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Autore: ineffable    06/04/2024    1 recensioni
Ogni veleno ha il suo antidoto.
HuskXAngel
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Angel Dust, Husk
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Veleno


Veleno

Veleno

Veleno

Lo sentiva scivolare giù per la gola, lento e bruciante.

Viscido

A volte più denso, altre più liquido ma mai meno doloroso da ingoiare.
E lui apriva la bocca prendendone sempre di più, ingoiandolo con ingordigia e voracità, ne chiedeva ancora con una fame che non si saziava mai, supplicando di essere riempito fino in fondo, fino a quando il suo stretto canale non era pieno e allora lui deglutiva sentendo il suo stomaco bruciare, il suo intero essere ardere.

Andava bene così.

Finire le giornate con ogni suo buco pieno fino a l'orlo che gocciolava macchiando le lenzuola.

Andava bene così.

Soddisfare i capricci sessuali e i piaceri del possessore della sua anima, che si divertiva a possedere anche il suo corpo come se fosse un giocattolino, e non importava se era appena stato scopato da da grandi e grossi energumeni, che lo avevano allargato e allargato fino a farlo urlare così forte da garantire una performance di cui nessuno si poteva lamentare, Valentino trovava sempre una fessura in cui infilarsi.
E lo possedeva.
A volte con lentezza.
Altre con passione.
Togliendogli di dosso l'odore e il sudore di quelli venuti prima di lui, che lo avevano usato a scopo lavorativo e lasciato lì ansimante e fradicio sotto la luce dei riflettori, Valentino lo prendeva portandolo nel suo camerino, lo faceva sdraiare e gli si strusciava addosso infilando il viso nel suo petto morbido.

"Sei la mia troia" diceva mentre con una mano gli teneva fermi i polsi sopra la testa e con l'altra lo penetrava fino in fondo.

"Sì Valentino" rispondeva Angel.

"Sei mio e mio soltanto, mi appartieni" e la mano che teneva i polsi si spostava sul suo collo, lungo la schiena di Angel scivolava un brivido elettrico come una scossa che aveva il suo culmine in un punto molto preciso del bacino.

"Sì Valentino" rispondeva gemendo.

"Fai vedere a papino come ti piace essere sbattuto da lui" diceva Valentino e Angel allargava le gambe aprendosi sempre di più, in modo da dargli più spazio per entrare e scoparlo fino in fondo, ardeva dal desiderio di soddisfarlo.

"Ti piace Angel?" chiedeva mentre gli infilava un grosso giocattolo nella sua cavità più profonda e lo attivava, quell'affare iniziava a vibrare facendo agitare il corpo di Angel che arrossiva come la brava puttanella che era.

"Sì Valentino!"  rispondeva con un urlo acuto e sexy, aprendo la bocca e aspettando la sua dose di piacere personale e Valentino non aspettava un minuto di più per dargliela tutta, lo prendeva muovendosi dentro di lui, soffocandolo mentre lo strattonava per i capelli e gemeva e ansimava liberando tutto il suo piacere.

E tutte quelle volte avevano una fine comune, il corpo di Angel macchiato dalle venute di Valentino, anche in quel caso aveva un copione da seguire per soddisfare il possessore della sua anima, doveva sedersi al centro del letto, o tavolo, o pavimento, nella posizione più seducente che riuscisse a trovare e mostrare a Valentino il risultato finale.
La putanella pudica era la versione che lo faceva eccitare di più, e Angel non lo deludeva mai, gonfiava il petto facendo colare inevitabilmente una riga viscida e lucida tra il suo folto pelo, si metteva in mostra arrossendo e facendo vedere quanto era soddisfatto ma pronto ad averne ancora se Valentino avesse voluto.
A volte lo prendeva ancora.
Altre si limitava a leccargli via tutto il piacere con cui lo aveva marchiato.
Angel ansimava sentendo quella lingua calda che scivolava su di lui.

"Domani piccola troia avida" gli diceva Valentino con la voce resa roca dal piacere, ma soprattutto dall'effetto che gli dava avere quel potere su di lui, poterlo comandare, dirgli cosa fare e osservarlo sottomettersi come un cagnolino obbediente.

C'erano casi in cui Valentino non lo lasciava venire, lo scopava, lo toccava e leccava ovunque divertendosi a vederlo contorcersi dal piacere, si eccitava a sentire la voce di Angel supplicarlo di lasciarlo liberarsi, ma lui di tutta risposta lo prendeva ancora e ancora senza mai concedergli di venire.

"Val."

"Ti prego Val lasciami..."

Angel lo implorava sentendosi pieno e gonfio oltre ogni limite ma Valentino non sentiva ragioni, gli ordinava di non toccarsi e lo lasciava insoddisfatto fino al giorno dopo con la ferma convinzione che la performance del ragno in preda ai bollori di un'eccitazione insoddisfatta sarebbe stata la migliore di tutte.

Angel odiava quei giorni.

Ma li amava anche.

Erano come una droga di cui non poteva più fare a meno.

E lui era un drogato che prendeva tutto quello che Valentino gli dava, che fosse piacere, umiliazioni, parolacce od offese, parole dolci o complimenti lui era assetato di tutto, non lo scalfiva nemmeno il pensiero che il suo corpo venisse trattato come un oggetto di cui chiunque poteva farne ciò che più desiderava.
Non era poi tanto diverso dai giocattolini sessuali che utilizzava sul set, anzi lui era proprio uno di quelli.

Ma andava bene.

Era sempre andato bene così...

Fino a quando una principessa ingenua e dal cuore troppo buono non aveva deciso di aprire le porte del suo hotel ai reietti della città che desideravano una redenzione, e Angel oltre quelle porte ci si era fiondato, scoprendo un desiderio di liberarsi e ripulirsi da tutta la merda che aveva ingoiato e sopportato per troppo tempo.

E così aveva trovato una famiglia, qualcuno da cui poter tornare, che era felice di vederlo, gente a cui importava davvero di lui, che gli chiedeva come stesse e se la giornata fosse stata troppo dura, persone che gli sorridevano e con le quali qualche volte bisticciava, ma il litigio finiva sempre con una bella bevuta.

Non c'era odore di sesso e feromoni all'Hazbin hotel, né puzza di sudore, non c'erano lenzuola sudice e impregnate dall'odore di sperma che gli si attaccava alla lingua e non lo lasciava mai, quell'hotel profumava di casa e il ragno una casa da quando era arrivato all'inferno non l'aveva mai avuta.
Viveva agli studi televisivi e quando non lavorava la sua dimora era la camera di Valentino situata all'interno di quegli edifici imponenti, prima le luci forti non lo infastidivano minimamente ora invece avevano iniziato a fargli venire mal di testa.

Angel aveva cominciato a lamentarsi, chiedeva di abbassare i riflettori, diceva che il letto era troppo scomodo o la parte troppo banale da recitare per una star come lui, Valentino gli urlava contro inviperito di chiudere quella boccaccia succhia cazzi, farsi scopare e portare le sue lagne altrove se non voleva trovarsi più cazzi in culo di quelli che poteva sopportare.

Il ragno però la sua bocca non riusciva più a tenerla chiusa, le parole gli scappavano come topolini inseguiti da un gatto e lui non ne aveva il controllo, sapeva di star tirando troppo la corda, che i suoi capricci da divo annoiato presto avrebbero scatenato le ire del suo capo, quelle vere e quel giorno per lui sarebbe stata la fine.

Ogni giorno era sempre più estenuante, più duro, più lungo e faticoso da portare a termine.
Ogni giorno finiva con i lividi sul corpo lasciati da Valentino.

Angel si lamentava.
Valentino fermava le riprese, lo trascinava nel suo camerino e lo picchiava in un tentativo minaccioso di fargli tornare la ragione.
Poi lo riportava sul set, gli faceva truccare i lividi e le riprese potevano andare avanti.
A volte quelle tumefazioni gliele lasciava in mostra, per dare più veridicità a una scena violenta.

La prima volta Angel si era preso uno schiaffo ammonitore davanti a tutti.
La seconda in camerino era stato un pugno a colpire quel bel volto da stella del cinema.
La terza un calcio.
E così via...
I giorni aumentavano, le percosse pure, e Angel finiva la giornata sempre più distrutto sia all'interno che all'esterno, la sua anima già lacerata da tempo traballava su un filo troppo sottile e il suo corpo delicato non ce la faceva più a sopportare tutti quei colpi.

Valentino non gli faceva uscire spesso il sangue, ma il cuore del ragno sanguinava eccome e quando tornava a casa si rifugiava dritto in camera sua, la maggior parte delle volte a piangere stringendo il suo porcellino infernale.
Soffocava lacrime e singhiozzi nel cuscino per non farsi sentire dai suoi amici.

I suoi amici...

Angel aveva degli amici e gli sembrava così assurdo, pensava a loro mentre accarezzava Porchetta, pensava a loro quando la sua mente era troppo esausta, quando era sull'orlo di una crisi di nervi lui pensava a loro...
Non poteva andarsene.
Non poteva lasciarli.

