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Autore: Puffola_Lily    22/04/2024    0 recensioni
Izzy Price aveva un unico sogno: diventare la più grande pattinatrice artistica dei suoi tempi ma il destino - se così vogliamo chiamarlo - era contrario e decise per lei.
Crescendo aveva fatto pace con la realtà e si era buttata a capofitto su un nuovo sogno, stavolta decisa a realizzarlo. Anche se per farlo sarebbe stata costretta ad affrontare la sua più grande paura. Le auto e la velocità.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1

 

«Se è una battuta non fa ridere, Cam.»

«Non scherzo mai quando si parla di lavoro, Cipollina.» Cam si sporse sulla scrivania di mogano, posandovi i gomiti e intrecciando le mani, lo sguardo serio. «Dovresti saperlo bene.»
Sì, lo sapevo. E la cosa mi rendeva ancora più nervosa. Avrei preferito che fosse uno scherzo, che comparisse qualcuno con un bel «È una Candid Camera! Te l’abbiamo fatta!»

«Okay» sospirai, sforzandomi di silenziare il fischio che mi assordava. «Dimmelo di nuovo.»

«Ho un lavoro per te. Uno vero e solo per te, senza supervisione.»

Lo fermai con un gesto della mano. «Non… questo era chiaro, grazie. È la seconda parte che credo di non aver afferrato…» Che spero di non aver afferrato.

«Cosa? Che c’è un biglietto a tuo nome per il primo Gran Premio di Formula 1 della stagione?»

Avevo sperato che fosse stato solo frutto della mia immaginazione, e invece no.

«Già» dissi lapidaria.

Era reale, molto reale.

«Non vedo cosa ci sia di difficile da capire, o forse sto parlando un’altra lingua senza rendermene conto?» Mi canzonò. Lo ignorai, non avevo molta voglia di scherzare.

Mi correggo, non avevo alcuna voglia di scherzare

Non potevo credere che proprio lui, che mi conosceva bene come le sue tasche, che mi aveva  vista nascere e che mi aveva cresciuta, potesse chiedermi una cosa simile.

Cameron McKinnon poteva anche essere il mio padrino ma qui in redazione lui era il capo, io la novellina. Avevo anche insistito parecchio, anzi no, lo avevo proprio preteso, quando devo accettato il lavoro al McKinnon&Black Publishing. L’unica clausola era stata questa: non ci sarebbe stato alcun favoritismo nei miei confronti. Quindi, che mi piacesse o meno, quello era un ordine e avrei dovuto eseguirlo.

Aprii la bocca per parlare e la richiusi un momento dopo, non riuscendo a far uscire le parole, un paio di volte. 

«Qualcosa da obiettare?»

Diamine sì.

Ma non lo avrei pronunciato ad alta voce. Come dice il proverbio: ‘hai voluto la bicicletta? Ora pedala.’ Che mi andasse bene o no, dovevo pedalare, non avevo scelta. 

«Izzy, può solo farti bene, credimi. Abbi un po’ di fiducia, io ce l’ho» aggiunse, con un tono dolce e paterno.

Come avrebbe mai potuto farmi bene?

Avrei voluto chiedere a Cam se per caso non avesse esagerato con il suo whisky preferito questa mattina, ma mi sembrò troppo poco cortese. E considerato che mi stava mandando dritta verso il mio più grande incubo, non mi sembrò il caso di stuzzicare il can che dorme, facendogli venire idee peggiori di questa.

«D’accordo» dissi, accettando anche se controvoglia. «Giusto per essere chiari, esattamente cosa dovrei fare a Sakhir a parte guardare dei drogati di adrenalina correre a trecento chilometri orari?»

Non potevo sottrarmi a un compito assegnatomi, ma la confidenza che avevo con Cam mi dava la libertà di usare un tono sarcastico e frasi piccate.

Il mio padrino mi lanciò un’occhiata ammonitrice. «L’entourage di Jay Thompson, dopo parecchia ricerca, ha assegnato a noi l’incarico di scrivere la sua autobiografia quindi…»
«Di chi?»

«Uno dei più grandi campioni del mondo di Formula 1 dei nostri anni» disse con ovvietà. Come se avessi potuto o dovuto saperlo.

«Ah, sì, certo.» Alzai gli occhi al cielo e sbuffai piano, concentrandomi sull’ultima parte della frase. «Lo sai che non sono portata per le autobiografie, il mio punto forte sono i gialli.»
«Non hai mai scritto un autobiografia, Izzy.»

«Sì, be’, comunque non so se ne sono capace.»
«È proprio per questo che l’ho assegnato a te.»
«Perché sai che non ne sono capace?!»

