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Autore: Tynuccia    01/04/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] “A maggior ragione”, insistette Cagalli, staccandosi per guardarla in faccia. “Non ha minimamente tenuto conto dei tuoi sentimenti!”.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Proposta
 
 
 
Non era arrivata da molto quando le porte scorrevoli in vetro della piccola lounge privata del porto si aprirono. Con un trolley a testa, due giovani fecero il loro ingresso, intente a chiacchierare e ridere, su chissà quale argomento. Gli occhi viola della Coordinator indugiarono sulla ragazza con lunghi capelli color acquamarina, acconciati in una treccia laterale. Le avevano preannunciato che si sarebbe presentata con un aspetto diverso dal solito, e valutò che era bizzarro incontrarla per la prima volta sotto copertura. 
Mosse alcuni passi in direzione delle due e sorrise loro. “Maggiore Shiho Hahnenfuss”, si presentò, evitando di scattare sull’attenti in quanto non indossava l’uniforme militare. “Benvenute su Aprilius One”.
 
Cagalli tese la mano per stringergliela e ricambiò il sorriso con fare amichevole. Vide l’altra tentennare lievemente, e ricordò che Athrun l’aveva avvertita che la ragazza tendeva a sminuirsi particolarmente se c’erano di mezzo cariche più alte della sua. Fu, comunque, lieta che dopo qualche istante le loro dita si incrociarono. “Sono veramente dispiaciuta, Maggiore. Probabilmente avrà un miliardo di altre cose da fare piuttosto che farmi da babysitter”.
 
Shiho sobbalzò e scosse con veemenza il capo. “Nessun problema Del—, signorina. Sono specializzata in questo genere di cose”, assicurò, volendo mettere in chiaro che fosse del tutto a proprio agio. La principessa di Orb si era recata sui PLANT per motivi di piacere, pertanto riuscendo a non coinvolgere nessuno del suo entourage ufficiale, ed il suo fidanzato avrebbe potuto raggiungerla soltanto quella sera. Per quelle ore in cui Athrun Zala non avrebbe potuto salvaguardare il suo benessere fisico, era stato pattuito che a farle da bodyguard sarebbe stata proprio Shiho. Il suo sguardo indugiò sulla compagna di viaggio del Delegato Athha, e si prodigò a scambiare una stretta di mano anche con lei. “Signorina Haww. È un piacere conoscerla finalmente di persona”.
 
Miriallia alzò gli occhi al cielo. In qualità di addetta all’ufficio stampa di Orb, aveva già avuto modo di conoscere la Coordinator per scambi di notizie con l’Intelligence delle Clessidre. Se aveva deciso di affiancare Cagalli in quel viaggio era soltanto perché, con capacità persuasive che ancora le sfuggivano, quell’asino del suo ex l’aveva convinta a rivedersi. “Vogliamo smetterla con tutti questi formalismi?”, rise. “Siamo troppo giovani per trattarci come se fossimo delle signore attempate”.
 
“Effettivamente hai ragione”, le diede corda Cagalli, quindi si rivolse al soldato dai capelli castani. “Immagino che Yzak ti abbia consegnato il mio itinerario per oggi”.
 
La familiarità con cui aveva parlato del Comandante fece arrossire leggermente Shiho, che però annuì con fare accomodante. “Certo. Prima deve—“, si interruppe, percependo lo sguardo di Miriallia, “devi fare visita al Comandante Yamato e al Presidente Clyne, e poi mi sembra di aver capito che vorresti vedere la città”.
 
“Kira non sarà molto contento di sapere che non mi voglio avvalere di lui per la mia protezione”, considerò Cagalli, sfoggiando un ghigno divertito nonostante tutto. “Ma spero che non te la prenderai se dico che avevo bisogno di qualcuno che passasse inosservato”.
 
La Coordinator rise appena. “Il senpai Elthman me lo rimprovera sempre, di essere forse un po’ troppo parte della tappezzeria”, le informò con una scrollata di spalle. 
 
Alla menzione del biondo, Miriallia sbuffò. “È veramente l’ultimo essere che può permettersi di fare la morale agli altri”.
 
