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Autore: Florence    16/03/2024    1 recensioni
Raccolta di one-shots ciascuna partecipante alla challenge Prime Volte indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia
Una serie di "prime volte" di Victor e Yuuri, un viaggio nel tempo, un po' di missing moments in alcuni dei momenti importanti delle loro vite passate.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cтрах- 2012

Victor

 

OS partecipante alla challenge "Prime Volte" indetta da Dylanation sul gruppo FB Komorebi Community - Fanfiction Italia 

 

Prompt: teatro

 

----------------

 

Quante volte l’ho fatto… Svegliarmi, fingere di rimanere concentrato, seguire Yacov, concedermi qualche saluto, un pasto leggero, prepararmi, indossare i panni di un altro, lasciare che qualcuno sistemi i dettagli, calzare i pattini, indossare la maschera, salire sul palco.

Ogni volta è come le precedenti, la replica della replica di uno spettacolo andato in scena da troppi anni, ma che riesce ancora a incantare il pubblico, la chiamano la magia del teatro, ma io ormai non sono più né attore, né personaggio, tantomeno regista della mia vita.

 

Questa volta c’è una variante alla tabella di marcia ed è cosa gradita. L’incertezza di un momento, la trama che cambia appena e offre l'opportunità al me attore di rompere la quarta parete e al faro di seguirmi mentre scendo in platea.

Stavolta c’è un altro spettacolo interessante, su un altro palco, forse il pubblico si concentrerà sulla sua trama. Intanto iniziate a scrivere il mio epitaffio, sì, mentre guardate lui: Yuri Plisetsky. La sorpresa, il fenomeno, l’erede, il protagonista di un'altra storia. Sarà un eroe buono? Sarà un usurpatore? Brucerà come un cerino e sarà presto dimenticato? O proseguirà la mia storia, seguirà le mie orme, sarà lui il nuovo Re?

Ma che importa chi porterà la corona: i re passano, da sempre e per sempre, quindi guardate lui e distogliete l’attenzione da me, soltanto per una sera, vi prego…

Anche io sono qua ad acclamarlo, vedete? Non sono ad allenarmi per la mia gara insieme alle altre comparse di questa giornata, sono qua con voi, perché voi foste qua e guardaste lui. Lo vedete? Bene, non distogliete mai lo sguardo da lui, lasciatevi incantare. Ve lo lascio, io intanto vado avanti, ci vedremo con calma dopo. Per una volta godetevi un altro spettacolo e lasciatemi nell’ombra.

 

---


-Mon amour, dove ti eri cacciato? Ti sembra questa l'ora di arrivare alle prove libere? Ti ricordo che domani hai una gara anche tu!- Chris solca la pista vuota e mi raggiunge.

-Ero alla finale dello Junior Grand Prix: quel ragazzino ribelle ha stravinto. Mi hanno incastrato fino al termine della interviste…-

-Non sembri contento… oppure sì?-

 

Indosso i pattini e raggiungo il centro del rink. -Adesso che ho tutta la pista libera a mia disposizione, sono contento, sì. Arrivare così tardi è servito a qualcosa…-

-Ringrazia che abbiano concesso questo strappo al regolamento… Certo, per “il Re”, questo e altro…-

-Sei invidioso, Chris?-

-Come potrei? Come vedi, nessuno mi ha chiesto di uscire…-

Chris mi scivola a fianco soddisfatto. Sembra piacergli sentirsi privilegiato e poter essere rimasto sul ghiaccio oltre il tempo concesso, perché tutti sanno che lui è “amico di Victor”. Butta uno sguardo agli ultimi atleti rimasti a bordo pista e sorride sornione. Non li guardo nemmeno, per una volta non volevo pubblico per cui sforzarmi a reggere un ruolo che mi ha stancato, spero se ne vadano il prima possibile. Chris, invece, adora queste situazioni, come se da comprimario potesse salire di grado solo stando vicino al protagonista. Per questo afferra la mia mano, aumentando la velocità mentre mi trascina dietro a sé. 

Vuoi che ti faccia sentire importante, Chris? D’accordo, giocherò un po’ per te.

-Plus lentement, mon petit chocolat blanc…- Lo so che gli piace quando parlo in francese e infatti lui reagisce subito: punta i pattini, si ferma e si gira, piantandomi le mani aperte sul petto e facendomi andare a scontrare addosso a lui. Gli occhi verdi scintillano la sua voce si fa roca, lo so a cosa stai pensando, sporcaccione…! 

-Plus lent... plus rapide… Oui! Encore... Encore!- Proclama a voce alta e ride, mentre mi spinge avanti a sé, perché riprenda a pattinare e mi si avvicina, mi sfiora il fianco mentre passa e mi beve con lo sguardo. Poi nota qualcosa fuori dalla pista e decide che può chiudere il suo sipario. Si allontana e prende a pattinare da solo.

 

-Ti sei divertito abbastanza a fare questo spettacolino?- Gli domando in un bisbiglio, raggiungendolo.

