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Autore: susiguci    10/04/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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3594 parole

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Chapter n. 5















 

La cena era stata un piccolo calvario per il principe e indirettamente anche per Merlin, perché anche se Arthur l’aveva scagionato, il ragazzo continuava a sentirsi in parte responsabile, sia per aver esaltato le lodi del principe con Mithian, sia per aver sostenuto più o meno consapevolmente Uther nel suo desiderio di fare incontrare il figlio con la principessa.

 

Però Uther si era dimostrato totalmente insensibile e pieno di arroganza: non ne aveva nemmeno parlato con suo figlio, mettendolo davanti al fatto compiuto. Un grave errore, un sopruso, secondo Merlin.


‘Sono fidanzato… e nemmeno lo sapevo! E con una donna che non conosco per niente!’

Arthur era internamente dilaniato dalla rabbia verso suo padre. Stavolta l’uomo si era superato per menefreghismo e fredda manipolazione delle persone e di suo figlio, per giunta.

 

Il piano di Uther in fondo era semplice e geniale. Sapeva che Arthur non avrebbe potuto opporsi di fronte all’intera corte, alla principessa Mithian e a suo padre, re Rodor. Ed era più che sicuro che non se ne sarebbe andato via, mettendo in grave imbarazzo tutti gli ospiti.

 

E più Arthur ci pensava, più sentiva il sangue andargli alla testa per la collera.

 

L’unico modo per distrarsi da quel pensiero intossicante era quello di annebbiare la mente, bevendo tanto e spesso, in pratica per tutta la serata. E non c’era nemmeno bisogno di bere in modo discreto. A ogni piè sospinto, qualcuno proponeva un nuovo brindisi: alla salute del re, di Arthur, di Mithian, a una unione fortunata, ai futuri eredi! E giù di calici.

Arthur arrivò persino a pensare che qualche demente avrebbe potuto persino proporre i nomi dei futuri eredi reali, nonché suoi figli, con largo anticipo.

Tanto, tutto il resto era già stato stabilito da

suo padre.

 

Quando incrociò lo sguardo di Merlin, per la prima volta Arthur si alzò in piedi, ondeggiando, e alzando il calice, dichiarò ad voce alta: “Al mio insegnante di magia, il grande stregone Merlin! Che è anche il mio amico più caro … il mio suddito più devoto … il mio insegnante d’arti magiche e … d’amore!” 

 

Merlin sbiancò, ma Uther prese in mano la situazione senza scomporsi e urlò allegramente: “A Merlin!” Tutti i presenti ripeterono in coro: “A Merlin!”

E tutti bevvero alla sua salute, tranne il destinatario del brindisi.


Alzatosi da tavola, Arthur girava con il calice in mano e ad ogni persona che si avvicinava per congratularsi con lui diceva: “Grazie mio caro!” e brindava. 

 

Passarono poi in un altro salone, dove c’era un’orchestra di musici e si ballava. Solo alle donne era consentito questo genere di intrattenimento.

Agli uomini al massimo era concesso guardare. E infatti molti uomini sembravano in estasi di fronte a quello spettacolo.

 

‘Boh!’ Pensò Merlin. ‘Girotondi, file indiane e qualche giravolta. Se questo può chiamarsi ballare!...’

Merlin ricordava che da ragazzino a Ealdor, durante le feste, al semplice suono di un flauto di legno e di un tamburo, tutta la gente ballava: uomini e donne, vecchi e bambini. Ognuno si muoveva liberamente e ci si divertiva come pazzi. Erano i momenti per i quali provava più malinconia. Adorava l’allegria che il ballo gli dava. Era ancora così? Certamente sì, ma quel ballo non c’entrava con quelli a cui lui aveva partecipato.

 

A un certo punto alle danze si era unita anche Mithian. Tutte le donne che ballavano, si inchinavano davanti a lei o la prendevano per mano ad ogni nuova danza. Era la regina della festa. In effetti Mithian riusciva a infondere una certa grazia persino a quei passi così anonimi.


