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Autore: Fiore di Giada    07/02/2024    0 recensioni
[Sequel di "Un amico nella tempesta"]
Partecipante alla challenge 500themes_ita col prompt 90, ossia Avvolgi il tuo cuore col mio.
Ken, dopo avere ricevuto la notizia della morte di suo zio, è angosciato e triste.
Saprà Ryu aiutarlo?
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ken, Ryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La tenebra copriva il paesaggio, come una densa caligine nera.
Ken, a passo lento, camminava, il petto sollevato da respiri sempre più rapidi. Dove era finito?
Quella tenebra era angosciante.
Si fermò e appoggiò la mano sul petto. Il martellio del suo cuore risuonava contro le sue dita.
Il giovane lottatore, cauto, riprese ad avanzare. No, non doveva arrendersi.
Sarebbe uscito da quella situazione.
Ad un tratto, il suo piede urtò contro una massa dura.
D'istinto, Ken arretrò di due passi, poi abbassò lo sguardo.
– No! – gridò.
Una luce livida, simile al proiettore di una telecamera, illuminò il corpo di un uomo imponente, le braccia e le gambe allargate, come un crocifisso.
Decine di ferite dilaniavano il suo corpo e una grossa macchia di sangue si allargava sempre più.
I suoi occhi verdi, simili a lastre di vetro, erano aperti e un lungo taglio spaccava le sue labbra.
Il giovane, per alcuni istanti, rimase immobile, poi crollò a terra.
Perché suo zio era morto?
 
  Di scatto, Ken aprì gli occhi e si alzò a sedere sul letto.
Per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo fisso sul soffitto, poi lanciò un breve sguardo attorno a sé.
La luce della luna illuminava il cielo, libero da nubi, e irradiava la stanza.
Il giovane, per alcuni istanti, rimase immobile, raggomitolato su se stesso. Ne era sicuro, la sua famiglia d'origine lo attendeva.
Ma non voleva tornare negli Stati Uniti.
Di scatto, si allungò sul pavimento e fissò lo sguardo sul soffitto. La sua famiglia era disposta ad appoggiare le sue scelte.
Un singhiozzo sollevò il petto del giovane lottatore, mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi. Non sapeva perché, si sentiva indegno di quel riguardo.
 
Ad un tratto, una mano ferma, ma gentile si posò sul suo braccio.
Ken, colto di sorpresa, sussultò, poi si girò e i suoi occhi blu si rifletterono nelle iridi castane di Ryu.
– Ken, che cosa succede? – domandò l'asiatico, cauto.
A quella domanda, il giovane statunitense scosse la testa e un sospiro fluì dalle sue labbra.
– La mia famiglia è in lutto. Ma io non desidero andare lì.  – mormorò.
La mano di Ryu, leggera, carezzò il braccio di Ken.
– Io... Io non posso tornare negli Stati Uniti. Non voglio rivedere mio zio immobile in una bara. Desidero ricordarlo vivo, vivace e innamorato del suo lavoro.  Sai, sogno il suo cadavere quasi ogni notte, anche se non voglio. – confessò, amareggiato.
La mano di Ryu si appoggiò sui capelli arruffati dell'altro. Quelle parole, così amare, colpivano anche lui.
− Ma questo mio desiderio è sbagliato… La mia famiglia ha bisogno di me… Sono un codardo, ma non ce la faccio…  Non ce la faccio… −
Ryu appoggiò la mano sulla nuca di Ken e lo strinse ancora di più contro di sé. No, non poteva restare silenzioso.
Le sue dita, leggere, corsero lungo la schiena dell'altro guerriero.
Un debole lamento sgorgò dalle labbra di Ken e il giovane strinse le mani attorno al gi di Ryu. Quella forza, a fatica conquistata, svaniva tra le braccia del suo amico più caro…
 
Poco dopo, il giapponese appoggiò le mani sulle spalle di Ryu e fissò i suoi occhi castani nelle iridi blu dell'amico.
A poco a poco, i singhiozzi dell'altro si placarono. Quello sguardo fermo, ma benevolo, gli ricordava quello del loro maestro Gouken.
Quella sicurezza donava quiete al suo cuore tormentato.
− Tu amavi tuo zio? − domandò Ryu.
− Sì… Lui mi ha fatto scoprire la bellezza di tante attività, oltre al combattimento. Sai, mi ha insegnato lui a cucinare la pasta e tanti altri piatti. Quando aveva la possibilità, viaggiava sempre in Italia, perché amava quel paese. − cominciò Ken.
Con un cenno del capo, l'altro annuì e lo invitò a continuare.
− Mi ha insegnato però il windsurf… Con lui, stavo bene. Sapeva capire le persone e questo lo ha reso un educatore meraviglioso. − continuò l'americano.
Girò la testa verso destra e strinse le labbra.
− E ora è morto. E' morto per colpa di una coppia di folli… E io ho paura di impazzire, se torno negli Stati Uniti… − confessò.
− Allora, non tornare. Hai tutto il diritto di ricordarlo come credi. − affermò Ryu, risoluto.
Ken, sorpreso, alzò il capo e fissò sull'amico uno sguardo interrogativo.
Un leggero sorriso sollevò le labbra di Ryu. Il suo istinto, per fortuna, non lo aveva ingannato.
− Ken, io non ho ricordi dei miei genitori. E questo mi rattrista. Tu, invece, hai questo grande dono. Difendilo. − mormorò, il tono malinconico. Non amava mostrare quella sua fragilità, ma non si pentiva.
Ken era ben meritevole di simili, forti premure.
D'impeto, lo statunitense ricambiò l'abbraccio. Pur di aiutarlo, il suo amico e rivale non aveva esitato a mostrargli la sua fragilità.
La generosità di Ryu gli aveva permesso di vedere la realtà da un altro punto di vista.
− Grazie… − soffiò. Il dolore non era svanito, ma il suo cuore era ben più leggero.
Il nipponico sorrise ancora. In quel breve ringraziamento vibrava la forza di Ken.
Con un debole sospiro, si rilassò e strinse ancora di più l'altro a sé.
− Che fai? − domandò Ken, il tono apparentemente sorpreso. In realtà, quella vicinanza, assai più intima, gli donava sicurezza.
− Voglio riposare. Ma non da solo. E' un problema? − domandò, ironico.
Poco dopo, i suoi occhi si chiusero e Ryu s'addormentò.
− No. Non è un problema, amico mio. − sussurrò Ken, stanco, prima di sprofondare a sua volta nel sonno.

 
 

 
   
 
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