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Autore: Undomiel Hufflepuff    09/04/2024    1 recensioni
"«Sì, chi anche una sola anima possa dir sua nel mondo!» Recitò Kaworu «che bellissime parole, quanti possono vantare di avere un amico dolce e amorevole come te al proprio fianco?»
Shinji si strinse nelle spalle, Kaworu era bravo a farlo sentire speciale e amato e soprattutto a farlo arrossire. Continuarono a suonare per il resto della serata, la musica soave esprimeva amore e gioia, sembrava parlare direttamente al cuore di Shinji e spronarlo ad amare. Suonando in compagnia di Kaworu Shinji si sentiva felice e al sicuro, era certo che la sua felicità e quelle belle emozioni di affetto che provava non sarebbero mai cessate. Note grevi ma solenni e sinfonie potenti e armoniche riempirono il teatro per un'ora, fino a che i due ragazzi non furono costretti a fermarsi bruscamente per l'arrivo del custode che disse loro che era ora di chiudere."
Shinji e Kaworu si incontrano per la prima volta e fanno amicizia attraverso alla musica.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaworu Nagisa, Shinji Ikari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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INNO ALLA GIOIA



 
Shinji guardò con disappunto la facciata spoglia e minimale della sua nuova scuola. La sola idea che da quel giorno avrebbe dovuto mettervi piede ogni singolo giorno (o quasi) della sua miserabile vita lo turbava interiormente e lo faceva stare quasi male fisicamente. Vicino a lui schiere di ragazzi e ragazze urlanti lo superavano ignorandolo, nessuno faceva caso a lui, alla sua paura, al suo rammarico, alla sua stizza o alla sua tristezza. I visi dei suoi compagni di scuola e di classe erano felici, gridavano e scherzavano con gli amici ridendo. Non si accorgevano che c'era un nuovo arrivato, che non sapeva cosa fare né dove andare e di quanto solo si sentisse in quel momento. Senti la rabbia crescere in lui e subito dopo la vergogna per averla provata nei confronti di gente che non conosceva e che, dopotutto, non aveva nessuna colpa nei suoi confronti. Mentre visi ignoti e sorridenti gli passavano accanto diretti all'ingresso principale Shinji rimase paralizzato sul posto, davanti al cancello della scuola, a domandarsi se non fosse un idea migliore quella di fare dietro front e scappare il più lontano possibile da lì. Da tutti quei volti sorridenti, le loro vite felici e piene di gioia e da tutta quell' ansia che lo stava divorando dall'interno, dallo stomaco in su. Serrò i denti digrignandoli con forza e stringendo in mano il walkman appiccicato al suo palmo sudato per l'ansia che gli produceva mal di stomaco e un lieve ronzio nelle orecchie. Guardò a destra e a sinistra, le strade si delineavano davanti a suoi occhi dritte e pulite, sembravano invitarlo a percorrerle per scappare da quel cancello e da quella scuola un po' diroccata. Shinji pensò che sarebbe stato facile. Si trattava di mettere i piedi uno davanti all'altro e fuggire, anche correndo magari, del resto non era mai stato pieno di dignità. O magari poteva entrare e nascondersi nei bagni per tutto il giorno, fino alla fine delle lezioni. Nessuno se ne sarebbe accorto.
Rimase a riflettere per un lungo periodo, srotolò le sue cuffie, le inserí nel walkman e cominciò ad ascoltare la musica tagliando il mondo fuori da lui. O almeno sperava di riuscirci.
Analizzò tutte le uscite antipanico che gli si palesavano davanti: fuggire, nascondersi o alienarsi. Non gliene vennero in mente altre, era sicuro che c'erano altre possibilità, come quella di farsi coraggio e affrontare quel drastico cambiamento da persone logiche ed intelligenti. Ma decise che non era il suo caso e si rifiutò di contemplarla. Alla fine optò per l'alienazione, sarebbe entrato, si sarebbe seduto al suo banco e avrebbe fatto finta di non essere lì con la mente. Con le cuffie ancora nelle orecchie, la musica a martellargli i timpani e la nausea che gli saliva lungo l'esofago Shinji obbligò le sue gambe a muoversi ed entrò nella sua nuova scuola.
Non passò molto tempo da quando aveva varcato le soglie delle porte scorrevoli di vetro della struttura che una ragazza richiamò la sua attenzione a gesti, informandolo che era proibito l'uso di cellulari e robe simili all'interno della scuola. Scontento e anche irritato Shinji si tolse le cuffie con un gesto secco della mano, strappandole con foga dalle orecchie e arrotolandole per riporle in tasca. Poi andò alla ricerca della sua aula, la 2A.
Anche se non sembrava la scuola era grande e ben presto si perse. Maledisse se stesso e la sua inettitudine, i corridoi brulicavano di studenti e il loro vociare faceva eco da tutte le parti, ma Shinji si vergognava troppo a chiedere informazioni, "capirebbero subito che sono un incapace" pensò "insomma, non è questa la prima impressione che voglio dare di me." E continuò a vagare per i corridoi e le varie aule sperando di trovare quella giusta prima del suono della campanella.
Passo per un lungo corridoio, ragazzi e ragazze si affacciavano dalle aule per parlare con le amiche e gli amici, altri invece si affrettavano a raggiungere le loro classi. Shinji, invece, avrebbe voluto solo infilarsi di nuovo le cuffie e tagliare di nuovo il mondo fuori da lui ma non poteva farlo.
"Forse mi sto avvicinando!" Pensò leggendo i cartelli sopra le porte, in lontananza cominciò a sentire il suono di una musica ma ci fece poco caso, ora aveva altri problemi.