«No. L’ho fatto perché so che ne sei in grado. Secondo poi, una sfida del genere può solo farti bene. E… aspetta non mi interrompere…» alzò l’indice per tacitarmi. «Terzo, sei stata tu a dirmi che non vuoi favoritismi e ti sto trattando come chiunque altro qui dentro.»

Mi morsi il labbro. Cavolo se aveva ragione. E io non avevo nulla con cui poter obiettare.

«Il tema sarà ‘l’uomo dietro al pilota’.»

«Originale» bofonchiai.

Cam, invece di prendersela, ridacchiò. «Non mi farai cambiare idea in nessun modo, Cipollina. E avrai anche tanto da studiare, prima di incontrare Thompson» disse con tono divertito.

«Grazie. No, sì, non esitare a ricordarmelo» dissi sarcastica.

Lui mi ignorò. Batté le mani tra loro e si mise comodo sulla sedia. «Bene! Se non hai altre domande, puoi andare. Ricorda che devi preparare le valigie, parti dopodomani. Claire ti manderà i biglietti per email» disse sganciando l’ennesima bomba dell’ultima mezz’ora. 

Sgranai gli occhi, così presto? Credevo di avere più tempo per prepararmi, psicologicamente, in particolare. Cam approfittò del mio sbigottimento per accompagnarmi alla porta e congedarmi.

Passai il resto del pomeriggio - dopo aver finito di correggere delle bozze che avevo messo in stand-by per l’incontro con Cam - su Google cercando di carpire più informazioni possibili su quello sport che conoscevo solo per sentito dire e sull’uomo protagonista della biografia.

Fu solo il passaggio di Janice alla scrivania a ricordarmi che era ora di andare, che la giornata lavorativa era finita, quella in ufficio almeno. Mi trovò con la testa tra le mani, nella speranza che questo aiutasse a mettere in ordine i pensieri. Con pochissimi risultati. 

Quando spensi il computer per andare a casa, avevo la testa piena di informazioni che non avevano un ordine, che vorticavano senza senso. E soprattutto, c’era una domanda che campeggiava a caratteri cubitali nella mia mente.

Come diavolo avrei fatto a diventare un’esperta di Formula 1 in soli due giorni?

Proprio io, che odiavo la velocità, e possedevo una repulsione per ogni tipo di auto esistente sul pianeta?

 

«E tu che ci fai qui?»
«Ciao sorellina, anch’io sono contento di vederti.» Ian mi dondolò una busta di carta davanti al viso. «Porto doni.» Mi superò, entrò in casa e si diresse nel piccolo salotto per adagiare la suddetta busta sul tavolino davanti il divano, che emanava un odorino sfizioso, e che immaginai contenesse i panini che mi piacevano tanto.
Alzai gli occhi al cielo. «Bando ai convenevoli, Ian, che vuoi?» dissi secca. «E no, non mi faccio abbindolare dai panini di Supreme Burger» aggiunsi vedendo che stava distribuendo il cibo sul tavolino; scartò il suo panino e lo addentò.

«Passare del tempo con la mia adorabile sorellina, mi sembra ovvio» rispose con la bocca piena.
«Sei veramente un… Aspetta!» Un lampo m’illuminò la mente, chiusi la porta con un tonfo. «Ti ha mandato Cam?»
Ian mi ignorò, prese una patatina fritta dalla confezione con la mano libera dal panino. E io ebbi conferma dalla sua non-risposta. «Ti ha mandato Cam! Oh cielo. Quando smetterete di farmi da balia, voi due?»
«Nessuno ti fa da balia, Izzy.»
«No, certo. E tu, casualmente, dopo quanto? Due, no… tre, tre settimane che non ci vediamo sbuchi qui all’improvviso, proprio quando Cam mi ha affidato un lavoro che, per realizzarlo, sono costretta a lasciare l’America.» Avevo lo stomaco chiuso da quando avevo lasciato l’ufficio di Cam, e anche se il profumo invitante dei panini aveva risvegliato l’appetito - ero digiuna dalla colazione - non avrei ceduto. Rimasi ferma a pochi passi dalla porta con le braccia incrociate, decisa a non arrendermi. Finché non avessi avuto delle risposte, almeno.
«Eri scossa e hai ricordato tu a Cam che non hai mai lasciato la città.»
«Allora ci hai parlato con Cam!»

