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Autore: Fiore di Giada    31/03/2024    1 recensioni
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt 75, ossia Sollievo miracoloso.]
─ Yanez… Io voglio ricominciare… Abbiamo sbagliato entrambi… Ma a due condizioni… ─ mormorò.
Il portoghese, cauto, appoggiò l'amico sul letto, poi fissò su di lui uno sguardo perplesso.
─ Quali? ─ domandò.
─ Voglio che tu dorma qui, accanto a me… Mi sei stato per troppo tempo accanto e hai bisogno di riposo… ─ cominciò l'altro, un lampo ironico nelle iridi castane.
─ Quale onore! ─ rispose l'avventuriero europeo, le labbra sollevate in un sorriso divertito.
Lo sguardo di Sandokan, ad un tratto, si adombrò. Quella confessione, così amara, aveva turbato il suo animo.
─ Ti prego, non considerarti colpevole della tua nascita. Non l'hai scelta tu. E io… Io sono felice che tu sia qui. ─ affermò, risoluto. No, non avrebbe maii permesso al suo amico portoghese di consumarsi in rimorsi sciocchi.
Per alcuni istanti, Yanez tacque, lo sguardo umido di lacrime, poi gli si stese accanto e lo abbracciò. Quelle parole donavano sollievo al suo cuore, da tempo angosciato.
Finalmente, potevano andare avanti.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce della luna filtrava da una finestra semiaperta e illuminava la capanna d'un debole lucore argenteo.
Di tanto in tanto, il canto delle fregate risuonava nell'aria, mentre le balene, muovendo la coda, sollevavano alte colonne d'acqua.
Lo sguardo di Yanez, inquieto, vagava sul corpo inerte di Sandokan, disteso sul letto, il petto coperto da una fasciatura stretta.
Di tanto in tanto, il giovane avventuriero si avvicinava alla finestra e osservava il paesaggio di Mompracem.
Poi, i suoi occhi si posavano sulla figura inerte dell'asiatico.
Cauto, gli appoggiò una mano sulla fronte e, per alcuni istanti, rimase immobile, cogitabondo.
Per fortuna, sembra non avere più febbre., si disse. Due giorni prima, Mompracem era stata raggiunta da crudeli mercenari, pagati dagli inglesi.
Erano riusciti ad annientarli, ma molti di loro erano stati colpiti.
Con un gesto nervoso del braccio, allontanò le lacrime, che tremavano nei suoi occhi. Il suo amico Sandokan non si era risparmiato nel combattimento.
Ed era stato ferito al torace da una freccia.
Si passò una mano sulla fronte. Quella ferita, che era apparsa profonda, ma non grave, si era infettata.
E, per lunghe ore, la sua vita era rimasta sorpresa su un filo fragile, prossimo a spezzarsi.

Ad un tratto, una nebbia grigiastra velò lo sguardo di Yanez.
Confuso, il giovane portoghese sbatté le palpebre, mentre un brivido sgradevole attraversava la sua schiena. No, non andava bene.
Si passò le mani sugli avambracci. Per fortuna, la sua vista era ritornata, ma non poteva fingere che non fosse accaduto nulla.
Il peso di quelle giornate rischiava di annientarlo.
Forse, Marianna ha ragione…, si disse. Lei avrebbe voluto aiutarlo, ma lui le aveva fatto notare l'assurdità di una simile richiesta.
Marianna non doveva caricarsi di una fatica ingiusta.
Yanez fissò lo sguardo sul viso dell'amico e un leggero sorriso sollevò le sue labbra.
− Non me lo perdoneresti, vero? − sussurrò. Al contrario suo, Marianna e gli altri tigrotti l'avevano sempre sostenuto.
E tale fedeltà non doveva essere premiata con una fatica improba.