Dopo giri e rigiri continui alla fine si ritrovò nel corridoio da dove proveniva la musica, si diffondeva armonica e ritmica lungo tutta la scuola, sembrava che nessuno la sentisse, forse tutti la stavano ignorando ma Shinji rimase ad ascoltarla curioso e ammaliato. Era il chiaro e limpido suono di un pianoforte, note lenti e gravi erano accompagnate da suoni più leggeri e nitidi, avvicinandosi alla fonte Shinji riconobbe l'Inno alla Gioia di Beethoven. Apri la porta che lo separava da quella melodiosa e splendida sinfonia riconoscendo il quarto movimento. La sua testa fece capolino dall'uscio e sbirciando all'interno della sala poté vedere solo la parte anteriore di un grosso teatro con poltroncine consunte di velluto rosso, un palco in legno tirato a lucido cosparso di vari strumenti e un bellissimo pianoforte a coda nero e lustro, così bello e brillante che l'intero teatro sembrava riflettersi in esso, ad esso sedeva il talentuoso musicista. Dalla sua posizione Shinji non poteva vederlo poiché la tavola armonica e la cordiera occupavano quasi tutta la sua visuale e Shinji non voleva rischiare di entrare nella camera, un po' per non disturbare, un po' perché aveva paura. Poteva vedere solo i capelli bianco latte del pianista che ondeggiavano ad ogni suo movimento. Rimase seminascosto dietro alla porta ad ascoltare ammaliato ed incantato la sua musica, che sembro calmare le sue ansie e ingentilire il suo spirito rabbioso, per qualche istante di tempo congelato nel momento Shinji dimentico la sua paura, fu in grado di scordare la sua penosa esistenza le angosce che da prima di quel mattino lo perseguitavano. L'incanto durò poco, si infranse quando la campanella di inizio lezione prese a trillare assordante fuori luogo e fuori tempo, il ragazzo sconosciuto smise di suonare bruscamente finendo per deformare la sinfonia, il suono sgraziato e inelegante si andò a sovrapporre alla melodia distorcendola e rimbombano goffa e pesante nel bel teatro. Shinji sussultò colto alla sprovvista, senti il pianista alzarsi e prima che il ragazzo potesse accorgersi della sua presenza scappo via di nuovo angosciato e ansioso.

*
Il pugno di Suzuhara gli arrivò dritto sul muso spedendolo col sedere per terra. Shinji sentí un forte dolore su tutto il lato destro della faccia e fu abbastanza sicuro di essersi rotto sia la mascella che la mandibola, nonché di aver perso qualche dente nell'impatto. Le sue gambe tremavano e la paura e l'ansia cominciarono a farlo sudare, seduto per terra, con i suoi nuovi bulli che lo sovrastavano guardandolo minacciosi dall'alto al basso, Shinji si piego lievemente in avanti tenendosi con entrambe le mani la parte della faccia colpita. Passò rapidamente la lingua sui denti e fu lieto di scoprire che erano ancora tutti al loro posto.
«Devi capirlo» gli disse il bullo con gli occhiali e le lentiggini, «la sua sorellina è rimasta ferita dopo l'attacco dell'Angelo!»
No, Shinji non capiva, non era colpa sua se l'Angelo aveva attaccato Neo Tokyo 3, non era colpa sua se la sorella dell'idiota era rimasta ferita e non era colpa sua se non sapeva pilotare un Evangelion.
«Per quanto mi riguarda non è certo stata una mia scelta pilotare l'Eva» sussurrò piano Shinji massaggiandosi la guancia tumefatta, il ragazzo, grande grosso e col pugno di piombo, si era allontanato, ma tornò subito sui suoi passi ritornando a picchiarlo ripetutamente. Shinji si rannicchiò su se stesso chiudendosi in posizione fetale per farsi scudo e proteggersi, maledisse Suzuhara che lo stava picchiando incitandolo ironicamente a ripetere quello che aveva appena detto, maledisse Aida che da bravo omertoso qual era guardava la scena senza dire o fare nulla, maledisse anche suo padre già che c'era, la causa di tutti i suoi problemi e sui quali c'era scritto il suo nome a caratteri cubitali. Toji gli inferiva colpi su colpi senza troppi complimenti e Shinji non aveva il coraggio di ribattere, scappare o colpirlo a sua volta, rimase fermo per terra immobile a subire patetico tutto gli abusi, imprecando contro se stesso e la sua inettitudine.
«Adesso basta però!!» disse una voce calma e pacata. Suzuhara smise di picchiarlo girandosi sorpreso, e anche spaventato, su se stesso guardando dietro di lui, Toji sussultò saltando su se stesso e si girò anche egli a guardarsi alle spalle, Shinji rimase per terra insicuro se muoversi, tenne le mani sulla testa, ma quando capì che Suzuhara non l'avrebbe più picchiato si arrischiò ad alzare appena il capo da terra. Intravide, semi nascosto dall'imponente corpo di Suzuhara, un ragazzo alto e snello, coi capelli bianco grigio e la pelle bianchissima tanto da fare impressione. «Ah sei tu!» esalò Toji tirando un sospiro di sollievo, «credevo fosse un professore» dichiarò con un filo di ansia nella voce, il ragazzo si affrettò a raggiungere Shinji e lo aiutò ad alzarsi, «aggrappati a me se non riesci a camminare» gli disse cortese, Shinji riuscì ad alzarsi, gli tremavano le gambe per la paura, aveva il viso tumefatto e lo stomaco e l'addome doloranti, si aggrappò con piacere al suo compagno per poter camminare, fecero per andarsene ma Suzuhara gli si parò davanti «guarda che ne ho anche per te se fai la spia, Nagisa!» dichiarò con tono minaccioso e bastò questo per far venire i brividi a Shinji e farlo tacere su tutto l'accaduto.
