Film > La Mummia Saga
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Autore: Achillea_De_Seniles    06/04/2024    0 recensioni
(Era l'una e mezza passata e la notte era serena nell’attuale Tebe. Nei dintorni non c’era nessuno. Ma addentrandosi poi nel cuore del deserto, pian piano si sentivano distintamente delle persone gridare).
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
Una situazione molto complicata

 
Rimasta completamente sola nella sala centrale del British Museum, Anck-su-namun cominciò a riflettere su tutto quello che era accaduto fino a quel momento. Era molto avvilita. Il ritorno di Imhotep aveva invertito i ruoli. Ora era lui la mummia dominante. Con poche e semplici mosse Imhotep aveva preso il controllo sulla famiglia O’Connell. Tuttavia, Ahmanet aveva fatto di tutto per metterlo contro di lei e Imhotep, a causa sua e del suo tradimento, aveva creduto facilmente alle menzogne di Ahmanet. Da una parte Anck-su-namun era perfettamente consapevole del fatto che Imohtep non avrebbe fatto i salti di gioia nel rivederla. Era tutto comprensibile. Anck-su-namun lo aveva abbandonato e lasciato morire quel giorno nella piramide. Il suo tradimento non era stato una cosa da poco. Imhotep aveva il diritto di arrabbiarsi con lei. Nonostante la gravità del suo tradimento, Anck-su-namun sperava che ci fosse ancora una possibilità per rimettere le cose a posto con lui. Ma di fronte allo sguardo di Imhotep carico d'odio e ai suoi atteggiamenti completamente privi di qualunque altro tipo di sentimento, Anck-su-namun finì con il credere che con Imhotep era tutto perso. Sarebbe stato molto meglio andarsene, stare completamente alla larga da Imhotep e aiutare gli acchiappa mummie, che stavano dando la caccia ad Ahmanet. Ormai questo era l’unica cosa che poteva fare per lui.
 
Mentre si incamminava verso l’uscita Anck-su-namun si ricordò che nascosta tra le sue bende c’era nascosto il libro d’oro. Aveva avuto anche il libro dei morti e la chiave. Sfortunatamente, Imhotep li aveva rubati.  Poiché il libro d’oro era il punto debole di Imhotep, andava mangiato e protetto con estrema cura. Non era un giocattolo. In fretta, lo nascoste per bene e se ne andò. Mentre camminava, poté notare che nella stanza sulla Sinistra era allestita la mostra relativa all’antico Egitto. Avvertendo un senso di nostalgia per quello che era stato il suo tempo Anck-su-namun si avviò lungo la sala “Ah come era facile la mia vita al quel tempo è vero ero un’amante ed ero costretta a stare con un uomo che non amavo ma ero: rispettata, ammirata ed invidiata per la mia bellezza ed ero anche innamorata e ricambiata”
“Che c’è nostalgia dei tempi passata mia cara” disse una voce dietro di lei che un attimo iniziò a ridere forte.
Anck-su-namun non si curava delle sue risate, ma si ritrovò a pensare perché: “Ahmanet è ancora qui?”
Che altro voleva da lei? Che cosa doveva fare per essere lasciata in pace?
Così si volto e senza preoccuparsi di quello che le sarebbe potuto succederle, le urlò: “Vattene, stupida ragazzina viziata!” 
“Ehi! Bada a come parli, traditrice infingarda”.
Ascoltando meglio la voce, Anck-su-namun si mangiò la lingua. Era la voce della dea Hathor, la sua dea persecutrice. Anck-su-namun impallidì. Non avrebbe dovuto rispondere male a quella dea. Lei era molto pericolosa.
“Scusate mia Dea, pensavo foste…”
 “So benissimo chi pensavi che fossi” le rispose la Dea.
 Incominciando di nuovo a parlare:” Ma lascia stare I complimenti. Non sono venuta a parlarti di questo”. 
Anck-su-namun la guardò perplessa. La dea sembrava molto arrabbiata. Infatti, lo era
“Sai una cosa mia cara, all’inizio i tuoi sentimenti verso Imhotep sembravano onesti e sinceri. Mi avevi dimostrato un sincero pentimento”.
Anck-su-namun sorrise era felice che almeno la Dea Hathor conoscesse la sincerità e la veridicità dei suoi sentimenti. Aveva parlato troppo presto. La dea Hathor non era venuta fin lì per congratularsi di lei.
Infatti: “Adesso invece, dubito di nuovo di te e sono veramente delusa per non dire che mi sento ingannata e solo per questo potrei per questi ucciderti seduta stante”.
Anck-su-namun la guardava perplessa. Che voleva dire la dea? Dove aveva mancato Anck-su-namun nel compiere il suo dovere? Davvero non riusciva a capirlo! L’unica cosa certa era che l’ira della dea Hathor si stava per scatenare di nuovo su di lei.
Poi Anck-su-namun ebbe un’illuminazione forse la Dea Hator alludeva allo scambio di persona con Ahmanet, che le aveva evitato i rimproveri di Imhotep? Anck-su-namun l’aveva fatto per avvertire Imhotep.
