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Autore: Kyulia03    08/02/2024    0 recensioni
- Non l'hai fatto- sussurro. Hai infranto la promessa.
Io sono rimasto con te, fino all'ultimo; eppure, tu non sei al mio fianco adesso. Non lo sarai più.
Capita spesso che ci innamoriamo. Capita spesso che decidiamo di dedicare tutta la nostra vita, le nostre forze e il nostro amore ad una persona importante per noi. E purtroppo, capita spesso che quella persona un giorno ci lasci, quando noi vorremmo solo che rimanesse al nostro fianco.
Storia originaria del mio profilo Wattpad: Kyulia03
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Takashi Mitsuya.

Da quando ho sentito questo nome, non sono più riuscito a togliermelo dalla testa.

È un nome semplice, ha un bel suono; anche detto con il tuo tono quasi annoiato, è riuscito a incidersi nella mia mente come una cicatrice, e anche dopo tutti questi anni, anche con tutta la sofferenza che sto provando, non se ne andrà mai.

Tu, dalla mia mente e dal mio cuore, dal primo giorno che sei entrato non hai più avuto possibilità di andartene.



 

Ricordi il primo giorno in cui ci siamo incontrati? Eravamo al parco, quello vicino ad entrambe le nostre case. È incredibile come molte persone siano vicine ancora prima di incontrarsi; chissà quante volte ci siamo incrociati per strada, senza saperlo, senza sapere quanto saremmo diventati importanti l'uno per l'altro.

Io probabilmente camminavo tenendo lo sguardo basso, perché sono certo che, se ti avessi visto, non ti avrei più dimenticato.

Proprio come dopo quel giorno al parco.
Io ero corso via dopo l'ennesima sfuriata di mio fratello: mi aveva detto di andarmene, e io lo feci. Come al solito, mi sentivo un codardo, un incapace, un debole: non ero riuscito a proteggere mia sorella, come sempre era stata lei a farmi da scudo. E la cosa forse peggiore, era che per quanto odiassi vederla in quello stato, ero felice di non prendermi tutte le botte che mio fratello avrebbe voluto darmi.

Ma non volevo lasciare Yuzuha in quella situazione: volevo diventare più forte.

A furia di subire gli attacchi di mio fratello stavo iniziando a capire come funzionasse il mondo delle risse, e anche se contro di lui ero impotente, la mia resistenza mi aiutava nel mondo esterno.

Da qualche tempo, avevo iniziato a prendere di mira i più deboli: sia per allenarmi, che per sfogarmi, se incontravo per strada qualcuno di adatto facevo in modo che mi attaccasse, così sarei riuscito a metterlo al tappeto.

È ciò che stavo facendo anche quel giorno: al parco incontrai un ragazzino che anni prima aveva preso in giro mia sorella, così volevo vendicarmi.

Poi, sei arrivato tu.

"Usa la tua forza per proteggere i deboli"; "non disprezzare la famiglia in cui sei nato".

Le frasi che mi hai detto quel giorno sono ancora nella mia testa, hanno completamente bloccato i miei movimenti.

Quando ho alzato lo sguardo e ti ho visto, ho sentito come se la mia rabbia fosse svanita all'improvviso; ero tornato debole, vulnerabile. Ma non avevo paura.

Il tuo sguardo sembrava annoiato, il tuo tono era quasi piatto, era come se non ti importasse affatto di ciò che ti circondava.

Eppure, il modo in cui stringevi la mano di Luna, il tuo lieve ciondolare per cullare Mana sulla tua schiena, l'intensità con cui mi fissavi negli occhi, mi hanno fatto capire che non eri indifferente. Semplicemente, avevi scelto quali erano le cose per cui valeva la pena provarci.

Perché tu sei fatto così: sai cos'è importante per te e per gli altri, e lotti per questo. Chiunque tu abbia davanti, in qualsiasi situazione ti trovi, non hai paura di esprimere ciò che pensi e rimanere te stesso.

Anzi, me ne sono accorto nel corso degli anni: anche tu hai paura. Ma la ignori, la superi; perché hai delle persone e degli obiettivi a cui tieni troppo per badare alla paura.

Quel giorno, probabilmente a chiunque altro saresti sembrato un ragazzo normale: eppure, io sono stato subito attratto dal colore particolare dei tuoi capelli, da quell'orecchino che avevi indosso, dalla collana che ti pendeva dal collo. Piccoli elementi all'apparenza normali, ma che su di te, almeno per il mio sguardo, era come se stessero gridando che tu eri molto più di quel ragazzo premuroso con le sorelle e amante della tranquillità che mostravi.

