Kaito
finì di disinfettare le
ferite sul corpo del suo ultimo acquisto, ancora stupito di aver potuto
mettere
le mani su un essere così bello ad un prezzo stracciato.
Probabilmente chi
aveva venduto quel ragazzo dubitava potesse sopravvivere a lungo.
-Capisci
la mia lingua?
-Capire
facile. Parlare… no facile.
Il
ragazzo dai capelli viola si
sistemò meglio nella vasca, con una smorfia di dolore.
Nonostante la magrezza
allarmante, era comunque in
condizioni migliori di altri esemplari che Kaito aveva incontrato. E
soprattutto,
a dispetto dei morsi feroci dei primi giorni, si stava rivelando
piuttosto
docile ed amichevole.
-Io
sono Kaito.
Non
fu sufficiente a convincere
l’altro ragazzo a presentarsi, anzi, a dirla tutta, questi
non fece
assolutamente cenno di aver inteso. Il più grande ci
riprovò:-Il mio nome è
Kaito.
Ancora
niente. Esasperato, Kaito
si puntò la mano contro il petto:-Kaito.
Gli
occhi blu come l’oceano del
giovane senza nome allacciarono i suoi, mentre una mano pallida e
ossuta
raggiungeva la sua:-Tu stupido. Io capito tu Kaito.
No,
quel ragazzo era decisamente
poco amichevole. Kaito incrociò le braccia sul petto:-Non
hai un nome?
-Kaito
no chiesto nome. Kaito
vuole nome?
C’era
una sfumatura ironica, nel
tono della creatura, e Kaito si annotò mentalmente che anche
esseri del genere
sapevano scherzare. Chissà se era un fattore comune, o una
prerogativa di
quell’essere…
-Come
ti chiami? Qual è il tuo
nome?
Scandendo
a fatica, parola per
parola, il ragazzo si presentò:-Il…
mio… nome… è Ryoga.
Detto
questo, Ryoga sprofondò
sott’acqua, increspando appena la superficie, per poi
riemergere pochi istanti
dopo:-Ryoga fame. Kaito porta pesce. Adesso.
Ritrovandosi
spiacevolmente a
corto di risposte, Kaito si precipitò in cucina, sperando di
avere qualcosa di
più che delle semplici scatolette di tonno da offrire al suo
ospite. Purtroppo,
l’ultima volta che era andato a
fare la spesa, non aveva messo
in conto
il fatto che, nel giro di pochi giorni, si sarebbe trovato a vivere con
un
tritonide nella vasca da bagno. Un tritonide decisamente sarcastico.
-Cosa
ti sei fatto?
Ryoga
lasciò sul bordo della
vasca la testa dell’orata che stava mangiando (cruda, per la
gioia di Kaito) e
si abbracciò la coda mutilata:-Storia lunga.
-Ho
tempo, se ti va di
parlarne, io sono qui.
Il
tritonide scivolò con la gola
sott’acqua, le branchie che si aprivano e si chiudevano
seguendo il ritmo del
respiro. Aveva messo su peso, in quelle settimane, e Kaito stava
valutando un
modo che permettesse al suo ospite di fare attività fisica
senza esporsi troppo
a sguardi indiscreti. Forse, mettendo da parte abbastanza soldi,
avrebbe potuto
farsi costruire una piscina in giardino…
-Incontrato
grande nave. Nave di
pescatori. Io pescato, loro…
Si
interruppe, poi aprì il palmo
della mano destra e vi batté contro il taglio della
sinistra, più volte:-Chop,
chop, pinne. No conosco parola.
Kaito
sentì un groppo alla
gola:-Tagliare. Ti hanno tagliato le pinne.
Ryoga
annuì lentamente, con aria
seria:-Loro… taliato pinne. Io senza
pinne no nuota, io muore fame.
Loro… loro sa. Noi patto. Io trova pericolo, loro ciba
Ryoga. Loro lega Ryoga,
butta in acqua. Ma… pesci mangia. Noialtri mangia Ryoga,
Ryoga preda facile.
Ryoga non scappa, e noialtri mangia coda Ryoga.
Kaito
allungò le dita verso la
coda squamata di Ryoga, coperta di cicatrici simili a morsi. Sperando
di aver
capito male, diede voce alle sue paure:-Stai dicendo che…
altri tritonidi hanno
cercato di… mangiarti vivo?
-Noaltri
fame, noialtri sempre
fame. Ryoga mangia noialtri, quando molto magro. Anche
umani… umani grossi,
tanto cibo. Umani buoni.
Avvicinò
le labbra alle dita di
Kaito, mordicchiandole lentamente, quasi scherzosamente, anche se aveva
dei
denti abbastanza affilati da poterle amputare senza la
benché minima difficoltà,
poi
allungò la mano verso il volto del
giovane:-Kaito buono, ma Ryoga non mangia. Pesce più buono.
Kaito… Kaito bello,
bello bello… e Kaito gentile, anche. Kaito… rosso?
Rendendosi
conto di essere
avvampato, il biondo si tirò indietro di colpo, mentre sul
viso di Ryoga
appariva un ghigno malizioso:-Kaito pensa Ryoga bello? Umani spesso
pensa
noialtri bello. Umano annega perché noialtri bello, e
noialtri mangia. Ma Ryoga
no annega Kaito, Ryoga promette.
Facendo
del suo meglio per celare
l’imbarazzo, Kaito incrociò le braccia:-Non credo
tu possa annegarmi in una
vasca da bagno, Ryoga. Anche se è rassicurante sapere che tu
voglia tenermi
vivo.
Sussultò
quando il tritonide lo
afferrò per il polso, trascinandolo bruscamente nella vasca,
troppo piccola per
due persone. La coda di Ryoga gli avvolse la parte bassa della schiena,
infradiciandogli i vestiti, mentre le dita giocherellavano con
l’orlo della
maglietta:-Kaito cambia argomento, Kaito no risponde. Kaito pensa Ryoga
bello?
Quel
sussurro roco, unito alla
situazione così bizzarra, ma senza dubbio piacevole, fece
avvampare Kaito
ancora di più:-Può darsi.
Ryoga
sorrise divertito, prima di
lasciarlo andare:-Ryoga fame. Kaito porta… tonno. Tonno
intero, no scatola.
Poco tonno in scatola.
Domandandosi
dove mai avrebbe
potuto trovare un tonno intero, in un tempo ragionevole, Kaito
uscì dalla
vasca. Avrebbe dovuto abituarsi alle assurde richieste alimentari del
tritonide, se voleva avere una qualche chance con lui.