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Autore: NicoRobin95    06/03/2024    0 recensioni
Loki mi guardò con sguardo limpido e con gli occhi pieni di tristezza mi disse: "Spesso abbiamo bisogno di eroi e antagonisti é la grande menzogna che fa girare l'universo. Serve qualcuno da incolpare e qualcun altro da ringraziare. È così che va, spesso però non ci si rende conto che sono gli eroi che acclamiamo a dare vita ai mostri che odiamo. Sono loro che li creano, presentandoli come tali al mondo. Un capro espiatorio che tutti feriscono e uccidono senza pietà. Senza sapere che spesso è volentieri, sono gli "eroi" a trasformarlo in qualcosa da odiare, raccontando solo il lato 'di facile accettazione' dei fatti." Fu questa la frase che mi aprii gli occhi, ecco perché sono qua a raccontarvi la versione taciuta da millenni, la vera storia di Asgard e capirete tantissime cose. Solo allora deciderete chi realmente è egoista, avido e spietato.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chris di allontanò, lo seguii con gli occhi velati di lacrime mentre spariva in lontananza. Avrei voluto rincorrerlo, fermarlo, dirgli che lo amavo, di non andarsene, ma non riuscii. Un enorme peso, come un macigno che pesava sul mio cuore mi teneva ferma lí, inchiodata a terra e completamente incapace di muovere anche un solo passo verso il mio obiettivo. Si allontanava sempre di più, perché non trovavo la forza di raggiungerlo, eppure io lo amavo! Lo amavo? Certo che lo amavo, avevo provato così tante belle sensazioni, non le avrei provate se non lo avessi amato no? E poi ormai gli avevo dato il mio primo bacio, quindi doveva essere lui, lo era vero? Doveva esserlo, quello giusto, l'unico che poi avrei amato tutta la vita.
Era già una grandissima prova d'amore, il bacio, avevo aspettato 20 anni per darlo; non che avessi avuto tante occasioni in cui sarebbe potuto succedere, io non ero mai stata bella, attraente o popolare; ma anche se ne avessi avute tante avrei aspettato, quindi ha lo stesso valore no? Voleva di più, in fondo lui aveva fatto tanto per me, quella sera forse sperava che le cose andassero diversamente, ma io... Io non ero pronta, non potevo. Avrei mancato di rispetto a me stessa, a lui e ai miei principi, solo mio marito mi avrebbe avuto, ammesso che ne avessi mai avuto uno, una veduta per molti antiquata, ma a cui io avevo sempre creduto, aderito e mai pensato di cambiare.
Forse era troppo? Davvero troppo? Ma chi mi avrebbe amato avrebbe rispettato questo mio pensiero, già! Si? E se fossi stata io a essere troppo pretenziosa? E se Chris avesse avuto ragione? Cinque mesi? Per me erano pochi, per lui tanti... tanti? Pochi? Perché quelle differenze di vedute?
 
I pensieri mi affollavano la testa confusi, un vortice come quello di un uragano. Dubbi, domande, insicurezze, interrogativi; sicuramente in quel momento sarebbe stato molto utile avere un punto di riferimento, una persona matura, qualcuno con cui parlare e da stimare abbastanza per aver fiducia poi nelle sue risposte. Ma dove lo avrei trovato? Io non avevo nessuno; i miei genitori? Lasciamo stare! Parenti? Meglio perderli che trovarli; da molto piccola e prima di andare via avevo avuto sempre come riferimento i miei nonni paterni; loro erano gli unici che avrei avuto voglia di avere accanto. Ma non potevo chiamarli; li avrei messi nella condizione di sapere di un mio problema, di venirne a conoscenza e non doverlo dire ai miei genitori perché io così avrei voluto; li avrei quindi messi nella condizione di dover litigare con i miei genitori nel momento in cui avessero ascoltato la mia richiesta oppure deludere me per stare in pace con loro e i nonni non lo meritavano. Li chiamavo solo per sapere come stavano o scrivevo qualche lettera ma senza mai parlare dei miei problemi; solo cose irrilevanti o positive. Ero sicura che loro avessero capito che non mi ero più confidata con loro e per quanto dispiacesse a entrambi, non avevano mai accennato al discorso, forse proprio perché capivano quanto quella decisione li tutelasse.
 
Arrivai a casa, aprii la porta e decisi che quella sera avrei fatto come ai vecchi tempi, avrei affogato i miei pensieri negativi nello studio, il problema è che iniziavano ad essere troppi, i pensieri da soffocare intendo.
 
Mi immersi nello studio della mitologia, del personaggio di Loki che avevamo studiato quel pomeriggio... Mi stupii! Era impressionante come la mia testa era in grado di staccare, spegnere l'interruttore della realtà e trasportarmi proprio nella storia, al suo interno.
 
Lo immaginai, provai e nonostante fosse descritto con sembianze proprio attraenti mi piaceva, come personaggio dico, aveva il fascino del 'bello e dannato'; era sofferente, non in pace, sempre in bilico ed eternamente condannato ad essere ferito ed era assurdo come ogni aggettivo che lo descriveva si addicesse a me e a lui allo stesso tempo. In fondo non eravamo poi così diversi, nè così tanto lontani di vissuto. 
 
