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Autore: Bankotsu90    18/02/2024    0 recensioni
Ispirata al romanzo "World War Z" di Max Brooks, questa storia (primo capitolo di una saga) è una raccolta di testimonianze, provenienti da varie parti del globo, attraverso cui vengono narrati gli eventi che, nel manga originale (che ho riletto più volte), precedettero e seguirono l'attacco globale dei demoni (e l'attacco stesso).
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Bologna
 
Incontro Michele Cattani sulla Piazza Maggiore, sui cui un tempo si affacciavano importanti edifici storici, come il palazzo dei notai, quello del podestà e la Basilica di San Petronio. Adesso buona parte di essi sono crollati o gravemente danneggiati. Devo ammettere che sono impressionato da questi edifici, innalzati centinaia di anni prima che i Padri Fondatori apponessero la loro firma alla dichiarazione d’indipendenza.  L’Italia è senza dubbio un paese ricco di storia, molto più del mio. Ma andiamo avanti: io e Michele, un uomo di mezz'età con corti capelli neri e occhi castani, ci sediamo a un tavolo in un bar all'aperto, dove ordiniamo due caffè e alcuni croissant. Qui comincia l’intervista.
 
All'epoca ero commissario capo di polizia a Palermo, in Sicilia. Un periodo buio, sa?
 
Prima ancora che arrivassero i demoni?
 
Lui annuisce.
 
Quegli erano gli anni della seconda guerra di mafia, dopo quella degli anni ’60. Le principali famiglie malavitose erano in lotta tra loro… Un conflitto segnato da omicidi, agguati, attentati e via dicendo.
 
Tossisce.
 
E ad andarci di mezzo c’erano pure poliziotti, giudici, avvocati, giornalisti… Colpevoli di aver ficcato il naso negli affari di questo o di quel clan.
 
Beve un sorso di caffè.
 
Mi creda… All'epoca la Sicilia era un inferno (non che adesso sia un paradiso). Qualcuno potrebbe accostarla al vostro Far West.”
 
Foste voi a condurre le indagini sugli omicidi misteriosi?
 
Lui ridacchia.
 
E chi vuole che le conducesse? Il primo caso anomalo che riscontrai mi condusse a un allevamento bovino, situato nella campagna attorno Palermo. Era il 20 ottobre dell’82.
 
Cosa accadde di preciso?
 
Tutto era iniziato qualche giorno prima, quando alcuni contadini, intenti nella raccolta delle olive, si erano imbattuti in Luigi Battistella, il figlio più piccolo dei proprietari del suddetto allevamento, che vagava senza meta. Avevano provato a chiedergli cosa ci facesse lì, ma il ragazzino non aveva risposto… Era come in stato di shock. Guido, uno degli agricoltori, si era recato all'allevamento, situato a breve distanza,  per controllare la situazione, e una volta lì aveva scoperto che tutti i componenti della famiglia Battistella (il padre Emiliano, la madre Rosa, la nonna Nina, i due figli maggiori, Antonella e Lorenzo) erano stati ammazzati. Inorridito, era tornato al suo oliveto e aveva informato gli altri della macabra scoperta.
 
Chiamarono la polizia?” Domando, dopo aver finito di mangiare un croissant.
 
Ovvio. Io mi recai sul luogo del delitto, a bordo della mia auto… Una FIAT 600 rossa. Un pezzo da museo già all'epoca. Tuttavia era un regalo di mio padre, fattomi dopo poco che conseguii la patente, e ci ero affezionato. Ma proseguiamo: i coniugi Battistella abitavano in una casa a due piani color panna. Il complesso, oltre alla casa, comprendeva: le stalle; un granaio; un capannone, dove erano parcheggiati un trattore e  l’auto di famiglia, una Fiat Argenta (oltre ad altre macchine e attrezzature agricole); un lotto di terra su cui pascolava il bestiame; alcuni campi coltivati (i Battistella erano agricoltori, oltre che allevatori). Sul posto era presente una squadra di agenti, intenti a presidiare l’area e a cercare indizi.
 
Beve un altro sorso di caffè.
 
Sulle prime pensai all'ennesima strage mafiosa. I Battistella erano gente onesta, ma basta poco per scatenare le ire di Cosa Nostra. Una volta un boss fece strangolare tre tizi perché, oltre a fare chiasso nel ristorante in cui stava pranzando, lo avevano insultato e minacciato con una pistola. Fu nell'estate del ’73.
 
Guarda verso la piazza, con un’aria inquieta.
 
Mi sbagliavo… E lo capii quasi subito.
 
Come?
 
Torna a guardarmi, con una espressione seria.
 