Cagalli inarcò le sopracciglia, coperte dalla frangetta della parrucca. “Ma non sei venuta qui proprio per vederlo?”, indagò, confusa.
 
Stizzita, l’altra incrociò le braccia sul torace. “Certo, così avrò modo di insultarlo dal vivo. Mi nego questo piacere da troppo tempo”.
 
“Non vorrei essere maleducata”, iniziò Shiho con una certa cautela, “però per questo genere di cose sento che mi dovresti pagare da bere. Mi sorbisco i piagnistei di Dearka quotidianamente”.
 
Miriallia si dispiacque immensamente, ma Cagalli batté le mani entusiasta. “Allora stasera potrai rimediare, Miri! In attesa di Athrun potreste venire nell’appartamento che abbiamo affittato per cena. Del resto dovremo pur mangiare, no?”. 
 
Entrambe tentennarono, una perché seppure in borghese era comunque in servizio, l’altra perché troppo orgogliosa e non capiva il motivo per cui dovesse essere lei a sborsare soldi per colpa dell’idiozia di Dearka. 
 
“Devo ricordarvi chi tra di noi ha il rango più alto?”, continuò allora Cagalli, spingendo in fuori il petto con orgoglio. 
 
“Se dovessi causare un incidente diplomatico, il Comandante mi ucciderebbe”, sospirò Shiho, rabbrividendo al solo pensiero. 
 
“Sei veramente un’infame. Come il tuo fidanzato”, borbottò invece Miriallia, scuotendo la testa sconsolata, ma forte della sua leggendaria tolleranza all’alcol. 
 
*
 
La giornata si era svolta senza intoppi, fortunatamente. Cagalli era riuscita a incontrarsi con il fratello e la sua compagna, promettendo loro un pranzo vero e proprio per l’indomani, e sentendosi terribilmente in colpa per i salti mortali fatti dalla segretaria di lui per riuscire a liberargli l’agenda. 
Avevano, poi, visitato Aprilius One con tutta la calma che solitamente non riusciva a sperimentare, e sentirsi libera anche solo per qualche ora le aveva fatto immensamente bene, tutt’al più in compagnia di due coetanee e, sebbene non avesse potuto dimenticare i suoi impegni e avesse anche fatto una videochiamata con Toya per assicurarsi che tutto stesse procedendo nel verso giusto, nel momento in cui tornarono a casa il suo cuore era leggero. 
 
L’appartamento l’aveva prenotato Athrun, ricorrendo al suo vecchio pseudonimo, e quando la padrona l’aveva chiamata Signora Dino non aveva potuto fare a meno di arrossire, assaporando la sensazione dolce amara della consapevolezza che, tra qualche anno, si sarebbe davvero potuta sposare con l’amore della sua vita, ma nel frattempo avrebbe dovuto scendere a compromessi, e lui in uguale misura. Aveva abbassato lo sguardo sull’anello, che si era concessa di indossare al dito poiché libera dai soliti vincoli, e aveva sorriso intenerita; e con la mente già obnubilata dall’alcol che Miriallia aveva comprato per loro tre. 
 
“Devo ammettere che è divertente”, disse all’improvviso Shiho, la voce alticcia mentre si serviva con una generosa porzione di gnocchi di riso. 
 
Cagalli la spiò sorpresa, perché il Maggiore Hahnenfuss le aveva scarrozzate tutto il giorno con rigore e professionalità, senza mai lasciarsi andare a commenti inopportuni, ma ora sembrava un’altra persona, molto più rilassata e spiritosa. Oltre che ubriaca, e il pensiero la fece ridere. Soprattutto al ricordo di come avesse preteso che ordinassero una quantità industriale di cibo cinese per non bere a stomaco vuoto. 
 
“Di solito la mia compagnia è rappresentata da Dearka e dal Comandante, ma stare con due ragazze della mia età è infinitamente meglio”, continuò la Coordinator, cacciandosi in bocca le bacchette.
 
“Mi sarei ammazzata prima”, commentò Miriallia, caustica. Delle tre era evidentemente quella che reggeva meglio l’alcol, ma aveva comunque il volto arrossato. Soprattutto dopo che buttò giù uno shot di liquore alla prugna. 
 
