A Cucù la pastorella non rimane pecorella:
tutte quante sono sparite e andate via;
han saltato lo steccato e son fuggite per il prato,
ma con la coda han lasciato una scia.
Cucù la pastorella si sveglia dalla pennichella,
e in un secondo si lancia per la valle:
"Che stupidi animali, non han mica le ali
si sono lasciate delle impronte alle spalle:
si son dirette verso il monte, vedo le loro impronte",
e subito si mette a correre alle loro spalle;
che anche se le impronte van dritte verso il monte,
l'erba ricresce in fretta nella valle.
Violaciocche e papaveri, girasoli e biancospini
brillano luminosi negli alpeggi.
Senza esitazione e preso in mano il bastone
si mette sulle tracce delle greggi.
E corre di fosso in fosso e corre a più non posso,
con l'erba che le arriva quasi al naso;
finché oltre la collina il sole va a tramontare
e infiamma un cielo che pare di raso.
Ma lei continua ansiosa a correre per l'alpe erbosa,
con l'erba che le arriva oltre il naso;
e quando giunge in cima, il sole è dietro la china,
e ha lasciato dietro di sé un cielo di raso.
Del gregge di cui va a caccia non vede alcuna traccia,
nemmeno più un segno a cercarlo!
Eppure vuole il caso che sia sotto il suo naso
ma sembra non riuscire a trovarlo.
Pecore viola e dorate, rosa e azzurrate,
con le code tutte bianche come perle,
il gregge ribelle insegue le stelle:
son lì, ma non riesce a vederle.
In celesti volteggi, come nubi le greggi,
corrono tutte dietro una stella:
lei si mette a frignare ma c'è poco da fare
e finisce per fare un'altra pennichella.
Ed è lì supina quando cade la brina
e scende un alito di vento dal cielo,
e qualcosa di strano si distende sul mondo
e ricopre tutto quanto come un velo.
Ma eccole belare, sente a un tratto il vociare
di decine e decine di angellini
e li vede brucar l'erba
con tale calma da crescere a vista d'occhio, i più piccini.
Cucù la pastorella solleva il suo bastone
e si asciuga le lacrime dalle spalle.
Continuando a belare, senza mai indugiare
gli agnellini la seguon subito per la valle.
Se ne torna sui suoi passi saltellando tra i sassi,
con tre volte più pecore di prima.
E al termine del viaggio, basterà un po' di foraggio
e avranno di che gioire ogni mattina.
Ma cosa ne diresti se un giorno di questi,
quando andranno inseguendo le farfalle
gli agnelli cresciuti, tutti belli pasciuti,
prenderanno e fuggiranno per la valle?
Non imprecare, oh pastorella, la tua cattiva stella,
se non trovi più gli agnelli nella valle;
perché dietro le stelle corron le pecorelle,
e gli agnelli son lì alle loro spalle.