«Perché lo hai picchiato?» gli domandò con voce calma Kaworu, come se gli avesse chiesto del tempo.
Suzuhara sbuffò irritato «quel dannato Angelo ha distrutto tutta la città, per colpa di questo idiota che non è riuscito ad abbatterlo in tempo la mia sorellina è rimasta ferita!»
Kensuke fischiò ansioso e cominciò a guardarsi intorno nervoso, Kaworu scosse la testa con disappunto «non è certo colpa sua se la tua sorellina sta male. Dovresti provare tu a pilotare un Eva, non faresti poi così lo spavaldo e il borioso davanti ad un Angelo.» Kensuke sghignazzò divertito e Toji sbuffò irritato ma stette zitto, «dai andiamo, ti porto in infermeria!» disse infine Kaworu rivolto a Shinji, gli altri due ragazzi si fecero da parte per farli passare e poi dopo un po' se ne andarono, lasciando Shinji e Kaworu da soli.
Shinji entrò nell'infermeria scolastica zoppicando vistosamente e con un grosso livido sulla faccia che si andava scurendo allarmando l'infermiere che lo fece sedere su un lettino, poi cominciò a medicarlo con attenzione. «Allora, chi è stato?» gli domandò con tono severo l'infermiere dandogli del ghiaccio e spalmandogli una crema antidolorifica sulla faccia con molta delicatezza. Shinji sussultò per il dolore, sibilò e si ritrasse, poi ritornò a farsi medicare in silenzio e con lo sguardo basso pieno di colpa ma anche rabbia. Per qualche strano motivo sentiva che era effettivamente colpa sua tutto quello che era successo, la città distrutta e una sorella sconosciuta ferita, e quindi sentiva di meritare quella sorta di "punizione". Ma d'altro canto sapeva anche logicamente che lui c'entrava ben poco in tutta quella faccenda e non aveva tutte quelle colpe. Strinse i pugni sulle ginocchia e fece scena muta, l'infermiere si rivolse a Kaworu e Shinji lo guardò sottecchi sperando che non dicesse niente, il ragazzo che affiancava Shinji, infilò le mani in tasca e scosse la testa «mi spiace, l'ho trovato nel corridoio che zoppicava per venire qui, non mi ha detto nulla!» mentí spudoratamente e Shinji sgranò gli occhi sorpreso. Non se lo aspettava, rifletté sul suo comportamento e penso che forse Kaworu poteva essersi spaventato dalle minacce di Toji.
L'infermiere disse «comunque sia, io avvertirò il corpo insegnanti e il preside, non chiuderò certo un occhio di fronte a questa storia» poi cominciò a blaterare cose riguardo al bullismo, che Shinji avrebbe dovuto denunciare i suoi bulli, che li era in un luogo sicuro e poteva esprimersi e tutte queste cose che Shinji aveva già sentito, poi l'uomo si allontanò dicendogli che poteva restare in infermeria a riposare e che avrebbe chiamato i suoi genitori per farlo venire a prendere. Shinji emise uno sbuffò divertito, suo padre non si sarebbe mai scomodato per lui, sicuramente la Comandante Katsuragi sarebbe venuta a prenderlo. «Perché non li hai denunciati?» Chiese immediatamente Kaworu, non appena l'infermiere se ne fu andato, Shinji rimase col capo chino, a guardarsi i pugni stretti in grembo, facendo dondolare le gambe un po' in imbarazzo. «Voglio evitare altri guai!» Ammise in fine, poi alzò lo sguardo per guardare Kaworu il quale sembrava tranquillo e rilassato. «Non si fermeranno se non li denunci!» dichiarò il compagno, Shinji fece spallucce «credo che fosse un semplice sfogo il suo, non credo che continueranno. Tu perché non hai detto niente all'infermiere?"» domandò subito dopo.
«Spero che lo faccia tu, non dovresti ignorare un fatto simile, non è detto che ti lasceranno stare. Ma se hai paura li denuncerò io!» Rispose risoluto, Shinji si strinse nelle spalle e ritornò a guardare per terra «no grazie, fa niente. Non credo che si ripeterà. Per Favore, chiudi un occhio e lascia perdere la questione!» gli chiese cercando di risultare gentile ma in realtà si sentiva solo infastidito, non dalla disponibilità di Kaworu ma piuttosto dalla quella situazione e di tutta quell'attenzione indesiderata.
«L'omertà andrebbe contro la mia etica e morale» dichiarò il ragazzo, Shinji sbuffò «per favore, ignora la questione, vedrò io cosa fare!» disse sperando di dissuaderlo, alla fine Kaworu acconsentí, «comunque grazie per essere intervenuto, come ti chiami?» chiese dopo per fare a quel punto delle presentazioni ufficiali, il ragazzo si esibí con il sorriso più dolce e delicato che Shinji avesse mai visto, dal suo bel viso bianco trapelarono dolci e gentili emozioni e Shinji arrossí,
«mi chiamo Nagisa, Kaworu Nagisa!» rispose con voce lieve «e tu devi essere Shinji Ikari!» Egli annuì soddisfatto, «già, sono famoso a quanto pare, solo perché ho pilotato un grosso robottone!» cercò di scherzare lui, Kaworu inclinò appena la testa di lato «perché ti sminuisci così? non sei fiero di te e del tuo operato?» gli chiese.
Shinji scosse la testa «di cosa dovrei essere fiero? Non l'ho nemmeno abbattuto io l'Angelo, l'Eva ha fatto tutto da solo!»