Non voleva.

Di loro uno più di tutti aveva attirato la sua attenzione.
Husk.
Quel burbero micione, dall'espressione sempre infastidita, come se odiasse ogni cosa intorno a lui era riuscito ad entrare non troppo in punta di piedi nell'anima di Angel, poteva quasi dire che erano diventati amici, o almeno gli piaceva considerare la cosa in quel modo.
Si riteneva fortunato ad avere un amico come Husk, sempre maledettamente sincero, che non credeva a nessuna delle balle che gli raccontava e la cosa che più gli faceva formicolare il cuore era che quel micio sapeva leggerlo come mai nessuno in vita sua aveva fatto.
Angel stava bene quando era insieme a quel gattino, dimenticava persino tutta la merda a cui era costretto quando era sul set con Valentino.
Forse si dimenticava persino che esisteva un Valentino.
Anche se la realtà era ben diversa.
C'era sempre un Valentino a cui tornare, ma anche un Husk che lo aspettava con il suo cocktail preferito.
La sua vita sembrava divisa in due, tra gli schiaffi del suo capo e i leggeri sfioramenti apparentemente accidentali da parte di Husk, viveva nel centro esatto tra possesso e libertà, Angel era certo che prima o poi sarebbe impazzito.
Non faceva in tempo ad abituarsi alla dolcezza di quel gatto barista che il mattino dopo era già in balia delle urla e sgridate del possessore della sua anima.
Husk era uno scontroso musone, non aveva paura di dire le cose in faccia ma era anche profondamente buono e nascondeva una gentilezza sorprendente in quel cuore inaridito dal gioco d'azzardo e dal patto fatto con Alastor.

Husk chiedeva ad Angel, non ordinava.
Husk a volte era duro con Angel, ma per il suo bene non con l'insano scopo di umiliarlo.
Husk non guardava il ragno in maniera lasciva e desiderosa di mettere le mani su quel corpo attraente, non gli schiaffeggiava il sedere quando Angel passava vicino a lui, non buttava lo sguardo su quel petto prosperoso quando l'altro faceva di tutto per metterlo in mostra.

Il gatto non ci cascava.
Non cedeva a nessuna delle sue avance o provocazioni.
Quel dannato micio lo stava uccidendo con il suo rispetto, perché gli faceva credere di esserne degno, quando Valentino invece ci aveva sempre tenuto a fargli presente che era solo un corpo da sbattere e far godere.

Il ragno stava cominciando a comprendere che cosa significava amare.
C'era stato un tempo in cui aveva creduto di essere innamorato di Valentino e che lui ricambiasse, ma presto aveva capito che quello non era amore, il suo capo si divertiva solamente a possederlo e lui godeva nel soddisfare quelle folli richieste.


Ma ora era diverso.
Tutto era cambiato.


Il gatto e il ragno avevano cominciato ad uscire di tanto in tanto, apprezzavano la compagnia reciproca e sempre più di frequente sentivano il bisogno di passare il loro tempo insieme lontano dall'Hazbin hotel, dagli occhi indiscreti e dalle risatine maliziose che venivano lanciate ad entrambi.
Desideravano un tempo solo loro, non che facessero granché perché il limite non lo avevano ancora superato, ma c'erano dei momenti in cui condividevano qualcosa da bere, guardavano una vetrina in cui c'era un bel abito e allora Husk si girava verso Angel e gli diceva:

<< Staresti bene con questo. >>

La prima volta che era successo Angel aveva aspettato la battuta successiva, guardando il gatto con una faccia da ebete e finendo per fare la figura dell'idiota.
<< Ti piacerebbe vedermelo addosso così da potermelo togliere? >> aveva domandato con un sorriso malizioso il ragno, allora Husk lo aveva guardato sollevando un sopracciglio con l'espressione più impassibile di sempre e poi aveva scosso la testa mostrando un sorrisino rassegnato.
<< Sei sempre il solito ragnetto eh? >>

Da quel giorno ogni volta in cui il gatto gli diceva qualcosa di carino Angel si limitava ad arrossire e sorridere, a volte balbettava un grazie e aveva cominciato anche lui a far notare ad Husk piccole cose che apprezzava, che fosse il modo in cui portava il cravattino, o quanto fossero interessanti le sue ali.
Quelle lusinghe reciproche erano rare ma mai poco gradite anzi il contrario, solo che erano entrambi ancora troppo immaturi per prendere in mano la situazione e accettare che l'altro gli piaceva in un modo che andava ben oltre l'amicizia, o forse erano i loro sentimenti ad essere acerbi e non pronti per essere accolti e raccolti come meritavano.
Per questo preferivano lasciare che le cose andassero avanti senza dar loro un nome, lasciando che quelle parole gentili sfuggissero dalle labbra quando la ragione non oscurava i desideri del cuore, oppure quando un loro sguardo durava troppo e allora dovevano in qualche modo colmare l'imbarazzo.


E poi le cose erano cambiate di nuovo...


Una sera dopo una pessima giornata per entrambi avevano deciso di uscire, ubriacarsi e smettere di pensare all'inferno che avevano intorno almeno per quella nottata; Avevano scelto un pub poco affollato perché non avevano voglia di confusione o di essere disturbati da qualche ubriacone strafatto e finire in una rissa.
Ed erano ancora lì, il locale mezzo vuoto, i drink sul tavolino che li separava, il gatto che si teneva il volto con una mano e il gomito appoggiato al tavolo e il ragno che lo guardava con gli occhi che sprizzavano stelline e cuoricini.

<< Non mi bacerai mai vero gattino? >>

Era stato l'alcol a parlare, era sicuramente stato l'alcol.

<< E' qui che ti sbagli Angel, io lo farei ma poi tu me lo rinfacceresti ogni giorno >> aveva biascicato Husk, chiudendo la frase con un singhiozzo dovuto all'eccesso di liquido che aveva in corpo.

Il ragno dopo aver fatto una smorfia rispose:
<< Non te lo rinfaccerei lo giuro, e poi che ti credi micione magari nemmeno mi piacerebbe. >>
<< Oh ti piacerebbe eccome ragnetto, te lo assicuro >> lo aveva sfidato Husk con un ghigno divertito e febbrile.

Allora Angel con le labbra che già pizzicavano aveva risposto:
<< Fallo e vediamo. >>

Husk emise uno sbuffo sollevando gli occhi al cielo, e sotto lo sguardo incredulo del ragno si era alzato e gli era andato vicino, gli aveva posato una mano sul morbido e peloso viso rosa e si era chinato su di lui.
<< D'accordo ragnetto, ma solo perché non mi piace perdere >> e poi lo aveva baciato.


Nessuno dei due si sarebbe aspettato di sentire quelle sensazioni, calore, un pizzicore piacevole che faceva fremere le loro pellicce, lo stomaco in subbuglio e il desiderio sano e disperato di averne di più e ancora di più, di non smettere mai.

Dopo il bacio si erano guardati negli occhi.

<< N-Non mi è piaciuto >> aveva balbettato Angel.
<< A me sì invece >> nuovamente il gatto lo sorprese con le sue dichiarazioni e avvicinandosi chiuse la distanza tra loro con un nuovo e casto bacio, poi si era staccato spostando lo sguardo dagli occhi alle labbra del ragno.

<< Ma se a te non piace...- >>
<< Fanculo sì che mi piace >> aveva quasi gridato Angel tirando Husk per la giacca e unendo nuovamente le loro labbra in un bacio più affamato e disperato dei precedenti, se lo fece sedere addosso e poi prese le mani del gatto portandole sul suo petto vellutato spingendosi in avanti, ma Husk nemmeno una volta aveva stretto la presa per giocare con quel voluminoso e seducente torace anzi si era addirittura spostato lasciando delicate carezze sul volto del ragno.

<< Hey, hey calmati okay? Va tutto bene... >> Husk avrebbe voluto aggiungere che non doveva regalargli nessuna performance, ma dall'espressione del ragno aveva capito che il semplice gesto di fermarlo lo aveva mortificato.
<< Non va bene per niente >> e dopo esserselo scrollato di dosso Angel si era allontanato con le lacrime agli occhi, infilandosi nell'unico squallido e puzzolente bagno presente in quella bettola fatiscente.


Husk lo aveva ovviamente seguito trovandosi davanti la scena di un porno divo in preda a una crisi esistenziale, sarebbe stato anche divertente se non fosse che poteva sentire il dolore dell'altro direttamente nel suo cuore, una volta avvicinato a lui gli prese le lunghe braccia sottili spostandogliele dal volto.
<< Voglio solo piangere in pace! >> aveva piagnucolato il ragno cercando di divincolarsi dalla presa, e cosa per lui incredibile il micio lo aveva lasciato, Valentino non gli concedeva mai nemmeno di respirare se voleva qualcosa da lui.