A Shiho sfuggì un singhiozzo, quindi si appoggiò pesantemente al tavolo e la indicò con il bicchiere. “Tu sei fortunata, lasciatelo dire. Il senpai ha una boccaccia terribile, ma almeno è sinceramente innamorato di te, sai? Mica come quell’altro…”. Si bloccò, la parola che indugiò pericolosamente sulla punta della lingua. “Scemo”.
 
Cagalli e Miriallia si scambiarono un’occhiata. Non era necessario conoscere il Maggiore approfonditamente per capire che provasse più di semplice ammirazione nei confronti del suo superiore. Anche perché nessuno sano di mente avrebbe scelto di seguire il Tenente Colonnello Joule per quattro anni senza ulteriori motivi. Fu la ex giornalista a intervenire, un sorrisetto malizioso sulle labbra. “Addirittura?”, la prese in giro. “Se ti sentisse ti metterebbe a scrostare cessi”.
 
Shiho sollevò il mento, chiaramente risentita. “Mi ha mancato completamente di rispetto! Se lo merita. Scemo”.
 
Subodorando un pettegolezzo gustoso, e anche per via di un po’ di sana deformazione professionale, Miriallia le riempì il bicchiere con altro liquore e si sporse verso di lei. “Ti va di raccontarlo alle tue nuove amiche?”.
 
La Coordinator la guardò, quasi commossa, e poi annuì. Si alzò, barcollando, e recuperò la borsa. Frugò qualche istante al suo interno, per poi estrarre una piccola scatola di velluto color panna, che sbatté sul tavolo, facendo tintinnare le stoviglie. Sotto gli sguardi incuriositi delle due, si prodigò a far scattare il gancio, rivelando un anello di fidanzamento con un enorme diamante incastonato in mezzo. Le sentì trattenere il respiro, e si esibì in un sospiro da manuale, le dita che involontariamente accarezzavano il morbido tessuto della scatolina. “Sua madre sta cercando di trovargli moglie da anni. Durante il colpo di stato ci siamo incontrate sull’Eternal, ed evidentemente devo esserle piaciuta molto, perché ieri mattina il Comandante mi ha chiesto di sposarlo”.
 
Nel salotto calò il silenzio più totale, interrotto soltanto da un’imprecazione che uscì, sincera ed elaborata, a Cagalli, e che fece sobbalzare Shiho. “Guarda, anche Athrun non è stato molto abile nel farmi la proposta”, tentò di consolarla il Delegato Athha. “Non me l’ha neanche chiesto, in realtà, mi ha solo infilato l’anello al dito con una faccia da schiaffi”. Nel dirlo, però, non riuscì a non sorridere al ricordo. 
 
Shiho si scolò il contenuto del bicchiere e appoggiò la fronte contro la mano, improvvisamente in imbarazzo. “Sì, ma almeno tu e il Colonnello stavate assieme. A differenza nostra”.
 
“Che cane”, ruggì Miriallia, indignata, prima di farsi un altro shot. “E tu cosa gli hai risposto?”.
 
La Coordinator la imitò, agguantando la bottiglia. “Ho rifiutato, che domande!”, esclamò, gli occhi tristi. “Non sono contraria ai matrimoni di convenienza, su PLANT sono all’ordine del giorno, ma gli ho fatto notare che non sono minimamente all’altezza di diventare sua moglie. Cristo santo dovrebbe capirlo da solo che la famiglia Joule è troppo aristocratica per una sempliciotta come me!”. Abbassò le palpebre e prese un respiro profondo. “Il Comandante è troppo una brava persona per accontentarsi della prima donna che gli capita, e dovrebbe pensarci molto più a fondo. Non è giusto costringerlo ad un matrimonio infelice solo perché così sua madre smetterà di tormentarlo”. 
 
Cagalli, improvvisamente commossa, si alzò dalla sedia per andare ad abbracciare Shiho e farla dondolare. “Sei proprio una brava persona”, piagnucolò. “Quel cretino non ti merita!”.
 
