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Autore: TacitorumCantor    24/04/2024    0 recensioni
Questa storia, ambientata cent'anni dopo agli eventi di Assassin's Creed Odyssey, racconta alcune avventure di Kassandra, divenuta Custode dei Ricordi. L'ascesa al potere del grande generale macedone Alessandro Magno minacciano l'integrità del mondo, dato che egli è, secondo Aletheia, fortemente influenzato dall'Ordine degli Antichi. La sua sete di potere, unite al suo fortissimo legame con la Civiltà Isu, sono una seria minaccia per la stabilità dell'intero mondo.
In particolare, a preoccupare Aletheia è la possibilità che Alessandro e gli antichi entrino in contatto con la tecnologia dell'Antica Babele, situata in Mesopotamia, tecnologie che, unite agli innati poteri del generale, potrebbero portarlo a soggiogare gran parte dell'umanità.
Kassandra e Aletheia decidono dunque che, per evitare il sopravvento di Alessandro e degli Antichi, il generale va ostacolato in ogni modo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Il sole primaverile spuntava sulla piana, e il suo riflesso illuminava le acque del Granico. Su una riva, Alessandro, aveva disposto il suo esercito. Sull’altra, gli achemenidi si preparavano a lottare per difendere il loro Impero ormai al tramonto.
I persiani e i macedoni combattevano alla pari: ognuno dei due schieramenti poteva contare su circa trentamila uomini. I macedoni, come era loro consuetudine, avevano fatto affidamento su una imponente fanteria, organizzata nella famigerata falange. I persiani, diversamente, avevano a disposizione molti cavalieri.
Per i Satrapi, combattevano anche migliaia di mercenari greci. Tra essi, vi ero io: una misthios che aveva occhi solo per la falange nemica. Alessandro era in sella a Bucefalo e incitava i suoi soldati: nella mano destra, teneva saldo il suo tridente scintillante, che lo aveva accompagnato già in numerose battaglie.
Dopo qualche minuto, notai un movimento massivo di cavalleria dalla sinistra dello schieramento nemico.
-Disponetevi sulla destra!- urlavano gli ufficiali persiani.
Inizialmente non volli seguire le truppe: il mio unico obiettivo era davanti a me. Tuttavia, in un secondo momento, Alessandro si diresse verso il lato da cui Parmenione e i suoi stavano attaccando. Vedendolo, iniziai a correre nella stessa direzione, incitando alcuni commilitoni a fare lo stesso. Alessandro, però, si fermò poco prima di raggiungere il lato dell’attacco; me ne accorsi quasi subito, ma ero troppo immersa nella calca per poter fare lo stesso.
Fu allora che Alessandro, improvvisamente, si voltò con il cavallo e trottò verso la posizione precedente. Mentre io cercavo affannosamente di muovermi contro la corrente umana, la cavalleria nemica si ritirava, mostrando ai persiani sbigottiti che questo primo attacco era in realtà solo una finta.
L’esercito dei Satrapi aveva però compreso troppo tardi l’inganno. Con un galoppo fulmineo, Alessandro aveva raggiunto la falange: ordinò una carica frontale, che colpì i persiani proprio al centro del loro schieramento.
In quel momento realizzai che ormai la battaglia volgeva nettamente a favore dei macedoni. Avevo poco tempo per stravolgere la situazione, e una sola occasione: dovevo uccidere personalmente Alessandro.
Raggiunto a piedi il centro dello schieramento, dovetti subito confrontarmi con alcuni soldati nemici. Ne uccisi sette, prima di dovermi gettare di lato per evitare un cavaliere nemico.
Questi mi caricò, ma io riuscii a disarcionarlo e ucciderlo, per poi rubare il cavallo.
Dal dorso dell’animale, riconobbi facilmente un intenso bagliore in mezzo a tutto quel tumulto: esso proveniva dal tridente di Alessandro. Il re macedone si stava confrontando con alcuni nobili persiani, che perivano rapidamente sotto i suoi colpi.