«Il semplice fatto che tu sia salito sull’Eva per combattere un Angelo denota grande coraggio e responsabilità!» Affermò Kaworu, Shinji scosse la testa afflitto «ma quali coraggio e responsabilità!? Non so nemmeno pilotarlo quel coso! Ho avuto paura tutto il tempo» rispose abbassando il capo ma Kaworu gli disse «la paura è una componente fondamentale per la sopravvivenza degli esseri viventi, saresti stato uno sciocco e un avventato a non provarla in quel momento. Per quanto riguarda il pilotaggio dell’Eva, sono sicuro che ti verrà insegnato e imparerai in fretta, la necessità e il bisogno ti aiuteranno a migliorare rapidamente. Senza offesa ma dovresti avere più fiducia nelle tue qualità e nelle tue capacità!» Shinji abbassò lo sguardo e arrossí, anche Misato gli aveva detto che aveva svolto un buon lavoro ma per qualche strano motivo sentirselo dire da uno sconosciuto lo fece sentire un po’ meglio. Del resto Misato era un po’ più di parte dato che Shinji sembrava essergli simpatico e voleva evidentemente incoraggiarlo a continuare a combattere, anche per necessità, la Nerv, ora come ora non disponeva di molti piloti, mentre uno sconosciuto come Nagisa non aveva nessun motivo per dirgli quelle cose eppure lo aveva fatto.
«Ah, emh… Grazie per il tuo sostegno!» gli disse grato. Avvertì il volto farsi paonazzo e le orecchie arrossarsi e abbasso subito il capo in imbarazzo. Quelle erano le esatte parole che aveva bisogno di sentirsi dire e si sentì rincuorato e rassicurato.
«Se Suzuhara dovesse di nuovo infastidirti non esitare a chiedere il mio aiuto, ti aiuterò a denunciarli!» gli disse Kaworu alla fine, poi lo salutò cordialmente e uscì dall’infermeria. Stranamente Shinji, che era abituato a stare da solo e che nella solitudine si trovava spesso a suo agio, quando lo vide andare via sentì in lui crescere una terribile condanna alla solitudine e alla tristezza.

 
*
Il direttore della scuola guardava la classe severamente, squadrando i ragazzini (tutti i piedi, dritti e rispettosi come soldatini) dall'alto al basso con molta attenzione e un'espressione dura in volto. Shinji aveva capito subito cosa sarebbe successo, fin dal momento in cui lo aveva visto entrare in aula, forse anche prima, da quando la Comandante Katsuragi si era andata a lamentare dal preside di quel episodio di bullismo che Shinji aveva dovuto subire. Misato aveva informato anche suo padre, dal quale non aveva ricevuto neanche un parola d'affetto o di sostegno o solo interesse nei suoi confronti dopo l'accaduto. E questo lo aveva rammaricato molto.
«Sono venuto al corrente di alcuni deprecabili atti di bullismo all'interno della nostra scuola, nei confronti di un vostro compagno di classe di cui non farò il nome…» Shinji pensò che fosse un’affermazione molto stupida visto che era l'unico della classe ad avere la faccia tumefatta, ma rimase in silenzio mentre il direttore, affiancato dal professore, parlava. Guardò con insistenza il piano consumato e scheggiato del suo banco tormentandosi le dita. «... È chiaro che avvenimenti del genere non possono essere accettati nella nostra scuola né tanto meno in una società rispettabile…» continuò l'uomo, Shinji pensò che quel lungo sproloquio banale e scontato, pieno di ovvietà e luoghi comuni fosse del tutto inutile, dato che i testimoni dell'accaduto erano quattro e nessuno di loro avrebbe parlato… O almeno così sperava. Si conficcò le unghie nel palmo della mano destra e accennò a guardare dietro di sé, dove qualche banco più in là c'era Kaworu; “speriamo che non parli” rifletté Shinji guardandolo di sottecchi. «Per evitare ulteriori problemi chiedo a chiunque sia stato testimone dell'accaduto di farsi avanti, anche in anonimo, per denunciare questo biasimevole comportamento.» E così via, andò avanti per un altra decina di minuti a dire queste ovvietà e ad incoraggiare a denunciare i bulli. Shinji ritornò a guardare più volte Kaworu dietro di lui sperando che stesse in silenzio e così fece. Quando il direttore fu uscito dalla classe Shinji tirò un sospiro di sollievo e si sentì più leggero. All’ora di pranzo, mentre tutti erano distratti, parlavano e scherzavano, mentre Shinji mangiava da solo al suo banco, Kaworu gli si avvicinò e si sedette al banco libero davanti al suo «vuoi che li denunci io?» Domandò gentile, Shinji lo guardò sorpreso ma poi scosse la testa, «no grazie, va tutto bene ora. Toji e Kensuke mi hanno ignorato tutto il giorno, sono sicuro che non si ripeterà!» Kaworu non sembrò soddisfatto di quella risposta, ma si alzò ed infilò le mani in tasca «va bene, come vuoi!»
Ma la pace di Shinji durò poco, due giorni dopo, per la seconda volta di seguito né Toji né Kensuke si presentarono a scuola e Shinji fu colto da un dubbio, quando andò a chiedere notizie alla capoclasse Hikari gli rispose che erano stati sospesi per aver picchiato un altro studente. Shinji si accigliò e quel pomeriggio, subito dopo le lezioni si avvicinò a Kaworu per parlargli. «Perché hai fatto la spia? Ti avevo chiesto di non farlo. Ora Aida e Suzuhara se la prenderanno con me, adesso si che non mi libererò più di loro» sbotto arrabbiato, Kaworu lo guardò sorpreso ma disse solo «se dovesse succedere di loro la verità, che li ho denunciati io!»