D’istinto, lei lo difese comunque. “Non l’ha fatto con cattive intenzioni”, assicurò alla bionda. “Non ha esperienze in questo campo, e credo volesse fare soltanto la cosa giusta. Per lui e per me. Temo si sia accorto che mi piace e avrà pensato di farmi un favore”.
 
“A maggior ragione”, insistette Cagalli, staccandosi per guardarla in faccia. “Non ha minimamente tenuto conto dei tuoi sentimenti!”. 
 
Shiho scosse il capo, leggero a causa della sbronza, e posò lo sguardo sull’anello ancora sul tavolo. “A modo suo, ma il Comandante tiene molto a me. Ha dei comportamenti bizzarri, è vero, ma era davvero serio quando me l’ha proposto”. 
 
“Alla faccia del definirlo uno scemo”, mormorò Miriallia, iniziando seriamente a rivalutare positivamente il suo ex. “Ma scusa, se hai rifiutato perché ti sei tenuta il brillocco?”.
 
L’altra arrossì, colpevole. “Perché mi ha ordinato di pensarci. E non posso disobbedire agli ordini del mio superiore”.
 
Cagalli sospirò, tornando a sedersi per bere. “Siete proprio strambi, voi Coordinator”, decretò solennemente. “Chiamalo, fallo venire qui e sistemate questo casino”, aggiunse poi. 
 
Scandalizzata, Shiho la guardò come se avesse appena confessato di far parte dei Blue Cosmos. “Non potrei mai farmi vedere in queste condizioni dal Comandante Joule!”, obiettò, senza però evitare di farsi un altro shot. Ne aveva decisamente bisogno. 
 
“Ops”, uscì a Miriallia, la mano davanti alla bocca in un atteggiamento affatto dispiaciuto. “Ho già scritto a Dearka di raggiungerci”. 
 
“E poi l’infame sarei io?”, rise Cagalli, che comunque approvava la tempestività d’azione della sua collaboratrice. 
 
L’altra fece spallucce, quindi si rivolse al Maggiore, che ormai aveva la faccia poggiata contro il tavolo e mugugnava parole sconnesse. “Yzak non potrebbe trovarsi una donna migliore di te neppure se andasse a crearsela ad hoc”, le disse. “Perché non accetti?”.
 
Shiho mosse il volto, ma non lo sollevò, e spiò Miriallia, le guance rosse e le lacrime agli occhi. “Mi vergogno troppo a dirlo”. 
 
“Dillo comunque”, la esortò Cagalli, con gentilezza. “Se ho imparato qualcosa dal passato, è che quando ci sono problemi di comunicazione va tutto a rotoli”. 
 
La Coordinator si rimise a sedere composta, ma nessuna parola le uscì dalla bocca. Vide il Delegato Athha sollevare un sopracciglio, esortandola ad esternare dei pensieri evidentemente scomodi. 
 
*
 
“Cosa ci fate qua?”.
 
Quando Athrun scese dall’auto, parcheggiata di fronte all’elegante palazzina che avrebbe ospitato lui e Cagalli per i giorni a venire, trovò i suoi camerata della prima guerra ancora in uniforme intenti a parlottare tra di loro. Sapeva che la protezione della sua fidanzata era stata affidata al Maggiore Hahnenfuss, ma subito gli si accese una lampadina di allarme. Prontamente smorzata dal gesto leggero della mano che fece Dearka.
 
“Mi ha convocato Miri”, confidò, tronfio. “Questo coglione ha fatto una cazzata gigantesca”.
 
Athrun aggrottò le sopracciglia scure all’insolito silenzio dell’albino. “Se non sbraiti come di norma vuol dire che l’hai combinata grossa”, considerò mestamente. 
 
Nuovamente fu Dearka a prendere parola. “Giuro che gli vorrei riempire la faccia di pugni”. 
 
“Oi, guarda che sono qui!”, esclamò, finalmente, Yzak, sbattendo un piede a terra. Poi, prendendo un respiro profondo, si grattò il capo, non riuscendo a credere alla propria sfortuna. Non che non se lo meritasse, ovviamente. 
Conscio dello sguardo indagatore del suo rivale di sempre, schioccò la lingua sul palato e, infastidito, guardò in basso. “Ho chiesto a Shiho di sposarmi”.
 
