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Autore: lo_strano_libraio    10/02/2024    0 recensioni
E se Stranger Things fosse ambientato durante la Guerra Dei Trent’anni? (1618-1648)
Le vicende dei protagonisti di Hawkins trasposte (ma differenti allo stesso tempo 😉), in un villaggio della campagna tedesca, durante uno dei conflitti più grandi e sanguinosi mai avvenuti. Il sottosopra si intreccerà con le vicende storiche che hanno attraversato questo piccolo paesino, entrato nella storia.
Genere: Guerra, Horror, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dr. Brenner, Dr. Brenner, Jim Hopper, Joyce Byers, Maxine Mayfield, Mike Wheeler
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 12: le trombe della guerra

 

Fu Elizabeth Ganthermausen, la figlia del mugnaio a vedere per prima l’armata protestante in arrivo da sud. A primo acchito, le file nere di picche, non la impressionarono molto:

“Uh…Sir Poppenheim é tornato; sarà la volta buona che sloggiano tutti…” pensò tra sé e sé.

Ma quando intravide i primi stendardi svedesi corse giù dalla collina dove stava raccogliendo fiori, urlando a squarciagola: “Protestanti! I protestanti sono qui!”

Tutti si impanicarono, iniziarono a levarsi dalla strada, mettere gli oggetti preziosi in borse e valigie in caso di fuga, tutti tranne i soldati imperiali, che già da mezz’ora si stavano schierando ma non avevano fatto la cortesia di dire il motivo agli abitanti di Lützen, che pensavano fino a quel momento fosse solo un esercitazione.

Il motivo? Lo sapeva Hopper, che cavalcando al fianco di Alexander Leslie, a capo dell’avanguardia. 

Un chilometro prima, erano stati sorpresi da un drappello di quei corazzieri croati, famosi per la loro agilità a cavallo, posizionati come vedette da Wallenstein al limitare del bosco sulla strada che conduceva a Lützen da sud. 

La rincorsa era stata inutile: erano troppi veloci; il fattore sorpresa era perso. Comunque, Gustavo Adolfo non sembrava toccato negativamente, quando ritornarono a riferirgli la notizia. Anzi, esordí dicendo:

“Meglio così, potremo vantarci di aver sconfitto il generalissimo Wallenstein in campo aperto!”

Il sovrano di Svezia era un re guerriero nel vero senso del termine.

Il diretto interessato stava consultandosi col Gonzaga nella tenda da campo, organizzando la difesa al meglio.

“Potremo averli scoperti, ma fino al ritorno di Popoenheim siamo comunque in inferiorità numerica. Dovranno sconfiggerci il più velocemente possibile, quindi, niente azioni affrettate: stabiliremo linee salde e saranno loro a doverci attaccare.”

“Consiglio di utilizzare i giardini e le colline come trinceramenti naturali.” Disse il duca di Mantova “gli faremo pagare per ogni centimetro.”

Intanto, i ragazzi mettevano in atto il piano B: avevano scoperto l’esistenza di un altro portale sul muro esterno di un vecchio mulino abbandonato su una collina a sud-ovest. Quando i demogorgoni sarebbero fuoriusciti dal sottosopra, attirati dal sangue della battaglia, loro sarebbero entrati lí per liberare Will. Ma stavolta ci sarebbero andati i più giovani, protetti da Undi: Nancy e Johnathan dovevano proteggere la fattoria dei Bayern, aiutato da Joyce. Raimondo dovette rispondere alla chiamata alle armi e ora comandava la sua divisione di fanteria, mentre si schierava tra il muretto della strada carreggiata e i giardini del paese. Dietro di loro, una colonna di carri e cavalli, diretta fuori Lützen per scortare fuori i più vulnerabili, oggetti preziosi e i viveri della popolazione.

Il signor Wheeler era tra questi. Sua moglie al suo fianco, Holly sul retro, giocava con la sua bambola preferita. Pareva non capisse cosa stesse succedendo tutt’intorno a lei.

“Dove sono Nancy e Mike?!” Urlava Karen al marito.

“Non lo so, dannazione! Dobbiamo pensare a mettere le nostre cose in salvo o saremo finiti!”

“LE NOSTRE COSE?! Le tue cose semmai! Stai veramente preferendo la tua merce ai NOSTRI FIGLII?!” 

“Eh finiscila per una buona volta, Karen…quel ragazzo, Johnathan, la starà difendendo e io tornerò per riprenderla”.

I soldati imperiali di stavano schierando di fronte a Lützen.

“In posizione! Passeranno sui nostri cadaveri se vorranno questa cittadina!” Urlava Raimondo ai suoi soldati, che gli risposero con un grido di guerra. 