Non mi accorsi del tempo che passó, era ormai l'una di notte quando chiusi il libro e dopo una veloce doccia e aver messo il pigiama sprofondai nel sonno. Certo non potevo sapere che sarebbe stata l'ultima notte di sonno tranquillo per un bel po' di tempo. È assurdo come sia calma l'aura intorno a noi proprio prima di un immane disastro ed è inutile dirvi che si, parlo proprio di me, le cose sarebbero solo peggiorate da quella notte in poi.
 
La seconda mazzata arrivò la mattina dopo, appena sveglia, pronta a ripartire e a ricominciare una nuova giornata speranzosa solo a cinque minuti dal mio risveglio, mi ero appena lavata la faccia e il campanello suonó. Aprii ancora assonnata, cercai di non pensare a quale aspetto potessi avere, davanti alla porta il signor O' keefe il padrone di casa.
"Buongiorno signor O'keefe vuole accomodarsi. Stavo facendo colazione se vuole farmi compagnia."
 
"No Alexandra, sei sempre molto gentile, ma, non ho tempo sono venuto qui per una comunicazione importante. In realtà, stavo aspettando perché non volevo dirtelo."
 
"Signor O'keefe mi fa preoccupare. È successo qualcosa? È per qualcosa che ho fatto?"
 
"No Alexandra. Anzi, sei un'inquilina esemplare, pulita, puntuale nei pagamenti, discreta e silenziosa per questo credimi, quello che ti dirò è qualcosa che faccio non per volontá mia, ma perché non posso farne a meno."
 
"Di che si tratta?" Chiesi ormai in preda all'ansia.
 
"L'edificio che possiedo è stato valutato da un mio amico architetto con il supporto di un geometra; il palazzo è solido e sicuro, ma è necessario che faccia dei restauri perché nella posizione in cui è rovinerebbe il paesaggio se non fosse messo a nuovo. Siccome molto presto qua vicino apriranno boutique e atelier di ogni tipo in seguito al progetto comunale attuato; diventeremo presto quartiere luxury e di conseguenze cambieranno anche i prezzi degli appartamenti. Quindi dal mese prossimo sono costretto a raddoppiare gli affitti, è lo Stato che me lo impone, altrimenti non potrei sostenere le spese per tutti i cambiamenti che dovrò fare, assumere un portiere, i restauri, le migliorie. Mi rendo conto che è una cifra impegnativa, ma io non posso, nè voglio cacciarvi e per correttezza devo chiedere a tutti i miei affittuari se sono disposti a pagare la cifra attuale prima di recedere dal contratto."
 
"Ma... ma... ma..." belbettai: "Signor O'keefe, io non posso pagare una simile somma, ho bisogno di questo appartamento, ho bisogno di rimanere qui. La prego."
 
"Alexandra, per favore, non è facile per me, mi dispiace non posso fare altro. Siccome conosco la tua situazione a differenza degli altri ti darò un po' piú di tempo, un mese intero a partire da oggi e non la fine del mese come stabilito per gli altri."
 
Ero stordita, mi dovetti appoggiare al muro per non cadere e dentro mi sentii morire, dove avrei trovato una somma simile, era senza lavoro, ma pagando il precedente affitto se avessi trovato qualsiasi altra cosa sarebbe andata bene; questa nuova cifra non avrei potuto permettermela, in ogni caso.
 
Mi sentii come svuotare piano piano, era assurdo, tutto un incubo, un crescendo di ansia e paura. Era tutto così intenso da non poter più trattenere nemmeno le due grosse lacrime che ormai mi rigavano il volto; vidi il signor O'Kefee veramente dispiaciuto, quasi mortificato.
 
"Alexandra credimi, sono desolato e non lo dico per cortesia, questa notte ho perso il sonno per questa questione perché so che i miei inquilini sono brave persone e conosco la loro situazione e sapevo bene che sebbene questa notizia non sarebbe stata lieta per nessuno tanto meno lo sarebbe stata per te e per la famiglia del quarto piano perché siete le persone più economicamente deboli nel palazzo, con tutto il rispetto. Per te ho avuto ancora più male al cuore perché ho una figlia poco più piccola di te e un ragazzo della tua età, ma so benissimo che tu sei sola al mondo, sei orfana, come mi avevi detto e non hai nessuno che ti sostenga. Questo mi spezza il cuore e credimi ho cercato di trovare una soluzione, ma come potrei alzare l'affitto a tutti tranne te o addirittura tenerlo così a tutti senza andare in rovina? Non mi è possibile."
 
"Lo capisco signor O Keefe e non si preoccupi per me, in un modo o in un altro farò, grazie per essere venuto di persona. Capisco la sua situazione ma, non credo che troverò il modo per rimanere."
 
"Te lo auguro di cuore Alexandra, che tu possa restare oppure di poter trovare qualcosa di diverso."
 
"Grazie signor O'Keefe." Dissi ormai con un filo di voce: "Buona giornata."
 
Il padrone di casa ricambió con un cenno del capo e gli occhi bassi quasi come si vergognasse a guardarmi.
 
Non era possibile tutto questo? Davvero mi stava accadendo?
Era un incubo! E sia chiaro ne avevo vissuti anche di peggiori, non che non fossi abituata, eppure rimasi comunque stordita dalla notizia. Cosa avrei fatto? Che soluzione avrei trovato come mi sarei comportata in quella situazione? Sembrava che le lacrime che cadevano dal viso servissero a scandire le mie domande...
   
 
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