Sempre più confuso, Athrun cercò con gli occhi Dearka. “Congratulazioni, allora”, disse poi, tentando di capire perché quel dettaglio corrispondesse a una cazzata. “Non è che le voci su voi due…”.
 
Il biondo sospirò esageratamente e piazzò una mano sulla spalla del migliore amico, impedendogli di aggredire il Colonnello Zala. “No”, smentì, inorridito, “ma gliel’ha proposto come avranno fatto i tuoi con i genitori di Lacus, ai tempi. Soltanto per far tacere Ezalia”.
 
I lineamenti di Athrun si indurirono, ma fu comunque comico vedere l’espressione da cane bastonato dell’albino. “Sei veramente terribile”, lo accusò, soprattutto perché sapeva che Shiho provava davvero qualcosa nei suoi confronti.
 
“A quanto pare le ragazze stanno bevendo, e la cosa è uscita. Credo che sarebbe stato meglio metterti un giubbotto antiproiettile”, considerò a quel punto Dearka. “Mi prodigherò per levare i coltelli da Miri. Non si sa mai”.
 
“Vedi di comportarti da uomo”, gli consigliò poi Athrun, mentre si infilavano in ascensore, godendo segretamente per potergli rinfacciare parole che si era sentito dire fin troppe volte in passato. “Per quanto tua madre possa essere pedante, non puoi approfittarti di quella poverina”.
 
Yzak rimase in silenzio, quindi sospirò. “Mi piace. Shiho, intendo”. Vide gli altri due voltarsi di scatto. “Me ne sono accorto da poco tempo, e ho pensato che così avrei preso due piccioni con una fava”.
 
“E glielo hai detto?”, indagò allora Athrun, quasi con cautela vista la reazione eccessivamente pacata del suo rivale.
 
“Non me ne ha dato il tempo”, borbottò l’albino. “Ha iniziato a fare una lista di assurdità per cui non avrebbe potuto diventare mia moglie”. Le sue guance diventarono rosse al ricordo di uno di quei punti, per cui la sua sottoposta aveva detto che aveva un seno troppo volgare per una donna dell’alta società. 
 
Dearka fu lieto di uscire dall’abitacolo e si avvicinò ad Athrun. “Ho a che fare con degli idioti. Se si dovesse aprire una posizione nell’esercito di Orb, sappi che verrei correndo”.
 
Lui rise e scosse i capelli scuri, inserendo il codice che gli aveva inviato nel pomeriggio Cagalli. Insieme agli ex camerata fece il suo ingresso, non aspettandosi di trovare la sua fidanzata intenta a reggere il polso di Shiho, che aveva la mano sinistra infilata in un contenitore ormai vuoto di cibo, mentre Miriallia la tirava per l’altro braccio. 
 
Le tre, al rumore della porta, si voltarono verso di loro, e l’espressione dell’unica Coordinator mutò rapidamente dal rammarico al panico, gli occhi viola puntati sul suo superiore. “Comandante Joule! Sono così terribilmente dispiaciuta!”, biascicò. “Mi hanno costretta a provarlo e ora non vuole saperne di uscire, e stiamo provando con la salsa del maiale in agrodolce”.
 
Miriallia le diede un colpetto con il gomito. “Non ti devi scusare tu”, le sibilò, intransigente. 
 
Miracolosamente, a Yzak venne da ridere. Se Ezalia avesse saputo che il cimelio di famiglia era immerso in una salsa unta le sarebbe scoppiato il cuore, ma in qualche modo gli sembrava una situazione spassosa. Senza contare il piacevole vuoto allo stomaco nel vedere Shiho con il suo anello al dito. 
 
“Porca puttana, signorine, siete ubriache da fare schifo”, notò Dearka, ridendo apertamente. 
 
“E tu il solito sboccato”, replicò Miriallia, fulminandolo con lo sguardo, che posò poi su Athrun, intento ad osservare la scena, ma soprattutto la sua fidanzata, con un sorrisetto divertito. Lasciò andare Shiho di colpo e si sistemò delle pieghe sui pantaloni. “Beh, non vorrei essere ulteriormente di troppo, ora che sei arrivato tu. Immagino sarai stanco dal viaggio”.
 
