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Autore: DataLore1001001    06/05/2024    0 recensioni
[Arsenio Lupin]
Il vento del cambiamento non sempre è portatore di buoni auspici.
Il ladro gentiluomo più ricercato della Francia dovrà per stavolta mettere da parte il suo orgoglio per stringere un'improbabile alleanza col suo più agguerrito oppositore: in ballo vi è non solo il suo onore, ma anche la sua stessa sopravvivenza.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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26 Novembre


Era da poco passata l'una di notte a Parigi, i lampioni a gas allineati lungo la rue emanavano una luce calda nell'aria limpida, sprovvista di quell'alone di umidità che si osservava fin troppo spesso sulle rive della Senna, ed il freddo pungente che accompagnava l'arrivo della stagione invernale faceva esalare ai pochi e frettolosi passanti che rincasavano dense nuvolette che si sollevavano nell'aria in piccoli sbuffi di vapore.
Una figura tra tutte si stagliava in questo panorama, una silhouette ben nota; cappello a cilindro, mantello elegante, uno scintillìo che tradiva la presenza di un monocolo. Ma in tutto ciò vi era un dettaglio dissonante: l'andatura dell'uomo era irregolare, quasi affannosa, vi era un senso di urgenza nel modo in cui egli si appoggiava al bastone dal pomolo ornato, come se ogni passo gli costasse un immenso sforzo.
La figura ammantata percorse velocemente e altrettanto faticosamente la via, quasi arrancando, fino a fermarsi di fronte al portone di un'abitazione.

 

***


Il commissario Guerchard, dopo una lunga giornata passata nel suo ufficio a revisionare rapporti e cercare di non spazientirsi con l'ispettore Béchoux - brav'uomo, anche se si fidava un po' troppo del suo istinto e troppo poco dei metodi tradizionali - si era finalmente coricato, scivolando placidamente nel mondo dei sogni, quando un sonoro scampanellìo lo riportò di soprassalto alla realtà.

"Ma che diamine... Chi mi sveglia nel cuore della notte? Neanche quando sono a casa posso riposare? Ma insomma, che mondo..." Si incamminò sbuffando verso l'ingresso, allacciandosi con aria seccata e ancora un po' assonnata la vestaglia.
"Chi è?"
"Telegramma!"
"Telegramma? A quest'ora? A proposito, che ore saranno..."

Il commissario si stava stropicciando stancamente gli occhi quando aprì la porta, per cui ci mise qualche secondo a decifrare la scena che gli si parò davanti; rimase come imbambolato sull'uscio di casa, il volto impietrito in un'espressione attonita.

"Buonasera, caro Guerchard. Non immaginate quanto sia felice di vedervi. Permettete? Sapete, qui fuori fa un tale freddo..."
Guerchard trasalì come se gli avessero appena dato uno schiaffo, e dopo un primo istante di spaesamento afferrò con stretta ferrea il polso dell'uomo di fronte a lui, tirandolo con poche cerimonie dentro casa.
"Tu! Maledetto anarchico, ti ho riconosciuto! Sei venuto a consegnarti a me, eh? A confessare tutto!" Un sorriso beffardo gli incurvò i baffi, e fece per voltarsi a recuperare le sue manette d'ordinanza - ne teneva sempre un paio pronte sul mobile nell'ingresso, pronte all'azione - quando con la coda dell'occhio notò un particolare che lo incupì: sangue. Sangue sul pavimento del suo ingresso.
Riportando lo sguardo analitico sul suo inatteso visitatore, non poté fare a meno di notare come le sue membra tremassero, non dal freddo, e come la sua schiena fosse incurvata, un atteggiamento innaturale per un delinquente come lui che amava definirsi gentiluomo. Scostandogli bruscamente il mantello notò con orrore che quelle vesti eleganti erano macchiate - no, intrise di sangue.