Shinji sbuffò infastidito «sì, ma perché lo hai fatto? Ti avevo chiesto il favore di non farlo.»
«Sarebbe stato contro la mia morale ed etica!» ripeté serio Kaworu
Shinji strinse i pugni per cercare di trattenere la rabbia ed evitare di dire qualcosa di cui si sarebbe potuto pentire «d'accordo» esclamò a denti stretti reprimendosi, «d'accordo, grazie per averlo fatto ma non era necessario.»
«Scusami ma io credo che sia il contrario…» cominciò a parlare Kaworu, ma Shinji lo interruppe in maniera sgarbata «va bene, va bene. Non importa, ormai è fatta. Facciamo che non è successo niente, ma per favore la prossima volta lasciami stare e rispetta la mia volontà!»
Shinji afferrò la sua borsa e a passo veloce uscì dall'aula e poi dalla scuola ragionando sull'accaduto.
“Al diavolo la tua morale e anche la tua stupida etica. Ma perché la gente non vuole lasciarmi in pace, non vuole lasciarmi vivere come dico io?! Ora verrò sicuramente preso di mira. Aida e Suzuhara dopo questo non mi lasceranno più in pace!” In realtà comprendeva il motivo per cui Kaworu lo aveva fatto, era anche giusto e ammirevole dato che non si era comportato da omertoso ma Shinji sentiva di aver attirato su di sé un ulteriore guaio che avrebbe volentieri potuto evitare se solo tutti fossero rimasti in silenzio. Deciso a tagliare di nuovo il mondo fuori di lui afferrò le cuffie e cominciò ad ascoltare la musica a tutto volume diretto verso casa.

 
*
Il sole stava calando, il paesaggio che li circondava si colorava di arancio e colori caldi, le ombre erano nette e cupe, dai contorni nitidi e si disegnavano chiare sull'asfalto bruciato dal sole che emanava calore. Lenti voli di gabbiani e uccellini vari offuscavano di tanto in tanto la luce. Il sole appariva come un disco sottile di carta arancione dai bordi ben delineati. La sua luce non accecava e poteva essere osservato senza farsi del male agli occhi. In quell'istante di tempo Shinji pensò che tutto sembrava perfetto.
Mary afferrò per un polso Hikari e Asuka e ridendo le trascinò nel parco giochi che stavano affiancando nel loro cammino verso casa. Shinji, Kensuke, Rei e Toji le seguirono e tutti insieme presero a giocare, Mary si precipitò alla fila di altalene, Kensuke, Shinji e Hikari invece andarono al carosello. Passarono una buona mezz'ora a divertirsi e giocare, quando il cielo si oscurò quasi del tutto e il parco giochi si svuotò dei bambini urlanti e festosi e dei genitori in crisi di nervi, i sette ragazzi si fermarono a riposare esausti sull'erba fresca e a parlare del più e del meno.
«Allora Shinji, hai scelto il tuo corso pomeridiano?» gli chiese la capoclasse, «devi ancora selezionare un club al quale vuoi partecipare, per favore fai presto te l’ho già chiesto una settimana fa!» gli ricordò Hikari. Shinji sussultò e arrossí in imbarazzo, era vero del resto, Hikari glielo aveva chiesto più volte di affrettarsi a scegliere un club ma lui aveva sempre procrastinato più per pigrizia che per altro. «Emh, no, non ancora scusa!» belò Shinji a disagio.
Hikari emise un sospiro sconfortato ma poi sorrise ed estrasse il tablet dalla sua borsa scolastica accendendolo «allora perché non lo fai adesso?» chiese allegra lei porgendogli il suo tablet, Shinji fece un finto sorriso prendendolo in mano e accedendo alla sua area studenti mentre tutti ridacchiavano. «Il fatto è che ancora non so cosa fare!» Confessò il ragazzo facendo scorrere l'elenco dei club pomeridiani sullo schermo, erano davvero numerosi, dagli sport disponibili nell’istituto a quelli più semplici come il club di letteratura o cinema. «Perché non vieni a fare basket con me!?» Esultò Toji vicino a lui, come se quella fosse l'idea migliore del mondo, Shinji sorrise nervoso mostrando i denti ma prima che potesse dire una parola Asuka scoppiò a ridere «ahahah, ma certo, questa si che è una fantastica idea. C'è lo vedete stupishinji giocare a basket?» Lo prese in giro ella stendendosi a pancia in giù sull'erba, «e perché no?!» Gli ringhiò contro Toji arrabbiato «può benissimo farcela, deve solo imparare» Asuka rise di nuovo attirandosi gli sguardi torvi di tutti, Toji si rivolse a Shinji dandogli una forte pacca sulla spalla «sta tranquillo ti insegno io, vedrai che ci divertiremmo!»
Mary si alzò battendo le mani sulla gonna per togliersi di dosso la polvere e l'erba fresca e si sedette sulle altalene che li affiancavano, prendendo a dondolarsi, «perché non viene a fare scacchi con me invece?» Domandò lei. Shinji sorrise cortese ad entrambi, «ecco, vi ringrazio per i suggerimenti ma in realtà il basket non mi piace molto e non so giocare a scacchi»
«beh, ti insegno io» rispose Mary dondolandosi sull'altalena
«In realtà non mi interessano molto» mugugnò Shinji a bassa voce e Mary non insistette più.
«Capoclasse, tu a quale club sei iscritta?» Domandò Shinji
«a quello di letteratura e matematica, a te piace la fisica, perché non ti iscrivi a quello?» suggerí la ragazza.