<< Per me puoi piangere quanto ti pare Angel, ma non voglio lasciare che strane idee maturino in quella tua testolina già fin troppo contorta, poi per quanto mi riguarda puoi mandarmi al diavolo o all'inferno se preferisci >> e con quella frase era riuscito a strappare un sorrisino all'altro.
<< Come te lo spiego... >> aveva borbottato lisciandosi le orecchie scure.
<< A parole tue micio >> fu la risposta del ragno.

Husk si prese qualche momento per riordinare le frasi che aveva dentro, non voleva rischiare di dire qualcosa di sbagliato che avrebbe finito per ferire ancora di più l'animo fragile e delicato dell'amico, Angel ne sopportava già abbastanza nella sua vita, e non aveva certo bisogno che lui rincarasse la dose di umiliazioni giornaliere.

<< Prima ti ho allontanato non perché io non ti trovi attraente, ma perché tu non devi dimostrarmi niente Angel. Tu mi piaci così dannazione e voglio che quando decidi di fare qualcosa tu lo faccia perché lo vuoi, perché lo desideri e non per dimostrare qualcosa a me. >>

Il volto del ragno però appariva più confuso di prima.
Allora Husk radunò tutte quelle parole che aveva nel cuore tentando di dar loro un filo logico.
<< Cazzo quello che voglio dirti è che non dobbiamo fare sesso per forza okay? Andrà bene se dopo stasera non ci sarà più niente tra noi, o se decideremo di prendere le cose con calma, voglio che tu capisca che una scelta l'abbiamo entrambi, e che io rispetterò il tuo fottuto no del cazzo nel caso tu decida di non volere più niente da me, perché indovina Angel la tua opinione conta tanto quanto la mia. >>
<< E se per te sarà no, vorrà dire che rilegherò qualsiasi cosa sia quello che provo per te in un maledetto angolo della mia anima già dannata e lo lascerò lì a marcire, rimanendo al tuo fianco e tuo amico se tu lo vorrai >> disse infine.

Dopo quella trafila di frasi pronunciate quasi senza fiato il gatto non sapeva cosa aspettarsi, sperava almeno di aver convinto l'amico che le sue intenzioni non erano quelle di ferirlo ma quell'idiota di Angel se ne rimaneva lì senza dire una parola, e Husk si sentiva sprofondare secondo dopo secondo.
Improvvisamente però le quattro braccia del ragno circondarono il suo corpo da felino alato e ci mancò poco che non si mettesse a fare le fusa, la chioma rosea e profumata di Angel gli solleticava le narici e lui ricambiò l'abbraccio stringendolo delicatamente.

<< Sono le parole più dolci e carine che qualcuno mi abbia mai rivolto gattino. >>
<< Azzardati a dirlo a qualcuno e sei morto >> fu la minaccia di Husk, che però non riusciva a nascondere un lieve sorrisetto.
<< Non vuoi che sappiano quanto sei tenero? >> lo canzonò Angel senza mollare la presa.
<< Non sono affatto tenero >> borbottò Husk allontanandolo lentamente.
<< Ragno del cazzo >> disse poi incrociando le braccia e voltando il volto di lato, il ragno rise e il felino finse di non notare quanto gli piacesse quella risata quando era totalmente genuina e sincera, priva di maschere.

Husk si vergognava un po' ad ammetterlo ma ormai le risate dell'amico le conosceva tutte, e non perché era un bravo barista con la qualità di osservare, ma perché guardava l'altro in un modo totalmente diverso, lo sentiva vibrare sottopelle come se fossero una cosa sola e questo lo spaventava.

<< Prima io...Mi sono sentito di essermi comportato da troia avida, per questo sono corso qui, ho provato disgusto per me stesso e avevo paura di aver fatto schifo anche a te e di aver rovinato tutto come faccio sempre >> la voce di Angel era bassa e leggermente rotta dal magone che sentiva premere al centro della gola, le spalle erano curve e le braccia gli circondavano il corpo in una posizione difensiva.
Si era chiuso di nuovo, almeno il suo linguaggio del corpo diceva così, ma fortunatamente a parole si stava aprendo e questo per Husk significava moltissimo, sapeva quanto era difficile trovare qualcuno di cui fidarsi lì giù all'inferno e che Angel avesse scelto lui per le sue confidenze più intime voleva dire che qualcosa di buono lo aveva fatto; Era un pessimo giocatore d'azzardo ma forse non era tanto terribile come amico.

Il gatto si avvicinò prendendo quel volto triste tra le mani, cercando quello sguardo bicolore e stupendosi solo ora di quanto fossero belli quegli occhi.
Sorrise.
<< Andiamo a fare schifo a casa, insieme? >>
Le labbra di Angel si stirarono e annuì solamente, tutta la vergogna provata qualche istante prima sembrava essere scivolata via, Husk gli prese la mano con dolcezza e lo condusse all'esterno, tornarono all'hotel senza dirsi più una parola perché per quella sera ce ne erano state già abbastanza e dannazione erano state significative.
Il loro rapporto non sarebbe più stato lo stesso anche se avessero voluto far finta di niente, lo sapeva uno e lo sapeva l'altro, ma questo era qualcosa di cui si sarebbero potuti occupare l'indomani, si diedero la buona notte lanciandosi un ultimo sguardo pieno di dolcezza e poi le porte delle loro camere si chiusero, lasciandoli liberi di respirare di nuovo, di ascoltare i battiti del cuore che si agitava all'impazzata nel petto cantando una canzone del tutto nuova per entrambi.

Era tutto bellissimo...

Troppo per non averne paura.
Troppo per non fantasticare.
Troppo per durare per sempre.


Da quella notte le cose tra loro non fecero che migliorare, passavano sempre più tempo insieme, si scambiavano sguardi ricchi di affetto e anche se i litigi erano all'ordine del giorno però anche in quelli qualcosa era cambiato.
A volte fingevano persino di litigare per non far insospettire i loro amici.
Anche se gli altri i sospetti li avevano già da molto tempo, ma oltre a fare qualche battutina non avevano mai detto nulla, in fondo spettava ad Angel e Husk annunciare qualsiasi cosa ci fosse di nuovo tra loro.
Il punto era che nemmeno loro stessi sapevano o avevano deciso qualcosa, si piacevano e questo era chiaro ad entrambi, i momenti più intimi tra loro rimanevano delle carezze delicate, qualche bacio a fior di labbra o abbraccio più stretto.
Non avevano mai passato il limite e mai ne avevano parlato.
Erano d'accordo sul prendere le cose con calma, molta calma, anche perché teoricamente avevano tutta l'eternità davanti e allora perché mettersi fretta si erano chiesti, perché sprecare il tempo insieme in parole o azioni delle quali si sarebbero potuti pentire il giorno dopo?
Angel era quello più spaventato dalle conseguenze, Valentino era un tipo molto possessivo e geloso, gli stava facendo già passare l'inferno -ironia della sorte- e se avesse scoperto che intratteneva più di una scappatella con qualcuno sarebbe andato su tutte le furie, finendo per prendersela anche con Husk.
Il gatto invece non voleva rovinare tutto, provava dei sentimenti ma non era certo della loro profondità, e sapeva bene che dal sesso non si tornava indietro, se lo avessero fatto e poi lui avesse avuto dei ripensamenti Angel poi si sarebbe potuto sentire usato, e questo lo avrebbe distrutto.
Husk non poteva sopportare di fare una cosa simile proprio a lui, per questo aspettava, ci teneva troppo per affrettare qualcosa di cui non avevano realmente bisogno, e non poteva negarlo a se stesso ma una parte di lui amava quel ragno, solo che era spaventoso anche solo pensarla quella parola.
Fintanto che stavano bene così perché stravolgere tutto si chiedeva.


E il veleno aveva trovato il suo antidoto...

Oramai erano più di due settimane che la loro "storia" andava avanti in questo modo, Angel non aveva mai fatto parola del trattamento sempre peggiore che gli riservava Valentino, diceva solo che era diventato più stronzo ma di riuscire a sopportarlo, la verità era che il ragno tollerava a malapena quel comportamento solo perché aveva Husk da cui tornare che gli faceva dimenticare tutti gli orrori che subiva.
Una parte di lui gli suggeriva di aprirsi del tutto con la persona a cui si stava legando, ma temeva che una volta venuto a conoscenza dei fatti il micio avrebbe dato di matto e sarebbe corso agli studi facendo fuoco e fiamme, rischiando di finire arrosto, ucciso da Valentino stesso.
Ed Angel non poteva perdere Husk, l'antidoto contro tutta quella merda.
L'unico che lo conosceva profondamente all'interno e non in senso sessuale come la maggior parte dei demoni che abitavano l'inferno, quel felino aveva toccato parti di lui senza nemmeno usare un dito, erano due cuori che si sfioravano e battevano all'unisono, Angel si sarebbe dannato una seconda volta piuttosto che perdere tutto quello.