Il piano degli imperiali consisteva nello schierare L’armata a ridosso del perimetro di Lützen: al centro divisioni di fanteria con alle spalle batterie di cannoni. Sul fianco sinistro, la cavalleria. Si quello destro, tra i giardini della cittadina, le divisioni al comando di Gonzaga.

Sulla collina orientale dei mulini, l’altra metà dell’artiglieria, da dove Wallenstein monitorava tutto il campo dall’alto.

Gli svedesi e i loro alleati si stavano schierando sulla piana a sud, fronteggiando l’armata imperiale frontalmente. 

Tutt’ora disponevano della superiorità numerica essendo ventimila contro diciassettemila, ma era solo questione di tempo prima che Poppenheim arrivasse con la sua divisione di cinquemila uomini di rinforzo, quindi Gustavo Adolfo sapeva che dovevano sbaragliarli in fretta se volevano vincere.

I ragazzi ammiravano a bocca aperta, estasiati e spaventati allo stesso tempo quel maestoso spettacolo: non avevano mai visto così tanti uomini Messi insieme. Non riuscivano a vederli tutti in una sola occhiata senza spostare lo sguardo e facevano fatica anche solo a immaginarli. Neanche Mike, che mirava in dettaglio lo spettacolo tramite un cannocchiale sgraffignato dalla merce del padre, riusciva a completare nella sua mente tutto il disegno o a credere ai suoi occhi, che gli presentavano uno spettacolo troppo maestoso, terrificante e intenso per la sua mente da ragazzino di campagna, parandoglielo di fronte senza filtro.

“Woah…é la cosa più incredibile che abbia mai visto!” Disse Max.

“Ma non eri con l’esercito insieme ai tuoi?” Le chiese Dustin.

“Beh, si…ma non avevo mai visto uno scontro così enorme.”

“Ehi, vedo Hop!” Esclamò Mike.

“Davvero?! Dov’è?” Chiese Lucas.

“È sul fianco sinistro, affianco a un tizio con un cardigan sulla spalla…sta brandendo uno spadone!”

In effetti, Hopper era smontato da cavallo e si trovava di fronte a uno schieramento assieme a Leslie.

“Ah, quanti imperiali ammazzeremo oggi! Un bel giorno per morire!”

“Confido in previsioni meno tetre…” gli rispose Hopper.

Gustavo Adolfo si avvicinò a cavallo e porse la mano allo sceriffo di Lützen:

“É soltanto grazie a voi se oggi siamo qui. Voi e Leslie attaccherete con la vostra divisione di fanteria gli imperiali asserragliati nei giardini, così potrete entrare direttamente a Lützen di lì e recarvi dal Lord e i vostri cari per metterli al sicuro.”

“Grazie” Rispose Hopper stringendogli la mano. “É stato un onore conoscervi.”

“Parlate come se debba morire, ahah!” Il re di Svezia proruppe in una delle sue fragorose dimostrazioni di informale bonarietà e sicurezza di sé “No, no, ho ancora molte lezioni da impartire a sua maestà il sacro romano imperatore e i suoi cugini spagnoli, per non parlare del bastardo di Copenhagen e quel meticcio di mio cugino Ladislao, che è stato così fortunato da divenire re del Commonwealth polacco-lituano e al contempo zar di Russia, ma non abbastanza, anche se ci prova costantemente, da reclamare il trono di Svezia appartenente a quello smidollato di suo zio prima che mio padre lo buttasse a calci in culo fuori dal paese. Tutti costoro sperano nella mia morte e so che mi stanno facendo le corna in questo momento, ma no, non gli darò questa soddisfazione prima di poter posare di nuovo le mie regali chiappe sul trono a Stoccolma.”

Hopper si tolse il cappello in segno dj riverenza. “Signore, se tutti i re fossero come lei, il mondo sarebbe un posto migliore!”

Dietro di loro, il multietnico esercito (come tutti gli eserciti dell’epoca, d’altronde) dell’Unione Evangelica guardavano con orgoglio al loro condottiero, pronti nel loro cuore a versare sangue per lui. 

Tra di loro si riconoscevano visi boemi, svedesi, sassoni, occhi della Valacchia a e Transilvania, mani poderose scozzesi; ma tutti erano uniti dallo stesso fervore guerresco nei loro occhi.

In quel momento, Hopper realizzò che questi uomini non sarebbero scappati facilmente dal campo di battaglia e avrebbero combattuto fino all’ultimo, anche se le cose si fossero messe male.

Lo schieramento era suddiviso in battaglioni di uomini in formazione rettangolare, intervallate da spazi tra l’una e l’altra per permettere ai rinforzi o ai feriti in ritirata di passare tra l’una e l’altra evitando resse umane tra le masse d’uomini in movimento.