-Oui, mon cher… Mi diverto sempre quando vedo i novellini guardarti con bramosia e timore.-

-C’era ancora qualcuno?- Mi decido a guardarmi attorno, ma il palazzetto è deserto. Solo Yacov che parla con l’allenatore di Chris e Georgi che spippola al telefono.

-Sì, quel giapponese che mi ha strappato l’oro a Parigi, ma adesso è andato via… Aveva un che di inquietante, nel modo in cui ti stava fissando.-

Rallento e guardo verso l’ingresso della pista. Era lui. Ho perso l'occasione di complimentarmi per la sua esecuzione in quel video che… Ma no… perché essere gentili verso un avversario?

-Sei curioso? Non lo hai ancora incontrato?-

-No, non sono curioso e no, non l’ho mai incontrato finora. Devo preoccuparmi?- Accelero e carico un salto. Atterro stabile sulla lama esterna e chiudo un semicerchio a fianco di Chris.

-Uhm… non direi… mi sembra piuttosto spaesato, non credo che sarà una minaccia… Ha tutto un altro aspetto rispetto all’ultima gara in Francia, come se avesse perso la brillantezza.-

Faccio un cenno a Yacov perché faccia partire la mia musica.

-Lo hai guardato con attenzione, Chris… Cosa farai se stavolta arrivi secondo dietro a lui? Manterrai la tradizione di farti scopare da chi ha la medaglia d’oro al collo?- Allargo un sorriso sghembo per farlo incazzare. -Adesso fammi spazio-, gli comando e lui, da bravo secondo, ubbidisce. 

Le prime note della mia musica rimbombano nell’ambiente vuoto, devo iniziare a provare i miei programmi. Prima di sparire come Victor e diventare tutt'uno con la storia che voglio mostrare, noto che Georgi ferma Chris appena esce dal rink e parla concitatamente con lui. 

Ma ora basta distrazioni: ora ci siamo solo io e il ghiaccio.



 

-Avete discusso?- Vado subito da Georgi, appena termina l'allenamento. In realtà non mi interessa un granché se e di cosa abbiano parlato lui e Chris, perché adesso che ho preso contatto col mio elemento mi sento bene. È più un modo per iniziare una conversazione.

-Non ci tornare da lui-, afferma Georgi, incrociando le braccia. 

Non intendevo quel genere di conversazione, accidenti…

-Da quando ti interessa la mia vita sentimentale, Georgi?- 

Non cominciare, per favore…

-Da quando ti conosco, Vitya. È della tua vita sessuale che non voglio sapere niente e mi pare che Christophe Giacometti rientri nella seconda. O sbaglio?-

Touchè…

-Chris è un amico…-

-Uno scopamico, vorrai dire…-

-Visto che di quella parte non vuoi sapere niente, per te è solo un amico.-

Georgi storce le labbra in un ghigno.

-Fa’ quello che vuoi, Victor, ma ricordati sempre che avere qualcuno che ti ami davvero, che ti aspetti la sera a casa, che voglia condividere con te non soltanto il divertimento di una notte, ma anche i piccoli istanti di ogni giorno e sia pronto ad esserci anche nei momenti bui, conta molto di più di una scopata e via.-

Georgi è serio, le sue parole si infilano tra le mie cellule. Era da tempo immemore che non avevamo una conversazione così profonda, forse addirittura da quando avevo deciso di prendere in mano le redini del mio futuro, dando un taglio netto al vecchio Victor, letteralmente. C'ero mai riuscito davvero? 

-Me lo ricorderò-, gli rispondo e mi lascio fagocitare dalla consueta sfilza di considerazioni, rimbrotti e puntualizzazioni di Yacov sulla mia esecuzione. 


***

 

Quello che è successo non è possibile: dopo lo short program il giapponese mi sta attaccato alle calcagna.

Ero concentrato sul video in cui eseguiva il suo programma libero, ma non mi ero mai posto questioni sul corto. Forse, se fossi riuscito a parlare con lui al termine degli allenamenti, avrei potuto capire che tipo di avversario avrei dovuto aspettarmi…

E invece non ce l’ho fatta nemmeno dopo la gara: ero troppo stupito per essere io a intavolare una discussione per primo, dannazione!

Sono davanti a lui in classifica, d’accordo, ma è come se mi avesse schiacciato con cento punti di distacco. E quello doveva essere lo Yucian timido e intimorito quando arrivavano le gare!? Quello che se la faceva sotto e combinava disastri? Oh, Phichit Chulanont, questa informazione fuorviante ti costerà cara, la prossima volta che mi capiti a tiro!

Ora, analizziamo il perché di tutta st’irritazione che mi prende, anche se in cima alla classifica provvisoria ci sono io… Mi hanno insegnato a fare così, no? Una lista dei pro e dei contro, un consuntivo degli eventi e delle conseguenze, quindi vediamo perché ho uno scoppiettante Yuuri Katsuki attaccato al culo e quanto sia merito suo e quanto demerito mio.