Fu in quel momento che l’istinto prese il sopravvento su di me: spronai il cavallo e mi lanciai alla carica contro quella luce, senza curarmi minimamente di cosa si frapponesse tra me ed essa.
Stavo per travolgere Alessandro ed Efestione, quando una delle guardie del corpo del generale abbatté il cavallo. Ruzzolai a terra, mentre la guardia si avvicinò per finirmi. Poco prima che egli potesse vibrare il colpo, rotolai di lato e mi rialzai di scatto. Ne seguì una breve colluttazione, in cui riuscii a infilzare a morte la guardia.
Liberatami da altre due guardie, riuscii a raggiungere Alessandro e a colpirlo con un fendente, che però egli parò subito. Ci scambiammo vari colpi, finché lui non decise di arretrare. Nel farlo, però, venne sbilanciato: non potevo sprecare una simile occasione. Scattai ferocemente verso di lui, pronta a colpirlo a morte.
Tuttavia, un attimo prima di raggiungerlo, fui scaraventata a terra da Clito il Nero, una delle guardie rimaste. Un nobile persiano cercò di finire il re, che giaceva stordito per terra, ma venne mutilato dal salvatore di Alessandro. Colpii Clito di istinto, ma nel frattempo Alessandro, che si era ripreso, corse verso la falange. Mi accorsi in tempo che la mia sfera era caduta dalla mia bisaccia, e Alessandro, probabilmente, l’aveva vista di sfuggita. Un macedone la stava raccogliendo. Senza esitare un istante, gli tagliai la gola e ripresi la sfera.
 
In quel momento, fu ordinata la ritirata. Non me ne curai e continuai a combattere furiosamente contro le guardie macedoni, finché un comandante mercenario greco non mi afferrò un braccio.
-Mollami! - urlai. -È finita, vieni via! -, rispose il comandante. Mi divincolai fino a liberarmi, ma in quel momento vidi arrivare una colonna in rotta. Un violento “Malàka!” eruppe dalle mie labbra, poco prima che io e i mercenari, guidati dal comandante, ci unissimo alle truppe in rotta. Dietro di loro, rimanevano le tracce di quel giorno di sangue, con le truppe macedoni che gioivano e saccheggiavano. Vidi in lontananza Alessandro, che dal dorso di Bucefalo si godeva il primo pezzo di immortalità che aveva conquistato.
Dopo un’ora abbondante di fuga, raggiungemmo il campo dei mercenari greci.
 
 
Io e il comandante eravamo seduti insieme accanto al fuoco.
-Se non fossi il miglior soldato a mia disposizione, avrei molto da ridire sulla tua disciplina- esordì il comandante.
-Ti chiedo scusa>> continuai -Quel ragazzo è…-.
< -Dario non sarà contento -.
-No, non lo sarà. Probabilmente mi offrirà lusinghe e titoli per tenermi con sé. Dolci coppe di vino e miele per farmi dimenticare la cancrena di questo impero >>.
-Perché non rifiuti? Siamo misthios, e tu hai una famiglia a cui pensare. Che futuro avranno se la Persia cadrà? - .
-Barsine già mi considera poco. Quell’Alessandro l’ha folgorata, come è successo per molti. Ho perso il conto delle volte in cui mi ha implorato di abbandonare Dario. Dopo che hanno rifiutato la mia strategia di far terra bruciata, ero pronto a farlo -.
-E cosa ti ha trattenuto?>>.
-Non mi è ancora chiaro. Probabilmente perché un padrone inetto è preferibile a un padrone detestabile. Tu non credi? - .
La notte era calata, e molti soldati dormivano già. Solo i grilli e qualche sporadica conversazione interrompevano il silenzio.
-Che cosa farai tu invece, misthios? - domandò il comandante.
- Non lo so - risposi - so che lo voglio morto, e che penserò per tutta la vita a quanto ci sia andata vicina oggi. Ho bisogno di crearmi un’altra occasione simile, e di sfruttarla meglio. La battaglia non è sicuramente la situazione migliore per riuscirci -.