“Mia Dea vi supplico di ascoltarmi, non ho cercato di scappare né di evitare i rimproveri di Imhotep, velo giuro”.    
La Dea Hator con voce calma, ma con il tono serio e deciso di chi non ammetteva repliche le rispose: “Ti credo. Infatti, non si tratta di questo. E neanche del fatto che hai assunto le sembianze di Ahmanet. Parlo di adesso”.
Ma Anck-su-namun continuava a guardarla perplessa, senza però riuscire a capire di che cosa la Dea Hathor stesse parlando.
Vedendo la sua espressione così perplessa, la dea Hathor decise di lasciar perdere ed iniziò a spiegarsi meglio: “Dimmi un po’ mia cara, non è forse vero che hai intenzione di abbandonare Imhotep, unirti agli acchiappa mummie che hanno ucciso Ahmanet in passato per uccidere Ahmanet e consegnare a Imhotep il suo corpo?”
Di fronte alle parole della dea, Anck-su-namun si rese conto che la Dea Hathor l’aveva tenuta d’occhio da quando le era apparsa nel deserto fino. Era perfettamente inutile mentire o sarebbe stato peggio. Anck-su-namun annuì. Di fronte a quella confessione la dea Hathor scoppiò a ridere sonoramente. Nel sentire quelle risate maligne Anck-su-namun si rese perfettamente conto che la dea Hathor non approvasse le sue idee. infatti, lei non le approvava affatto.
Una volta smesso di ridere la dea le rivolse la parola e le disse: “Comodo no, un rischio del tutto calcolato”.
Anck-su-namun non capiva perché la Dea le stesse dicendo questo. Anck-su-namun non vedeva in quale altro modo sarebbe potuta servire ad Imhotep. Ahmanet voleva usarla come strumento per rovinare Imohotep. Inoltre, lei considerava la lotta tra mummie un suicidio. Non avrebbe mai dovuto mettere in testa ad Imhotep l’idea di uccidere il re Scorpione.
“Non so neanche perché mi sia passata per la testa”.
A quel punto fu la Dea Hator a prendere la parola dicendole: “Ammesso che il potere non sia più di tuo interesse, Imhotep sta andando verso una missione suicida e tu che cosa fai, lo lasci andare così? Sappi che non è questo il comportamento di una donna che dice di amare un uomo e voglio che tu sappia che comportandoti in questo modo, tu lo stai abbandonando un’altra volta”.
Anck-su-namun rimase fortemente colpita da quelle parole e non sapendo come rispondere rimase in silenzio, mentre continuava ad ascoltare la Dea Hathor.
“Ricordo che quando ti trovavi nel limbo dei dannati dicevi che avresti fatto di tutto per avere un’altra occasione, per dimostrare ad Imhotep che lo amavi ancora e adesso che hai questa occasione che cosa fai lo abbandoni”.
A quel punto, non potendo sopportare altre critiche, prese con prepotenza la parola e le disse: “E che cos’ altro dovrei fare? Fermarlo non c’è la farò mai. Non ci sono riuscita nemmeno quando stavano insieme”.
A quel punto la Dea Hator le sorrise e con aria complice le disse: “Potresti seguirlo a distanza e spiare tutte le sue mosse. Aiutarlo nei momenti di bisogno”.
 Anck-su-namun guardò la dea con aria incuriosita ed anche interessata, mentre la dea continuò a parlare: “Dimmi un po’ tu credi veramente che le cose stiano andando proprio come tu e Ahmanet le avevate programmate”.
Anck-su-namun guardò la dea che continuando a sorridere le disse: “Bé mia cara Anck-su-namun, io direi proprio di no”.
A quel punto la dea schioccò le dita della sua mano destra e all’improvviso il paesaggio intorno a loro cominciò a cambiare. Anck-su-namun e la dea Hathor si ritrovarono sospese sopra un ponte. Anck-su-namun non percependo la fredda aria della notte capì che tra loro, c’era come una barriera protettiva, sicuramente dovuta alla magia della dea Hathor. Anck-su-namun provò a chiedere alla dea Hathor che cosa ci facevano lì. La dea Hathor si mise il dito anulare della mano destra sulla bocca, facendole capire che in quel momento doveva tacere, poi abbassò i suoi occhi e le fece capire dove doveva guardare. Abbassando i suoi occhi Anck-su-namun vide che sotto di loro seduto sulla sommità di un ponte c’era Imhotep, che stava riflettendo sull’accaduto. Anck-su-namun fu stupita di vederlo così concentrato. Era convinta di trovarlo circondato da morte e distruzione. Le cose non stavano andando come Ahmanet o lei avevano pianificato. C’erano alcuni elementi che nessuna delle due avevano considerato e che adesso, Imhotep stava considerando.
La dea Hator fece un altro movimento con la sua mano destra e Anck-su-namun iniziò a sentire la voce di Imhotep che diceva: “Che c’entra Ahmanet con il primo tradimento di Anck-su-namun? A quei tempi non la conoscevamo neanche. Ahmanet ha detto che aveva preso le informazioni, leggendo il libro che ha scritto Evelyn O’connell e Anck-su-namun, che è tornata per volontà del dio Anubi”.