Dunque… per cominciare credo che, come un ogni cosa, ciascuno abbia i suoi gusti, anche in fatto di pattinatori. Ora… Christophe è un pattinatore deciso e potente, che sa trasmettere in modo incisivo tutta la sensualità che emana con quel modo tranchant di muoversi. È spavaldo, sicuro di sé e indubbiamente mi piace come pattina e interpreta la musica. Il giovane JJ è veramente un tipo: a lui non gliene frega niente di interpretare qualcosa, è autoreferenziale, si basta per quel che è e il problema è che è un mostro di tecnica ed esuberanza. Accende gli spettatori e li incatena con la maestria con cui vive il ritmo. Mi piace anche lui, in un modo diverso.

Plisetsky è quello in cui mi sono rivisto di più, finora: il tocco di Yacov è inconfondibile, ma c'è troppo Yuri Plisetsky nei suoi personaggi. Non li interpreta, lui li cavalca e le sue emozioni emergono nette. È molto aggraziato, flessibile, atletico e veloce e la sua tecnica non è seconda alla mia, ma non è ancora adulto nella parte dell'essere in fase con il tema del suo programma.

Yuuri Katsuki, invece, mi ha travolto. Non è una cima nella tecnica, soprattutto nei salti - e questo già lo sapevo - ma non credevo che quello che avevo visto nel video di Chulanont fosse così differente dal vederlo dal vivo. Yuuri Katsuki scivola sulle note, svanendo e trasformandosi in emozione allo stato essenziale. Lo guardi e ti perdi. Lo guardi e ti innamori del suo modo di vivere la pista, di essere non personaggio, ma anima, messaggio e interprete al tempo stesso. Si muove come un velluto, morbido e silenzioso, ti scalda.

Yuri Katsuki, tra tutti i miei avversari, è stato l'unico che mi abbia fatto battere così forte il cuore, nell’assistere alla sua esibizione. Non posso fare il tifo per il nemico, ma è successo proprio così e, quando è stato il mio turno, ho provato con meraviglia e orrore la sensazione che i miei movimenti non seguissero più la mia testa, ma si trasformassero per emulare i suoi, come a voler trovare un alfabeto comune tramite cui comunicare le emozioni da lui a me, da me a lui. L'ho superato di pochissimi punti, forse perché non sono stato sufficientemente bravo da lasciarmi ispirare del tutto da lui, forse perché sono stato troppo bravo a rimettermi in carreggiata a metà programma.

Fatto sta che, per la prima volta, un altro ha influenzato la mia interpretazione senza nemmeno mai nemmeno conoscerci.

Sono sconvolto e stupito. Sono spaventato. Sono una preda consapevole, ipnotizzata dal suo carnefice.

Domani, comunque vada, devo parlarci, perché sono troppo curioso di conoscere questo pattinatore silenzioso che crea emozione e musica dal ghiaccio.


---


-Gospodin Nikiforov! Quali sono le sue impressioni prima di affrontare la prova del programma libero?-

-Mister Nikiforov, è la prima volta che qualcuno le sta attaccato col fiato sul collo come stavolta, prima dell’ultima prova: come si sente?-

 

Yacov tira dritto ignorando i giornalisti appostati nel settore che collega l’ala degli atleti di casa al piano gara. I pattinatori di accompagnamento e gli altri dello staff russo sono liberi di sorridere, fare brevi cenni di saluto con la mano, oppure mandare tutti a fanculo col dito medio, come si ostina a fare Plisetsky. Secondo copione, chi sta per scendere in pista, rimane in mezzo al gruppo e cammina senza guardare negli occhi nessuno, rimanendo concentrato al massimo. Quando ha gareggiato Yuri, due giorni prima, non è riuscito ad attenersi alle regole di Yacov, ha insultato un paio di giornalisti a caso, ringhiato contro le sue fans ed ha sorpassato tutti per mettersi tronfio a capofila. Poco fa Mila ha sfilato con la stessa dignità della Regina Elisabetta e si è guadagnata un bronzo. Ora sono io quello circondato dagli altri, conosco a memoria il copione: devo camminare a testa alta con un sorriso benevolo sul viso e non ascoltare.

Soprattutto non ascoltare.

 

-Victor! Ha paura che l’outsider Yuuri Katsuki possa strappargli l’oro all’ultimo momento?-

 

Io…

 

-Vitya, dvigaysya i idi-, borbotta nel suo dialetto stretto Yacov. Certo, certo che mi do una mossa, vecchio burbero, ma questi spuntano come funghi!

 

-Mr. Nikiforov! è vero che ha deciso di cambiare all’ultimo momento i salti del suo programma libero per aumentare la difficoltà e quindi il punteggio?-

-Nikiforov!-

-Victor! Intende rilasciare qualche dichiarazione?-


Devo restare concentrato. Devo restare concentrato, accidenti, e rendere al massimo. Certo che sono stupito anch’io dal risultato del corto di Katsuki, che credono!? Che sia davvero adiabatico, come insinuano? Che sia così cieco da non vedere quello che si muove intorno a me? Secondo loro perché non ho chiuso occhio stanotte!?