Quella sera Husk aveva finito di lavorare più tardi del solito e si sentiva anche molto più stanco, aveva solo voglia di buttarsi sul materasso e farsi una bella dormita, ma una volta entrato in camera lo attendeva una sorpresa.
Porchetta il porcellino infernale di Angel era acciambellato sul suo letto, emise un piccolo grugnito in segno di saluto.
Husk sollevò un sopracciglio.
<< Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia e salire sul mio letto? >> fu la sua domanda mentre si avvicinava con l'indice teso verso il porcellino, il quale si mise in piedi per annusarlo muovendo il codino ricciolino.
Il gatto ringhiò, non era in vena di smancerie.
<< Torna immediatamente dal tuo padrone e digli di tenerti a bada se non vuole vederti finire alla griglia. >>
Il maialino grugnì spaventato e sul volto di Husk si dipinse un sorrisetto divertito.
Una voce dietro di lui però lo fece trasalire.
<< Sei crudele micetto... >> una voce così suadente e lasciava.
<< Angel! >> esclamò Husk voltandosi, trovandosi la figura alta del ragno che lo fissava con un sorrisetto che di buono non prometteva proprio nulla.
<< Di a quel prosciutto troppo cresciuto di scendere dal mio letto >> lo ammonì il gatto, ma l'altro non sembrava aver sentito una parola, si avvicinò stringendolo tra le sue lunghe e sottili braccia, facendolo camminare all'indietro e sbattere contro il materasso.
<< Io e Porchetta avevamo molta voglia di coccole stasera >> disse sporgendosi su di lui, Husk aveva inarcato la schiena, ci mancava poco che non cadessero entrambi all'indietro.
<< Mi dispiace deluderti ma non toccherò quell'affare >> borbottò lanciando un'occhiata al maialino.
<< Ma così ferisci i suoi sentimenti gattino... >> la voce di Angel era sempre più sensuale, non gli staccava gli occhi di dosso.
Husk era sicuro che prima o poi sarebbe impazzito a causa sua, quel ragno riusciva sempre ad averla vinta in qualche modo, era riuscito a scavare un foro in quella corazza felina che si portava sempre dietro e non importava quanto acido risultasse alle volte, Angel era sempre lì pronto a far crollare le sue difese e rivelare il vero Husk.
<< Dannazione va bene ma levati di dosso >> lo spinse ringhiando e voltandosi verso Porchetta che lo guardava impaziente, Angel invece lo fissava con uno sguardo tra il beato e il malizioso, la mano del gatto si diresse a sfiorare la testolina del maialino che chiuse gli occhietti godendosi quel piacevole contatto.
Poi Porchetta si sdraiò di schiena mostrando il suo bel pancino tondo.
<< Ah no scordatelo, quello non lo tocco >> brontolò Husk.
Angel emise una risatina divertita e scosse la testa.
<< Vai pure Porchetta per oggi Husky ha fatto abbastanza, e poi adesso è papino ad aver voglia di carezze >> l'ultima frase la disse rendendo il tono più morbido e suadente, il maialino saltò giù dal letto, il suo padroncino aprì la porta per farlo uscire e la richiuse voltandosi verso il felino alato che lo fissava con un sopracciglio alzato.
<< Ti prego non rivolgerti più a te stesso chiamandoti papino >> disse incrociando le braccia.
Il ragno rise arcuando le sopracciglia e avvicinandosi.
<< Guarda che non lo dicevo con l'intento che credi tu micio pervertito >> e detto questo si lanciò sul letto.
<< Ah io sarei il pervertito adesso? >> lo rimbeccò Husk.
<< Mh mh >> rispose Angel annuendo, le sue lunghe braccia si tesero in avanti in un chiaro invito, le guance di Husk si colorarono di rosso, non era certo la prima volta che si lasciavano andare in quel modo ma questo non lo rendeva meno imbarazzante.
Non appena strinse quelle delicate mani rosa il ragno lo tirò facendolo finire sopra di lui.
<< Ciao Husky... >> sussurrò accarezzandolo sotto il mento.
<< Scommetto che riesco a farti fare le fusa. >>
Husk si accigliò.
<< Se vuoi un gatto che ti faccia le fusa vai a giocare con quello di Charlie >> fu la sua risposta piccata, tutto pur di non ammettere che con quelle dita sottili e sapienti il ragno avrebbe potuto benissimo riuscire nel suo intento.
<< Ma il gatto di Charlie non è il mio micetto, non è sexy, non parla, non sbraita lamentandosi di tutto e non finge che qualcosa non gli piaccia quando è palese che sia così >> la sua voce era sempre così dissoluta...Husk deglutì rumorosamente poi riprese la sua maschera di indifferenza.
<< Hai finito? >> domandò sollevando le orecchie.
<< Direi di sì >> rispose soddisfatto Angel.
Si guardarono intensamente negli occhi per qualche secondo o forse minuto, quando stavano insieme il tempo sembrava dilatarsi, perdere la sua forma e non avere più alcun senso, quando erano persi l'uno nell'altro facendo parlare le loro anime non ci facevano più caso, né al tempo né al resto.
<< Sei strano oggi Angel >> disse sfiorandogli il ciuffo rosa con le dita carnose.
<< Più del solito? >> fu la domanda dell'altro, un tentativo di sviare la conversazione ma sapeva bene che quel gatto, il suo, non ci sarebbe cascato.
<< Dimmi che cosa è successo >> disse infatti, il tono aspro e la voglia impellente di uccidere Valentino, perché in un modo o nell'altro c'entrava sempre quel bastardo, era lui la causa del tormento di Angel.
<< Niente più del solito micione... >>
Bugia.
<< A Valentino non sto più tanto simpatico e ci tiene a farmelo capire >> inspirò profondamente tentando di allentare la stretta che sentiva al petto.
Verità.
<< Ma niente che non possa sopportare >>
Altra bugia.
<< Uno di questi giorni giuro che lo ammazzo >> fu il commento di Husk, che uscì fuori come un basso ringhio gutturale.
Angel intenerì lo sguardo.
<< Ho sempre sognato di essere salvato da un cavaliere dalla scintillante armatura >> strusciò il viso delicatamente sotto il mento del gatto, poi appoggiando nuovamente la testa sul cuscino guardò di nuovo quegli occhi gialli che lo scrutavano sopra di lui.
<< E dimmi come va avanti la storia? >>
<< Il cavaliere fa il culo allo stronzo di turno riducendolo a un ammasso di budella >> disse Husk che non stava affatto scherzando, era davvero molto arrabbiato.
<< Mmm avvincente micio, ma c'è solo un piccolo problema, se tu uccidessi Valentino probabilmente morirei anche io visto che possiede la mia anima. >>
Husk sollevò un sopracciglio.
<< Non funziona esattamente così >> rispose.
<< Ma io non voglio che tu ti sporchi le mani per lui... >> il ragno lo guardò preoccupato.
<< Ho già ucciso delle persone qui all'inferno Angel. >>
<< Valentino è pericoloso, e se anche riuscissi ad ucciderlo i suoi ti starebbero addosso e io non voglio perderti >> quella confessione gli uscì naturale come respirare, la voce rotta, che faceva trapelare tutta la tensione che provava.
<< Ti prego promettimi che non farai niente di stupido >> lo supplicò stringendogli le braccia con le dita.
<< Promettilo Husk! >> lo pregò di nuovo con le lacrime agli occhi.
<< Calmati Angel, ci tengo abbastanza alla mia stupida vita per non buttarmi in una missione suicida, e poi voglio essere qui per vedere le facce di quei due stronzi di Alastor e Valentino quando ci libereremo delle loro catene >> ghignò soddisfatto.
Il ragno lasciò andare l'aria dal petto, sentendosi più sollevato.
<< Cos'è quella faccia ora? >> chiese il gatto.
<< Niente è solo che... >> il ragno spostò il viso di lato, lo sentiva rosso e accaldato, era in imbarazzo ed era una sensazione così piacevole, per qualche istante si dimenticò persino del gattone sopra di lui che lo fissava in attesa.
Angel si voltò di nuovo, si morse le labbra perdendosi in quegli occhi felini che non pretendevano mai niente da lui, solo che fosse se stesso.
<< E' bello avere qualcuno sopra di me che non tenta di scoparmi, non mi ero mai...sentito così pieno senza avere qualcosa conficcato dentro al corpo, e mai nessuno mi aveva guardato come mi guardi tu, mi sento così bene e non sono venuto nemmeno una volta... >> sussurrò.
<< Angel... >>
<< Tu non ne hai idea Husky >> la voce tramava, aveva due goccioline agli angoli degli occhi.
<< Passo le giornate con gente che mi scopa e mi viene addosso, mi fottono in continuazione senza darmi nemmeno il tempo di respirare, Valentino continua a tagliare e farmi rigirare le stesse scene per puro sadismo, e non importa se sono già venuto venti volte lui pretende la stessa perfetta performance da troia vogliosa, anche se non ne posso più io d-devo andare avanti e fingere di starmi divertendo, e mi sento così sporco Husky... >> l'ultima frase uscì solo come un pigolio, oramai le lacrime gli stavano rigando le guance.
<< Poi torno qui e ci sei tu che mi guardi come se non vedessi la sporcizia che mi ricopre, mi guardi e non vedi lo squallido attore porno che ha ingoiato cazzi per tutta la mattina ma vedi solo Angel, e questo mi...- >>
Le sue parole tremanti vennero interrotte dalle labbra di Husk, che si era premuto delicatamente su di lui spingendo avanti il corpo in modo da investire e circondare l'altro con il suo calore e presenza, il ragno chiuse gli occhi, le lacrime scivolarono giù e per la prima volta non gli fecero male.
Solitamente era Valentino a farlo piangere dal dolore.
O qualche suo collega che si divertiva a penetrarlo troppo forte.
Ma Husk no, le lacrime che gli causava erano tiepide e buone.
Fu il gatto a staccarsi lentamente, rimasero a guardarsi entrambi con il fiato corto.
<< Ti amo >> le parole gli sfuggirono decisamente dalle labbra, non aveva intenzione di dire quella cosa ma la situazione, e Angel che lo guardava in quel modo, era tutto troppo per lui e allora gli era scappato.
<< C-Cosa? >> soffiò fuori il ragno in una ricerca confusa di capire se avesse sentito bene.

