Il sole, gentile, splendeva nel cielo, simile ad una lastra d'acquamarina, e si posava sugli alberi di mandorlo, bianchi di fiori.
Di tanto in tanto, un debole vento scuoteva i rami e decine di petali candidi cadevano, come fiocchi di neve profumati.
Claudio e Xiaoyu, l'uno accanto all'altra, percorrevano l'ampio parco.
Di tanto in tanto, lo sguardo di lei indugiava sugli alberi. Quel luogo era meraviglioso e le donava serenità.
Claudio, per alcuni istanti, fissò l'esile figura dell'asiatica, assorta nella contemplazione dei fiori. Lei, che aveva ritenuto un'esca per Jin, lo aveva cercato.
Non si curava della caduta dell'Organizzazione.
− Cosa desideri? − domandò, cauto.
− Tu sei il più potente esorcista del mondo. Puoi aiutarmi a trovare Jin? − chiese a sua volta lei.
L'esorcista aggrottò la fronte, stupito. Cosa spingeva quella ragazza ad una simile, pericolosa impresa?
− Ne sei sicura? Non sarà facile, potrebbe essere molto pericoloso. − obiettò, serio.
Lei, per alcuni istanti, fissò le mani, su cui erano caduti dei petali rosati.
− Lo so, Claudio, ma io… −
Di scatto, si girò verso l'europeo e fissò i suoi occhi neri, lucidi, simili a diamanti, nelle iridi blu dell'uomo.
− Io credo in Jin. − scandì, un lieve sorriso sulle labbra.
L'italiano sbarrò gli occhi e un brivido percorse la sua schiena. La fede di lei accentuava la sua bellezza.
Xiaoyu, in quel momento, aveva l'aspetto di una Madonna di Raffaello.
Con un gesto nervoso, si passò una mano tra i capelli neri. Quella fiducia, così totale, colpiva il suo animo e gli ricordava il peso della sua indegnità.
Non aveva esitato a usare lei, che pure aveva cercato il suo aiuto, come uno strumento.
Una risata malinconica risuonò sulle sue labbra. Cosa poteva offrire a quella ragazza, tanto determinata quanto gentile?
Ormai, solo vecchi ricordi restavano della gloria degli Arcieri di Sirio.
Lei, ad un tratto, colmò la distanza tra loro e gli strinse le mani tra le proprie. Percepiva una vibrante amarezza in quel potente guerriero, ma non ne comprendeva la ragione.
Però, era sicura della generosità del suo cuore.
− Claudio, io ho fiducia in te. Tu hai sempre lottato per il bene. Hai commesso degli errori, ma non hai smarrito la strada della giustizia. Ed è questo quello che conta. − affermò ancora, decisa. Quell'uomo, tanto schivo e misterioso, copriva il suo animo con maschere raffinate, ma a lei non era sfuggita la sua pur occultata bontà. In lui bruciava la forza di un eroe, anche se non ne era cosciente.
Non è tutto finito… Non è tutto finito…, si disse il giovane, mentre un empito di commozione riempiva il suo animo. No, non poteva disattendere le speranze di una ragazza così coraggiosa.
Il suo onore gli imponeva di dare concretezza al suo sogno.
La sua vita, davanti a quell'imperativo, poco contava.
Girò le spalle e, a passo rapido, si incamminò.
− Che cosa aspetti? − domandò.
Lei si scosse dai suoi pensieri e lo seguì.
− Cosa pensi di fare? − lo interrogò. Finalmente, qualcosa si stava muovendo.
− Torneremo al Duomo di Sirio. La nostra ricerca inizierà da lì e dalla sua biblioteca. − rispose, pacato, lo sguardo serio.
Lei, con un deciso cenno della testa, annuì.
− Sono pronta, Claudio. − affermò, mentre il sole irradiava i suoi raggi sugli alberi di mandorlo.