Yacov si volta e mi lancia un’occhiataccia. Lui ha visto le mie occhiaie prima che le coprissi col trucco e teme che non riesca a rispettare il solito copione. Ma sono un attore navigato, io! Non risponderò, vecchio, sta’ tranquillo: lo so come funziona… 

 

-Gospodin Victor: cosa farà se dovesse arrivare secondo?-

-Signor Nikiforov!-

-Victor!-

 

-Victor, ha paura?-


Sì, ho paura…

 

Rallento per un istante, questo non c'è scritto tra le note della regia, ma per fortuna siamo già arrivati all'area della pista e nessuno se ne rende conto. Georgi e Yuri vanno a occupare i posti sugli spalti, Mila si trattiene con noi e mi sistema il bavero del costume.

-Muoviti-, Yacov scosta il tendone e ci rifugiamo all’interno dell’area riservata ai concorrenti. Ha la fronte aggrottata, è nervoso anche lui. In pista si sta esibendo il cinese Cao Bin, Yacov domanda a che punto del programma sia e torna da me, mentre Mila si mette in disparte.

-Dopo di lui ci sono Leroy, Giacometti, poi il giapponese e poi tocca a te. Pronto ad andare in scena?- Non rispondo. -Vitya, ci sei?-

-Sì.-

 

Ho paura.

 

È sempre stato facile salire sul mio palco ghiacciato, da quando ero un moccioso: ogni volta, quando il sipario si apre, i riflettori si accendono e prendo contatto col mio elemento, ogni volta Victor svanisce e divento il mio personaggio. Lui vive in me e non ho bisogno di ripetermi la sua storia, per recitarla. Viene e basta e io lo assecondo. Assecondo la spinta del ghiaccio, ogni sua imperfezione sul mio cammino e mi muovo esattamente come voglio che si muova l’eroe della mia storia.

Ma stavolta, forse per la prima volta, ho paura. Sento che c'è qualcosa di diverso, temo di aver perso la connessione col mio personaggio, non so se riuscirò a far altro che indossare la sua maschera senza riuscire a essere lui. Non dopo aver visto qualcuno farlo forse in modo migliore di me.

Stavolta non sento la scintilla.

 

Dopo quello che è accaduto ieri, dopo quello che so che può fare Yuuri Katsuki lasciato libero sul palco prima di me, non riconosco più il ruolo che mi sono scritto. La pista non è più l'ambiente familiare di sempre, allestito secondo le mie astruse volontà di regista e attore, no. Stavolta è diverso: lui mi precede e può modificare il contesto, capovolgere la forma del mio mondo e non ho modo di prevedere quanto o come troverò il contorno al mio ingresso dopo di lui. È come avere in testa il copione per una messinscena che so che sta cambiando, ma nessuno può dirmi in che modo avverrà o come reagire. Dovrò improvvisare.

Troverò un pubblico amico che mi aspetta? Oppure l'onda della novità travolgerà il mio carisma e mi farà esibire su lava ardente, invece che su un tappeto bianco? In quanti saranno dalla parte del nuovo, in quanti rimarranno fedeli a me?

 

Mi chiamano: il giapponese sta per iniziare, dopo di lui ci sono io. Si aspettano che rimanga attento a sbirciare da dietro le quinte la sua interpretazione, pronto a fare il mio ingresso trionfale, seguendo le note sul copione consunto che conosco a memoria, ma la trama è cambiata. Può cambiare ancora. Il risultato può essere stravolto, la leggenda vivente potrebbe essere eclissata. Ho paura della bravura di Yuuri Katsuki, ha la stoffa del protagonista buono che tutti cercano, quello a cui non ci si può non affezionare. Ho paura che, se mi fermo a guardarlo ancora una volta dal vero, possa cadere di nuovo nella sua trappola di velluto e miele, che possa risentirne la mia interpretazione, come è successo ieri.

Yacov mi fa cenno di affacciarmi, ma non ho bisogno di guardare cosa succede sul palco. Il libero di Yuuri Katsuki lo conosco già, ho guardato e riguardato il video di Phichit decine di volte e so che cosa possa tirare fuori come interprete che mi precede in scena. È qualcosa in bilico tra la possibilità ignota e un incanto da togliere il fiato.

 

Mi basta soltanto ascoltare a occhi chiusi la musica scelta per lui, per rivedere nella mia testa ogni singolo fotogramma di quel miracolo muto che mi ha conquistato e terrorizzato, facendo tremare ogni volta le mie mani che reggevano il telefono su cui girava il video.

Vorrei stupirmi e ammirarlo per la prima volta come uno spettatore in platea, ma anche ignorarlo perché il mio ruolo, la mia interpretazione non hanno relazione con la sua. Non devono averne.