Shinji soppesò l'idea e annui ma ancora non era del tutto convinto, allora chiese suggerimenti a Rei e Kensuke, quest'ultimo gli rispose «io frequento quello di matematica con Hikari, all'inizio facevo cinema, credevo che mi avrebbe aiutato a migliorare le mie riprese ma era solo una noia mortale, quindi alla fine ho cambiato»
«che storia interessante, mi domando come facevamo a vivere senza!» Lo sbeffeggiò Asuka guardandosi le unghie con disinteresse.
Kensuke si alterò «nessuno ha chiesto la tua opinione megera!» strillò.
Asuka rise ma prima che potesse continuare a prendersi gioco di lui Rei intervenne «io faccio nuoto» disse apatica come al solito «se vuoi puoi venire con me»
Asuka ridacchiò ancora suscitando lo sconforto e il fastidio di tutti «no, stupishinji non sa nuotare, ha paura di annegare il povero bambino»
Shinji si irritò «non mi piace nuotare, l'essere umano non è fatto per galleggiare e non ricordo di averti chiesto niente Asuka» disse il ragazzo a denti stretti
«magari potresti andare con i bambini piccoli ed imparare» continuò a prenderlo in giro lei;
Hikari intervenne immediatamente per sedarli «va bene, va bene, ti inserisco nel club di fisica. D'accordo?!» chiese con un sorriso imbarazzato sul volto, Shinji e Asuka cominciarono subito a strillare e a denigrarsi a vicenda, Hikari si frappose fra di loro nel tentativo di placarli inutilmente mentre Toji e Mary ridevano e li incoraggiano e Rei si dirigeva anche lei sulle altalene a dondolarsi pigramente. Shinji ritornò a guardare lo schermo del tablet di Hikari facendo scorrere l'elenco cercando di distrarsi dalle risate e le grida fastidiose dei suoi amici, alla fine cliccò sulla casella di Fisica ma continuò a cercare, colse con la coda dell’occhio la casella Musica e cliccò anche quella, “ma sì, che male potrà mai farmi esercitarmi un po’ di più col violoncello?!” pensò il ragazzo inviando il modulo e spegnendo l'apparecchio “magari riuscirò anche a migliorarmi!”

*
Shinji si affrettò a raggiungere il teatro dove si teneva il club di musica, aveva fatto un ritardo madornale, questo non era certamente il modo migliore di presentarsi al suo primo giorno nel club, ma le riunioni di quello di fisica e quello di musica combaciavano nello stesso giorno (fortunatamente non nelle stesse ore) e quindi aveva ritardato. Si fiondò nel corridoio e lo percorse tutto correndo, sentendo il violoncello sbattergli sulla schiena. Arrivato alla porta del teatro udì della musica e la aprì timidamente facendo capolino con la testa dietro di essa. I ragazzi sul palco lo notarono quasi subito e lo invitarono ad entrare, con un rispettoso inchino Shinji si scusò per il ritardo e si presentò.
«Non preoccuparti» gli disse tranquillo il professore di musica che dirigeva il club «abbiamo appena iniziato, vieni sistemati qui con noi. Mettiti qui al centro. Come puoi vedere abbiamo scelto una disposizione dell’orchestra alla “tedesca” quindi il tuo posto sarà qui da oggi.» Shinji annuì e si andò a sistemare tirando fuori il violoncello dalla sua custodia. Quell’orchestra improvvisata comprendeva a stento una decina di persone, tutti visi sconosciuti, eccetto per Kaworu seduto al piano che non appena vide Shinji lo salutò con un gentile sorriso.
«Bene Shinji, perché non ci fai sentire di cosa sei capace? Hai qualche preferenza per la sinfonia? Sentiti libero» gli disse allegro il professore, Shinji sentí immediatamente tutti gli occhi del gruppo puntati addosso a lui e avvampò per l'imbarazzo, questo non lo aveva considerato, in mezzo a tanti strumenti si sarebbe potuto “nascondere” tranquillamente col suo violoncello e non essere notato, ma ora gli stavano chiedendo di esporsi davanti a tutti e di suonare per loro, di dimostrare quanto fosse bravo, se era degno di stare lì con loro, magari tutti quei ragazzi erano 100 volte meglio di lui a suonare i loro rispettivi strumenti e lui avrebbe fatto la figura dell'idiota. La mano che reggeva l'archetto prese a tremare e Shinji nell’imbarazzo generale che seguí il suo assoluto silenzio continuò a fare pensieri del genere in un circolo vizioso di ansia ed imbarazzo “se non sono abbastanza bravo mi cacceranno?! Lo sapevo, faccio proprio pena col violoncello, mi sarei dovuto esercitare di più prima di venire qui. Che stupido, probabilmente questi sono dei futuri Mozart e io l'unico idiota!? Che faccio, che faccio, che faccio??”
Il professore lo guardò dubbioso «se sei indeciso posso scegliere io la sinfonia per te!» gli suggerí l'uomo un po’ a disagio.