Ciò significava che Anubi sapeva del ritorno di Ahmanet e delle sue esigenze. Perciò aveva fatto tornare in vita Anck-su-namun.
“Vigliacca com’è Anck-su-namun, se la sarebbe fatto addosso dalla paura. Sarebbero bastati gli artigli di tigre di Ahmanet per impressionarla. Inoltre minacciandola per bene, sarebbe stata capace di tutto”.
Queste prime affermazioni spinsero Imhotep a considerare delle altre questioni, che prima non riusciva a considerare. Imhotep aveva visto Ahmanet e Anck-su-namun lì nel deserto, ma Ahmanet e Anck-su-namun erano due donne appartenenti a due ceti sociali diversi: una era cortigiana e l’altra era una principessa.
“E da quando le regine scendevano a patti con le cortigiane e viceversa?”
Queste donne erano sempre in guerra tra di loro per il potere. Era vero, Imhotep aveva visto quella scena, prodotta da una magia egiziana, che non mentiva mai.
“E chi mi dice che sia vera? Nel senso chi mi dice che non abbiamo costretto Anck-su-namun a dire proprio quelle estate parole? In fondo, sono state due mummie a dirmela”
Essendo anche Imhotep una mummia, sapeva che le mummie erano brave a mentire.
Insomma, l’immagine speculare di Imhotep si trasformava in quella di un somaro. Come aveva potuto essere così stupido da non considerare tutte queste cose sul momento. Anck-su-namun seguiva Ahmanet per convenienza, sopravvivenza o forse per paura.
È probabile che Ahmanet o Anubi l’abbiano ricattata”.
Tra tutte queste ipotesi solo una cosa era vera invece: “Ahmanet sta usando Anck-su-namun per rovinarmi e Anck-su-namun accetta solo per paura di morire. Anck-su-namun non stava lavorando solo per Ahmanet. Di conseguenza, può essere utile anche a lui”.
Le affermazioni di Imhotep commossero Anck-su-namun. Dunque Imhotep non si era fatto completamente ingannare. Quella frase colpì Anck-su-namun e in quel momento nel suo cuore si riaccese la speranza forse aveva buone possibilità di far tornare Imhotep da lei e farlo ricredere del tutto. Sul suo viso si dipinse un sorriso lei lo sapeva anzi ne era assolutamente certa.
Intanto, ai piedi del ponte Rick, Alex e Jonathan e Ardeth Bay erano seduti sul freddo asfalto, mentre erano tenuti legati con una grossa e pesante catena nera che era stata chiusa con un lucchetto. La chiave si trovava al collo di una delle mummie di Imohtep, che in quel momento li stava tenendo d’occhio. L’unica persona libera era Evelyn. Evelyn si chiese subito il perché Imhotep avesse avuto questo riguardo per lei.
  “Forse perché sono una bella donna? No! Impossibile. Sicuramente, perché ho salvato Rick dalla vasca che portava all'oltretomba. Invece, Anck-su-namun ha lasciato morire Imhotep”. In quel momento Evelyn rappresentava per Imhotep la donna che avrebbe voluto vedere in Anck-su-namun.
Intanto, Rick, Alex e Jonathan la invitavano a cercare di fare qualcosa per cercare di recuperare la chiave e cercare di liberarli. Ma Evelyn non stava ad ascoltarli. Si interessava ad Imhotep, in quanto anche lei aveva notato qualcosa di diverso in Imhotep. Infatti, si chiedeva del perché Imhotep non li uccidesse tutti quanti. Lo avevano già combattuto in passato e lui li aveva in pugno. La sua famiglia poteva aspettare e capire. Doveva fare quello che sul momento riteneva fosse meglio.
Non solo Evelyn. Anche ad Ardeth Bay era chiaro che questa lotta, sarebbe stata molto diversa dalle altre. E che fosse stato inevitabile scendere a patti proprio con una delle mummie, specialmente con Anck-su-namun, la più strana delle tre.
Rick e tutti gli altri ad eccezione di Ardeth Bay cominciavano a pensare che Evelyn li avesse davvero traditi. Forse Ahmanet le aveva promesso qualcosa. Anche se erano certi che Evelyn non era davvero così. La conoscevano, era una donna buona, coraggiosa e leale, che li amava moltissimo. Aveva sempre combattuto per la giustizia e la sicurezza di tutti gli esseri viventi. Mai e poi mai si sarebbe potuta alleare con chi invece voleva solamente conquistare, sottomettere, distruggere e uccidere.
