Da qualche parte in Germania, 1945

“Devi proprio andare?”

Steve Rogers si era voltato verso l’ingresso della propria tenda, non appena aveva sentito la voce di Peggy Carter. Era stato così assorto nei propri pensieri da non averla nemmeno sentita entrare. Si stava preparando per quella che sperava sarebbe stata la sua ultima missione in quella guerra. Avrebbe messo fine a tutto e odiava quel tutto.

“Prima lo trovo e prima potrò tornarmene a Brooklyn.” Aveva sorriso alla donna che gli si era fermata accanto, mentre lui finiva di preparare e chiudere lo zaino che avrebbe portato con sé. “E poi mi hai promesso di insegnarmi a ballare, no?”

Peggy gli aveva accarezzato una guancia, e lui aveva osservato le sue labbra sempre truccate di rosso distendersi in un lieve sorriso. Era davvero stupenda. Lo pensava ogni volta che la guardava. 

Era lei la sua anima gemella. Era quella donna che non lo aveva mai sottovalutato nemmeno quando pesava 40 chili e aveva una lista di malattie che lo avrebbero portato alla tomba prima dei 30 anni. Era lei, che non lo aveva mai giudicato e che aveva accettato ogni cosa di lui. Anche quella stupida leggenda che lo avrebbe visto essere Persefone. E lei non era il suo Ade. 

“Appena ritorni, andremo nel primo pub ancora aperto e balleremo fino all’alba.” 

“Fino all’alba? Mi piace come idea.” L’aveva osservata ancora mentre si metteva lo zaino in spalla. Voleva davvero che finisse tutto il prima possibile. Voleva davvero poi tornarsene a casa e costruire un futuro con quella donna. Non gliene importava nulla di essere diventato il super soldato simbolo del potere americano. Gli importava solo quello che avrebbe potuto fare per Peggy e per il loro futuro. Era magari una sciocca idea romantica, frutto di tutta la sua inesperienza con il gentil sesso, ma voleva renderla felice. Voleva vederla sorridere così per sempre. “Mi accompagni dagli altri? Mi staranno sicuramente già aspettando.”

“Sì, in effetti sono già tutti sul camion. Dugan come sempre il più rumoroso, che sta narrando le tue eroiche gesta ai nuovi arrivati.”

“Starà ingigantendo tutto, come al solito.” Steve aveva sospirato. Le camminava accanto, ma avrebbe voluto nascondersi da qualche parte con lei. Aspettare la fine di quell’orrore e vivere poi serenamente. Non contava più gli uomini che avevano perso. Tutte povere anime perdute che finivano per ingrossare le fila dei morti di Ade. A quell’uomo non interessava davvero di nessuno. Voleva solo il potere. Voleva distruggerli tutti, se questo fosse stato necessario. Lo ripugnava l’idea che una leggenda vecchia di millenni li volesse vedere uniti. 

“No, non troppo. Sei un vero idolo per i tuoi uomini, Steve. Ti seguono perché sei l’unica luce in questo periodo così buio.”

“Non voglio però essere la luce di nessuno. Vorrei veramente solo tornare a casa a questo punto, costruirne una per noi e vivere con te.”

“Torneremo.” Peggy gli aveva sorriso mentre si fermavano accanto al camion su cui gli uomini erano stipati come bestiame. Quella guerra forse li aveva fatti diventare bestie. Gli aveva fatto perdere qualche lato della loro umanità per strada, perché altrimenti non si spiegava certe azioni. Da nessuna delle due parti belligeranti.

“Aspettami ancora un po’.” L’aveva attirata a sé, mentre già aveva iniziato a salire sul camion, e l’aveva baciata sotto l’ovazione che si era alzata da parte dei suoi uomini. Era Peggy la sua anima gemella. Solo lei.