Shinji avverti le orecchie diventargli rosse «Ehm ecco… Io…a dire la verità…» le parole gli morirono in bocca, se avesse detto che non era bravo a suonare probabilmente tutti gli sarebbero scoppiati a ridere in faccia. Avvertì un movimento appena dietro di lui, una mano si alzò e il professore disse «certo Nagisa, parla pure»
«forse professore Shinji è un po’ in imbarazzo a suonare per noi, magari si sentirebbe più a suo agio se qualcuno lo accompagnasse nella sua esposizione» suggerí il ragazzo, Shinji si voltò subito a guardarlo chiedendosi come aveva fatto ad intuirlo. Il professore si grattò la nuca con la bacchetta da direttore d'orchestra «non hai mai suonato davanti ad un pubblico prima d'ora?» gli chiese cortese «no, scusi non l’ho mai fatto» ammise Shinji abbassando il capo
«nessun problema, l'ansia da palcoscenico l'abbiamo avuta tutti, allora se ti può aiutare in qualche modo uno dei tuoi compagni suonerà con te»
Shinji si rilassò un pochino, l'idea di non avere tutti gli occhi e le orecchie puntati addosso non era cattiva, sicuramente qualcuno si sarebbe soffermato ad ascoltare anche l'altro ignorando lui. «Ve benissimo, grazie!» Rispose allegro il ragazzo
«molto bene, Nagisa accompagnalo tu»
I due ragazzi si sistemarono ai loro rispettivi strumenti e si diedero subito da fare, Shinji chiese di suonare Suite n° 1 di Bach, sapeva che era per violoncello ma pensò che si sarebbe potuto fare un eccezione, il professore acconsentí facendo partire il metronomo e i due ragazzi cominciarono a suonare. La loro esposizione fu ottima, Kaworu suonava molto meglio di Shinji e per questo attrasse l'interesse di tutti, cosa di cui il ragazzo di sentì soddisfatto non avendo addosso gli occhi di tutti.
Dopo la loro esposizione, partì un veloce ma entusiasta applauso e molti si complimentarono con Shinji che ringraziò imbarazzato ma anche felice per aver superato quella prova e aver fatto un buon lavoro, non se l'aspettava, credeva che la paura e l’ansia lo avrebbero fatto tremare e gli avrebbero impedito di suonare decentemente, ma in realtà era andato bene e aveva seguito il tempo. Dal canto suo Kaworu aveva sicuramente più esperienza al piano e la sua prestazione era stata eccellente. Alla fine il professore si congratulò con lui, cosa che lo fece sentire sia a disagio che un po’ orgoglioso di sé stesso, dopo di che suonò insieme all’intera orchestra. Le attività nel club di musica erano semplici, o suonavano tutto insieme o facevano a turni.
Verso il sei di sera il club si sciolse, molti si diressero verso casa, Shinji si attardò nel teatro per sistemare con calma il violoncello nella custodia, erano rimasti solo lui, il professore e pochi altri, immersi tutti in un piacevole e basso chiacchiericcio. «Bene Kaworu, ti lascio le chiavi del teatro, non farmene pentire, quando hai finito chiudi tutto e portale al custode» disse il professore con tono gentile e Kaworu, il quale sorrise, ringraziò educatamente e prese in consegna le chiavi che il maestro gli offriva. Quando tutti se ne furono andati Shinji e Kaworu rimasero soli, il ragazzo si diresse subito al piano e riprese a suonare allegro e spensierato. Sembrava che la musica lo rendesse molto felice, Shinji gli si avvicinò timidamente. «Emh, Nagisa, volevo ringraziarti per avermi aiutato oggi. Ero un po’ in ansia e il tuo intervento è stato propizio!»
Kaworu smise di suonare e si girò verso di lui sempre col sorriso sul viso «sono felice di esserti stato d'aiuto, se dovesse servirti altro chiedi pure»
Shinji arrossí e annuì, «come facevi a sapere che mi sarebbe stato d'aiuto?» Domandò curioso, Kaworu scrollò le spalle, «scusa se mi permetto, ma mi è parso di capire che tu sia un ragazzo molto timido e riservato, quindi ho pensato che l'imbarazzo di essere al centro dell'attenzione ti stesse innervosendo. Qual è il modo migliore per affrontare il problema dell'ansia da palcoscenico se non con l'aiuto di qualcuno?» Chiese retorico alla fine il ragazzo
«Oh, sei davvero perspicace» dichiarò Shinji stupito, «capisci le persone al volo vedo», Kaworu annuì «mi piace rivolgere le mie premure e attenzioni verso gli altri» dichiarò «è un buon metodo per guadagnarsi la fiducia delle persone e farsi belle amicizie. Ci tengo ad essere un buon amico!» Concluse allegro e orgoglioso. Poi, dopo averlo salutato cordialmente, si girò e riprese a suonare tranquillamente, Shinji prese il suo violoncello ma esitò sulla porta, guardò Kaworu suonare, il ragazzo era seminascosto dietro il grosso pianoforte lucido e l’uno non poteva vedere l'altro, Shinji pensò di tornare indietro, di salire sul palco e di suonare in sua compagnia ancora una volta, ripensò al momento in cui aveva suonato con Kaworu solo qualche ora prima, alla sicurezza e felicità che aveva provato e di come il suo intervento lo aveva aiutato a rilassarsi. Ma alla fine se ne andò, attraverso il corridoio e si allontanò; si udì solo il rumore dei suoi passi e la melodia lieve del pianoforte.

 
*
Il teatro era vuoto, ancora una volta erano rimasti solo Shinji e Kaworu. Il ragazzo si attardava sempre a suonare il piano dopo l'orario del club di musica, sembrava che tutto il tempo trascorso a suonare non gli bastasse e che ne volesse di più, sempre di più.
«Ehy Kaworu, la musica ti piace davvero molto eh!» Esclamò Shinji da sotto al palco del teatro, Kaworu annuì allegro, «Che bella la musica. Arricchisce il nostro animo. È l'apice della cultura creata dai Lilin!» Esordí il ragazzo estasiato, stava di nuovo suonando l’Inno alla Gioia, come la prima volta che Shinji lo aveva udito di nascosto. Le dita fini ed eleganti di Kaworu si muovevano veloci sui tasti del piano. «Non è meravigliosa la musica?! Tu perché suoni?» Gli domandò Kaworu, Shinji sussultò, non suonava per chi sa quale motivo, «è… è solo un hobby» dichiarò imbarazzato «sono qui solo per passare il tempo, non sono appassionato come te.»