Mi diressi verso la casa, notando per prima cosa la porta d’ingresso, scardinata e gettata sul pavimento. Varcato l’ingresso mi ritrovai nel salotto, dove trovai i corpi di Antonella e Lorenzo…. Anzi, ciò che ne rimaneva.
 
Il suo volto assume un pallore cadaverico. Sembra sul punto di vomitare, come se il solo ripensare a quella macabra scena lo nauseasse.
 
Dei sicari di Cosa Nostra avrebbero usato armi da fuoco. In questo caso le vittime erano state sbranate.
 
Lo guardo con confusione.
 
Sbranati?
 
I cadaveri (o ciò che ne rimaneva)  erano orribilmente mutilati e divorati… Qua e là si notavano graffi e morsi (l’autopsia stabilì poi che alcuni organi mancavano). C’era molto sangue. Un paio dei miei avevano dato di stomaco a quella visione agghiacciante, e non li biasimo. In corridoio trovai Rosa, in cucina Nina… Entrambe straziate. Controllai anche le stanze da letto, le cui porte d’ingresso erano ridotte a pezzi. Non trovai nulla di rilevante. Mi spostai allora nelle stalle, e anche qui mi trovai davanti a una carneficina sanguinosa. Per primo notai Emiliano, ridotto a una carcassa sanguinolenta. Accanto a lui c’erano la sua lupara, scarica (segno che aveva sparato contro qualcuno o qualcosa) e il suo cane, Laika, col fianco squarciato.
 
Chiude gli occhi per un paio di secondi.
 
Al bestiame non era andato meglio… Tutti gli animali (adulti e vitelli) erano stati sbranati e divorati, e sul pavimento rimanevano sangue, ossa e altri resti.
 
Scuote il capo.
 
No… Non poteva essere opera della mafia… Anzi, non poteva essere opera umana. Era come se un grosso branco di belve avesse imperversato nell'allevamento. Ma in Sicilia i lupi si erano estinti negli anni ’20, e altri predatori non ce n’erano. Nessun animale selvatico era scappato da zoo o circhi nella provincia. Inoltre…
 
Sospira.
 
Nessun animale feroce poteva scardinare/sbriciolare una porta. Al commissariato brancolavamo nel buio, e dovevamo occuparci di molti altri casi. Tuttavia non potevo lasciar perdere cosi.
 
Avete provato a interrogare l’unico superstite?
 
Sì, ma dato il suo stato catatonico non cavai un ragno dal buco.
 
Voi conoscevate le vittime?
 
Annuisce.
 
Sì… Gran brave persone. Ogni tanto mi invitavano a pranzo o a cena. Rosa era una bravissima cuoca, preparava certi manicaretti (tipo gli anelletti al forno)…
 
Sorride brevemente. Poi il suo viso si incupisce di nuovo.
 
A rendere il mistero più fitto c’era il fatto che questi sanguinosi delitti si stavano verificando un po’ in tutta Italia… Da Nord a Sud, tanto in città quanto in campagna. I media ne parlavano in continuazione. Poi… Poi arrivò la piaga dei mostri, e i riflettori si spostarono altrove.
 
Distoglie lo sguardo, fissandolo sui pochi, altri clienti presenti, intenti a mangiare o a chiacchierare.
 
Se già la guerra tra clan mafiosi e i delitti creavano un clima di terrore, questo… Fenomeno lo aggravò. I cittadini erano terrorizzati, volevano risposte dalle autorità… Risposte che non potevano dare. Il presidente della regione, Calogero Lo Giudice, assediato dalle opposizioni e dalla stampa, esercitava forti pressioni sulle forze dell’ordine affinché scoprissero la causa di questo fenomeno. A costo di trascurare altri dossier. Aggiungiamoci una probabile Terza Guerra Mondiale e si aveva un perfetto scenario da pre-apocalisse... Apocalisse che si sarebbe verificata di lì a poco.
 
Assume una espressione addolorata, gli occhi gli si fanno lucidi. Sembra sul punto di scoppiare in lacrime.
 
Avete perso qualcuno?” Gli domandò, d’impulso.
 
Mi fissa, per poi estrarre dalla tasca della giacca una foto, che poggia sul tavolo. La osservo: nella foto, scattata durante una festa (forse un compleanno, o a natale, o a capodanno), appare Michele, più giovane, in compagnia di una donna bionda con gli occhi verdi e di una ragazzina, anch'essa bionda ma con gli occhi castani. Tutti e tre fissano l’obiettivo sorridenti, e sono vestiti in modo elegante.
 
Tutti, non qualcuno!” Dichiara, con voce rotta dall'emozione.
   
 
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