi.

Ringraziò l’ufficiale per essere arrivato così in fretta, dopodiché lanciò uno sguardo veloce al suo orologio, notando l’ora che si era fatta.

L’aereo di Lois sarebbe atterrato di lì a poco e lui era la persona incaricata di andarla a prendere all’aeroporto.

Precipitandosi di corsa alla fattoria per avere almeno qualche ora di sonno alle spalle, si stese sul letto, sperando di riuscire a prendere sonno, di modo che la mattina dopo avrebbe potuto recitare la parte che si era imposto.

Sarebbe stata la prova più difficile della giornata, rivedere Lois e fare come se nulla fosse mai successo tra loro due.

Il ciclone Linda Lake sarebbe stato una passeggiata a confronto.





A/N: Capitolo breve, vero? XD XD
Ho pensato di unire tutta questa roba perché altrimenti sarebbero risultati 8mila capitoli in più se avessi diviso tutto come volevo e in quel caso, ciao ciao fine della storia per il 25! XD
Spero solo siate stati in grado di arrivare alla fine del capitolo senza addormentarvi prima! XD

E magari molti di voi penseranno che probabilmente sia stato un po' azzardato fargli dire quel ti amo proprio mentre riavvolgeva il tempo, ma io penso seriamente che da questo episodio in poi, Clark abbia davvero realizzato quello che prova per Lois, solo che abbia terrore di pensarci e dirlo a voce alta.
E per quanto può suonare strano, a me la cosa va anche bene! XD Insomma, con Lana era tutto un "ti amo qui, ti amo lì" e guardate com'è finita! Invece con Lois ha paura di pensarlo e dirlo, perché sa che una volta detto, non può tornare indietro *.* Awww, l'amour! XD XD

Bene, direi anche basta coi vaneggi! XD


Che dire, ci si legge domenica  ;)

Come sempre grazie a tutti per aver letto e commentato! :)
   
 
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