«Merda» borbottò, colto in fallo. Mollò con malagrazia il panino sulla carta che lo aveva avvolto, macchiando il tavolino bianco di salsa, cercai di non pensarci. «Senti, Izzy, siamo preoccuparti per te. Devi lasciare la città, girare per mesi in Stati e Continenti diversi, senza considerare di cosa tratterà il lavoro. Voglio solo darti una mano, sorellina. E, sì, non mi dispiacerebbe poter seguire l’intero Campionato dal vivo

«Non capisco come possa piacerti quella roba» borbottai sprezzante. 

«Cosa, i piloti super sexy? Non mi avevi mai detto che il fatto che fossi gay ti creasse problemi.» Divorò l’ultimo pezzo di panino e si leccò le dita dopo aver deglutito.
«Non sviare il discorso, Ian, lo sai che non è a quello a cui mi riferisco. Parlo delle… corse.» Sputai fuori l’ultima parola con tutto il disgusto che possedevo.

«Izzy» si sporse in avanti, abbandonando il suo solito fare canzonatorio e rilassato «Le corse non c’entrano nulla con quello che…»
Lo fulminai con lo sguardo.

Non doveva sollevare l’argomento, lo sapeva. Lui sapeva più di tutti quanto odiassi parlarne.

«Quello che voglio dire è che posso aiutarti. Cam ti ha incaricato questo lavoro, no? Be’, io sono un esperto in materia mentre tu non ne sai nulla. Sono la tua àncora di salvataggio» disse, stravaccandosi sul mio divano, pulendosi le mani su un tovagliolo striminzito

«Sarà complicato affrontare questa cosa, hai ragione - e non sai quanto mi costi dire queste due parole - ma devo e, soprattutto, voglio farlo da sola. Ho opposto un po’ di resistenza davanti a Cam, lo so, lui però ha detto che posso. Ci ho riflettuto, e sai cosa? Sono d’accordo, posso affrontarlo sono… Togli quei piedi dal mio tavolino!… Sono più forte di quello che voi crediate.»

«Sorellina, sappiamo entrambi che sei forte. Lo sappiamo bene, non dubitarne. Cam non te lo avrebbe affidato altrimenti, solo che ti ha visto un po’ sconvolta quando sei uscita dal suo ufficio, per questo mi ha chiamato.» 

«Ah certo, per questo. Non perché siete due vecchie pettegole.»

Batté la mano sul cuscino, invitandomi a sedermi con lui. «Io davvero voglio cogliere quest’occasione più unica che rara. Seguire tutte le tappe del GP, con hotel e viaggi all inclusive. Lasciami venire con te e non fare la stronzetta.» Sorrise amabilmente. 

Alzai le sopracciglia, senza muovermi.

«Ti starò tra i piedi il meno possibile, a meno che tu non lo voglia, naturalmente, e… io sono un esperto di Formula 1» ribadì, come se potessi dimenticarlo. Per la prima volta in vita mia mi pentii di averlo ignorato e aver cambiato discorso tutte le volte che lui voleva parlare della sua passione.

«E di Jay Thompson» aggiunse con malizia.

Avevo fatto ricerche per tutto il pomeriggio e davvero non capivo cosa avesse di speciale quel tipo, internet impazzava di articoli su di lui - sebbene tutti sempre le stesse informazioni  - e ognuno di essi trasudava ammirazione. 

«Sei un cavernicolo» dissi, riferendomi al modo in cui mangiava, anche se aveva già finito. Era una scusa per ignorare deliberatamente il fulcro della conversazione e prendere tempo.

Accettare che mi accompagnasse era la scelta giusta?
Negare che fossi terrorizzata era impossibile, oltre che inutile. E nasconderlo a Ian era un’impresa complessa pari allo scalare una montagna; eravamo talmente tanto legati che bastava uno sguardo per capire lo stato d’animo all’altro. Ma una parte di me, molto piccola, desiderava davvero intraprendere quell’avventura da sola; anche solo per dimostrare a me stessa che potevo farcela.

Tuttavia, negare che il suo aiuto mi sarebbe stato prezioso sarebbe stato da stupidi.

Sospirai, sciolsi la posa ingessata e lo raggiunsi sul divano, presi il panino che mi spettava e, dopo aver assicurato un tovagliolo sul tavolo per essere certa che non si sporcasse, ulteriormente quantomeno, lo addentai. Con la coda dell’occhio vidi un sorrisetto solcare le labbra di Ian, che si sporse per recuperare il telecomando e accendere la tivù.

Non erano necessarie parole, Ian sapeva benissimo cosa significava l’aver accettato quel panino ed essermi seduta al suo fianco: avevo appena accettato il suo aiuto.




Vi ringrazio per essere arrivat* fino a qui!
Ecco concluso il primo capitolo, che ve ne pare?
I primi sono capitoli un po' introduttivi
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate!
Puffola_Lily
 
   
 
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