Cazzo.

Cazzo.

Cazzo.

Husk si sentiva nella merda fino al collo, era vero che provava quei sentimenti ma il momento era totalmente sbagliato, aveva permesso al suo cuore di esprimersi senza il controllo della ragione, e dannazione fino a quella sera era stato maledettamente bravo a tenere tutto sotto controllo, che diavolo gli era preso?
Non poteva fare questo ad Angel.
Non poteva cazzo sparare una bomba del genere e poi...poi cosa?
Ritrattare?
O dirgli semplicemente la verità.
Ma se lo avesse fatto e le cose fossero andate male ne sarebbero usciti entrambi distrutti.
Se invece si fosse rimangiato quella confessione Angel...come l'avrebbe presa?


Fu proprio il ragno a mettere fine ai tormenti di Husk, avendolo visto sbiancare e in preda a una sorta di paralisi, come se fosse sotto shock e avesse smesso di respirare, le sue labbra si aprirono in un sorriso tenero e comprensivo.
<< Gattino non devi ripeterlo se non vuoi, posso fingere di non aver sentito niente. >>
Il cuore del felino si spezzò in due.
<< Porca merda mi dispiace Angel >> sbottò scostandosi da sopra di lui e mettendosi seduto sul materasso con le gambe a penzoloni, le mani gli coprivano il viso.
<< E per cosa esattamente? >> domandò l'altro mettendosi in ginocchio dietro di lui, le prime paia di mani le appoggiò sopra le spalle, tra le ali del gatto.
<< Non hai fatto niente di sbagliato micetto rilassati... >>
Husk si alzò in piedi di scatto, strinse forte i pugni, persino gli artigli uscirono fuori.
<< Io non ho nessun cazzo di diritto di parlarti come se le mie parole non avessero conseguenze! >> gridò fissandolo con quegli occhi gialli che sembravano infuocati.
<< D'accordo ma ci sono cose ben peggiori di questa... >> ribadì il ragno, faticando a comprendere quale fosse il punto per l'altro.
<< Tu non capisci Angel >> disse abbassando lo sguardo, sconfitto da se stesso, odiandosi per l'incapacità di trovare le parole giuste.
Il ragno si alzò in piedi andandogli vicino e fronteggiandolo.
<< No infatti non capisco. >>
<< Io non voglio ferirti okay? >> confessò Husk tenendo sempre lo sguardo basso.
Angel si picchiettò il mento con un dito.
<< Bé ci sono state volte in cui non sei stato molto carino. >>
<< In quel caso te lo meritavi, era per darti una svegliata! >> sbottò il gatto sollevando la testa e sprizzando scintille da tutti i pori.
<< Ma un conto è dirti le cose come stano per il tuo bene...diverso è questo >> lo guardò sospirando, sentendosi libero da un macigno.
Il ragno rilassò le spalle e finalmente comprese.
<< Non puoi proteggermi da tutto Husk. >>
<< Da tutto no ma...- >>
<< E nemmeno da te. Smettila di usare i guanti bianchi con me, so difendermi cazzo, credi che se ti fossi comportato da stronzo sarei ancora qui a rivolgerti la parola? Se in qualche modo mi avessi ferito sul serio ti avrei mandando a fare in culo senza pensarci due volte, solo perché uno stronzo possiede la mia anima e sono costretto a farmi trattare di merda da lui non significa che lo permetterei a chiunque! >>
La sua voce era di nuovo spezzata, gli occhi erano lucidi, colmi di risentimento, rabbia e frustrazione, non poteva sopportare di essere compatito anche da Husk.
<< Quello che ti chiedo Husky è di non trattarmi come se fossi fatto di vetro, non avere paura di rompermi, lo so che mi rispetti cazzo...Me lo hai fatto capire un milione di volte ma lasciati andare, perché a furia di cercare di dire la cosa giusta finirai davvero per sparare una stronzata colossale e forse a quel punto non si potrà più tornare indietro. >>
Poi Angel incrociò le sue quattro braccia e sorrise.
<< Hai rotto tanto le palle a me con la storia di essere me stesso, vedi di essere all'altezza delle tue lezioncine micetto. >>
<< Che piccolo bastardo petulante sei >> rise Husk sentendosi più leggero
Risero insieme poi dopo che la risata scemò tornarono a guardarsi negli occhi.
<< Per quanto riguarda quello che ti ho detto prima, io... >> si massaggiò la nuca nervosamente, sentiva i brividi scorrergli lungo tutto il corpo, persino nelle ali.
<< Non era il modo in cui avrei voluto dirtelo, a dire il vero credo sia stata la dichiarazione peggiore in assoluto cazzo ma...Prima o poi sarebbe venuto fuori, i-io non so da quanto tempo provo queste cose ma le sento Angel, questo non significa che tra noi debba cambiare tutto per forza, possiamo continuare ad andare con calma ma dato che eravamo in argomento sincerità mi sembrava stupido nascondere la verità ora che è venuta fuori. >>
Husk si ritrovò presto premuto contro la porta, il corpo del ragno appiccicato al suo e quegli occhioni scintillanti che lo guardavano.
<< A me non è dispiaciuta per niente gattino >> e poi mise fine al dibattito con un lungo e caldo bacio.


Veleno.

Veleno.

E ancora Veleno.