“Un po’, sì”, ammise lui, che in realtà voleva soltanto trascorrere il resto della serata da solo con la sua dolce - e sbronza - metà. Non avrebbe messo in cima alla lista delle sue cose preferite trovarla alticcia, ma sapendo quanto duramente si impegnasse per il benessere della sua nazione, era contento che si fosse concessa dello svago. Si volse a guardare Yzak e Dearka. “Posso chiedervi di pensarci voi, a loro due?”.
 
Il biondo gongolò apertamente e tese la mano verso Miriallia. “Posso accompagnarti al tuo hotel? Ero venuto per veder scorrere un po’ di sangue blu, ma mi accontenterò di sentire la tua dettagliata versione dei fatti”.
 
La ragazza sollevò il mento, ma prese comunque la borsa ed il trolley. “Non farti strane idee”, lo ammonì quando lui le passò un braccio attorno alle spalle. 
 
“Quando mai”, replicò in un sussurro Dearka. 
 
Miriallia lanciò un’ultima occhiata a Shiho, intenta a pulirsi la mano sinistra con un tovagliolo, e le fece un cenno del capo. “Mi raccomando”.
 
Lei arrossì ed annuì appena, evitando con tutte le sue forze il confronto con il suo superiore, ma quando lui le si avvicinò non poté fare a meno di sobbalzare. Soprattutto quando la sollevò dal pavimento senza troppe cerimonie. “C-Comandante!”, protestò, aggrappandosi alle sue spalle. 
 
“Silenzio, Maggiore. Non voglio sentire un beh uscire dalla tua bocca”, la ammonì, seppure con tatto. “Sei talmente ubriaca che non riesci neanche a camminare. Finiresti con il cadere dopo due passi”.
 
Shiho mugulò qualcosa e abbassò lo sguardo, la testa che girava sia per l’alcol che per quel contatto ravvicinato. 
 
“Delegato Athha, sono spiacente per il trambusto”, continuò Yzak, guardando la giovane. 
 
Lei scosse il capo. “Considerati perdonato, Tenente Colonnello, soltanto nell’eventualità in cui rimedierai al casino che hai fatto”.
 
Incapace di prendersela con un’alta carica dello stato, l’albino si limitò ad annuire. “Era comunque mia intenzione farlo”, disse, quindi aprì la porta ed uscì, con Shiho ancora troppo imbarazzata per dire o fare qualcosa. 
 
Rimasti finalmente soli, Cagalli sorrise al suo innamorato. “Ben arrivato”, gli sussurrò, affrettandosi ad andare ad abbracciarlo. “Mi sono divertita tantissimo, oggi”. 
 
Athrun sospirò e le lasciò un bacio tra i capelli dorati. “Mi fa piacere”.
 
Lei si staccò per guardarlo negli occhi, le guance arrossate. “Credo che dovrai aiutarmi a fare la doccia. Non sono messa tanto meglio di Shiho”. 
 
Imitando Yzak, il ragazzo si piegò per prenderla tra le braccia. “Andiamo, ci penso io”, assicurò, contento come non mai di aver potuto intraprendere quella vacanza. 
 
*
 
Non fu un risveglio particolarmente gentile. 
 
Le era bastato sollevare le palpebre perché il mal di testa la colpisse impietoso, e mettersi seduta sul materasso non fu particolarmente d’aiuto, perché il mondo cominciò a vorticare. Gemette, portandosi le mani alle tempie, e qualcosa di freddo contro la pelle la costrinse ad abbassare un braccio. Appena vide l’anello al dito le tornarono in mente i ricordi della sera precedente, insieme ad un’ansia esistenziale che le fece desiderare di non essere mai nata. 
 
