Mi scoprii ubriaca per la prima volta – come il sole quando crolla la pioggia, e l’oceano più non specchia il suo volto purpureo – e il cielo continua a stringerlo al petto, solenne come il canto di un organo, o lo sparo di un cannone d’assalto.
Mi scoprii ubriaca per la prima volta.
Mi confusero gli occhi delle stelle, e i colori delle calendule, dei nardi e delle dalie e i girasoli, arancioni e d’oro, quanto il sorgere del mattino.
Mi volsi allora all’orizzonte barcollante. Bevvi da una borraccia la mia acqua di fontana – di cui mi ero ubriacata di notte. E poi, trattenendo il fiato attesi quel lembo azzurro. Arrivò, e il sangue corse veloce nel petto. Incontrai il giorno immenso – il suo sguardo celeste mi accolse, come il mare con un fiume. Il sole si avvicinò a noi, d’un passo e le note di un pettirosso diluirono la rugiada.
Se avessi avuto fede, avrei caldeggiato Dio e il suo mistero. E tuttavia, preferii non attendere la morte per avvalermi di quel Paradiso.
Come un marinaio che dopo tanto peregrinare riscopre l’estasi della terraferma.