Angel aveva perso il senso del tempo ormai, non sapeva più quante ore fossero passate, quanti cazzi e giocattoli sessuali e altre cose disgustose avesse ingoiato, aveva male dappertutto ma Valentino sembrava non volersi più fermare, nonostante le sue suppliche.
Poi finalmente.
<< D'accordo basta così puttanelle, tutti a casa. >>
Il ragno per poco non pianse, rimase inginocchiato al centro del letto aspettando che tutti se ne andassero, nudo e ancora gocciolante si tirò su sperando che le gambe gli reggessero, poi si infilò la vestaglia e si diresse nel suo camerino per vestirsi.
Aveva la nausea, mal di testa e una voglia di piangere e spaccare il culo al suo capo, e non nel modo in cui piaceva a quel bastardo.
Ma era finita.
Almeno per oggi.
Aprì la porta del suo camerino sentendosi così sollevato, vide che Valentino era appoggiato con la schiena e un piede contro la parete, fumava la sua lunga sigaretta, un brivido gli corse lungo la schiena ma decise di ignorarlo, si fece coraggio e gli passò di fianco.
Fu un attimo e il ragno si ritrovò sbattuto contro il muro, il collo stretto dalle dita brucianti del possessore della sua anima.
<< Non tu troietta, con te non ho ancora finito >> sibilò con la voce sottile e un ghigno malvagio.
Angel si sentì morire, allungò le mani tentando di allontanare quelle dell'altro ma con scarsi risultati, era debole e in cuor suo sapeva che non poteva ribellarsi.
<< T-Ti prego Valentino lasciami andare... >> sapeva che appellarsi alla sua pietà non sarebbe servito mai a niente, perché Valentino era crudele e basta, non c'era un briciolo di umanità in lui, prendeva, prendeva e trattava bene solo quando si faceva come diceva lui.
<< Quanto sei diventato piagnucoloso Angel >> lo rimproverò lanciandolo sul pavimento.
Il ragno atterrò in ginocchio, la testa china, le braccia deboli e le lacrime agli occhi.
Il suo incubo era appena iniziato.
<< Lo sai che accetto le tue suppliche solo quando ti sto scopando e mi preghi di dartene ancora. >>
Angel non rispose, si morse le labbra nel tentativo di non dare di stomaco.
<< Lo sai o no stronzetto!? >> gridò Valentino dandogli un calcio nelle costole per farlo voltare, il ragno cadde di lato e istintivamente si rannicchiò afferrandosi le gambe con le braccia, non voleva sentire più niente.
<< S-Sì Valentino... >> rispose debolmente.
<< Bravo, ora alzati, papino deve dirti una cosa. >>
Angel si rimise a fatica in ginocchio, ma proprio quando stava per alzarsi Valentino gli afferrò i capelli e lo colpì allo stomaco con un pugno che lo fece quasi soffocare, gli occhi si riempirono nuovamente di lacrime e ricadde sul pavimento.
Il suo capo si chinò sollevandogli il mento con due dita.
<< Questo è ciò che accade alle puttanelle traditrici. >>
Il ragno sgranò gli occhi.
<< C-cosa? >> balbettò senza fiato.
Valentino sorrise, ma di sano o benevolo quel sorriso non aveva niente.
<< Angel, Angel, Angel...Credevi davvero di poterla fare franca? >>
<< I-Io non... >>
Le parole di Angel vennero zittite da Valentino che gli strinse le guance con una mano e lo tirò a sé per un bacio al quale l'altro non rispose, anzi era solo scioccato e disgustato, non c'era un'ombra di eccitazione nel suo corpo.
Quando si staccarono l'espressione del demone falena si contrasse.
<< Ti ho creato io stronzo, io ho dato vita alla stella che sei diventato e tu hai mandando tutto a monte per fare la verginella pudica con un altro coglione come te! >> gridò alzandosi e colpendolo con un altro calcio.
Il petto di Angel si alzava e abbassava, il respiro era pesante e profondo, non aveva mai avuto tanta paura come quella volta.
Valentino lo raggiunse camminando sinuosamente verso di lui, gli si sedette sopra godendo del suo volto spaventato.
<< Fai bene ad avere paura Angel, perché se non la smetti di fare l'idiota io stringerò ancora di più la catena e tu sai cosa significa vero? >>
<< N-No...Valenti... >> venne zittito da uno schiaffo che lo fece lacrimare.
<< La risposta che voglio sempre sentire da te è sì Valentino. >>
Angel singhiozzò stringendo gli occhi, il demone falena lo afferrò per i peli del petto sollevandolo e risbattendolo all'indietro facendogli sbattere la testa sul pavimento, il ragno gemette per il dolore ma quello che faceva ancora più male era l'umiliazione.
<< AVANTI DILLO! >>
<< Sì Valentino! >> gridò disperatamente, le lacrime che gli colavano sulle guance.
<< Molto bene Angel, funziona tutto molto meglio quando obbedisci e usi quella boccaccia solo per succhiare e ingoiare >> gli accarezzò il ciuffo di capelli rosa, l'altro voltò istintivamente il viso desiderando di fuggire da quel tocco, ovviamente il suo capo non la prese bene, un'espressione contrariata si dipinse sulla sua faccia.
<< Che c'è troietta adesso ti piace farti sbattere solo da uno, o meglio solo da lui? >> Valentino non si limitò a porre quella domanda, ma spense la sigaretta sulla spalla del ragno che mugolò sentendo quel bruciore improvviso, ma non ebbe tempo di pensare al dolore perché lo shock più grande glielo aveva causato quella domanda.
<< Di...Di cosa parli? >> chiese con gli occhi sgranati, terrorizzato da quello che poteva significare.
<< Del tuo nuovo amichetto, quello da cui ti fai sbattere >> rispose con apparente calma il demone falena.
<< Io non capisco... >> mentì Angel con le ultime forze che aveva in corpo.
Valentino sbuffò e lo bruciò nuovamente con la fiamma della sigaretta.
<< Di quel finto gatto del cazzo che vive con te all'hotel! Ora ti è più chiaro bastardo succhia cazzi? >>
Angel lo fissò scioccato, la bocca spalancata e la consapevolezza che il suo incubo peggiore si era realizzato.
<< I-Io non...Lui non è niente per me >> quanto gli costò pronunciare quelle parole, ma doveva se voleva salvarlo.
<< Smettila di mentire! >> Valentino lo afferrò per i lembi del vestito e cominciò a scuoterlo.
<< Ora vai lì e dici a quello stronzo perdente che tu appartieni a me, che ti fai scopare solo da me, che il tuo corpo da puttana è solo e soltanto mio e lo fai ora se non vuoi che vengo lì e ammazzo quel felino di merda davanti ai tuoi occhi e poi ti scopo vicino al suo cada...- >>
<< BASTA! >> fu l'urlo disperato di Angel.
Guardava il suo capo con gli occhi pieni di lacrime, terrorizzato ma anche furioso, non poteva più sopportare che parlasse in quel modo.
<< Farò quello che mi hai chiesto, ma lui lascialo fuori >> la voce gli tremava così tanto e aveva abbassato lo sguardo, rassegnato al suo destino.
<< Bene, ora sì che ragioniamo >> Valentino sorrise egli accarezzò le guance morbide e umide.
<< Non capisco perché la fai sempre tanto lunga >> continuò alzandosi, poi allungò un braccio porgendo la mano verso Angel che non si fidava minimamente, ma non aveva altra scelta, lo aveva già fatto arrabbiare abbastanza, così la mano del ragno si posò su quella del suo aguzzino che lo aiutò ad alzarsi.
<< Vedi Angel tutto questo si sarebbe potuto evitare se ti fossi limitato a fare il tuo dovere aprendo le tue gambette da sgualdrina quale sei e rimarrai, perché ricorda tu sarai sempre e solo questo, un corpo da fottere >> e lo guardò dall'alto in basso, il ragno mai come quella volta si era sentito nudo, sporco e umiliato.
<< Puoi andare >> gli disse, Angel si circondò il petto con le braccia, sospirò tremante e voltandosi cominciò a camminare verso l'uscita, ma improvvisamente qualcosa lo trascinò nuovamente a terra, era la catena che lo teneva legato a Valentino.
Tentava di resistere, ma la catena era più forte di lui trascinandolo mentre le unghie strisciavano sul pavimento.
<< No, no ti prego... >> pianse senza nemmeno il coraggio di voltarsi, sentiva la presenza del suo capo dietro di lui, il quale si chinò avvicinando il volto all'orecchio di Angel.
<< Ricordati di fare quello che ti ho chiesto >> disse con un tono glaciale.
Il ragno aveva gli occhi sgranati, il cuore che gli batteva fortissimo e non appena la catena allentò la presa lui traballò via uscendo il più velocemente possibile da quel posto maledetto, una volta fuori l'aria calda e fetida dell'inferno lo fece quasi dare di stomaco, si tappò naso e bocca e corse fino alla prima via lontana che lo facesse sentire al sicuro.
Si ritrovò in un vicolo, il petto che saliva e scendeva, la testa piena di brutte immagini, confusione, parole...
Era terrorizzato.
Voleva farla finita.
Si prese la testa tra le mani e urlò con disperazione.
Poi cadde in ginocchio e si mise a piangere.
Pianse per circa un'ora, fino a quando gli occhi non gli bruciarono.
Quando finalmente le lacrime smisero di scendere si pulì occhi e naso con la parte superiore del polso e si diresse all'hotel, aveva una missione, l'unico motivo per cui non si era diretto a provocare qualcuno di pericoloso così che lo uccidesse era perché doveva proteggere Husk.
E in quello stesso istante si rese conto che a tenerlo in vita da un po' di tempo a questa parte era solo lui, nient'altro che lui.


E di nuovo l'antidoto...