Ad Arthur invece non  importava niente del ballo. Non aveva mai imparato ed era contento di non dover ballare. 

 

Merlin si accorse che il principe era ubriaco; del resto lo era anche la maggior parte delle persone presenti a quella serata. Arthur stava appoggiato contro il muro. Fermava un servitore e si faceva riempire la coppa per poi scolarla d’un fiato e così via. Sembrava molto felice a vederlo da fuori. Sorrideva e rideva con  tutti. Ma quel comportamento non ingannava Merlin.

 

Vide anche Mithian e Arthur parlare da soli: lui si inchinava quasi in continuazione, ma non riusciva a sorridere. Lei sorrideva ma non sembrava molto felice. 

 

Il mago riconobbe con chiarezza la scena: ‘La profezia! Quella rivelata nel secondo cristallo!’

Si stava avverando proprio in quell’istante.

Eppure a Merlin non sembrava che quell’incontro così incerto e scialbo, fosse talmente importante da dover comparire su uno dei cristalli. Forse andava visto in un’ottica più ampia. Forse era collegato in qualche modo alle altre due profezie. Non ne aveva idea.



 

Merlin si avvicinò alla principessa dallo sguardo un po’ vacuo. 

“Come state, principessa?” 

“Avrei voluto parlare con il principe… mi sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo da sola con lui, giusto per conoscerlo meglio, ma è tutta la sera che mi sfugge”

 

“La tensione per questa serata l’ha logorato un po’. Non vi siete accorta che è ubriaco?”

“Sei sicuro?”

“È l’unica cosa di cui sono davvero sicuro…” rise Merlin.

“Io penso di non piacergli…”

“Questo non lo credo, ma il principe non si è aperto con me su questo … non siamo così intimi” mentì necessariamente il mago.

“Ma se ha fatto un brindisi con tanto di dedica apposta per te? Mentre per me non ha speso una parola …”

“Ha detto solo scempiaggini. Non è in sé!”

 

Mithian sorrise tristemente: “Forse avrei dovuto prendere te in considerazione qualcun altro, fin dall’inizio…”

“Devo forse arguire che avete bevuto anche voi, come Arthur?” sorrise il mago.

“Sono astemia. Ho giusto bagnato le labbra col vino per non dare l’impressione di essere troppo seriosa. Tu mi hai sempre riempito di attenzioni e gentilezze …stasera poi, sei davvero affascinante…” 

Mithian scosse la testa: “Beh, sono esausta e mi ritirerò per andare a dormire. Dai tu la buonanotte al futuro sposo per conto mio. Tanto chissà dove sarà finito!” disse la donna con voce venata di sarcasmo.

“Riferirò. Buonanotte principessa!”

 

Merlin andò a cercare il principe e lo trovò che si era addormentato sotto un tavolo.

“Per l'amor di Dio, Arthur!” disse quando lo vide e lo raggiunse sotto il tavolo. Il principe non dava segni di vita. Allungò il braccio verso una brocca d’acqua sul tavolo e ne versó un po’ sul viso del principe.”

“Oh! Che succede?”

“Vi prego, Arthur, bevete un po’ di acqua. Vi aiuterà!” E quasi lo costrinse, appoggiandogli il bordo della caraffa alle labbra.

Arthur bevve, bagnandosi abbondantemente i vestiti.

“Che porcheria!” fece il principe disgustato. Poi guardò l’altro e biascicò parole confuse:

“Merlin, amico mio, portami via di qui. Ti prego: questa festa è un disastro per me e io odio tutti! Tutti tranne … te! Tu sei mio amico, vero?” e cominciò a gemere come un bambino.

“Sì, Arthur io sono tuo amico e non ti lascio. Va tutto bene!” disse Merlin asciugando con le dita le lacrime sul viso dell’altro, poiché non aveva un fazzoletto a disposizione.

 

“Non è vero. Nessuno mi vuole bene!” Arthur afferrò quasi con brutalità, il bavero di Merlin avvicinando fin troppo il viso dell’altro al suo. “Tu mi vuoi bene?”

