Con un flebile lamento, la testa di Giuda si abbandonò sulla sua spalla e il suo corpo cessò di respirare.
Gesù, per alcuni istanti, rimase immobile, poi appoggiò la propria fronte contro quella dell'ex vampiro.
Le lacrime, lente, caddero dai suoi occhi, morendo sul viso pallido di Giuda. Comprendeva bene il dolore del suo ex apostolo.
Aveva creduto di non meritare il perdono divino e aveva cercato la morte come punizione.
− Mi dispiace… Forse, tu hai sofferto più di tutti. − mormorò, il tono vibrante d'amarezza. Gli altri suoi apostoli avevano sopportato morti atroci, ma confidavano nella bontà della sua missione.
Giuda, per un errore grave, ma non imperdonabile, aveva sopportato una lunga esistenza priva di scopo, immerso nella tenebra.
Il piacere, da lui cercato, si era rivelato un vuoto palliativo di una pena dilaniante.
Posò le proprie labbra sulla sua fronte, gelida di morte, poi alzò il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli castani.
− Tu non ti sei nascosto dietro le bugie, quando hai capito la portata del tuo errore. La tua onestà ti ha salvato. − mormorò.
Ad un tratto, un varco si aprì nel cielo, come una ferita, e una scala d'oro si materializzò, illuminando l'area di un bagliore vivo.
− Torniamo a casa, fratello. − dichiarò il Nazareno, la voce calma. L'Inferno non era una condanna inappellabile.
Questo liberava il suo cuore da una pena crudele.
Poi, a passo lento, salì le scale, senza voltarsi indietro.