- Su questo siamo d’accordo, per quello la mia idea è rimasta quella di attaccare i loro stomaci. La fame può mietere cento volte più macedoni di tutti i nostri boriosi cavalieri messi insieme -.
- Riproporrai a Dario di distruggere i campi? -.
- Non ci sente da quell’orecchio. Tuttavia, possiamo ancora tentare di bloccare la via dell’Egeo, fermando i rifornimenti e riconquistando posizioni importanti -.
- Beh, può funzionare! -.
-Per qualche mese, forse. Il tempo che le città dell’Asia minore gli spalanchino gioiosamente le porte. Immagino tuttavia che non potrò contare di nuovo sul tuo aiuto- analizzò Memnone amareggiato.
- Chi lo sa. La nostra guerra è la stessa, e non sappiamo quali altre battaglie ci riserverà-.
-Va bene. Ora riposiamo, all’alba dobbiamo smantellare il campo. Buonanotte, misthios-.
-Buonanotte, Memnone-.
Non fu una notte di riposo sereno. Certamente era da tempo immemore che non riuscivo veramente ad avere un sonno ristoratore, ma la frustrazione quella notte mi mantenne gli occhi spalancati.
Non riuscivo a smettere di vedermi davanti quell’uomo, ormai consacrato alla storia come invincibile, a un passo da me, con quella ferita grondante infertagli dalle mie mani.
E poco dopo vedevo quei pochi istanti fugaci in cui il fato lo aveva protetto: il dio si era dimostrato uomo, ma gli dèi non hanno voluto perdere il loro figlio prediletto.
Parmenione, Efestione, Aristandro, e ora Clito. E chissà quanti altri custodi il destino aveva e avrebbe messo accanto al nemico più formidabile di cui ho memoria.
Io avevo deciso di ignorare la mia fidatissima consigliera, e avevo fallito. Avevo nuovamente sottovalutato la lungimiranza di cui era dotata, e avevo corso rischi inutili. Era ora di porgerle le mie scuse.
Mi alzai dalla stuoia e presi la mia sacca. Da dentro estrassi il manufatto luminoso al suo interno, quel manufatto che stupidamente avevo rischiato più volte di perdere quel giorno. Una voce risuonò nella mia mente:
-Custode…Quando ti ho affidato questo compito, ho sperato che tu potessi essere meno impulsiva. Temo di essermi illusa-.
-Ce l’avevo quasi fatta, ma comprendo che in questa guerra non sono ammessi “quasi”. Ho fallito e ho messo a repentaglio la sicurezza di entrambe-.
-A quanto pare, non basta un secolo per sopprimere la spartana che c’è in te-.
-Già. Sono nata per la guerra, e mi sono sempre ripromessa che sarei morta con le armi in pugno. Certo, tu in questo senso mi hai scombussolato i piani-.
-Vuoi forse abbandonare il tuo incarico, Custode?-.
-Non è questo, Aletheia-. Sospirai per qualche istante, guardando le mie armi,
-Semplicemente, non posso evitare di fare ciò che ho sempre saputo fare meglio, soprattutto se capitano occasioni come oggi-.
-Conta poco l’occasione: il Saggio vive, e tu hai corso pericoli tanto gravi quanto futili. Di tutti i calcoli che ho analizzato, solo quelli dove tu e l’Erede vi incontrerete permettono di modificare l’inevitabile. Senza di te, il nodo non potrà essere superato-.
-Cercherò di essere all’altezza, in futuro. Ho sottovalutato il nemico, e come sono stata a un passo dal trionfo, sono stata anche a una spanna dalla rovina. Dovremo pensare a come affrontarlo, prenderlo da lontano. Perché non combattiamo contro un ragazzo, ma contro un intero mondo di menzogne-.
-Mi rincuora che tu abbia ritrovato la lucidità, Custode. Il tuo ruolo è troppo delicato perché l’odio e la rabbia lo rendano secondario-.
-Non sarà più così-. Dopo queste parole, rimasi in silenzio, fino a che non mi addormentai.
  
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