Fortemente convinto di questi pensieri Rick sollevò la testa e puntò il suo sguardo pieno di rabbia e di odio verso Imhotep che se ne stava ancora seduto sulla sommità del ponte. In tono forte e deciso iniziò ad urlargli contro: “Ehi tu, stai attento a quello che fai. Non credere che ce ne resteremo con le mani in mano. Noi siamo degli ossi duri. Dovresti saperlo. In tua assenza abbiamo combattuto un’altra mummia. E non osare dimenticarti, che ti abbiamo già sconfitto due volte in passato. Se vuoi possiamo rifarlo anche una terza volta. Che cosa credi, guarda che noi non siamo mica troppo vecchi per darti due calci nel culo continuare. Siamo ancora in forma!” Esclamò Rick.
A quel punto Imhotep, non potendo sopportare oltre le offese e le minacce da parte di Rick e degli altri due prigionieri, si alzò in piedi e in un attimo balzò a terra, stando perfettamente di fronte a Rick che non accennava ad abbassare lo sguardo in quanto non era per nulla intimorito da lui.                    
In risposta Imhotep gli disse: “Che fai mi minacci!? Voglio ricordarti che io ora solo al massimo della mia forza rispetto al nostro ultimo incontro. Non so se l’hai ancora capito, ma io vi ho in pugno voi e io sono armato. Sono io adesso che stabilisco le regole. E vi consiglio io di stare voi attenti a quello che fate. Un solo errore e per potrebbe finire molto male. Se fate qualunque cosa per mettermi in pericolo, vi potreste ritrovare affamati, torturati o uccisi”. 
 In risposta, Rick prese a canzonare Imhotep: “Ehi brutto fesso, dici sempre le stesse cose. Che c’è hai paura di combatterci per quello che sei. Fatti sotto e combatti da uomo. In fondo io e te abbiamo ancora un combattimento da finire”.
Capendo perfettamente a quale duello Rick si stesse riferendo, Imhotep annuì e sorrise. Gli fece capire a Rick che accettava molto volentieri la sua sfida. Per prima cosa schioccò le dita e in un attimo Rick si ritrovò libero dalle catene e posto di fronte ad Imhotep, che nel frattempo si tolse la tunica di dosso e si preparò alla lotta. Ad Evelyn la cosa non piaceva per niente, visto che la prima volta che si erano affrontati in un corpo a corpo per lo meno Imhotep era stato privato dei suoi poteri. Vedendo il sorriso maligno di Imhotep, Evelyn era assolutamente sicura che tramava qualcosa. Così cercò di dissuadere Rick dal combattere. Ma Rick, arrabbiato com’era, non la ascoltava nemmeno.
Senza esitare Rick, mollò a Imhotep una serie di pugni, i quali non facevano nulla alla mummia. Dopo alcuni minuti, Rick si stava stancando di colpire Imhotep e cominciò ad accusare la stanchezza e a respirare a fatica. Imhotep che invece era completamente illeso. 
“Tutto qui, avanti continua”.
Nonostante la stanchezza Rick gli assestò una serie di schiaffi e di pugni, ma sembrava che niente lo intaccasse. Anzi, sembrava che gli facesse appena il solletico. E alla fine Imhotep con un solo colpo spinse Rick a terra. E mettendo di fronte a lui con le braccia incrociate gli disse: “Come puoi Rick vedere, le cose sono cambiate dal nostro ultimo incontro. Io sono tornato potente, io ho in mano la situazione e le regole le decido io”.
Rick tentò inutilmente di liberarsi dalla presa di Imhotep.
“Tanto per cominciare voi siete una famiglia molto felice e io no. Tu Rick hai avuto una donna che è venuta in tuo soccorso e io no. Non supporto di vedere I miei nemici felici, mentre io invece soffro. Voglio che viviate, sapendo di avere perso tutto. Come sarebbe bello ritornare ad Amsher e buttarti nella fessura dell’oltre tomba. Ma io ho un’idea migliore”.
E sorridendo, schioccò le dita. In un attimo lui e Evelyn scomparvero senza lasciare traccia. Nello stesso istante, sparivano Arthen e le mummie di Imhotep. Anche la catena, che teneva tutti gli altri imprigionati, sparì. Alex fu il primo a rialzarsi e a correre da suo padre per aiutarlo a rialzarsi e ad accertarsi che stesse bene. Una volta che fu rialzato Rick non perse tempo ed organizzò immediatamente un piano per ritrovare Evelyn ed Arthen. Secondo loro Imhotep non poteva essere troppo lontano. “Visto che se vuole divertirsi con noi. si sarebbe goduto lo spettacolo in prima fila”.
Il gruppo cominciò a controllare tutta la zona intorno a loro, ma di Imhotep, di Evelyn o di Arthen non c’era traccia. Continuarono a cercare.
  Imhotep si era materializzato sopra il ponte e aveva usato la sua magia per creare intorno a loro una barriera, che li nascondesse da tutti gli altri. La barriera li permetteva a loro di poter vedere tutto.
Imhotep si stava divertendo un mondo nel vedere Rick e tutti gli altri correre in ogni direzione. Volendo continuare a divertirsi, Imhotep usò il potere per creare una folata di vento, che soffiando fece riecheggiare nelle loro orecchie l’urlo di una donna. Poi mosse anche dei cespugli nella parte destra della zona che Rick e gli altri stavano controllando. Loro sapevano che poteva trattarsi di una trappola, ma disperati com’erano si precipitarono verso quella direzione. Che si rivelò essere la direzione sbagliata.
