Serie TV > I ragazzi della prateria
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Autore: Buckette    06/05/2024    0 recensioni
Una giovane donna italiana si trasferisce a Sweetwater con l'aiuto di una zia americana per intraprendere una nuova vita avventurosa alla ricerca del vero amore. Lo troverà, ma una tragedia rischia di dividere i due amanti. Riusciranno a superare insieme le avversità della vita o si separeranno?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Beatrice era una giovane ragazza italiana piuttosto alta, dal corpo slanciato, gli occhi verdi ed i capelli sul biondo cenere.
Fin dalla tenera età, quando i genitori non la trovavano, era rintanata da qualche parte a leggere un libro ed a fantasticare sui protagonisti, i paesaggi e le avventure meravigliose che la incantavano tanto da farle perdere la cognizione del tempo e dello spazio.
Crescendo, questa sua passione era rimasta, ma si era focalizzata maggiormente sui romanzi d’amore o sulle storie del far West. Si era convinta che in quelle immense praterie e con quei tramonti mozzafiato sarebbe stata anche lei protagonista di una storia d’amore appassionante e niente e nessuno le toglieva questa convinzione.
I genitori, quando era arrivata in età da marito, le avevano presentato qualche giovane di buona famiglia, ma lei aveva sempre rifiutato decisamente la loro corte: voleva un amore passionale, sincero, spontaneo e non un matrimonio organizzato dalle famiglie.
Suo padre e sua madre sapevano che era una ragazza testarda e che non avrebbe mai ceduto, ma le volevano troppo bene per imporle di sposare un uomo che non l’avrebbe resa felice.
Ne parlarono a lungo e presero una decisione: l’avrebbero mandata in America, dove la madre di Beatrice aveva una zia che non aveva mai conosciuto in realtà, ma che era stata molto legata alla nonna della ragazza prima di emigrare anche lei nel Nuovo Mondo.
Non dissero nulla per il momento a Beatrice e, dopo aver trovato l’indirizzo su delle vecchie lettere che la madre aveva conservato, scrissero a questa zia per capire se avrebbe potuto ospitare Beatrice o almeno darle un appoggio.
Quando arrivò la risposta, i genitori di Beatrice rimasero un po’ pensierosi: zia Rosa, che ormai si faceva chiamare Rose, non poteva ospitare la ragazza perché la sua casa era troppo piccola, ma conosceva una donna, Emma Shannon, una sua cara amica che l’aveva aiutata al suo arrivo in America, che gestiva a Sweetwater, non così distante da Devil’s Gate,  dove lei viveva, una stazione del Pony Express. Rose spiegava che Emma si occupava dei corrieri ma stava cercando un aiuto per le faccende quotidiane e Beatrice poteva darle una mano, ricevendo anche vitto, alloggio ed uno stipendio. Poi avrebbe potuto magari trovare qualcosa di meglio una volta ambientatasi.
I due ne discussero a lungo ma alla fine decisero di accettare la proposta. Scrissero a Rose che Beatrice sarebbe partita nel giro di una settimana e le chiesero di presentare la figlia alla signorina Shannon, annunciandole già il suo arrivo.
La sera stessa, i due comunicarono la notizia alla figlia: “ Bea, io e tuo padre dobbiamo parlarti”
“Cosa c’è mamma? Non vorrete propormi un altro ragazzo con cui uscire vero? Quello dell’ultima volta mi è bastato! Una noia!”, rispose la ragazza in un modo un po’ troppo impertinente che indispettì la donna.
“Se continui con questo atteggiamento, credo proprio che io e tuo padre cambieremo idea circa una proposta che ci è venuta in mente per venirti incontro…”
“Una proposta? Quale?”, chiese Beatrice incuriosita ed emozionata: era come se sentisse dentro di sé che quel discorso le avrebbe cambiato la vita.
“Siediti Bea”, la invitò il padre.
Lei annuì e si sedette in soggiorno sul divano, come era solita fare tutte le volte che i genitori le dovevano parlare di qualcosa.
“Abbiamo pensato molto alla tua situazione ed abbiamo capito che se non ti innamorerai non ti sposerai mai. Sappiamo che hai nella tua testolina questo mito dell’America e del far West, così abbiamo preso una decisione”, incominciò il padre.
A Beatrice incominciarono a sudare le mani e sentì il suo cuore palpitare forte. Stava intuendo dove voleva arrivare il padre e non poteva crederci.
“Non so se ti ricordi della zia Rosa, a cui tua nonna era legata in gioventù e che è emigrata   in America. Le abbiamo scritto per sondare il terreno e ci ha risposto che lei non ti può ospitare, ma conosce un’amica che ha bisogno di un aiuto per gestire una stazione del Pony Express a Sweetwater, in Nebraska. Ti ospiterebbe a casa sua, ti darebbe vitto ed alloggio, uno stipendio e tu dovresti aiutarla nel gestire le faccende domestiche della stazione. Sappiamo che non è molto, ma per incominciare potrebbe andare bene. Cosa ne dici?”
