Even immortality ends (It starts with sorry)
Aveva perso tutto.
Niente più 3V. Niente più VoxTek. Niente più Vox. Da quel momento in poi sarebbe stato un semplice peccatore come gli altri. Non sarebbe rimasto sorpreso di sapere che prima o poi avrebbe anche perso i suoi poteri per qualsiasi altro motivo. Un altro Signore dell’Inferno ben più potente di lui avrebbe voluto la sua anima. Un po’ come tutti, lui compreso e lo sapeva l’intero Girone della Superbia, bramavano la testa del demone della radio.
Ora non poteva nemmeno più sapere cosa stesse facendo Alastor. Non senza ciò che rendeva possibile averlo vicino anche solo a portata di un piccolo schermo. Vox restava seduto sul freddo marciapiede ripensando a quando Valentino e Velvette non sopportavano quando continuava a sproloquiare su Alastor. Lui stesso a stento sopportava sentir parlare di Angel Dust, Carmilla Carmine o la principessa dell’Inferno. Ma nel profondo gli mancavano. Era una sensazione di vuoto che non si poteva sostituire in alcun modo, ed era da anni che non gli capitava di sentirsi così.
Nella cacofonia della strada e motori di automobili che sfrecciavano o si fermavano nelle sue vicinanze, sentì dei passi avvicinarsi. Riconobbe dei passi leggeri, ma caratterizzati da dei tacchi probabilmente appartenenti a degli stivali. Non aveva nemmeno bisogno di voltarsi per capire chi fosse.
«Va’ via» disse semplicemente, socchiudendo gli occhi dalla parte opposta della persona che si fece sempre più vicina, finché non si fermò.
Lunghi capelli biondi legati in una treccia ondeggiavano accompagnati dal vento. Charlie abbassò le sopracciglia lentamente, le sue labbra si incurvavano appena all’ingiù. Si mise una mano sul petto, quasi come a cercare una sicurezza interna. Da quell’esperienza aveva ben compreso che non tutti potevano redimersi. L’aveva capito prima di tutto con Valentino. E Velvette? Non sapendo dove fosse non poteva nemmeno provarci. Ma con Vox, sapeva che una speranza ci sarebbe potuta essere. Ottimista com’era, non poteva di certo lasciarsi sfuggire quest’occasione.
«Vox… per favore, ascoltami. Mi fa soffrire vederti così» esordì con dolcezza, ma prima che potesse continuare fu interrotta da una risatina beffarda da parte del demone della TV.
«Ti fa soffrire?» le chiese, «Dopo tutto quello che ho fatto, ti faccio comunque pena? Non ho bisogno della tua pietà, principessa dei miei stivali. Tu e il tuo buonismo non siete i benvenuti in questo momento, vedi di non rompermi il cazzo e torna nel tuo fiabesco hotel.»
Charlie si fece scappare un lieve sussulto. Ciò che aveva fatto Vox era orribile, compreso il fatto che anche Valentino e Velvette avevano fatto la loro parte. Lo sapeva benissimo, eppure se non avesse provato a convincerlo, l’Hazbin Hotel non avrebbe avuto senso di esistere. Voleva provare a fare qualcosa per lui. Doveva aiutarlo.
«Capisco come ti senti… sono consapevole anche io che non è possibile redimere tutte le anime presenti qui. Però siete comunque la mia gente! Mia madre era un’umana esattamente come voi… ed è stata lei a prendersi cura di voi prima che fondassi l’Hazbin Hotel. Anche se hai fatto qualcosa di irripetibile, voglio comunque darti una possibilità» Fece una pausa per guardarlo meglio, stringendo i pugni, «Io lo so che ti senti in colpa! Riesco a sentirlo!»
«Dannazione, ma vuoi stare zitta?!» abbaiò all’improvviso Vox, alzandosi finalmente dal marciapiede per guardarla negli occhi. Charlie rimase senza fiato per un secondo appena riuscì finalmente a vedere l’espressione nel volto del peccatore. Gli occhi lucidi, le rughe sotto di essi e negli angoli della bocca che caratterizzavano un miscuglio tra rabbia e tristezza. La solitudine che stava provando in quel momento superava certamente altri momenti in cui era solo; in quei momenti era da solo ma sapeva che i suoi due colleghi erano ancora con lui. Charlie non era sicura per quale motivo stesse mostrando così tanta rabbia. A meno che non fosse arrabbiato con sé stesso. «Ti avevo detto di andartene e tu sei ancora qui a farneticare! Se stai cercando di fare pubblicità al tuo hotel sappi che lo stai facendo alla persona sbagliata, togliti dai coglioni prima che ti costringa io!»
Vox sapeva che non ci sarebbe riuscito. Poteva utilizzare tutti i suoi poteri, ipnotizzarla, ma Charlie non era la principessa dell’Inferno per nulla. Era molto più potente di lui e di tutti i suoi sudditi. La principessa non si fece scomporre. Anzi, anche lei si sentiva inumidire gli occhi, che le stavano appannando la vista. Ormai poteva solamente vedere lo schermo di Vox che aveva automaticamente aumentato la luminosità—probabilmente perché lui stesso cercava di non far vedere che stava piangendo.
«Ma tu non hai più un posto in cui tornare…» ricordò lei con quel fil di voce che le restava.
E aveva ragione. Vox sapeva che Charlie aveva ragione, e ciò lo portava ad odiarla ancora di più. Non gli importava nulla, perché sapeva che avrebbe trovato un modo per ricominciare daccapo. O almeno questo era quello che credeva.
Charlie tese una mano in avanti, avvicinandosi a Vox con un dolce sorriso ed una melodia.
«Se chiedi scusa…»
«No.» La interruppe Vox, «Non funzionerà con me.»
«Ci vorrà del tempo, prima o poi migliorerai…»
Il demone della TV sospirò pesantemente. Doveva proprio darle retta? «Chi mai potrà provare pietà, dopo un simile torto? Continuerò solo, non tornerò indietro mai»
«Beh,» Charlie soffocò una risatina, «Ci sarebbe qualcosa che puoi fare!»
Vox la fulminò con lo sguardo, «Non insistere»
«Ma il perdono è una virtù» continuò Charlie, vedendo che Vox incalzava comunque il suo ritmo. Appena il peccatore ricambiò la stretta di mano, lei alzò il braccio con lui, «Se chiedi scusa!»
«Giammai!»
«Cerca dentro di te, apri il tuo cuore!»
Vox emise un verso di dissenso, «Devo proprio?»
«Ti potrai redimere, io lo so! Prima o poi migliorerai, se il cuore sempre seguirai! E chiedi scusa…»
Vox alzò gli occhi al cielo. Non avrebbe mai chiesto scusa, ma ciò che Charlie diceva era vero. Non aveva più una torre, una casa in cui poteva tornare. Non aveva più i suoi colleghi vicino. E nel profondo, sapeva che quel senso di vuoto dentro di sé non era altro che un senso di colpa. Forse non sarebbe stato male darle almeno un’opportunità.
E chiedere scusa ad Alastor.