Intanto, Evelyn e Arthen nel vedere comportarsi Imhotep così, pensarono quanto potesse essere infantile quella situazione. Secondo loro era inutile rimanere lì. Imhotep sembrava non curarsi affatto di loro. Pensarono di approfittando del fatto che Imhotep fosse girato di spalle e continuava a divertirsi con Rick e tutti gli altri, loro avrebbero potuto usare le stoffe e gli ornamenti del suo vestiario per fabbricarsi una corda per calarsi giù dal ponte. L’idea era irrealizzabile. La corda avrebbe potuto essere non abbastanza lunga e robusta.  Sarebbero caduti di sotto.  Intanto, notarono la presenza di qualcuno, che avrebbe catturato l’interesse di Imhotep. Videro passare Anck-su-namun. Imhotep senza volerlo si era messo alla stessa altezza di Anck-su-namun. Dal momento che lei era questa volta da sola, Evelyn e Arthen pensarono che potesse interessare a Imhotep.
Lo chiamarono: “Imhotep, c’è Anck-su-namun”.
In fretta, Imhotep lasciò stare gli O’Connell e si mise a spiare. Il fatto che Anck-su-namun fosse da sola, questo confermava i sospetti di Imhotep. Ahmanet aveva proposto ad Anck-su-namun di allearsi a lei, ma in realtà ognuna pensava a sé stessa e lavorava per conto proprio e per raggiungere un proprio scopo.
“È mia”. Disse Imhotep.
Poi si volto verso Evelyn e con il sorriso sul volto le disse: “E tu verrai con me”.
Mentre diceva questo, schioccò le dita. Evelyn si ritrovò di nuovo avvolta dalle bende magiche di Imhotep, che la costrinse in questo modo a seguirlo e non le permisero di dargli dei problemi, visto che con le sue bende le aveva tappato anche la bocca. Con un solo salto raggiungeva la parte del ponte, dove si trovava Anck-su-namun che intanto, fingeva di camminare senza sapere bene, dove andare. Imhotep le si mise alle spalle e prima che lei potesse accorgersi di lui, lui l’afferrò. Con un braccio la immobilizzò e con una mano le tappò la bocca, affinché non potesse urlare o parlare. Non voleva essere annoiato con altre menzogne. Anck-su-namun non si lasciò impressionare Imhotep non la spaventava, nonostante tutto quello che stava accadendo. Solo la presenza di Evelyn in qualche modo, la incuriosiva in qualche modo. Imhotep con voce ferma le disse: “Non penserai mica che io mi sia bevuto la storia che tu e Ahmanet vi siate alleate contro di me per distruggermi. Riconosco che siete state delle ottime attrici, e quasi ci stavo cascando. Ma non sono così stupido come pensate. Ragiono e penso come voi. Se hai imbrogliato un re e un sacerdote in passato, com’è che Ahmanet si sia fidata così cecamente di te. Ahmanet sarà pure una donna, ma è per sempre una regina. E le regine non hanno cortigiane per amiche e nemmeno le vogliono avere. C’è solamente una cosa che accomuna te e Ahmanet e cioè che siete due donne che lottano per il potere, ma in due modi completamente diversi. Sebbene Ahmanet adesso dica di aver bisogno di te, presto o tardi si libererà di te. E per quanto io faccia fatica ad ammetterlo, io ti conosco meglio di chiunque altro. Mi è difficile credere che tu, che sei cosi brava a mentire e ad imbrogliare, non abbia considerato questa possibilità da parte di Ahmanet. Il fatto che tu ora stia girando da sola per Londra, per me è un’ottima prova. Forse lei ti ha minaccia come il dio Anubi e tu hai ceduto a tutti i suoi ricatti per salvarti?! O forse la stai usando, come hai fatto con me!?”.
Sotto sotto Imhotep sentiva ancora di amarla. In quel momento, Imhotep ricominciò a parlare dicendole: “In entrambi i casi tu non sarai tanto di aiuto a nessuno. Però qualcosa forse potresti darmi”.
Imhotep prese Anck-su-namun per le guance e stando sempre attento a non farla scappare, la fissò negli occhi e le disse: “In fondo sarebbe un peccato rovinare un così bel faccino. Ma sai invece io che cosa farò, assaporerò in pieno questo gustoso frutto e poi si vedrà”.
E Mentre le diceva questo, Imhotep avvicinò le sue labbra a quelle di Anck-su-namun e la baciò intensamente ed anche appassionatamente. Anck-su-namun si godette a pieno quelli immenso ed inaspettato bacio. Anche se lei sapeva perfettamente che per lui in quel momento quel bacio non aveva nessun significato, per lei invece valeva moltissimo. Lui continuò a tenere le sue labbra incollate a quelle di Anck-su-namun, che cominciò a desiderare che il tempo si fermasse e che quel momento non finisse mai. Quando quel momento finì, Imhotep, continuando a tenere le sue mani sulle sue guance le disse: “Inoltre voglio che mi faccia un piccolo favore”.