So di dover dare il mio meglio e so come far vivere le emozioni di quello che interpreterò - ma sto smarrendo la freddezza. Stavolta non sento la scintilla.

Ma io ho il mio monologo da interpretare, lui il suo e non posso, non posso cedere alla tentazione di inserirmi nella sua storia e trasformare il suo assolo in un pas de deux.

Devo aspettare qua, non farmi influenzare e varcare la quinta a testa alta e nervi saldi quando starà a me. Nient'altro.


-Sei preoccupato, Victor?- 

Apro gli occhi, Yacov mi parla. Ha l'espressione accigliata, forse è solo una  ruga che ormai la consuetudine ha scavato nella sua pelle, proprio in mezzo agli occhi.

-Affatto, dovrei?- Sorrido, mi mostro gentile, appaio tranquillo, seguo il copione.

-Non direi proprio… pensavo volessi guardare l'esibizione del giapponese… ne sta combinando delle belle!-

Un battito feroce. Ho paura. Se ripete quello che ho già visto nel video, ho ragione di sentire vacillare il mio ruolo da protagonista. Forse però potrebbe essere un bene essere spodestato da uno sconosciuto: meglio che chinare la testa a chi mi ha sempre morso le caviglie e inseguito con caparbia e invidia. Ho paura? No, forse no…

-La conosco già, solo la musica non l’avevo ancora sentita.- Sorrido ancora, spiegando i miei perché e mi indico un orecchio con l'indice.

Yacov avvicina le sopracciglia, la riga in mezzo alla fronte si fa più marcata.

-Che vuoi dire? Hai guardato le registrazioni del Trophée Bompard?-

Oh no! No. Quando ho trovato su Instagram il video che mi ha mandato Phichit Chulanont, non ho voluto sporcare quella visione essenziale di espressività e forza allo stato puro, sovrapponendo le immagini di uno Yuuri con un costume di scena e una musica che avrei potuto aver male interpretato. Volevo essere sorpreso proprio qui e adesso. Le note che il giapponese aveva creato col suo solo movimento in pista, in quel video, si sposano perfettamente con quelle che adesso stanno accarezzando l'aria del palazzetto, su questo non ho dubbi. Me ne sono reso conto da almeno due minuti, ascoltando la musica senza trovare il coraggio di guardarlo.

 

Yacov lascia cadere la domanda. -Beh, tra un minuto il giapponese finirà questo strazio, quindi preparati.-

-Strazio?-

Yacov adesso le solleva, le sopracciglia e una croce si disegna sulla sua fronte.

-Se per caso hai avuto paura di rischiare di non farcela stavolta, stai sereno, Vitya: nessuno ti strapperà l'oro. Rilassati e preparati ad entrare in scena con il tuo solito allure…-

Quello che dice Yacov non ha senso. Sono in pericolo eccome! Mi volto e per la prima volta guardo la pista che mi ero preclusa. Vedo il giapponese fasciato in una tuta attillata, che si muove completamente fuori tempo rispetto alla sua musica.

-Non è possibile!-

Yacov ghigna alla mia esclamazione, incrocia le braccia e mi guarda sornione. -Capisci, adesso, perché va tutto bene?-

-Non va bene per niente!- Sono sbalordito.

 

Sulla pista, il mio rivale piange e scivola e pattina e trema e ruota e ondeggia e stacca e cade e si rialza e il sale delle sue lacrime scava minuscoli fori sul ghiaccio, lì dove ci ha sbattuto sopra ora un ginocchio, ora il fianco, ora il gomito. Il pubblico si spende in “Oohh!” , “Aaah!” sorpresi e divertiti. È crudele il pubblico. Pretende uno spettacolo da batticuore, ma si esalta e spera in un disastro su cui spettegolare.

Dov'è finito il cigno nero del video di Phichit? Quello sulla pista non è la stessa persona! 

 

Qualcuno si avvicina, posa una mano sulla mia spalla 

-Ti garantisco che a Parigi non era così… Altrimenti non mi sarei fatto soffiare il primo posto.”

È Chris, ha la mia stessa espressione attonita sul viso, ma in un attimo vira.

-Sono primo per adesso, quindi immagino che stasera…- Mi fa l'occhiolino, sorrido come si può sorridere a un bambino e lui rincara la dose. -Potrei prendermelo io l’oro, stavolta, se tu non sei perfetto, sai?- Mi guarda con un’espressione da gatto.

-Sarebbe una bella novità, sono tentato…-

-No, invece! Dai il tuo massimo, come sempre! Vederti competere dal vivo con l'intenzione di vincere è già metà del mio premio di consolazione. L’altra metà me la prendo stanotte-, bisbiglia vicino al mio orecchio e si allontana. -Piuttosto… qualcuno dovrà consolare quel povero giapponese al gala di stasera… Volontari?-  Sghignazza elegante, sollevando l’ilarità di chi è lì attorno.