Merlin girò il capo leggermente: la zaffata di vino proveniente dalla bocca di Arthur gli era giunta fastidiosa al naso.

“Certo Arthur! Io ti voglio bene. Stai tranquillo! Ora però devi alzarti. Ti aiuto io, ma tu provaci. D’accordo?”

Dopo alcuni tentativi, riuscirono ad alzarsi. Merlin a fatica, sorreggeva il principe per la vita. “Aggrappati alla mia spalla, Arthur!”

 

Merlin cercò di allontanarsi il più possibile dalle sale della festa.

 

“Vedete? Lui sì che mi vuole bene” gridava il principe all’aria intorno a sé. 

Merlin pensò che Arthur per quella sera era bell’e che andato.

Per fortuna c’erano solo pochi servitori in quella zona.

 

“È inutile essere invidiosi” continuava il principe urlando: “Io sono il suo amico! Non tutti possono ma io sì! E se proprio volete saperlo, lui è il mago più potente del mondo.”

Arthur si girò verso di lui e lo guardò estasiato “Ed anche il più bello!”

“Ti prego, abbassa la voce…”

“Oh, Merlin, tu hai gli occhi più blu che ci siano” e così dicendo cacciò un dito in un occhio al poveretto, lasciandolo arrossato e piangente.

“E hai denti più bianchi di tutti” e con due dita, tirò giù il labbro inferiore di Merlin per vedere i suddetti denti.

 

“Per favore basta, Arthur!”

“E poi hai un buon profumo.” E cacciò il naso dietro l'orecchio di Merlin, causandogli un brivido involontario.

 

Così non andava per niente bene. Se avessero visto Arthur comportarsi in quel modo con lui, forse avrebbero cominciato a girare delle voci maligne. 

Aveva bisogno di aiuto per portare il principe in camera sua, prima che fosse troppo tardi. 

Adocchiò un paio di cavalieri di Arthur che stavano passando di lì e chiese gentilmente a loro, se potessero accompagnare il principe nelle sue stanze. Furono molto discreti ed efficienti. 

Arthur fu portato via in men che non si dica e Merlin poté finalmente ritirarsi in camera sua.

Era sfinito.

 

Poco dopo prese una decisione. Il principe aveva pubblicamente ignorato Mithian, mentre si era fatto vedere un po’ troppo interessato a lui. Forse era il caso di sparire, almeno per un po’. 

Lì per lì pensò di scrivere due messaggi di scuse e di spiegazione al re e al principe per la sua improvvisa partenza. 

Poi si sentì un vigliacco, non tanto verso Uther, che era stato la causa di tutto quel trambusto, quanto verso il principe, cui doveva rispetto e riconoscenza, oltre che amicizia. Gli avrebbe parlato a voce l’indomani e siccome aveva qualche giorno libero da impegni, decise di recarsi a Ealdor a trovare la madre. Erano tanti anni che non la vedeva.

 

C’era anche un altro motivo, che giustificava la sua partenza, al di là delle possibili malelingue.

Era un dubbio che lo tormentava già da un po’ e più ci pensava più lo preoccupava. E si stupì di non averlo preso seriamente in considerazione fino a quel momento. Forse perché, a livello inconscio, Merlin non avrebbe voluto allontanarsi da Camelot.

 

Riguardava la visione della prima profezia dove la bestia attaccava il principe. 

 

Aveva compreso solo quella sera che le tre profezie non seguivano l’ordine cronologico in cui le aveva visualizzate, poiché la seconda tra le tre profezie si era da poco realizzata sotto i suoi occhi, per prima.

 

C’era anche lui nella visione della bestia. Si era visto chiaramente urlare disperatamente il nome di Arthur. Quindi se Merlin non fosse stato accanto ad Arthur, quella profezia non si sarebbe potuta avverare.

Certo che in questo modo non avrebbe più potuto rivedere il principe.


Il giorno dopo, la lezione di magia con Arthur era stata annullata, proprio per dar modo al principe di poter intrattenere i suoi ospiti. Arthur chiese a Merlin di accompagnarlo a fare un giro a cavallo assieme a lui e a Mithian.