Kaworu annuì, poi si voltò verso di lui sorridendogli, «ti va di unirti a me?» Gli chiese provocando l'imbarazzo di Shinji che in cuor suo, in realtà, sperava di ricevere quell’invito, dato che lui non aveva il coraggio di proporsi. «E perché no, magari ci divertiamo» dichiarò egli, salí sul palco e si sistemò alla destra di Kaworu e del pianoforte, prese il suo violoncello e cominciò ad esibirsi. Il teatro si riempí di una musica sublime e melodiosa, capace di elevare gli animi, suonando insieme a Kaworu Shinji si sentì cullato da una profonda gioia e calore, la musica arrivava dritta al suo cuore, suscitandogli dolci emozioni. Shinji non conosceva il significato della poesia della 9° Sinfonia ma in quel preciso momento, osservando il bel viso pallido e soave di Kaworu e potendo godere della sua gentilezza e bontà gli sembrò che quella musica fosse rivolta proprio a lui, come se stesse parlando al suo animo solitario.
«Che bella sinfonia, non è vero?» Domandò Kaworu col sorriso a fior di labbra, il suo volto era illuminato dalla gioia che provava e Shinji arrossí nel guardarlo, «si» confermo il ragazzo rosso in volto abbassando di colpo il capo per non farsi vedere da Kaworu. «È la tua sinfonia preferita?» Gli domandò Shinji, Kaworu annui «è davvero splendida. Non credi che siano commoventi le sue bellissime parole?» Chiese
Shinji arrossí per la sua ignoranza «in realtà non conosco la traduzione» confessò senza smettere di suonare. Kaworu gli sorrise e poi recitò alcuni versi «"tutti gli uomini diventano fratelli, dove la tua ala soave freme. L’uomo a cui la sorte benevola concesse di essere amico di un amico!" Non credi che si adatti perfettamente a noi?» Domandò allegro guardandolo con i suoi fulgidi occhi cremisi. Shinji osservandolo diventò paonazzo, perdendosi nella bellezza del suo volto delicato e nella meraviglia che trapelava dai suoi occhi in grado di incantarlo.
«Noi?» Fece Shinji sorpreso,
«ma certo, noi siamo amici!» Disse Kaworu spensierato.
Shinji si emozionò e sentí le punte delle sue orecchie riscaldarsi e diventare rosse come le guance, Shinji aveva trattato un po’ male Nagisa quando aveva denunciato Toji e Kensuke al suo posto, da quel giorno lo aveva evitato con l'idea che anche Kaworu lo detestasse per l’ingratitudine che gli aveva riservato, invece no, Kaworu lo considerava addirittura un amico, lo trattava con una gentilezza e una premura che pochi gli avevano mai riservato e non gli rinfacciava il suo comportamento scorretto giudicando o sminuendolo. «Si, certo, sarebbe bello essere tuo amico!» Dichiarò alla fine Shinji felice.
«"Sì, chi anche una sola anima possa dir sua nel mondo!"» Recitò Kaworu «che bellissime parole, quanti possono vantare di avere un amico dolce e amorevole come te al proprio fianco?»
Shinji si strinse nelle spalle, Kaworu era bravo a farlo sentire speciale e amato e soprattutto a farlo arrossire. Continuarono a suonare per il resto della serata, la musica soave esprimeva amore e gioia, sembrava parlare direttamente al cuore di Shinji e spronarlo ad amare. Suonando in compagnia di Kaworu Shinji si sentiva felice e al sicuro, era certo che la sua felicità e quelle belle emozioni di affetto che provava non sarebbero mai cessate. Note grevi ma solenni e sinfonie potenti e armoniche riempirono il teatro per un'ora, fino a che i due ragazzi non furono costretti a fermarsi bruscamente per l'arrivo del custode che disse loro che era ora di chiudere.
Alla fine i due ragazzi si avviarono verso casa per fare un tratto di strada insieme. Ormai il sole era calato e la luna era sorta da un pezzo, era una falce crescente in un limpido e tenuto cielo blu scuro punteggiato da piccole e quasi invisibili stelle. Anche se piccola la luna rischiarava in parte il cielo è sembrava sorridere sbilenca da un lato alla terra.
«È stato molto bello suonare con te Shinji» disse Kaworu, «dovremmo farlo più spesso, ti va domani alla stessa ora?»
Shinji annuì entusiasta dell'invito «mi piacerebbe molto, grazie per avermelo chiesto.»
Kaworu gli sorrise dolcemente e poi si fermò a osservare il cielo, le rade stelle che lo adornavano e la perlacea luna si riflettevano nei suoi occhi scarlatti donandogli vivacità,
«che meravigliosa luna che c’è stanotte, non credi Shinji?» Gli domandò soave Kaworu,
Shinji volse il suo sguardo verso il cielo e la osservò anche lui «si, è davvero bellissima!». Poi sentì le labbra di Kaworu premere sulla sua guancia. Shinji non si ritrasse, senti il suo cuore tamburellare nel petto estasiato ed emozionato, brividi caldi attraversargli il corpo, il suo volto colorarsi ed eccitarsi.
Il respiro di Kaworu era caldo sulla sua guancia e le sue labbra tenere e morbide, non fu un bacio né troppo lungo né troppo corto ma durò abbastanza per farlo sognare.
«Buonanotte, Shinji» gli sussurrò Kaworu prima di dileguarsi lasciando Shinji solo a sognare ad occhi aperti.
   
 
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