 

-Mi dispiace rovinarti i piani, Giacometti, ma non credo che il tuo amico dagli occhi a mandorla si presenterà alla festa. Casualmente, mia madre ieri ha avuto modo di conoscere personalmente lui e il suo coach e aveva già pronosticato una sua probabile debacle… Beh, aveva ragione, direi!- Mila ci raggiunge, lei ci sguazza in quelle situazioni. È un bon bon, quando vuole, e quando vuole è uno squalo pronto a gettar fango sugli altri.

-Milà! Bonjour Mademoiselle! Spiegati meglio, sono tutto orecchie!-

Chris reclama pettegolezzi, io non posso impedire ai miei muscoli di irrigidirsi. I quattro minuti dell'esibizione di Yuuri Katsuki stanno per scadere, tocca a me, non posso ascoltare la storia che Mila ha da raccontare, anche se sono maledettamente curioso, adesso…

-Vieni a prendere un caffè e te lo racconto… O non vuoi perdere lo spettacolo del nostro Zar?- Mila si siede su una delle panche per lo staff e picchietta il posto vuoto accanto a sé. Chris si accomoda pregustando una lunga serie di pettegolezzi freschi freschi. 

 

Adesso devo concentrarmi. Basta distrazioni. Appena lui esce dalla pista, entro io e spacco il mondo.

 

La musica tace, qualche sparuto applauso e poi c’è solo silenzio. Posso quasi sentire il lamento muto di Katsuki. Resto fermo, incapace di alcun movimento e osservo il fantasma di quello che credevo l'unico capace di insidiarmi l'oro, sfilare mesto davanti a me, uscendo dal rink. L'allenatore lo cattura immediatamente in un abbraccio, gli mette i coprilame con movimenti tremuli e lo scorta verso il kiss&cry sottraendolo dal subitaneo assalto dei giornalisti.

Per un istante, dal bozzo che lo protegge, Katsuki alza lo sguardo e incrocia il mio. È una marea di lava che erutta e si rapprende, quella che si agita negli occhi umidi del giapponese, un fiume ininterrotto di sofferenza e vergogna. Mi sento morire per lui e non mi accorgo che sto trattenendo il fiato. Poi se ne va.


Centoquindici virgola ottantacinque.

 

È il punteggio più basso di tutti, più basso del peggior punteggio che abbia mai visto realizzare in una finale di una competizione tra professionisti. È un disastro. Non ho il cuore di voltarmi verso la coppia in attesa del verdetto, so già che Katsuki è scivolato in ultima posizione, franando, dal podio, dritto nel gotha del Guinness dei primati per i peggiori fallimenti sportivi.

 

-Entra. Sta a te-, mi dice brusco Yacov e mi spinge per un braccio al varco nell'anello di bordo pista.

-Bonne chance, non Cher!- Trilla Christophe e mi lancia un bacio al volo. Se potesse, di sicuro mi tasterebbe il culo per portarmi fortuna.

-Pokazhi, chego ty stoish', Victor-, gli fa eco Mila.

 

Prendo un respiro profondo. È tutto a posto, come ogni volta. Il protagonista sono ancora io. Non ho più paura.

 

Si va in scena. 


---


-Si può sapere cos’avevi prima della tua esibizione?- Chris è sempre diretto con me. Col resto del mondo si avvita su mille giri di parole per arrivare a essere pungente, ironico, sfuggente, ma con me è schietto, come un calice di merlot delle sue terre.

Alzo le spalle e ingoio un cioccolatino. Ne ho nascosti un paio in tasca, mentre ero al tavolo della sala stampa, non mi ha visto nessuno.

-Tieni-, ne offro uno al mio svizzero, che storce il naso.

-Cioccolato russo? Parbleu! Tu mi offendi, Nikiforov!- Ma lo accetta, lo scarta e lo mastica come un fulmine.

-Stasera ci andiamo al galà?- 

Non sono affatto convinto di averne voglia. Non ne avevo prima, tantomeno adesso, che tutta la tensione è calata. Certo, non credo che riuscirei a sottrarmi al dovere, d’altronde sono la star della serata, no? Ma che palle. Che enormi, sconfinate, incommensurabili palle. 

Chris non mi lascia il tempo di rispondere. -Ci sarà da divertirsi! Certo che ci andiamo, non pensare nemmeno di dare buca! Cos’è, hai progetti più… interessanti che non possono aspettare che finisca il party?- Ammicca e allude. 

A volte mi domando come, per lui, il tempo non abbia cambiato il nostro rapporto. D’accordo, è iniziata come un gioco tra le lenzuola, con tutta l’euforia dell’aver scovato uno uguale a noi, nel grande lago ghiacciato del pattinaggio di figura, tutto lustrini e granito. Ed è stato bello, finché non ci siamo conosciuti più a fondo, ma poi, almeno da parte mia, tutta la curiosità per quegli incontri clandestini, l’alone di segretezza e vedo-non-vedo che ci siamo costruiti attorno, la voglia di trasgredire, sono lentamente scivolati in qualcosa di diverso.