Mentre il padre parlava, a Beatrice si profilavano davanti agli occhi gli immensi paesaggi che aveva sempre immaginato leggendo i suoi libri e si sentiva la ragazza più fortunata al mondo.
Si alzò dal divano e si precipitò ad abbracciare i suoi genitori, cosa che li lasciò esterrefatti perché in famiglia non erano soliti scambiarsi effusioni.
“Grazie, siete i migliori genitori al mondo. Vi prometto che non vi deluderò”
“Non sarà una passeggiata Bea, dovrai lavorare sodo, sei sicura di farcela?”, chiese la madre.
“Assolutamente sì, grazie grazie grazie!” e li abbracciò di nuovo.
I due sorrisero ed insieme incominciarono a fare i preparativi per la partenza.
Una settimana dopo, Beatrice era sul treno che l’avrebbe portata a Genova, da cui sarebbe partita la nave che l’avrebbe condotta in Inghilterra, per poi imbarcarsi di nuovo verso l’America.
Zia Rose, ricevuta la lettera dei genitori di Bea, si era affrettata a spedire un messaggio all’amica Emma, chiedendole di pazientare ancora un po’ ad assumere un aiuto, se poteva, perché sarebbe arrivata una sua lontana parente dall’Italia che aveva bisogno di un lavoro e che avrebbe fatto al caso suo.
Emma Shannon rispose: “Ho fatto da sola fino ad ora, cosa saranno mai un mese o due ancora di attesa?”
L’accordo fu preso e Rose scrisse subito una lettera ai genitori di Bea per rassicurarli del fatto che la ragazza sarebbe stata bene.
Beatrice arrivò a Devil’s Gate nell’aprile del 1861 e ad attenderla c’era la zia Rose. Quando scese dalla diligenza, trovò ad aspettarla una vecchina su una sedia a rotelle accompagnata da una donna dalla pelle abbronzata.
Quando l’anziana signora la vide, la riconobbe subito dalla descrizione che aveva letto nella lettera e le si avvicinò: “Tu devi essere Beatrice, vero?”
“Sì, sono io. Zia Rose?”, chiese la ragazza un po’ confusa.
“Sì, sono io e questa è Occhi vivaci, la mia a mica e dama di compagnia. Da quando non posso più usare le gambe, è il mio punto di riferimento. Benvenuta tesoro, andiamo a casa, devi essere esausta”
Beatrice annuì e seguì le due donne in una casetta non lontana dal centro della cittadina. La dimora era piccola ma accogliente, arredata con gusto.
“Vieni, accomodati, Occhi vivaci ti ha preparato il divano per riposarti. Come vedi purtroppo non posso offrirti altro, la mia casa è molto piccola e non potrei occuparmi di una più grande nelle mie condizioni”
“Oh non ti preoccupare zia Rose, andrà benissimo, mi dispiace disturbarti così tanto”
“Nessun disturbo tesoro, mi fa piacere che tu sia qui, è come riassaporare un po’ di Italia”
“Perché non hai detto nulla ai miei genitori?”
“Perché altrimenti non ti avrebbero permesso di venire e da quello che ho letto nella loro lettera, se fossi rimasta a casa ti saresti spenta dentro. Hai diritto alla tua occasione. Ecco perché ho contattato la mia amica Emma. Quando sono arrivata qui tanti anni fa lei era solo una bambina, ma la sua famiglia mi ha accolto come una figlia, poi purtroppo Emma ha perso entrambi i genitori ed ha preso una brutta strada, finchè si è sposata ed è diventata una donna fantastica. Peccato che il marito l’abbia lasciata sola…ma questo ora non ci interessa. Riposati e domani partirai per Sweetwater verso la tua nuova vita. Ti chiedo solo di mantenere il segreto con i tuoi genitori circa le mie condizioni”
“Certamente zia e grazie ancora”
Beatrice si riposò per qualche ora e poi aiutò Occhi vivaci con la cena. La mattina dopo, si congedò e prese la diligenza che la portò a Sweetwater.
Dentro di lei si agitava un turbinio di sentimenti: preoccupazione, emozione, ansia, gioia, non sapeva cosa aspettarsi e voleva fare una buona impressione ad Emma. Quando scese dalla diligenza, non vide nessuna donna con i capelli rossi che corrispondesse alla descrizione che zia Rose le aveva fatto di Emma, ma vide un signore sulla cinquantina, con i capelli grigi, un cappello che pendeva da una parte ed uno dei due occhi più chiuso dell’altro. Quando la vide scendere dalla diligenza, si avvicinò a lei porgendole la mano: “Miss Beatrice, suppongo”
“Sì, con chi ho il piacere di parlare signore?”, rispose lei confusa.