Anck-su-namun non lo espresse apertamente, ma in quel momento avrebbe fatto qualunque cosa per Imhotep.
 “Voglio negoziare con te: sparisci trova un rifugio e nasconditi lì e porta anche Evelyn con te”.
 Solo in quel momento Anck-su-namun si ricordò che Evelyn era ancora lì ed era ancora tenuta legata dalle bende magiche di Imhotep.
 “Tienila lontana da Rick. Bada assai, che la voglio viva e trattala con tutti i rispetti che sono dovuti ad una regina! Fa che Rick soffra, come tu mi hai fatto soffrire. In cambio, non ti darò fastidio e non ti farò del male”.
Evelyn non voleva neanche sentire queste cose: “Ehi! Imhotep, ma chi ti credi di essere. Se pensi di allontanarmi dalla mia famiglia ti sbagli di grosso”.                                 
Imhotep si abbassò, lasciò Anck-su-namun e: “Oh! Oh! Siamo un poco nervosi. La mia visita di cortesia non è di tuo gradimento”.
Evelyn non si dette per vinta. Se le botte o le armi non gli facevano niente, c’era un’arma immortale, che poteva avere effetti su di lui. Senza troppi complimenti continuò: “Ti lamenti di non aver avuto una donna che ti salvasse, rischiando la sua vita per te. Ma tu, pensi di essertelo meritato?”
Come predetto, queste parole lo colpirono in pieno cuore. A lui non piaceva sentire questi discorsi. Visti gli effetti avuti, Evelyn continuò: “A te e Ahmanet servirebbe proprio una bella lezione e devo dire che finora Anck-su-namun è stata l’unica ad avere avuto il coraggio di darti quello che ti meritavi”.
Non sopportando di sentire più niente, Imhotep voltò le spalle e se ne andò. “Scusami!!”
Gli disse sotto voce Anck-su-namun per non farsi sentire, mentre lo vedeva andare via. Anck-su-namun si sedette e con un pianto isterico si rimproverò: “Perché l’ho fatto!? Perché l’ho fatto!?”
Nel vedere Anck-su-namun disperata, Evelyn si sedette vicino a lei e con voce dolce le disse: “Non essere troppo severa con te stessa”.
Evelyn infatti non vedeva il tradimento di Anck-su-namun nello stesso modo, in cui Imhotep e Anck-su-namun lo vedevano: “Imhotep  parla come se fosse stata tutta colpa tua. Invece Se li è andato a cercare lui i guai”.
“Tu non lo capisci. Tu hai fatto la cosa giusta per la tua famigia. Lo hai fatto per amore. Sei corsa verso Rick, perché ti importava di lui. Io sono scappata e ho abbandonato Imhotep”.
La rabbia e la vergogna tornarono ad assalirla. E con la voce carica di rabbia e di disperazione urlo “Ma la verità e che a me importava di lui, io lo amo ma...”.
“Hai avuto paura”.
“Ho avuto paura di rimanere schiacciata..., solo a questo riuscivo a pensare quel giorno. Io lo amavo, ma sono stata una vigliacca”.
Evelyn le sorrise e con aria complice le disse:” è normale avere paura.
 Poi continuarono a parlare e ad Anck-su-namun venne spontaneo e naturale raccontare ad Evelyn di un episodio, relativo a una delle tante loro avventure passate in Egitto. Era ambientato nel tempio di Orisi.
“Imhotep non può più continuare. Dobbiamo separarci”. “Perché?” Chiese Imhotep deluso.
“Non mi vuoi più”.
“Non è questo. Amarci significa tradire il faraone e questo vuol dire la morte. Se ti dovesse succedere qualcosa io non mi perdonerei mai. Non voglio che ti succeda qualcosa per colpa mia”.
 “Ma io non temo la morte. Preferirei morire domani, piuttosto che vivere senza conoscerti” le rispose Imhotep.
Anck-su-namun commossa dalle parole di Imhotep promise: “Qualsiasi cosa succeda, sarò sempre pronta ad aiutarti. Sempre”.
“Ho mentito Evelyn. Sono una fallita e buona annulla”.
La scena era molto romantica e affascinante, ma la promessa era troppo grossa da mantenere. Inoltre, per i gusti di Evelyn non si adattava alla personalità di Imhotep. “wow, è grossa come promessa! Come puoi pretendere di essere sempre disposta ad aiutare Imhotep, se lui è il primo che va in cerca di guai! Dovrebbe lui per primo non andare a cecarsi i guai”.
Anck-su-namun non sopportava dover dare ragione a un nemico. Evelyn, che aveva altri propositi, a quel punto le chiese chiese: “Vedo che tu non hai preso molto bene il fatto che Imhotep intenda cercare l’arma per risucchiare I poteri agli immortali. Suppongo che la conquista del mondo non rientra più nei tuoi interessi”.
