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Autore: Hita    26/02/2024    0 recensioni
"Il nostro istinto è la nostra forza ancestrale, l'unica cosa che non ci abbandona mai. Se impariamo a cogliere i suoi segnali, sopravviveremo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era iniziato tutto con un po' di rumore in più la sera.
Qualche urlo in più, qualche colpo in più sulle pareti da parte dei vicini nervosi.
Non mi piaceva, ma a differenza delle altre volte, c'era qualcosa che non mi tornava. Come se nell'aria ci fosse il presagio che stavolta sarebbe stato peggio.
Che stavolta i morti ci sarebbero stati eccome. Non so davvero come spiegarlo.
L'aria puzzava di dolciastro, come se l'intera produzione industriale di zucchero della regione fosse saltata per aria.
Mi sentivo gelare dentro, ed ero profondamente a disagio.
Ho pulito casa con cura, prima di partire per la campagna: tutto in ordine, lasciando negli stipi solo dello scatolame e portandomi via solo uno zaino pieno di vestiti e provviste. Ho barricato il barricabile e sono uscita dal garage, richiudendolo con un tonfo cupo.
Acqua nel bagagliaio dell'auto, assieme ad una cassetta per gli attrezzi ed un paio di borsoni con vario materiale utile: corde, pinze di varie misure, alcuni libri da leggere ed il necessario per passare tre o quattro mesi disegnando e dipingendo [ almeno finché ci sarà acqua corrente, ovviamente ].
Sinceramente?
Speravo di sbagliarmi, davvero.
Ho raggiunto la vecchia casa dei miei genitori, rimasta invenduta perché mai ammodernata: senza riscaldamento che non sia la stufa a legna, poche lampadine e poche stanze. Finestre piccole e imposte robuste, porte sprangabili. Un vecchio televisore, di cui ancora pagavo l'abbonamento. Terrazza al primo piano e soffitta.
Sapevo che sarebbe stato uno dei primi posti a cui la gente avrebbe guardato, una volta che i primi avessero deciso di spostarsi da città e paesi, quindi ho lavorato sodo per riempirmi la legnaia di ciocchi e far sembrare la casa in stato di abbandono. Lavorando di notte. L'auto sul retro, coperta da un vecchio telone a cui avevo aggiunto sterpaglie.
Ero stata attenta a non farmi notare più del necessario.
Coi vicini si sono scambiate due parole di circostanza [ "Mi è arrivata una notifica dal notaio che vuole un inventario aggiornato dei beni rimasti in casa, manca un oggetto dal testamento e va trovato. Sì, almeno sapere che non è in casa prima di muoversi con gli altri parenti, le solite cose..." ]. Più tempo passava e osservavo con sempre maggiore attenzione i notiziari, più sentivo quella sensazione gelida rinforzare la sua presa su di me.
Sapevo di aver fatto la scelta giusta, quando ogni accenno del nervosismo generale è sparito di botto dalla televisione: avevo smesso di usare il cellulare già da due settimane. Il lavoro? Mi ero presa uno dei miei tre mesi di ferie arretrate - lasciate stare, a volte per cercare di venirsi incontro coi padroni le cose si fanno assurde.

Aprile è un gran bel mese per le ferie, se non piove.
Aspettavo, in allerta. Principalmente, mi ero preparata contro i saccheggiatori. VOLEVO sbagliarmi.
Qualcuno è venuto, di tanto in tanto, trovavo le impronte vicino casa, quando uscivo all'alba o al tramonto. Poi, verso la fine del mese, hanno iniziato a farsi 'vivi' … loro. Nessun dubbio in merito.
Zombie.
Cazzo.
Finché erano pochi, mi sono permessa di aggredirli prendendoli alle spalle e colpendoli alla testa col badile o con l'accetta per la legna.
Dovevo, se non volevo che si ammassassero attorno alla casa, fiutando il mio odore.
Lo so, lo so. Vi starete di sicuro chiedendo come facessi a sapere tutte queste cose, e che non era solo l'esaltazione di una donna a cui piace l'horror.
Beh.
Vecchie storie di una famiglia di pazzi, storie che da bambina ascoltavo rapita e spaventata. Storie che mi hanno messa in guardia contro le anomalie dell'ambiente e a dare retta al mio istinto. I nonni ci credevano con tutti loro stessi, alla faccenda dell'istinto. Non avevano mai scordato che, pur essendo persone, abbiamo comunque gli stessi sensi degli altri animali … e gli animali campano alla grande anche senza di noi. Quindi, c'era di sicuro qualcosa da imparare, da loro.
L'istinto non mi ha mai delusa. Tranne che con gli uomini, ma quella è un'altra storia, ahimè.

Ed ora sono qui, barricata e nascosta nella vecchia casa dei miei nonni, di mia mamma, ad aspettare. Ho un'accetta ben affilata, ho libri e matite, fogli e acquerelli. Cibo sufficiente per due anni ed una cisternina sul tetto per raccogliere l'acqua piovana. Sono pronta. Sono preparata.
Per combattere per la mia sopravvivenza, fino a quando il mio istinto non mi dirà che il pericolo è passato.



NOTE DELL'AUTRICE
Oneshot. One kill. Ditemi la vostra.
  
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