Non ho mai provato amore per Chris, neanche quando l’attrazione era selvaggia e prepotente. In realtà mi domando se ne abbia mai provato per qualcuno. Comunque, adesso vorrei che Chris capisse che per me lui è solo un amico. Il migliore che abbia, ma un amico, niente di più. Provo più piacere a passare una serata a chiacchierare con lui, a scherzare e ricordare vecchi aneddoti che non a scopare, ecco. Forse sto invecchiando…

Ma il signor Giacometti non demorde e reclama il suo consueto premio di consolazione per essere di nuovo arrivato dietro di me. Sa già che non saprò rifiutarglielo, mi conosce troppo bene: per questo dico che ormai siamo eccessivamente amici per continuare a fare sesso per tutta la notte, dopo ogni gara. Ma sarà così anche stanotte, conosco lui e conosco me.

-D’accordo, andiamo al galà-, taglio corto, mentre ci accingiamo a raggiungere ciascuno il proprio staff tecnico.

 

-A proposito… lo sai cosa mi ha detto poi Mila Babicheva?- Ecco il demone del gossipparo che sfrigola sotto gli occhioni verdi di Chris! Mi afferra un gomito e mi ferma, prima che i nostri allenatori ci vedano.

-Sentiamo…- Adocchio un angolo più appartato per parlare, vicino all’area ristorazione, -Prendiamoci qualcosa da bere, mentre me lo racconti.-

-Sono al quarto caffè da dopo la mia esibizione, Vivì! Vuoi proprio che rimanga sveglio con gli occhi spalancati tutta la notte!- Ordina l’ennesimo caffè, ammiccando verso di me. Quanto riesce ad essere sempre completamente a suo agio, Christophe Giacometti! Che si tratti di affiancare un novellino del rink e palpargli il sedere o sostenere col sorriso sulle labbra e lingua biforcuta un’intervista in cui viene incoronato ufficialmente “Eterno Secondo”, Chris veleggia sempre sul pelo dell’onda, trasforma ogni situazione a suo vantaggio.

-Quindi?- Ho ordinato un tè di Matsesta, dicono che sia il tè che cresce più a nord del mondo ed è prodotto qua vicino. È aromatico e bollente, mi brucia la lingua, accarezza il palato.

-Quindi cosa?-

Faccio un ghigno a Chris. Sa perfettamente a cosa mi sto riferendo, ma vuole che glielo chieda ad alta voce. Farò di più, così impara a stuzzicarmi.

-Quindi, cosa ti ha raccontato di così interessante Mila a proposito di Yuuri Katsuki? Sai… quel giapponesino mi intriga molto. È così… particolare. Non trovi?- Sorrido strafottente ed ecco che Chris si acciglia.

-Ci hai parlato?- Una nota appena più scura nella sua voce. Gelosia?

-Mmm… no…- Sorseggio lentamente il tè.

Parlare a Yuuri Katsuki, a quello che mi ha folgorato in quel video del thailandese, rimanere da solo con lui e parlarci: effettivamente è una cosa che sto aspettando di fare da quando l'ho visto la prima volta in allenamento, ma per un motivo o l'altro non sono ancora riuscito a farlo. Adesso è più complicato e più necessario che mai. Sento la presenza incorporea di Phichit Chulanont che mi osserva dall’alto con biasimo e mi dice: “Sii te stesso e consola il mio amico Yuu-chan!

 

-E come fai a dire che è particolare, allora? A me pare ordinario, anzi, di quei tipi che ne azzeccano per caso una su un milione e non reggono la sensazione di essere a un passo dal traguardo…- Invidia? No, Chris ci è abituato a stare a un passo dal traguardo. Io l’ho abituato così. A seguirmi, cercarmi, giocare. 

-Insomma, raccontami, ché dobbiamo sbrigarci. Altrimenti me lo dici dopo, è lo stesso…- E io reggo il gioco, mi mostro disinteressato, ma: -Ah, anche io volevo raccontarti una cosa…- Ed ecco che l’ingordigia di Chris è stuzzicata, si accendono gli occhi e la fame di news gli solletica già il palato.

-Prima tu-, ovviamente, mi impongo.

Chris sbuffa.

-Nulla di che… Pare che il giapponese abbia fatto una schifezza nel libero, perché banalmente era disperato. La madre di Mila ieri lo ha incontrato nel momento in cui aveva appena ricevuto una brutta notizia:  dice che gli è morto il cane, mentre lui gareggiava nel corto e, quando lo ha saputo, ha dato di matto. Credo che Katsuki possa avere la stoffa… ma siamo seri: buttare via tutto così solo perché dall'altra parte del mondo ti è morto il cane! E non solo: ieri è stato visto ingozzarsi come un porco a tarda serata… ci credo che non staccava nemmeno di venti centimetri, nei salti!-

Lo dice come se stesse parlando di qualcuno di astratto, non di una persona che gli è appena passata accanto in lacrime. Mi accorgo che sto stringendo la tazza tra le mani quando la sbatto contro i denti, ma Ser'yozno?, c'era davvero tutto quello strazio, dietro il fallimento del loro avversario? Non ci posso pensare a come possa sentirsi… 

Gli è morto il cane… 

Se succedesse a me… No, altro che fare una performance disastrosa come quella! Non sarei nemmeno sceso in pista! Come può aver affrontato la gara, forse la gara più importante della sua vita, con un peso simile sul cuore? 