Intanto, un fitto scambio d’artiglieria stava avvenendo tra i due eserciti. Palle di cannone si schiantavano sul campo in mezzo ai due grandi schieramenti, senza colpire molto. Lo scopo era infatti testare la gittata dei cannoni e cercare di intimorire il nemico, non recargli danno. In circostanze normali, solo udire l’impatto a terra avrebbe fatto almeno tremare gli uomini in prima fila, anche alcuni veterani.

Ma non oggi: la posta in gioco era troppo alta. Anche i soldati più inesperti e analfabeti, presi dalle strade o dalle carceri sapevano, sentivano, che questa non sarebbe stata una battaglia come le altre, che sarebbe stata le chiavi della guerra e di tutta la storia in toto. Una guerra, che era la più grande e ideologicamente divisiva che era stata combattuta fino a quel momento in Europa e per cui di sarebbe dovuto aspettare trecento anni, le due guerre mondiali, per vederne di altrettanto intense.

E tutto questo, soltanto perché un ragazzino, Will Bayern, era scomparso una notte mettendo in moto tutta una catena d’eventi che aveva portato a questo.

Neri spruzzi di zolle di terra si alzavano all’impatto per anche centinaia di metri nel cielo, come avrebbero fatto spruzzi d’acqua se fosse stata una battaglia navale. 

“Guardate: sembra che il re svedese stia tornando dai suoi cavalieri” osservava Mike dalla collina: “le picche…avanzano; stanno per attaccare!” 

In effetti, le divisioni di fanteria centrale e quello ad ovest (dove si trovavano Hopper e Leslie), si stavano preparando ad attaccare. 

Le foreste di lunghissime picche si approcciavano in un movimento diretto verso lo scontro e la morte di migliaia di uomini. Hopper teneva salda la presa sullo spadone di Lord Hans, pronto a tutto.

Il suddetto Lord di Lützen, nel frattempo, veniva portato di forza da un gruppo di uomini capitanati da Neil, al cospetto di Wallenstein, poco dietro le prime linee imperiali.

“Che cosa state facendo?! Io sono il signore e protettore di questo paese!”

“Vi rendo conto dei vostri inusuali sforzi; perché è alquanto inusuale per un Lord invitare l’esercito nemico nella vostra cittadina, tramare contro i vostri alleati e imperatore!” Gli rispose Wallenstein.

“Siete stati voi a obbligarmi…”

“Non importa, perché ora Lützen stessa pagherà insieme a voi.” Wallenstein si volse verso Neil. “Date fuoco al villaggio!”

“No, NOOO!” Lord Hans si dimenava inutilmente tra le braccia dei suoi rapitori.

Anche Neil, però, non sembrava convinto: “Ma signore, molti civili non hanno ancora lasciato le loro case, qui vi sono anche le famiglie dei soldati.”

“Non importa: ci penserà la provvidenza divina a salvare le anime pie; quanto agli altri, beh, le vie del signore sono infinite…”

Neil lo fissava incredulo del cinismo e strumentali amo del divino nelle parole del generale. Questi lo notó: 

“Che c’è, non avrete mica paura per la vostra anima? Siete dalla parte della vera fede e dell’imperatore mandato in terra dal Signore.”

Neil si riprese dalla sua trans. Si rivolse ai suoi uomini con sguardo truce: “appiccare l’incendio…”

“NOO! FERMI, VI SCONGIURO!” Pregava pietosamente Lord Hans.

Wallenstein estrasse la sua spada e gli si avvicinò. Lord Hans comprese e si ammutolì. La pace si intravide nei suoi occhi mentre la lama di Wallenstein gli trafiggeva il cuore.

“L’unica cosa che posso dirvi, è che ammiro la vostra follia, Lord Hans.”

“Siamo tutti dannati oggi, ma lei, Wallenstein, lei è un uomo morto che cammina…”

Il generalissimo ebbe un fremito mentre udì la roca voce morente del Signore di Lützen. Queste parole lo avrebbero tormentato per molto tempo. Prima che fosse calato il sole, avrebbe capito il perché.

Un assaggio di questo lo ebbero già Nancy e Johnathan mentre correvano per le strade affollate da soldati e cittadini, verso la fattoria di Joyce.

Nancy notò strani uno buco rosso aprirsi in un muro di un edificio di un vicolo. Avvicinandosi circospetta, vide una zampa artigliata arrampicarvisi fuori all’improvviso. Ritrattasi per la sorpresa, cadde di spalle su Johnathan.

“Cosa è successo?!”

“Il muro….c’è un demogorgone!”

La terribile faccia da fiore del mostro fece capolino oltre la coltre d’oscurità del vicolo, mentre i due sollevavano i fucili verso l’essere: la guerra era arrivata a Lützen su entrambi i fronti…e l’essere seduto al trono del palazzo nell’oscurità del sottosopra rideva di gusto.

   
 
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