Il mago non era affatto contento. Si sentiva preso tra due fuochi. Mithian voleva stare da sola con Arthur e Arthur non voleva stare da solo con Mithian.

 

Ma la fortuna gli diede una mano.

La principessa aveva sfidato Arthur a una gara di velocità a cavallo. 

Nessuno si aspettava che Mithian fosse una così valente cavallerizza e partì come un fulmine. Arthur che di certo non poteva non accettare una sfida di quel genere, la seguì al galoppo più sfrenato, girandosi verso Merlin e ordinandogli: “Vieni!”

Merlin partì velocemente ma appena Arthur non si vide più, girò il cavallo e tornò indietro. 

‘Maestà, vi ho persi quasi subito. Vi ho cercato tutta la mattina ma non sono riuscito a trovarvi’ 

Ecco ciò che gli avrebbe detto, nel caso. 

‘Che si arrangi. Il suo insegnante d’amore… può   scordarselo!’

 

Tornò a palazzo e chiese udienza privata al re. A Uther disse parte della verità e cioè che aveva voglia di rivedere la madre.

Ma Uther la sapeva lunga. 

“Tu vuoi dare la possibilità ad Arthur di conoscere meglio la principessa Mithian, senza intromissioni da parte tua. Questo ti fa onore. So bene di non aver agito in modo onesto con Arthur ma lui è il ragazzo più testardo che conosca. Inoltre penso davvero che Mithian sia la donna giusta per lui! Tu cosa ne pensi?”

“Non lo so. Mithian è una ragazza come ce ne sono poche, ma il principe fa troppa fatica ad accettare gli obblighi altrui. Non sono sicuro che imporgli la presenza della principessa, giochi a vostro favore, maestà! Perdonatemi se mi sono permesso!”

“No. Hai fatto bene a esprimere la tua opinione. Apprezzo sempre chi mi parla con sincerità. Tu sei giovane come Arthur e sei in grado di capirlo molto meglio di me. Ieri sera ha detto cose, a dir poco, meravigliose, su di te.”

“Ieri sera il principe era ubriaco.”

“In vino veritas!” ribatté il re.

“Lo pensavo anch’io, ma non questa volta, credetemi ”

Uther ridacchiò. “Dici così per via dei complimenti esagerati che ti ha fatto Arthur davanti a tutti?”

“Se ci fosse stato un cavallo al mio posto avrebbe fatto lo stesso…”

 

“Forse è anche per questo che vuoi andare via…ti ha messo in imbarazzo”

“Non proprio. Però qualcuno potrebbe aver pensato che il principe non si sia comportato in modo consono al suo ruolo. Ed è questo che mi dispiace. Diciamo che ci sono più motivi che mi spingono a fare questo viaggio, adesso. Temo però che il principe si adirerà con me, sia che glielo dica, sia che non glielo dica. Avreste un suggerimento da darmi, maestà?”

“Hai ragione. E siccome Arthur si arrabbierà comunque, ti suggerisco di partire subito, prima che torni a casa. Glielo dirò io… Sai dirmi all’incirca quando tornerai?”

 

Merlin avrebbe voluto rispondergli che si sarebbe trattato di pochi giorni, una o due settimane al massimo. Ma gli tornò in mente la prima profezia.

“Temo che il mio viaggio sarà lungo. Dopo essermi fermato da mia madre andrò nel regno di Caerleon. La regina Annis ha fatto richiesta dei miei servigi…”

“Peccato! Per Arthur sarà ancora più difficile da accettare. Lo vedo legato a te come poche altre volte l’ho visto fare. Ti auguro buon viaggio, Merlin. Spero che prima o poi ritornerai”


xxx xxx


“Madre!” 

“Merlin!” La donna si alzò dalla sedia dove filava la lana e gli corse incontro incurante delle matasse che cadevano e rotolavano per terra.

La donna gli mise le braccia al collo e appoggiò il viso sul petto del figlio, come per ascoltargli il cuore, come per sincerarsi che fosse vivo, che fosse lui!