È qualcosa di irrazionale che muove il mio dito sul pulsante del telefono, posato sul tavolo accanto al piattino, affinché si possa attivare il display. Il muso allegro di Makkachin mi sorride in un milione di pixel. Se solo gli accadesse qualcosa di brutto prima di una gara io… 

Chris è un insensibile gattaro…

-Beh, ora si spiega tutto.-

-Tutto cosa?-

-Come uno che ha le palle per gareggiare davanti alle telecamere di tutto il mondo, dopo un dolore simile, possa averti battuto, a Parigi.- Finisco in un sorso il tè e mi alzo. -Devo andare-, e la mia voce trema.


Sono sconvolto da quello che ho saputo sull’uomo che mi ha fatto arrivare alla prova del libero con una paura di perdere il titolo che non avevo mai provato prima. Perché sono sicuro che, se non fosse capitato quello che è capitato, il giapponese mi avrebbe messo davvero in seria difficoltà. Quando ho visto il video di Phichit… sono rimasto semplicemente incantato. Se avesse ripetuto in gara un'esibizione come quella, avrebbe raggiunto facilmente i duecentodieci punti, li ho calcolati ogni volta che ho premuto play, e non c'era neanche la musica a sottolineare la sua espressività nella componente artistica! Io ho vinto con duecentouno e sessantacinque e avevo solo cinque punti più di lui, dopo il corto. Yuuri Katsuki avrebbe potuto conquistare l'oro.

 

Yacov sta aspettando Yuri Plisetsky e me all'ingresso del palazzetto, gli altri si sono già avviati in hotel.

Incontro nel corridoio il piccolo punk di Russia, all'uscita dei bagni. Ha il volto rosso e i denti serrati in un ringhio. Conoscendolo ha litigato con qualcuno. Prima o poi quel ragazzino dovrà cambiare atteggiamento, perché tutta quella rabbia mal si sposa col suo aspetto efebico e, se davvero vorrà proporsi come mio successore sul trono di Russia, dovrà venire a patti tra quello che è il suo aspetto e quello che gli ribolle nel sangue. Quando lo guardo durante gli allenamenti, l'idea che mi dà ogni volta è di osservare un cucciolo di tigre, troppo piccolo e carino per fare davvero paura, che vorrebbe ruggire, ma invece miagola.

Lo affianco.

-Vorrei darti dei consigli circa la tua esibizione di ieri…- Gli dico.

Ma il tigrotto ringhia. -Se vuoi metterti a fare il coach, smetti di gareggiare e lascia campo libero a me, che sono il futuro. Tu sei passato, vecchio.-

-Yuri, dai… Dobbiamo parlare del libero, la sequenza di passi ha bisogno di…-

-E chi se frega, tanto ho vinto io, no?- 

Ribelle. Divertente, tenero, grazioso e ribelle. Yacov sta crescendo una bella gatta da pelare e infatti, appena ci sente arrivare, gli si tappa la vena.

-Ah, Yuri! Non puoi andare avanti per sempre a parlare così a tutti!- Apostrofa Plisetsky, mettendosi a sbraitare. Quell'uomo urla, urla sempre, poco importa se Yuri ed io abbiamo glorificato il suo lavoro con due medaglie d'oro.

Speravo di riuscire ad andarmene via senza incorrere di nuovo nelle domande dei giornalisti appostati nella hall, ma se questi due non la smettono di fare cane e gatto, presto saremo di nuovo accerchiati.

Già mi sento addosso gli occhi di qualcuno… Mi volto e, davanti a me, vicino all'uscita, c'è Yuuri Katsuki. È fermo accanto a un giornalista orientale, ha lo zaino sulle spalle, gli occhiali storti e mi sta fissando con espressione smarrita. 

Forse è l'ultima occasione che ho di parlare con lui. Glielo devo, perché ricordo le parole esatte del suo amico thailandese: “tu devi restare il suo idolo buono, pulito, affidabile, sano, se mai ti troverai faccia a faccia con lui. Per favore, Victor.”

-Facciamo una foto tutti insieme?- Gli domando, sorridendo. Vorrei avvicinarmi e presentarci, ma lui sobbalza terrorizzato, si volta e si incammina verso l’uscita del palazzetto, ignorando le parole del suo coach.

Non ci sono riuscito neanche stavolta.

Lo osservo andare via, trascinando un trolley carico di rimpianti e lasciandomi con un milione di domande senza risposta.


 
   
 
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