Grazie a Roby Lupin per il betaggio.
Il mio intento è quello di mantenere i personaggi il più IC possibile, spero di
esserci riuscita.
Grazie anche a loritakitochan per la sua recensione alla
precedente storia su Fruits Basket. In effetti avevi
ragione riguardo ai mesi, ho già corretto. ^^
LA RINASCITA DEL PICCOLO DRAGO
Dopo la
rivelazione di Akito, in molti si erano chiesti quali
fossero i rapporti tra la capofamiglia e i tre componenti più maturi del
gruppo.
Con Ayame non ci si poteva sbagliare: lo considerava
un idiota e questa voce fu confermata anche dalla cameriera personale di Akito. Aya aveva una personalità
troppo esuberante e fuori dalla portata della ragazza. Dopotutto,
per una persona a cui non era permesso risaltare, la sua abitudine di mettere
in mostra se stesso e chi lo circondava poteva risultare sgradevole.
Con Shigure c’era sempre stato un rapporto di
amore/indifferenza. Akito era stata abituata a
prendere tutto e tutti, indistintamente, senza limitazioni. Quando la
maledizione di Kureno si era spezzata aveva iniziato
ad avere paura, ma lui le era rimasto accanto e, per questo motivo, lei si era
aggrappata a lui. A Shigure questo non era mai andato
giù, ma con la fine della maledizione anche il loro rapporto si era definito.
Hatori era quello “maturo” del gruppo. Lui
le era sempre stato accanto, l’aveva consigliata, sostenuta e , qualche volta,
anche ripresa per il suo comportamento. Crescendo era diventato il suo medico.
Molte volte i problemi di salute di Akito erano
provocati dall’ansia, dalla paura di rimanere sola e nella sua mente si era
formata l’idea, la convinzione che se avesse avuto bisogno spesso di aiuto, Hatori non l’avrebbe abbandonata. Mai.
Ma così non fu.
Un giorno, Hatori le chiese il permesso di sposarsi,
di avere al suo fianco una donna che non era lei per tutta la vita. Vuoi la
maledizione, vuoi la sua frustrazione, vuoi che le paure del Dio si erano
manifestate ancora una volta, Akito saltò addosso ad Hatori, ferendolo. A causa di questo gesto Hatori dovette abbandonare la sua compagna, soffrendo
molto. Eppure rimase comunque al fianco del capofamiglia, attribuendo a
se stesso tutta la colpa. Dopotutto, parte di lui sapeva, da ben prima di
chiedere il permesso ad Akito, che il suo destino era
quello di rimanere al fianco del suo Dio.
Maledizione o no, lui aveva continuato a voler bene ad Akito;
per lei, invece, Hatori era come un fratello: lo
voleva al suo fianco ma senza desiderarlo fisicamente, cosa che non avveniva
con Shigure.
Le era rimasto accanto anche per aiutarla e perché, in fondo, provava un po’ di
compassione per lei, ma non le attribuiva nessuna colpa, non ci riusciva.
Ora che la maledizione era stata spezzata, però, Hatori
era solo.
Quel bastardo di Shigure aveva
forzato le cose anche con lui: l’aveva fatto incontrare nuovamente con Mayuko, la migliore amica della donna che aveva amato.
Questo aveva scatenato in lui un turbine di emozioni che nemmeno sapeva di
poter provare. Le era tornata in mente Kana, la sua Kana, che ora era felicemente sposata e alla quale aveva
augurato, dentro di sé, molta felicità. Ogni suo ricordo era prezioso, ma lei
non aveva memoria di nulla.
Mayuko, dal canto suo, era… non lo sapeva nemmeno
lui. Imprevedibile… sì, forse quello era il termine giusto. Per lui, così
razionale e calmo, lei era il vento improvviso che scombinava la sua logica.
A una sua domanda, lei non rispondeva mai come doveva; spesso
diceva frasi senza senso e completamente fuori luogo. E ad Hatori
non rimaneva altro che ridere.
Ora l’aveva invitata a fare un viaggio con lui.
La sera stessa, dopo aver prenotato all’agenzia di viaggi, non riuscì a
prendere sonno e uscì per fare una passeggiata. Per la prima volta si stava
ponendo delle domande alle quali difficilmente avrebbe trovato una risposta.
Avrebbe amato Kana per tutta la vita? Se lui avesse
sposato Kana, si sarebbe ugualmente interessato a Mayuko? Dal momento che Shigure
aveva cercato, una volta, di spingere Mayuko tra le
sua braccia, sapeva vedere il futuro o lo aveva fatto solo per noia? Come mai Shigure e Mayuko non sembravano
interessati l’uno all’altro, pur essendo stati insieme molti anni prima?
Hatori sospirò e poi si portò la sigaretta
alla labbra.
“Sei sempre così indecifrabile. Non so chi, tra te e Shigure, sia peggio.”
Hatori si voltò di scatto. “Akito…” Lei era l’ultima persona che si sarebbe aspettato
di incontrare.
“Allora, hai deciso di fare un viaggio?” Akito
rise, vedendo l’espressione sorpresa di Hatori.
Effettivamente l’uomo, in quel momento, si stava chiedendo come avesse fatto a
sapere una cosa successa poche ore prima e della quale non aveva ancora parlato
con nessuno, Mayuko a parte.
In verità Akito aveva spudoratamente indovinato: qello stesso pomeriggio lo aveva visto entrare in
un’agenzia di viaggio in compagnia di una donna. Sapeva tutto di Mayuko, era stato Shigure a
raccontargli la sua storia.