Quando rientrò in hotel c'era silenzio, sicuramente tutti erano andati a dormire, sperava che almeno Husk fosse rimasto sveglio così si sarebbe tolto quel peso che gli opprimeva il petto e si sarebbe potuto rifugiare in camera sua, lontano da tutto, specialmente dalle grinfie del suo capo.
Giunto nel salone principale il suo sguardo annebbiato e ferito si diresse al piccolo bar, dovette fare appello a tutte le sue forze quando dietro al bancone intento a lucidare un bicchiere vide il -non più suo gattino.
Il cuore di Angel venne avvolto da una bolla dolorosa, la voglia di piangere e lanciarsi tra le braccia del felino era così forte, ma doveva resistere, prese un respiro profondo inghiottendo l'amaro che sentiva in bocca e si avvicinò lentamente.
Lo sguardo giallo del felino non tardò a raggiungerlo, e quel sorriso... dannazione era proprio fottuto.
<< Angel, ti aspettavo >> però la contentezza del gatto non durò molto vedendo l'espressione dell'amico.
<< Dobbiamo parlare Husk-y >> singhiozzò incespicando sulle parole, doveva sembrare sincero per cui ignorò le fitte che sentiva alla testa, nel cuore, le voci che gli dicevano di confidarsi e chiedere aiuto.
<< I-Io... >> abbassò lo sguardo tentando di trovare le parole.
<< Noi non possiamo più stare insieme, né essere amici p-perché sennò sarebbe strano >> prese un altro profondo respiro, non aveva la forza di alzare lo sguardo, se lo avesse fatto e avesse visto l'espressione di Husk avrebbe perso tutto il coraggio.
Il gatto era incredulo, ascoltava ma faticava a connettere e collegare quelle frasi.
<< Mi piace un altro, ed è con lui che d-de...che voglio stare. >>
Dopo queste parole si voltò semplicemente risalendo la rampa di scale che lo portava nella sua stanza.
Husk rimase inebetito per qualche secondo, poi scosse la testa, non era mica un idiota lui.
<< Anche un moccioso di quattro anni si accorgerebbe che menti Angel >> disse al vuoto perché l'altro era già andato via, non perse un attimo di più, si precipitò a sua volta su per le scale e una volta di fronte a quella porta non bussò nemmeno, la spalancò di colpo facendo sussultare il ragno che era in fondo alla camera.
<< Di un po' mi hai preso per un imbecille? Se davvero non vuoi più avere a che fare con me abbi la decenza di dirmi il vero motivo e non sparare cazzate che offendono non solo la tua ma anche la mia intelligenza! >> si era avvicinato nel mentre e gli puntava l'indice contro.
Angel se non fosse stato così emotivamente distrutto non avrebbe mai avuto quella reazione, mai avrebbe temuto Husk, ma il modo in cui si era posto il gatto aveva spezzato l'ultima briciola di lucidità e il ragno aveva subito quella sfuriata come l'ennesima aggressione, cadde a sedere sul pavimento, le gambe premute contro il petto e la schiena appoggiata al muro, gli occhi spalancati e l'ultimo bisbiglio che lasciava le sue labbra.
<< Ti prego non anche tu... >> sussurrò, il gatto nemmeno lo aveva sentito, vedendolo crollare in quel modo corse da lui chinandosi, Angel tremava e quando sentì la soffice mano di Husk sfiorargli la guancia si ritrasse bruscamente, spaventato.
In quel momento il felino comprese che la situazione era più grave di quanto immaginasse.
<< Angel... >>
<< Sono io, Husk, non ti farò del male okay? >>
Il ragno annuì mordendosi forte le labbra, stringeva gli occhi sentendosi tremendamente in colpa.
Dopo aver preso posto accanto a lui si voltò a guardarlo, il corpo già esile di Angel sembrava ancora più sottile come se si stesse sforzando di scomparire, era scosso dai tremiti e la cassa toracica si espandeva e ritraeva profondamente.
<< Che cosa ti ha fatto? >> la domanda gli uscì spontanea, conosceva l'unico responsabile del modo in cui era ridotto il suo amico, in quello stesso istante la spallina del vestito di Angel scivolò rivelando la bruciatura di sigaretta.
Gli occhi gialli del gatto si spalancarono, le pupille diventarono più piccole e sottili.
<< Cazzo. Io lo ammazzo quel bastardo figlio di puttana. >>
La sua voce era molto simile a un ringhio gutturale e cavernoso, chiunque udendola avrebbe potuto capire quanto odio e rabbia vi erano riversate, Husk stava per dare di matto, lo sentiva dentro dal modo in cui aveva preso a respirare, ma poi si ricordò che accanto a sé c'era quell'anima buona e fragile, in cerca di redenzione che in quel momento aveva bisogno di lui, per cui si sforzò di calmarsi.
Gli accarezzò delicatamente il braccio magro, risalendo fin sopra, rimise a posto la spallina per nascondere quel segno rosso, non poteva nemmeno immaginare come potesse sentirsi Angel in quel momento, dopo l'umiliazione subita, adesso era sotto lo sguardo di qualcun altro.
Husk non sapeva se Angel gliene avrebbe parlato, era entrato in camera sua e lo aveva visto semplicemente crollare, non si sentiva neanche in diritto di restare lì con lui ma non poteva lasciarlo solo, continuò ad accarezzarlo con dolcezza e lentezza, sperando che quei tocchi delicati lo facessero rilassare.
<< Dimmi cosa posso fare per te. >>
Silenzio.
Poi...
<< Non andartene >> fu la risposta flebile di Angel, mentre infilava le sue dita fini tra quelle del gatto che gliele strinse con fermezza ma anche in maniera delicata, desiderando capisse che era lì per lui, e niente lo avrebbe portato via dal suo fianco.


Amore e odio.


Passarono così la notte, tra il ragno che saltuariamente si appisolava ma il suo sonno non era mai sereno, mugolava, si agitava e alla fine si svegliava urlando o era Husk a chiamarlo e proprio lui nei rari momenti di quiete meditava ogni tipo di tortura e omicidio che avrebbe potuto infliggere a Valentino.
Il cuore del felino non era mai stato così perfettamente diviso, da un lato c'era l'odio per quel bastardo di un demone falena, dall'altro l'amore che nutriva per Angel, erano due sentimenti così diversi ma potenti allo stesso modo, coesistevano all'interno del suo petto inglobandosi a vicenda, separandosi e unendosi senza mai distruggersi.
<< Cazzo >> un gemito di frustrazione lasciò le labbra di Husk, si lisciò le orecchie con la mano libera tirandole all'indietro e poi lasciandole tornare nella loro posizione naturale.
La sua mente elaborava.
Pensava.
Pensava.
Pensava.
L'unica soluzione che continuava a venirgli in mente prevedeva il coinvolgimento di qualcuno a cui non si sarebbe mai sognato di chiedere aiuto, era fuori discussione, ma dall'altra parte rappresentava anche l'unica via.
<< Fanculo non posso >> gemette sbattendo la testa all'indietro contro il muro.
Lo fece più volte come se in quel modo il suo cervello avrebbe potuto trovare un'altra soluzione.
Poi il suo sguardo si posò sulla figura che giaceva accanto a lui, chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo.
Cazzo come lo amava.
Era fottuto.
Si era fatta mattina e Husk aveva deciso, scosse dolcemente il corpo del ragno per farlo svegliare, quei deboli occhietti bicolore si aprirono sbattendo le palpebre, sembrava confuso, come se si fosse completamente scordato tutto ma ovviamente non era così, quell'intontimento era dovuto solo al fatto che si era appena svegliato.
<< Angel...Andiamo ti porto nel letto, starai più comodo. >>
Il ragno lo seguì senza battere ciglio, lasciandosi trascinare fino al materasso dove Husk lo aiutò ad accomodarsi, gli rimboccò le coperte e dopo avergli accarezzato il ciuffo e dato un bacio sulla fronte sorrise.
<< Adesso dormi, devi riposare, non preoccuparti di niente per oggi d'accordo? >>
Angel annuì.
Poi...
<< Husky? >>
<< Dove vai? >>
Husk mise in mostra un sorriso rassicurante.
<< A sgranchirmi un po' la schiena e le gambe >> rispose mentre si portava le mani dietro i lombi e si stiracchiava ridacchiando, l'altro sorrise guardandolo con dolcezza, si sentiva ancora molto stanco ma era felice che il gatto non avesse creduto alla sua bugia.
<< Grazie micetto... >> furono le sue successive parole prima che chiudesse nuovamente gli occhi.
A quel punto Husk tornò serio, deglutì osservando quella creatura delicata e irriverente che si era ritrovato ad amare, non sapeva se lo avrebbe mai più rivisto e questo lo spaventava facendogli quasi avere un ripensamento.
<< Non fare il codardo >> si disse a bassa voce.


Vendetta.


Husk e Alastor erano uno di fronte all'altro.
<< Mi serve il tuo aiuto >> disse il primo.
<< Guarda un po' che ironia, di nuovo? >> rispose l'altro mantenendo quel sorriso innaturale.
<< Voglio uccidere Valentino >> spiegò Husk guardandolo fisso negli occhi.
Alastor scoppiò in una fragorosa risata, me vedendo che il gatto non rideva lo fissò incredulo.
<< Non era una battuta allora. >>
<< No Alastor, e mi servi tu, odio dovertelo chiedere ma sei l'unica speranza che ho di farcela. >>
<< Valentino ti ucciderà >> disse la voce radiofonica.
<< L-Lo so è per questo che...- >>
<< E perché io dovrei aiutarti? >>
Husk chiuse gli occhi, non aveva una risposta a quella domanda.
<< Voglio solo che Angel sia di nuovo libero... >>
Le rotelle nella testa del demone della radio cominciarono a girare.
<< Ma hai ragione non avrei dovuto...- >>
<< Fermati. >>
Il gatto si fermò, i loro sguardi si incrociarono.
<< Voglio qualcosa in cambio >> affermò Alastor.
<< Hai già la mia cazzo di anima, che diavolo vuoi di più!? >>
Il sorriso di Alastor si fece più aperto.
<< Se riusciremo in questa impresa, tu dovrai aiutare me a uccidere il possessore della mia di anima. >>
Husk rimase spiazzato, non sapeva chi teneva al guinzaglio Alastor, ma aveva sempre avuto la sensazione fosse qualcuno di molto potente, era un'idea ancora più suicida della sua ma non aveva altra scelta che accettare, allungò la mano tremando appena, il demone della radio sfrigolava di eccitazione, gliela strinse e il patto venne sigillato.


