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Autore: Owenarcher    19/06/2024    1 recensioni
Uno studente di ritorno dal Politecnico sarà lo spettatore di qualcosa oltre l'umana conoscenza.
Storia partecipante al contest "Continenti" indetto da mystery_koopa sul forum di efp.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest "Continenti" indetto da mystery_koopa sul forum di efp.

Ultimo raggio del giorno.



Fitta cadeva la pioggia: sui ripidi pendii erbosi, sugli alberi, sulle tegole rovinate di casupole ormai abbandonate, su tronchi tagliati per l'inverno e mai più usati per il camino. Le nuvole lascivano poco spazio alla luce e Francesco ne era rassicurato. Stava all'erta per ogni riflesso strano, per ogni bagliore lontano. Era magro Francesco, vestito con abiti logori e strappati. Una giacca di due taglie più grandi cosparsa di fango per renderla meno appariscente sui sentieri di montagna. Molti giorni ormai lo separavano dall'ultimo sguardo al Lago vicino al quale era nato. Ricordava il giorno in cui tutto era iniziato come fosse accaduto poco prima. Stava tornando sul treno diretto a Como ed il suo smartphone era scarico, come sempre aveva tentato di ricaricarlo ma il filo si era spezzato in Università senza che lui se ne fosse accorto. Aveva imprecato e si era messo ad ascoltare le canzoni della ragazza seduta sul sedile dietro al suo. Non era male lei e stava per andare a parlarle, quando un segnale allert era partito contemporaneamente su ogni apparecchio connesso ad una rete. C'era stata già un'esercitazione l'anno prima e all'inizio pensò si trattasse di qualcosa di simile. Questa volta però fu diversa, sentì cadere a terra i telefoni di alcuni viaggiatori ed un bagliore giunse da dietro al sedile. Si sentì rabbrividire senza capirne il perché. Subito dopo il treno si fermò di colpo facendolo cadere a terra. Guardava da terra il pavimento del vagone da sotto i sedili senza veder altro che vestiti, scarpe e oggetti personali: uno zaino, degli occhiali, un paio di orecchini non molto lontano che aveva visto sulla ragazza ed un silenzio innaturale dentro il quale solo il suo respiro, le sue imprecazioni ed il martellare del suo cuore sembravano rompere un muro indescrivibile ed ovattato. Si alzò dolorante appoggiandosi al sedile e poi rizzandosi dritto guardò oltre ad esso dove i vestiti della ragazza penzoloni ed afflosciati su se stessi ne descrivevano la postura. Le scarpe eran rotolate per la frenata e la borsa si era rovesciata. Sembrava sparita in un istante e Francesco sapeva bene che era impossibile. Uno studente di fisica segue sempre un ragionamento logico ed il suo cervello in quel momento era semplicemente interdetto dall'accaduto. Dopo alcuni istanti o forse minuti sentì dei passi farsi sempre più vicini mentre stava ancora osservando i vestiti e gli oggetti nella carrozza come pietrificato. Un Controllore, ora che lo poteva vedere, si stava avvicinando correndo, era agitato finché vedendolo sembrò rassicurarsi un poco. Gli chiese cosa stesse succedendo e Francesco riprendendosi dallo stupore disse che era caduto per la brusca frenata e che sembrava non ci fosse più nessuno sul treno. Il controllore rispose che era così su tutto il treno e che stava dirigendosi alla motrice. Poi Francesco vide il cellulare della ragazza che era accanto alla borsa e vicino ai piedi del Controllore, così aggiunse che sembravano spariti tutti e che forse centrava lo smartphone indicando quello che aveva in mano la ragazza. Il Controllore prese allora il telefono da terra e letteralmente fu investito da un bagliore di luce che in un istante lo fece svanire lasciando a terra il telefono ed i vestiti che indossava come unica traccia. Il ragazzo fece un salto indietro per lo spavento ed iniziò a correre verso le porte del treno, tirò la leva d'emergenza senza neppure pensarci e saltò fuori cadendo sui sassi. Corse per un tempo che non riuscì a quantificare. Giunse poi ad una strada sbarrata da un passaggio a livello e superato l'ostacolo corse verso il primo edificio. Era un bar e vi entrò senza smettere di correre. Dentro lo spettacolo era lo stesso della carrozza. Ogni oggetto come immortalato da un'istantanea che ne aveva eliminato i corpi. Vestiti a mucchi dove prima vi erano persone, una gabbia con un canarino che tranquillo stava beccando del miglio ed una radio accesa che stava diffondendo un comunicato. Le parole dette alla radio gli gelarono il sangue. Il messaggio quasi urlato da una persona disperata implorava di star lontano dagli schermi di qualunque tipo perché nel mondo milioni o forse miliardi di persone stavano sparendo. Poi venne trasmesso un messaggio in inglese di uno scienziato che Fracesco conosceva per via di un esame da poco sostenuto al Politecnico di Milano. Il luminare spiegava che dalle analisi fatte sembrava che una radiazione luminosa verde acqua proveniente dallo spazio, stava influenzando ogni apparecchio dotato di schermo in grado di riprodurla e che le persone investite da questa radiazione sembravano smaterializzate e forse teletrasportate in un'altro luogo sconosciuto. Un effetto studiato mentre si facevano esperimenti con computer quantistici aveva dato un risultato simile ma quello che stava succedendo era oltre gli sviluppi tecnologici di qualsiasi centro di ricerca sulla Terra. Francesco ogni tanto ripensava a quelle parole di notte, quando non riusciva a prendere sonno. Spesso si era chiesto cosa sarebbe successo se avesse avuto lo smartphone carico quel giorno, se lo chiedeva anche quella fredda giornata di pioggia battente. Ad un certo punto un impermeabile nero appeso ad un ramo focalizzó la sua attenzione mentre era assorto nel pensiero che più lo tormentava. Sarebbe a breve giunto l'inverno e sapeva di doversi procurare qualcosa da indossare di abbastanza caldo per sopravvivere al freddo della notte in quota. Senza pensar oltre si avvicinò al ramo e prese l'abito stando attento a non strapparlo. Sul far della sera, qualche ora più tardi, un vento gelido spazzó via le nuvole scoprendo il sole. Il ragazzo approfittò del vento per stendere annodandoli i vestiti che indossava e si infilò l'impermeabile. Decise di osservar il tramonto per non addormentarsi, mentre aspettava si asciugassero gli abiti. Frugando nelle tasche sovrappensiero mentre lo sguardo era illuminato dagli ultimi raggi di sole, trovò qualcosa di circolare in tasca e lo estrasse per capire di cosa si trattasse. Il diamante incastonato nell'anello che estrasse, fu colpito subito dai raggi del sole e sprigionó un singolo lampo di luce verde acqua. Tutto fu luce e dolore intenso. Poi buio totale e silenzio inumano.
   
 
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