“E ci andrai con quella ragazza…”
“Ma tu…” Hatori stava per chiederle
coma facesse a sapere del viaggio e di Mayuko, ma poi
decise che era meglio non approfondire.
Akito stava ancora ridendo, ma il suo sorriso durò
poco. All’improvviso aveva iniziato a provare una brutta sensazione di
oppressione, come un macigno posato sopra al petto. Hatori
intuì i pensieri della ragazza e le posò una mano sulla testa, sorridendole.
“Come fai a sorridermi ancora?” Chiese lei. “Come hai fatto a perdonarmi dopo
tutto quello che ti ho fatto?”
“Sai che non ho mai dato tutta la colpa a te. Ci sono state
altre cose che hanno interferito. Ma poi, dimmi, cosa sarebbe cambiato se io
non ti avessi perdonato?”
Ci fu qualche attimo di silenzio. Akito
provò a rispondere, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. L’esatta reazione
che Hatori si era aspettato.
“Te lo dico io…” Spense la sigaretta che aveva nell’altra
mano. “Se io avessi reagito così, tu ora avresti una scusa per commiserarti,
per chiuderti ulteriormente in te stessa e per provare odio e paura. Invece, in
questo modo, sei stata obbligata a crescere. In questo modo, tutto quello che
abbiamo passato sarà valso a qualcosa: che ci piaccia o no, da quel giorno
siamo tutti un po’ più maturi. Soprattutto tu, Akito.”
La ragazza provò un moto di rabbia per quelle parole, per quel comportamento,
ma riuscì a dominarsi. In fondo era quello che si meritava e Hatori non aveva torto: lei era cambiata.
“E poi…” Proseguì lui. “Io sono affezionato a te, cosa credi?
Io, Shigure e Ayame, ti abbiamo
vista crescere, abbiamo visto gli errori delle persone che ti volevano bene e
ti siamo stati vicini per aiutarti perché ti vogliamo bene, maledizione o
meno.”
Akito non lo aveva mai sentito parlare
così; i suoi occhi divennero lucidi e Hatori le sorrise
nuovamente.
“Ora non parliamone più. Pensiamo a vivere.”
La ragazza annuì. “Promettimi che se lei…
io vorre… Insomma, comportati come Shigure si aspetta da te! E non da idiota come lui.” Hatori intuì il significato di quelle parole dette male e
le sorrise.
“Se lei può renderti felice, non
lasciartela scappare.”
Alcune settimane più tardi, Okinawa.
Finiti i giri da fare e i monumenti da vedere a Naha, Hatori e Mayuko si concessero un giro in spiaggia. L’idea attirava
entrambi, ma il pensiero di mettersi in costume non allettava nessuno dei due: Mayuko non riteneva di avere un bel fisico e Hatori… beh, nel suo caso era tutta colpa di Shigure. Era stato proprio lui a regalargli il costume per
andare via, aveva insistito tanto… Hatori non ne aveva capito il motivo fino a quando non
aveva aperto il pacchetto…
E pensare che lui lo aveva pregato di scegliere qualcosa di
sobrio! Quei boxer azzurri con le palme erano a dir poco orrendi!
“Ma no, dai, non sono poi così male!” Disse Mayuko. “Ti rendono meno serio.”
Hatori la fissò, perplesso.
“Ok, sono orrendi. Beh, io almeno ci ho provato.” Sorrise.
Ormai avevano passato insieme alcuni giorni e prima di quella
gita erano usciti regolarmente, ma non era ancora successo niente di rilevante
per la loro relazione.
Dopo quelle due frasi nessuno aveva più detto nulla riguardo ai costumi. Ora Hatori stava guardando Mayuko che
tentava invano di giocare a beach volley. Però sembrava divertirsi molto.
“Hey, ti sei addormentato con gli
occhi aperti?”
Mayuko era tornata dalla guerra, sorridente e
cosparsa di sabbia; lui non si era reso conto di averla fissata per tutto il
tempo. Poi la sua mente fu invasa da altri pensieri.
“Stai bene?” Chiese lei, sedendosi sul salviettone
al suo fianco. Lui annuì.
“Sicuro?”
Hatori sorrise. “Ora sì.” Le accarezzò il
volto togliendole la sabbia, residuato bellico del beach volley, poi la baciò.
“Signorina Akito è arrivata della
posta per lei.”
“Hai degli ammiratori segreti?” Chiese Shigure,
prendendo poi le lettere che la domestica teneva in mano. Le guardò
distrattamente e per prima passò ad Akito una
cartolina. “Lo sapevo che hai un amante.”
Akito la lesse e sorrise. “Dovresti essere
contento per lui. Almeno fino a quando non tornerà a casa e non ti picchierà
selvaggiamente.”
“E tu glielo permetterai?” Chiese Shigure in modo
provocatorio.
“Certo, te lo avevo detto che quel costume era orrendo.” Akito sorrise divertita.
“Hey, non è colpa mia se non ha
aperto il pacchetto prima di partire.” Cercò di giustificarsi: sapeva benissimo
che Hatori lo avrebbe aperto solo una volta arrivato
ad Okinawa… come lui stesso gli aveva chiesto.
Ora sono come tu mi vuoi.
Quando tornerò a casa dovrò farla pagare a Shigure,
goditelo finché è intero.
Hatori.