Lo faccio per te.
Solo per te.
Perdonami se sono stato un codardo non dicendoti nulla.
Ma tu non saresti stato d'accordo.
Tu me lo avresti impedito.
O peggio saresti voluto venire con me e io non te lo avrei mai permesso.
Sei irritante.
Svergognato.
Arrogante.
Ti ho detestato per un po' ma poi...
Poi ti ho visto davvero, per quello che eri, per quello che sei.
Tu più di tutti meriti la libertà.
Non essere arrabbiato con me per non averti detto la verità.

Se Husk avesse scritto una lettera d'addio queste sarebbero state le parole, ma non ne aveva avuto modo e tempo e poi gli sembrava una cosa troppo sdolcinata per lui, a dire il vero sperava proprio di tornare sano e salvo per cui non aveva voluto mettere preoccupazioni inutili nella testa di Angel, non fece in tempo a completarla nemmeno nella sua testa perché la voce di Alastor lo richiamò alla realtà.
Era giunto il momento.
Non sarebbe stato facile...
Ma ne sarebbe valsa la pena.
Se fosse morto senza uccidere Valentino quest'ultimo avrebbe potuto rivalersi su Angel.
Per questo non doveva morire per nessun motivo.
Sarebbe andato tutto bene.
Ce l'avrebbero fatta.
Angel libero.
Angel libero.
Angel libero.


E così accadde, le catene si ruppero, i legami si sciolsero, il nome sul contratto si cancellò mentre lo stesso sfumava via come se non fosse mai esistito.
Angel era nel salone insieme agli altri quando accadde, si era alzato per bere qualcosa e aveva voglia di compagnia, improvvisamente sentì quella pesante catena comparire stringendogli il collo poi quella si ruppe cadendo sul pavimento e scomparendo per sempre.
La sensazione di libertà che pervase l'anima del ragno fu una delle più belle di sempre.
Finalmente poteva tornare a respirare.
Finalmente non sentiva quella pesantezza che gli stringeva il collo.
Si sentiva leggero ed era bellissimo, anche se non aveva capito che cosa fosse successo.
Lo comprese presto.
Proprio nell'esatto istante in cui Husk e Alastor misero piede all'hotel, feriti e sanguinanti.
Tutti corsero loro incontro allarmati.
Husk cadde tra le braccia di Angel.
<< Idiota che cosa hai fatto!? >> domandò con la voce rotta e preoccupata.
<< S-Sei libero adesso ragnetto >> rispose il gatto, con un sorriso dolce.
Il ragno spalancò gli occhi.
<< Che significa? >>
<< Valentino è morto >> rispose Alastor per lui.
<< Dovevo dirglielo io guastafeste del cazzo >> imprecò Husk.
Angel era ancora più incredulo, guardava entrambi, poi il suo sguardo si posò su quegli occhi gialli e belli che lo fissavano con amore.
<< T-Tu...Voi...Non... >> non aveva le parole, ma gli altri sì.
<< Voi due siete andati da Valentino!? >> strillò Charlie portandosi entrambe le mani alla bocca.
<< E da soli anche, ma vi ha dato di volta il cervello, quello poteva ammazzarvi cazzo >> Vaggie era furiosa, e anche stupita dalla stupidità di quei due.
<< Se mi avessste chiesto aiuto forssse vi saressste risparmiati di finire così >> disse Sir Pentious, risentito per non essere stato chiamato in battaglia.
Husk tossì, le braccia di Angel lo strinsero ancora di più contro il suo petto.
<< Voi idioti non potevate essere coinvolti, era una cosa che riguardava me e Alastor era l'unico abbastanza forte per poter uscirne vivi. >>
<< Hey dimentichi che io sono la figlia di Lucifero! >> lo rimbecco Charlie.
<< Scusami principessa ma se ti fosse accaduto qualcosa tuo padre mi avrebbe dato fuoco al culo >> rispose Husk.
Poi fu Angel a prendere parola, che fino a quel momento era stato in silenzio, troppo sconvolto.
<< In realtà era una cosa che riguardava me Husky, e tu non avresti dovuto intrometterti rischiando la tua stupida cazzo di vita! >> le ultime parole le strillò chiudendo gli occhi, due piccole lacrime scivolarono lungo le guance rosa e morbide.
<< D'accordo adesso calmiamoci, prima curiamo le ferite agli "eroi" >> disse la figlia di Lucifero virgolettando l'ultima parola con le dita.
Fortunatamente all'inferno esisteva la magia, ci volle poco perché i due vennero rimessi a nuovo, fu Husk a prendere parola mentre tutti gli altri erano seduti sulle rispettive poltrone o divano, iniziò dicendo che era stata una sua idea e che il demone della radio aveva accettato di aiutarlo, poi il suo racconto virò su come era andata la battaglia, avevano colto Valentino di sorpresa ma ovviamente non era stato facile sconfiggerlo con la sua gente che tentava di attaccarli, poi con una sorta di fierezza raccontò di come Alastor avesse spaventato a morte quella gente, minacciando che se si fossero azzardati a venire qui o ad avvicinarsi a qualcuno degli ospiti dell'hotel lui avrebbe reso le loro voci nuove partecipanti attive del suo programma radio.
Era stata la prima volta in cui Husk con Alastor si era sentito al sicuro, e probabilmente anche l'ultima ma non lo avrebbe mai ammesso a voce alta.
I loro amici li inondarono di domande, fino a quando non posero quella che c'entrava esattamente il punto.
<< Perché lo hai fatto Husk? >>
Il felino rimase qualche istante in silenzio, il suo sguardo si spostò su Angel che però non lo guardava, teneva lo sguardo basso e avvilito.
<< L'ho fatto per lui, perché non sopportavo più di vederlo tornare sempre più tardi e ogni giorno messo peggio, l'idea di quello che Valentino gli faceva passare mi stava uccidendo e non ho visto altra soluzione se non quella di porre fine alla vita di quel bastardo. >>
<< Oh Husk... >> disse Charlie unendo le mani tra loro.
<< Bé direi che siete stati due cazzoni coraggiosi >> intervenne Vaggie.
Finalmente anche il ragno prese parola, ancora troppo incredulo e confuso.
Era libero, era finalmente libero e stentava a crederci.
<< Voi non avreste dovuto...Avreste potuto morire a causa mia, io non so come...dirvi grazie >> soffiò con la voce che gli tremava, e due piccole goccioline agli angoli degli occhi.
<< Non pensarci più e goditi la tua libertà >> disse il demone della radio allargando il sorriso.
Angel annuì grato, poi il suo sguardo si rivolse verso Husk.
Il suo gattino.
Angel si alzò raggiungendolo.
<< Husky... >>
Anche il gatto si tirò su in piedi.
I due si guardarono, persino Niffty smise di spazzare, avevano tutti lo sguardo rivolto verso loro due potendo percepire anche a distanza le scintille che i loro corpi sprizzavano, il silenzio era così pesante da poterlo tagliare con un coltello, erano in attesa di qualcosa che sapevano sarebbe accaduto.
<< Una parte di me vorrebbe tirare un bel pugno su quel tuo faccino da micione sexy, sei stato impulsivo e sconsiderato, se ti avessi perso io...io non lo so cosa avrei fatto ma so con assoluta certezza ciò che voglio fare ora e spero che non te la prenderai >> detto questo le dita affusolate di Angel strinsero le spalle di Husk tirandolo verso di sé premendo le labbra sulle sue, il gatto rimase spiazzato ma poi chiuse gli occhi.
Intorno a loro si sollevò un coretto di:
<< Ohh. >>
Charlie e Vaggie si sorrisero prendendosi per mano.
Sir Pentious aveva i lucciconi.
Niffty cominciò a pulire come una pazza, felice per i suoi due amici.
E Alastor comprese a fondo la richiesta di Husk.


Pace e Patti.

Passò una settimana di vera e serena tranqullità all'hotel, era più semplice viversi per Angel e Husk senza dover nascondere il loro rapporto, giorno dopo giorno imparavano a conoscersi sempre meglio senza più maschere o paure.
Poi però venne quel giorno.
<< Husk. >>
<< Che vuoi Alastor >> rispose il gatto mentre lucidava un bicchiere.
<< E' arrivato il momento che tu ricambi il favore >> disse il demone col sempiterno sorriso.
Husk sussultò, spostando immediatamente lo sguardo su di lui.
Prese un respiro profondo, poi chiese:
<< Ora? >>
<< Ora >> rispose il demone della radio.
Il gatto annuì.
<< Andiamo >> disse.
E i due si incamminarono nella notte, fuori dall'hotel, mentre tutti dormivano.
Non sapevano quando avrebbero fatto ritorno, o se sarebbero ritornati ma una cosa era certa per Husk, voleva rivedere Angel e lo avrebbe fatto a ogni costo.



Fine
















































































   
 
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