“Teaspoon Hunter al suo servizio signorina. Gestisco la stazione del Pony Express con Emma: lei si sta occupando della baracca perché domani arriveranno i nuovi corrieri e mi ha chiesto di venire ad accoglierti”
“Molto piacere signor Hunter e grazie”
“Ma quale signor Hunter, sono Teaspoon. Dovremo collaborare alla stazione, direi di tralasciare le formalità, sei d’accordo?”
“Oh, certo sign…volevo dire Teaspoon”
“Bene, pronta per la tua nuova vita?”
Beatrice annuì. Durante il tragitto alla stazione, che si trovava un po’ lontana dalla città, immersa nella prateria, Teaspoon chiese a Beatrice di raccontarle un po’ della sua vita e lui le spiegò come funzionavano le cose alla stazione.
Quando arrivarono, una donna dai capelli rossi si precipitò fuori da una casa di legno bianco ed andò loro incontro.
“Benvenuta Beatrice, spero che questa vecchia volpe non sia stato troppo rude con te: sono Emma, piacere di conoscerti”
“Oh no, signorina Shannon, Teaspoon è stato molto gentile e mi ha messa subito a mio agio. Piacere di conoscerla e grazie di darmi questa opportunità”
“Ma quale signorina Shannon, sono solo Emma! Benvenuta!” e l’abbracciò. Beatrice fu sorpresa per tanto calore e tra sé e sé si disse che si sarebbe trovata molto bene.
Emma e Teaspoon la aiutarono con i bagagli e le mostrarono la sua stanza: “Vivrai con me nella casa, mentre i ragazzi dormiranno e  vivranno nel dormitorio. Teaspoon dorme nel fienile. Domani arriveranno 6 nuovi ragazzi, li conosceremo insieme. Ora ti mostro la casa e ti spiego cosa dovrai fare. Benvenuta tra noi”
“Grazie Emma, sono felice di essere qui”
Mentre le faceva fare il giro della casa e della stazione, Emma si informò circa la salute di Rose e le raccontò il loro legame e l’incidente che l’aveva portata sulla sedia a rotelle.
“Non la vedo da parecchio tempo, c’è sempre così tanto da fare qui. Quando mi ha scritto del tuo arrivo, non potevo non accettare. Prima o poi dovrò andare a trovarla e la tua presenza qui potrebbe essere l’occasione giusta”
Beatrice annuì.
Emma la lasciò da sola a sistemare le sue cose ed a riposare un po’, poi Beatrice la raggiunse per aiutarla a preparare la cena e cenarono tutti e tre nella casa delle due donne. La conversazione si concentrò sulla curiosità  circa i nuovi corrieri che sarebbero arrivati il giorno dopo.
La mattina seguente, Beatrice si alzò, preparò la colazione con Emma ed aspettò l’arrivo dei ragazzi. Teaspoon aveva detto loro che voleva esaminarli prima lui e metterli alla prova: se qualcuno non fosse stato adatto al lavoro, lo avrebbe mandato subito via senza perdere tempo.
Emma e Beatrice guardarono dalla finestra con curiosità l’arrivo dei 6 ragazzi che si misero tutti in riga davanti al recinto e vennero scrupolosamente esaminati e messi alla prova.
Un paio d’ore dopo, l’uomo entrò in casa di Emma e Beatrice con i sei ragazzi: “Signore, vi presento i nostri nuovi corrieri: “Buck Cross, mezzo kiowa; Ike McSwain: non parla ma si esprime con segni indiani che Buck ci insegnerà ed intanto ci farà da interprete; Jimmy Hichock, una testa calda ma una buona pistola; William F. Cody, uno sbruffone dalla buona mira; Lou, magrolino ma veloce come una scheggia ed infine Kid, il più pacato di tutti. Ragazzi, vi presento Emma e Beatrice: si prenderanno cura di voi. Trattatele con rispetto o dovrete fare i conti con me”
Era incredibile come Teaspoon in poco più di due ore avesse già capito così tanto di quei ragazzi. Emma e Beatrice tesero loro la mano e quando Bea sfiorò la mano di Buck sentì una scossa elettrica che la spaventò, tanto che fece un piccolo saltello. Buck abbassò la testa come rassegnato e questo le dispiacque, si sentì quasi in colpa, tanto che si sentì in dovere di dire: “Scusa, ho preso la scossa, non devo aver asciugato bene le mani. Benvenuto Buck”.
Lui accennò un mezzo sorriso ma lei notò un velo di tristezza nei suoi occhi.
Le due donne mostrarono loro il dormitorio e spiegarono le regole della stazione, poi li lasciarono andare a sistemarsi ed a risposare. La cena sarebbe stata servita alle 6.30 p.m.
I ragazzi furono tutti puntuali e durante il pasto, Teaspoon ed Emma ruppero il ghiaccio chiedendo ai ragazzi di raccontare loro da dove venissero per conoscersi meglio e poi anche loro dissero qualcosa della loro vita. Emma e Teaspoon cercavano di porre le basi per un rapporto duraturo, per il bene della stazione, ma anche perché tutti avevano la necessità di stringere rapporti umani sinceri.
   
 
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