 Anck-su-namun si innervosì: “Perché dovrebbe interessarmi! Io non sono coraggiosa come te. Non hai visto cos’ho fatto nella piramide?! Ho abbandonato Imhotep! L’ho lasciato morire! A differenza tua, che sicuramente sei stata messa sotto ricatto da Ahmanet, io l’ho tradito di mia propria volontà. E questa volta non ho più intenzione di mettermi in un’altra situazione simile a quella della piramide e ripetere lo stesso errore. Voglio salvarlo dalla trappola che Ahmanet gli sta preparando. Voglio chiedergli scusa”.
Una risata riecheggiò nell’oscurità: “Ma che discorso commuovente e così romantico”. “Riconoscerei questa risata tra mille” disse Anck-su-namun.     
“Anche io” le rispose prontamente Evelyn.
Ahmanet cominciò ad avanzare tranquillamente verso di loro dicendogli: “Tranquille ragazze, non sono qui per combattere ma soltanto per parlarvi”.
“Ah sì, e perché dovremmo ascoltarti?”
Le rispose Anck-su-namun sempre prontamente.
 Evelyn non sapeva che cosa fare. Sapeva che qualunque fosse stata la sua risposta, questa avrebbe sicuramente avuto delle conseguenze per la sua famiglia.
 Ahamanet a quel punto ricominciò a parlare: “Bene vedo che a differenza di te qualcuno qui è interessato ad ascoltarmi. Bene, adesso che avete capito che con me si fa sul serio, ritorniamo agli affari. Non illudetevi di fermarmi. Vincerò io in un modo o nell’altro e quando sarà il momento Imhotep e Rick saranno i primi a morire”.
Queste parole allarmarono Anck-su-namun ed Evelyn. Anck-su-namun sapeva che persona fosse Ahmanet e anche Evelyn sapeva che Ahmanet era capace di simili delitti e anche di cose ben peggiori. Pertanto, sarebbe stata capace di fare davvero ciò che aveva detto come ad esempio: segare Imhotep e Rick in tre parti.
“È molto interessante quello che dici, allora mettiamoci subito al lavoro. Ricordati che devi prima vincere” commentò Anck-su-namun per non perdere la sua faccia di donna forte e sicura.
Ahmanet sorrise: “Sei solo una povera illusa. Io combatto da sola e non devo preoccuparmi di nessuno all’infuori di me stessa. Invece tu ti dovrai portare Evelyn con te. Non hai sentito gli ordini di Imhotep. Anche se Evelyn sa da che parte stai”. Ahmanet aveva capito che Eveyn aveva sentito tutto e sapeva che Anck-su-namun stesse facendo tutto per Imhotep.
“Evelyn resterà sempre una nemica e non ha per niente in simpatia Imhotep, come fai tu. Se non troverete il modo di andare d’accordo, vi punirete da sole molto meglio di quello che potrei fare io. Auguri ragazze”.
Detto fatto Ahmanet se ne andò.
Una volta rimaste da sole, Evelyn era perplessa. Che cosa potevano fare? Stava pensando che il libro d’oro avrebbe ucciso Imhotep, ma non ricordava tutto l’incantesimo. Inoltre si chiedeva se l’incantesimo avrebbero potuto fare effetto anche su Ahmanet. Non sapeva niente su Ahmanet e il suo passato. Tanto meno sapeva il modo di sconfiggerla. Quando Evelyn pronunciò queste ultime parole, Anck-su-namun rivolse ad Evelyn un sorriso maligno. Quella sua espressione lasciò intendere ad Evelyn che Anck-su-namun sapeva qualcosa, che tutti ignoravano. Se le cose stavano in questo modo, voleva dire che Anck-su-namun fosse l’unica persona, in grado di aiutarla. Però ad Evelyn preoccupava moltissimo Imhotep ed era chiaro che Anck-su-namun non si sarebbe mai messa contro di lui.
Se le mummie erano intenzionate a combattersi tra di loro, forse aiutandole, avrebbe potuto lasciare che si facessero fuori a vicenda.
Anck-su-namun, che comprendeva le esitazioni di Evelyn, le fece però un appunto: “Irrealizzabile furbona! Credi che Imhotep o Ahmanet scendano mai a patti con qualcuno. Se io già per te sono un problema, Imhotep ed Ahmanet saranno peggio di me. E anche se accettassero il tuo aiuto, ne pagheresti un prezzo molto alto”.
Anck-su-namun aveva ragione. Non si scendeva a patti con delle mummie potenti. Forse collaborando con Anck-su-namun, c’era qualche possibilità di mettere la parola fine alle battaglie contro le mummie.  Però rimaneva ancora qualcosa da chiarire. Anck-su-namun era diffidente quanto Ahmanet e Imhotep: “So già a cosa stai pensando e la risposta e no”.                                                                          
“Attenta a quello che fai, Evelyn. Potrebbe finire molto male. Non solo a te, anche alla tua famiglia”.
“E chi mi dice che una volta in missione, non mi farai cadere in qualche burrone! Tu sei un aspide proprio come Imhotep ed Ahmanet. Sei capace di tanti brutti scherzi. Hai persino imbrogliato e ingannato Imhotep. Sei inaffidabile”.                             