Una mano, debole, si posò sul suo braccio.
L'europeo si scosse e i suoi occhi cerulei si rifletterono nelle iridi castane di Sandokan.
− Sei sveglio… − mormorò il portoghese, la voce flebile dalla gioia. Il peso di quei due giorni, in quel momento, si abbatteva su di lui.
Con un cenno del capo, il principe malese annuì e scrutò il viso del suo amico. Ben vedeva i segni dell'affaticamento su quel volto a lui familiare.
− Da quanto tempo non riposi? − chiese a sua volta.
A stento, l'europeo trattenne una risata. Sandokan era preoccupato per lui.
− Due giorni. Ma era naturale. Sei stato ferito in battaglia e la lesione si è infettata. − spiegò.
Sollevò le labbra in un sorriso, mentre gli occhi si velarono di lacrime. In quel momento, il peso di quell'angoscia si abbatteva sulle sue spalle.
Di scatto, chinò la testa e il suo corpo si irrigidì, come la lama di una spada. No, non doveva mostrare nessuna debolezza.
Sandokan non meritava uno spettacolo indegno.

Il principe malese scosse la testa, turbato. Quali sentimenti si agitavano nell'animo del suo amico?
Perché, ad un tratto, si era irrigidito?
─ Dovresti prenderti cura di te stesso. Sei ferito? ─ domandò il principe malese.
A quella domanda, l'avventuriero scosse la testa.
A fatica, Sandokan allungò il braccio e posò la mano su quella dell'altro. No, non gli avrebbe permesso di nascondersi dietro una forza inesistente.
A quel tocco, Yanez sussultò e girò il capo verso il compagno.
─ Non mi piace essere causa di problemi… E' una sensazione che non provavo da quando ero bambino… ─ cominciò, il tono vibrante di amarezza.
Sandokan tacque e la sua mano rimase immobile su quella dell'altro. Yanez parlava poco della sua infanzia.
E, in quell'istante, la sua pena, a stento trattenuta, era ben più chiara di tante, inutili parole.
Le lacrime velarono gli occhi chiari di Yanez, ma le sue labbra si sollevarono in un sorriso. Forse, sarebbe riuscito a fare cessare le domande del suo compagno…
─ Mia madre è morta poche ore dopo la mia nascita… E mio padre ha riversato su di me il suo dolore… Io l'avevo privato della sua amata sposa… Avevo la colpa di essere nato… ─

Ad un tratto, aprì le braccia e strinse a sé il corpo di Sandokan.
Impetuose, le lacrime bagnarono le sue guance e deboli singhiozzi dilaniavano il suo petto. Che senso aveva una simile menzogna?
Il principe malese, cauto, appoggiò le mani sugli avambracci del compagno.
─ Ho rischiato di uccidere di nuovo una persona a me cara… E la colpa sarebbe ricaduta solo su di me e sulla mia stupidità… Perché non ho saputo contenere la mia stupida gelosia… ─ confessò. Con l'arrivo di Marianna, era divampata in lui una rabbia insensata.
Aveva attaccato quella ragazza per un pregiudizio insensato.
E quel sentimento aveva rischiato di aprire un abisso incolmabile tra di loro.
L'altro poggiò la testa contro il petto del compagno. I sentimenti di Yanez rispecchiavano i suoi.
Per una banale incomprensione, avevano rischiato di perdersi.
E il terrore di una simile eventualità aveva congelato entrambi.
─ Yanez… Io voglio ricominciare… Abbiamo sbagliato entrambi… Ma a due condizioni… ─ mormorò.
Il portoghese, cauto, appoggiò l'amico sul letto, poi fissò su di lui uno sguardo perplesso.
─ Quali? ─ domandò.
─ Voglio che tu dorma qui, accanto a me… Mi sei stato per troppo tempo accanto e hai bisogno di riposo… ─ cominciò l'altro, un lampo ironico nelle iridi castane.
─ Quale onore! ─ rispose l'avventuriero europeo, le labbra sollevate in un sorriso divertito.
Lo sguardo di Sandokan, ad un tratto, si adombrò. Quella confessione, così amara, aveva turbato il suo animo.
─ Ti prego, non considerarti colpevole della tua nascita. Non l'hai scelta tu. E io… Io sono felice che tu sia qui. ─ affermò, risoluto. No, non avrebbe maii permesso al suo amico portoghese di consumarsi in rimorsi sciocchi.
Per alcuni istanti, Yanez tacque, lo sguardo umido di lacrime, poi gli si stese accanto e lo abbracciò. Quelle parole donavano sollievo al suo cuore, da tempo angosciato.
Finalmente, potevano andare avanti.
   
 
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