Merlin la cinse, respirando il suo profumo, quello di sempre. 

Hunith aveva gli occhi colmi di lacrime di gioia.

Quando si riprese lo allontanò: “Possibile che tu sia cresciuto ancora?”

“No, madre, io non credo. È solo che non ci vediamo da tanto di quel tempo!”

“Tu cresci e io invecchio”

Merlin sentì una punta di tenerezza. Era vero, sua madre era invecchiata un po’ dall’ultima volta. Un po’ più di grigio sui capelli, un po' più di rughe attorno agli occhi e alle labbra. 

“Non preoccupatevi! Siete sempre bella!” sorrise Merlin.

Hunith si schermì ma sorrise.

“Non mi hai scritto niente del tuo arrivo.”

“Ho deciso solo poche ore fa.”

“Dov’eri?”

“A Camelot!”

“Davvero? E come mai?”

“Re Uther mi ha promosso consigliere mago di Camelot!”

“Ma … questo non è possibile!” ribatté la madre con occhi sgranati.

“Odia ancora la magia ma si fida di me e vuole che liberi il regno dalla magia malvagia”

“Valeva la pena di vivere solo per questo!”

“Sono anche l’insegnante di magia del figlio!”

“Il giovane Arthur? E com’è diventato? Dicono sia bellissimo.”

“Beh, sì, non è brutto… È un po’ vanitoso e testardo ma è il migliore tra i guerrieri che abbia visto e tutto sommato è abbastanza simpatico. In più è leale e coraggioso”

Hunith sorrise: “Siete diventati amici?”

“Nella misura in cui un mago e un principe possono diventarlo, ma sì, direi di sì!”

“Chissà come sarebbe felice tuo padre se lo sapesse!”

“Io non credo! Lui odiava Uther e sicuramente anche tutti i Pendragon!”

“Beh, il principe non c'entra niente con Uther…”

“È pur sempre suo figlio. Però il re a volte non tratta nemmeno il principe con il dovuto riguardo” 

“Povero ragazzo! Per fortuna adesso ha te!”

“E invece… è meglio che non torni più a Camelot.”

“Ma perché mai?” Hunith era turbata.

“Non so come, né perché ma la mia amicizia … non gli fa bene…”

“Quello che dici non ha nessun senso!”

“Madre, ne riparleremo in un altro momento” disse Merlin dandosi del cretino per aver parlato di quello a sua madre. “Sono un po’ stanco e avrei una fame da lupi.”

“D’accordo. Ho sufficiente avena per fare una buona zuppa.”





 

Era quasi il tramonto e Merlin si trattenne al pozzo più del dovuto. Il pozzo dell'acqua si trovava al centro dell’unica piazza del paese che consisteva semplicemente in un largo spiazzo sterrato.

A trattenerlo erano i molti contadini che l’avevano riconosciuto e che lo avevano letteralmente sommerso di domande. Non succedeva quasi mai niente di nuovo a Ealdor e quel ritorno avrebbe offerto ai suoi abitanti materia per chiacchierare per giorni.

 

Stava tornando con i secchi dell’acqua, quando udì il calpestio di un cavallo al galoppo. 

Il cavaliere mosse il cavallo verso di lui, quando si arrestò all’improvviso e smontò dalla sella.

“Eccoti! Traditore dei miei stivali!”

“Arthur?” A Merlin si bloccò il respirò.

 

“In persona! Avevo voglia anch’io di fare un po’ di vacanza, cosa credi?”

 

“Ma … Mithian?”

 

“Mithian è tornata a casa sua, oggi stesso!”

“Le avete parlato?”

Merlin percepì del disagio nell'atteggiamento di Arthur.

“Sì…”

“E?”

“E cosa?” fece Arthur.

“Cosa le avete detto?”

“La verità. Che è stato mio padre a combinare il fidanzamento a mia insaputa. E che lei era molto bella e intelligente e tutto quanto ma che io non volevo sposarmi.”

“Oh, povera Mithian!”