Imprecò con un filo di voce e si guardò attorno. Non riconosceva la stanza, ma indossava ancora il vestito del giorno prima, ormai completamente sgualcito. Si concesse un sospiro di sollievo e scostò le coperte, cercando di fare piano mentre si metteva in piedi. Ebbe quasi paura di specchiarsi, ed il suo riflesso le confermò che aveva un aspetto terrificante. Sbuffò e tentò di sistemarsi almeno i capelli. Aveva un vago sospetto che quello potesse essere l’appartamento del Comandante, ma non ricordava cosa fosse successo dopo che l’aveva presa in braccio per portarla via. 
 
Accumulò tutto il suo coraggio ed aprì la porta, avventurandosi fino al salotto, dove trovò semplicemente un biglietto, che le confermava di aver avuto ragione:
 
Sono andato a prendere la colazione. Fatti pure una doccia, ti ho lasciato l’accappatoio e dei vestiti di ricambio nel bagno principale — Comandante Joule.
 
Il fatto che si fosse firmato nell’esatto modo in cui lei lo chiamava, a prescindere dal suo nuovo rango, la fece sorridere. 
Aprì un paio di porte prima di trovare il bagno e si infilò volentieri sotto il getto di acqua calda, trovando momentaneo ristoro. Che si fosse ridicolizzata davanti a lui e agli altri la lasciava con l’amaro in bocca, e non sapeva come avrebbe potuto affrontarlo, ora che era sobria. 
 
Soltanto mezz’ora dopo riemerse dal bagno, ancora più imbarazzata dal modo in cui la t-shirt e i pantaloncini che le aveva prestato le stessero stretti. Vide il Comandante seduto al tavolo, tra le mani una tazza di carta, e solo in quel momento notò le coperte sul divano, sinonimo che doveva aver trascorso la notte lì. “Buongiorno”, mormorò, rimanendo in piedi sulla soglia della porta. 
 
Yzak si voltò e la guardò in silenzio, quindi si alzò e le andò incontro, fermandosi di fronte a lei. “Come ti senti?”, le chiese, il tono di voce neutrale.
 
Shiho si morse il labbro, sentendosi sull’orlo di uno dei peggiori pianti della sua vita. Si mise le mani davanti alle gambe e fece un profondo inchino. “Mi perdoni, sono stata una sconsiderata. Non volevo metterla in difficoltà, Comandante”. Si sollevò appena, incrociando il suo sguardo. “Almeno si sarà reso conto che avevo ragione, e che una donna come me non potrà mai essere a capo della famiglia Joule”.
 
Lui sospirò e le lanciò un’occhiata severa. “Non parlare così della mia sottoposta preferita”, la redarguì, mortalmente serio. La vide aggrottare la fronte e si domandò chi dei due fosse messo peggio a livello sentimentale. “Sono io che dovrei chiederti scusa. Non sono abituato a questo genere di cose, e la proposta che ti ho fatto mi è uscita decisamente male”. Allungò una mano per prendere la sua, sinistra, e attirare il Maggiore fra le sue braccia. La sentì fremere, le sue forme morbide premute contro di lui. “Non voglio sposarti solo per levarmi mia madre di torno. Di certo i miei sentimenti per te sono meno intensi dei tuoi, ma ci sono”. 
 
“Ci sono?”, ripeté Shiho, confusa. Vide l’albino annuire, palesemente in imbarazzo, e a sua volta avvertì le guance ardere. Memore di stralci di conversazioni avute la sera prima con Cagalli e Miriallia, decise di essere onesta a sua volta. “Per quanto io sia tuttora convinta di non essere all’altezza, il vero motivo per cui ho rifiutato è perché non volevo essere un ripiego”.
 
“Non lo sei”, assicurò lui, accennando un sorriso. “Anzi, sei l’unica donna che potrei mai accettare”.
 
“In tal caso”, mormorò Shiho, sorda a qualsiasi suono oltre al battito impazzito del suo cuore, “sarei onorata di diventare la moglie del Comandante”.
 
“Sono certo che farai un ottimo lavoro. Come sempre”. Il sorriso di Yzak si allargò ulteriormente, e si piegò per premere le proprie labbra su quelle della ragazza, stringendola a sé e sperando di riuscire, a sua volta, ad abbattere i propri limiti e farle capire quanto, davvero, tenesse a lei. 
  
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