E per un motivo che non riuscivo a spiegarmi, sentivo di voler sapere molto più di te.

Mi avevi guardato per pochi secondi, ma a me erano sembrate ore intere; quando hai distolto lo sguardo, ha fatto quasi male.

Stavi per andartene.

Non volevo che te ne andassi.

Hai fatto un passo.

- Come...-. Nel sentire la mia voce ti sei fermato e ti sei voltato, come se stessi aspettando solo quello.

Ormai avevo iniziato: dovevo continuare.

- Come si fa a diventare forti?-.

Era la domanda che mi facevo da sempre: anche imparando a combattere, non ero diventato forte. Quindi cosa potevo fare?

L'avevo appena chiesto a te, all'epoca un perfetto sconosciuto; eppure, sapevo che avresti avuto le risposte che cercavo.

Tu hai sorriso. Non dimenticherò mai il tuo sorriso.

-Hai degli amici?- mi hai chiesto.

Lentamente, avevo scosso la testa; oltre a mia sorella, non avevo nessuno.

Sempre lentamente, ti sei avvicinato a me; anche all'epoca ero più alto di te, ma non ti sei lasciato intimorire.

- Come ti chiami?-.

- Hakkai Shiba-.

- Bene Hakkai- hai allungato la mano libera verso di me. Per un attimo, ho avuto paura: mi avresti colpito anche tu? Mi avresti fatto male anche tu?

No, non l'hai fatto. Hai fermato la mano davanti a me.

- Io sono Takashi Mitsuya. Se adesso mi stringi la mano, diventerò tuo amico-.

Era una frase semplice, eppure non pensavo l'avrei mai potuta sentire. La verità è che io non avevo amici non solo perché tutti mi stavano lontano, ma anche perché ero io il primo ad allontanare gli altri. Temevo che, se mi fossi affezionato a qualcuno, Taiju gli avrebbe fatto del male.

Eppure, avevo un disperato bisogno di qualcuno che mi tendesse la mano, che mi tirasse fuori da quel mondo di sofferenza, anche solo per poco. Senza neanche accorgermene, la mia mano stava stringendo la tua.

Non so se fu l'assenza di paura nei tuoi occhi a convincermi, oppure la semplicità con cui avevi parlato ed agito.
Ma quando le nostri mani si strinsero, sentii un senso di pace invadermi: per la prima volta, non avevo paura.

- Io adesso devo portare le mie sorelline a casa; se mi aspetti qui, dopo ti presenterò ad altri miei amici-. Altri amici? Per me era già un miracolo essere riuscito a parlare con te... Figuriamoci con altre persone.

Però...

- Mio... Fratello mi sta aspettando. Se rimango fuori troppo... Non potrò più uscire-. Dire quella frase mi era uscito naturale.

Solitamente evitavo di parlare dei miei problemi familiari, ma una parte di me voleva disperatamente che tu lo sapessi, che mi aiutassi. Allo stesso tempo, non volevo metterti in pericolo e volevo essere protetto da te.

- Allora facciamo così. Incontriamoci qui domani, all'orario di oggi; così avremo tempo-.

Mi avevi appena incontrato, e già avevo rifiutato di venire con te: una persona normale si sarebbe arresa, soprattutto perché avevi capito perfettamente che la mia famiglia non era molto normale.

Eppure, forse proprio per questo, hai trovato subito una soluzione per non arrenderti.

- Lo farò. Grazie, Mitsuya-san-. Per un attimo, quando ti ho visto storcere la bocca, ho avuto paura di avere fatto qualcosa di sbagliato; ho pensato che fosse la fine.

Invece, nuovamente, mi hai sorpreso con le tue parole.

- Non chiamarmi così; siamo amici no? Chiamami per nome-.

Un sorriso. Da quanto tempo non sorridevo? Tanto: eppure, hai fatto spuntare un sorriso sul mio volto con una semplicità disarmante.

- Va bene. Grazie... Taka-chan- quel soprannome mi uscì dalle labbra prima che potessi accorgermene. Per un attimo, temetti di aver sbagliato: invece, tu hai sorriso nuovamente.

- A domani, Hakkai-.




 

Da quel giorno, ogni "domani" l'ho passato con te. Tu sei stata la prima persona importante per me, mi hai fatto sentire felice; dal primo momento in cui ci siamo incontrati, hai iniziato a salvarmi, senza saperlo.

E adesso io sono felice: sono riuscito a reagire, sono diventato forte.

O almeno... Lo ero. Ora, non potrò più esserlo.

   
 
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