“Dov’è finita tutta la tua sensibilità Merlin? Non credi che anche per me sia stato davvero difficile parlarle? Non credi che mi sia sentito male anch’io? Anche se in fondo non c'entro? E tu mi vieni a dire così?”

 

Merlin lo guardò con compassione. “Quel che dite è molto giusto, Arthur, perdonatemi!”

“Se avessi visto come piangeva, se avessi sentito i suoi singhiozzi. Mi sento così meschino…”

“L’unico meschino qui è vostro padre. Voi siete stato sincero. Mithian avrà anche pianto ma almeno ora sa la verità e non impiegherà molto tempo per tornare a sorridere. Grazie a voi e al vostro coraggio. Più avanti si renderà conto del vostro valore.”

“Scusa Merlin. Me la sono presa con te, che non hai colpe”

“Ma forse ho avuto anch’io la mia parte di colpe in questa storia. E sono io a dovervi chiedere scusa.”

Arthur quasi rise. 

 

“Ditemi solo che cosa vi ha detto quando ha saputo la verità”

“Mi ha ringraziato per la sincerità. Mi ha detto che una parte del suo cuore sarebbe rimasta mia. Mi ha chiesto di considerarla una buona amica per il futuro quando entrambi regneremo ognuno nella propria regione. Si è comportata in modo perfetto. Tanto che mi sono chiesto se stessi sbagliando ad allontanarla. Infine mi ha detto di salutarti e di dimenticare quello che ti ha detto... Cosa ti ha detto Merlin?”

“Non mi ha detto nulla. Non so a cosa potesse riferirsi” mentì il mago. Mithian si riferiva al fatto che forse si era pentita di non aver considerato Merlin come un… possibile fidanzato.

“Mh…sento che non me la stai raccontando giusta” 

“Allora… sentite male!”

“D’accordo, per ora! Sai dov’è una locanda in cui possa mangiare e dormire?”

“Qui a Ealdor non c’è nessuna locanda… ma vorrei invitarvi a casa mia! Sono stato uno stupido a non averci pensato subito”

“Sai bene che non posso accettare. E poi tua madre non credo proprio che sarebbe contenta.”

“Si vede che non la conoscete. Lei ha un vera e propria adorazione per voi!”

“Per me?” il principe era più che stupito.

“Esatto. Non ho idea del perché, ma è così!”

Arthur sorrise: “Beh, non sei molto gentile adesso”

“Non è quello che intendevo dire. Ma ora venite con me, disse prendendo il pesante sacco di Arthur, che però il principe riprese subito in mano.

“Lascia fare a me! Sei il mio insegnante, non il mio servo.”



 

Quando Hunith seppe che il bellissimo ragazzo che stava in casa sua era proprio il principe di Camelot, ebbe un mezzo coccolone e Merlin si affrettò a sorreggerla. 

 

Ripresasi, fece un inchino e mormorò: “Che grande onore maestà!”

Merlin e Arthur si sorrisero e non dissero a Hunith che ‘maestà’ si usava per il re, mentre per il principe ‘vostra altezza’.

 

Merlin mostrò ad Arthur un giaciglio.

“Ma questo letto è tuo! Non posso prenderlo io.”

“Letto? Non vedo letti qui altezza. Prendetelo. Io ne preparerò un altro per me più tardi. Eravate curioso di sapere come si vive in campagna: ora lo saprete!”

Arthur sorrise, ringraziandolo e Merlin tornò dalla madre.

“Oddio! Cosa daremo da mangiare al principe?” Disse Hunith ansiosa.

“La tua ottima zuppa d’avena e andrò a comprare qualche uovo da Andrew. A proposito tenete un po’ di monete per comprare latte, carne e quello che volete per Arthur.”

 

“Ho ancora i soldi che mi hai mandato!”

“Già e non capisco perché non li usiate…”

“Sono sola e non ho bisogno di molto…”

“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”

“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.

“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.

“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.

 

 














 

Ciao a tutti,

un capitolo di passaggio, almeno per quanto riguarda la prima parte. Eppure è uno dei capitoli più lunghi.

Ringrazio di cuore chi è arrivato sin qui.

   
 
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