“Sono gli inconvenienti di essere una mummia, nessuno sa quando stai dicendo la verità”.
Dal momento che non c'era tempo da perdere, era meglio che Anck-su-namun cambiasse atteggiamento e si mostrasse un pochino amichevole verso Evelyn. Anche se era un grosso rischio, non aveva scelta. Per questa volta, doveva correrlo, tanto Evelyn già sapeva molto molte cose su di lei.
“Questa non è una battaglia con le armi, è una guerra psicologica. Il nostro essere rivali contribuirà soltanto a darla vinta ad Ahmanet”.
“Spiegati meglio, non capisco”.
“Non posso dirti con precisione che cosa è successo, perché non c'ero. Posso solo fare delle supposizioni. So invece con certezza che Ahmanet è interessata ai poteri di Imhotep e li vuole a tutti i costi. I suoi poteri per ora sono incomparabili con quelli di Imhotep. Se lo sfidasse con la forza, morirebbe all’istante. Perciò, ricorre alla manipolazione. Evidentemente, i poteri che aveva in passato, erano anche poteri manipolatori. Sapeva della relazione con Imhotep e anche del mio tradimento. Questo tradimento aveva dato ad Ahmanet una cattiva impressione, perché lei aveva pensato che io stessi solo usando ed imbrogliando Imhotep. Perciò credeva di corrompermi facilmente. Ma si sbagliava di grosso su di me. Avevo tradito Imhotep, peché mi ero spaventata e... Non ragionavo più. In ogni caso, non dissi di no. La scena che ha mostrato a Imhotep è vera. L’ho detto, perché eravamo tutti nel deserto di Amsher e sapevo che da quando il re Scorpione era morto, non c’era nessuna oasi. Che altro potevo fare? Purtroppo mi aveva scoperta e aveva cercato di uccidermi. Alla fine non lo fece, perché voleva lasciarmi vivere nell'illusione di riuscire ad aiutare Imhotep. Era certa che sarei morta disidratata. Intanto, pensò di usare te al mio posto. Io ero sola con i miei rimorsi, invece tu avevi una famiglia per cui tu dare la tua vita e non dovevi nulla a Imhotep. Quando ero sul punto di morire, la dea Hathor ebbe pietà di me. Mi salvò e mi dette qualche potere. Non sono comparabili con quelli di Imhotep e di Ahmanet. Ma sono molto utili. Poi ho scoperto che i responsabili di tutti erano dei doppi giochisti, che facevano parte di una squadra, che stava tenendo Ahmanet imprigionata. Solo che sono passati otto mesi. Inoltre Ahmanet aveva progettato di uccidere tutti gli acchiappa mummie che l’avevano sconfitta in passato. Questo è quanto”.
Evelyn non era soddisfatta. Rimaneva un’altra questione in sospeso: “Se le cose stanno in questo modo, allora perché hai mentito a Imhotep e ti sei fatta passare per Ahmanet? Inoltre, hai lasciato Ahmanet che mentisse?”
Anck-su-namun con tono forte e deciso rispose: “Come perché? Imhotep doveva essere avvertito di questo nuovo pericolo, ma non mi avrebbe mai presa sul serio. Dopo averlo abbandonato, sarebbe passato tutto il tempo a rimproverarmi che ascoltarmi. Inoltre, Ahmanet ha minacciato di raccontare a Imhotep dell’aggressione ad Amsher, soffermandosi soprattutto sui miei duri sacrifici. Imhotep una volta aveva sopportato l’impossibile per me ed io che cosa avevo fatto!!?? Imhotep non deve saperlo. È una questione privata, che riguarda solo me ed Ahmanet. Imhotep non ha fatto niente e voglio che resti fuori da questa storia”.
“Ahmanet però potrebbe tirarla fuori lo stesso”.
“Non da morta”.
 
Se loro fossero arrivate prima di Imhotep o di Ahmanet, non sarebbe successo nulla. “Non sono tenuta a spiegare nulla a Imhotep e non ci saranno testimoni a dirglielo. Allo stesso tempo, tu non sarai tenuta a spiegare alla tua famiglia nulla su quello, che Ahmanet ti ha veramente fatto”.
Anck-su-namun sapeva come giocare. Sapeva che la famiglia di Evelyn ci sarebbe rimasta male, se fosse venuta a sapere che Ahmanet gli aveva ingannati e che loro ci fossero cascati come stupidi principianti.
Stando così le cose, anche Evelyn sentiva che sarebbe stato meglio darsi una tregua con Anck-su-namun. Era un grosso rischio, ma come Anck-su-namun non aveva scelta. Doveva correrlo. Le allungò la mano e le chiese: “Tregua?”                                                                           
“Ci sto!” Anck-su-namun invece di stringerle la mano, le dette un forte colpo in spalla, facendole male.                                                                                                         
“Ahie, si!”                                                                                                                               
“Mi dispiace”.                                                                                                             
   “Non è vero”.
 
   
 
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