"Mon Dieu..." Immediatamente tutta la sua furia giustiziera era come evaporata, ed un senso di panico gli attanagliò le viscere; senza esitazione, Guerchard gli cinse la vita con un braccio, chiudendosi il portone alle spalle e lottando contro la notevole differenza di altezza nel tentativo di trasportarlo fino in soggiorno.

"Apprezzo il non avermi arrestato su due piedi, mio caro Guerchard. Gentile da parte tua. Se tu fossi ancora più gentile, ti pregherei di non chiamare aiuto. Non ci tengo a fare sapere che sono qui." Colui che inequivocabilmente non poteva essere altri che Arsenio Lupin rivolse al commissario un debole sorriso, che parve costargli molto.
"Sta zitto, fammi vedere che hai fatto. Adesso non ti basta più accompagnarti a spie internazionali, te la fai anche con le assassine?"
"Assassine, mai. Ladre, talvolta. E chi ti dice che sia stata una donna?"
"Con te non c'è mai da esser certi. Ecco, togli la camicia..."

Guerchard era riuscito a farlo sdraiare sul divano, e constatò con timore crescente che, nonostante egli seguitasse a comportarsi con estrema noncuranza, quella singola ferita inflittagli all'addome da un proiettile di piccolo calibro doveva aver causato un copioso sanguinamento. Nessun ammontare di trucco su quel bel viso da canaglia poteva nasconderne il pallore mortale. Inoltre, pareva soffrire molto.
Il commissario si sedette al suo fianco, scuotendo il capo con aria di disapprovazione mentre applicava pressione sulla ferita con un lembo della camicia elegante, ormai rovinata.

"Guerchard," Lupin ruppe per primo il silenzio, e la sua voce si era fatta suo malgrado più flebile. "Quando hai finito di riflettere sulla fragilità della vita, ti pregherei di portarmi di che pulire la ferita. Temo che il proiettile sia rimasto dentro."
Guerchard si accigliò.
"Tutto quel sangue che hai perso deve averti dato alla testa, Lupin. Introdurti in casa del commissario della Sûreté come se niente fosse, magari dopo uno dei tuoi colpi. Avrai ancora il maltolto in tasca, ci scommetto il posto..."
Il commissario si allontanò bofonchiando per tornare pochi istanti dopo con un asciugamano umido, che utilizzò per cominciare delicatamente e con accortezza a pulire i contorni della ferita, che fortunatamente aveva smesso di versare.
"Che devo dire, amico mio," replicò debolmente Lupin. "Sarò ben lieto di raccontarti come sono andate le cose, ma adesso ho un problema ben più urgente..." Il suo volto si contorse in una smorfia di dolore, e il commissario avvertì suo malgrado una stretta al cuore. Non aveva mai augurato né la sofferenza né tanto meno la morte al criminale più famoso di Parigi, eppure vederlo così umanamente fragile gli faceva provare emozioni contrastanti. Lo odiava, certo, con ogni fibra del suo essere, ma al contempo lo ammirava e lo rispettava, come si rispetta una belva esotica e letale.

Ci fu un lungo silenzio, rotto solamente dal respiro spezzato di Lupin, che cercava evidentemente di esercitare il suo autocontrollo per evitare di mettersi ad urlare dal dolore. Dopo aver rimuginato per un po', Guerchard spostò lo sguardo risoluto dal volto pallido del ladro gentiluomo alla ferita, che ora era sufficientemente pulita.
"D'accordo. Sta buono lì, ci penso io. Pinze, ago e filo di seta, ti tolgo quella pallottola dal corpo e ti richiudo." Poi aggiunse, come in risposta allo sguardo stupito di Lupin: "anch'io ho fatto la guerra, sai? Tu eri nell'aviazione, io giù nel fango. Ne ho dovute imparare di cose, per sopravvivere..." Crollò il capo come a scacciare cattivi pensieri. "Tranquillo, non ti lascio certo morire qui, non prima di un regolare processo. Andrà tutto bene."

Lupin gli rivolse un debole sorriso, chiudendo gli occhi stremato.

"Lo so."

  
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