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Autore: The_Storyteller    02/07/2024    1 recensioni
C'è gran fermento nel regno di Selvardita: a qualche mese dal suo ventunesimo compleanno la principessa Tessa deve trovare marito. La giovane sa che è giusto così, perché è così che vuole la tradizione; eppure, almeno per una volta nella vita, vorrebbe poter decidere il suo futuro.
Ma ciò che era iniziato come uno strano imprevisto cambierà le carte del destino: tra gli antichi boschi si nasconde un segreto secolare, nato dal sangue e dalla magia. Suo malgrado, Tessa si troverà di fronte a qualcosa di inaspettato, tanto affascinante quanto doloroso; e chissà che, quella stessa magia che un tempo aveva portato la morte, possa essere araldo di qualcosa di più bello.
Tra animali fin troppo intelligenti, stanze proibite e un giovane uomo tormentato dal passato, Tessa scoprirà che le apparenze ingannano e che l'amore si può trovare anche nelle circostanze più strane.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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C'era qualcosa di strano, in quella mattina di tarda estate, ma Tessa non riusciva a spiegarsi il motivo. 

Si girò dall’altro lato del letto, venendo colpita in faccia da una lama di luce. Sbuffò, schiudendo le palpebre e maledicendo la tenda chiusa male. Ormai sveglia, lanciò indietro il lenzuolo e si diresse verso la finestra coperta dalle cortine, quindi le spostò con un gesto deciso. Sbatté un paio di volte gli occhi per abituarli alla luce mattutina e guardò il panorama dall’altra parte del vetro: un bosco sconfinato, lussureggiante e pieno di vita, e il muro di cinta che lo separava dal castello. 

 

In quel momento udì un lieve bussare e poco dopo una giovane fece capolino da dietro la porta: «Buongiorno, vostra Altezza. Vedo che siete già sveglia!» esclamò con allegria. 

Tessa sorrise alla nuova arrivata: «Buongiorno anche a te, Agata» la salutò, per poi accomodarsi su una delle sedie al centro della sua stanza. Osservò la ragazza mentre entrava con il vassoio della colazione: i capelli color del grano erano coperti da un panno candido e i semplici vestiti da serva sembravano stirati di fresco. Guardò con sorpresa mentre disponeva con precisione le posate e le cibarie che aveva portato con sé: «Come mai la colazione qui? Il mio compleanno è già passato.» 

Agata si fermò a mezz’aria, trattenendo tra le dita un cucchiaino. Si girò verso di lei con uno sguardo confuso: «Non ve l’hanno detto? Vostro padre il re vuole ricevervi subito dopo colazione. Pare debba fare un annuncio importante.» 

Una volta che ebbe finito di apparecchiare, Tessa cominciò a mangiare mentre la serva predisponeva l’abito per la giornata, ma nonostante l’ottimo cibo non riuscì a scrollarsi di dosso il senso d’inquietudine. Mangiò di malavoglia, non riuscendo a gustarsi la fetta di torta alle pesche, e lasciò che Agata l’aiutasse a cambiarsi. 

«Non hai proprio idea di cosa voglia mio padre?» le domandò, mentre s’infilava un abito verde. L’altra fece spallucce: «Posso dirvi che stamattina sembrava molto felice, ma non mi ha detto per quale motivo. Da come ne parlava, però, credo sia qualcosa di molto serio.» 

Tessa annuì, sedendosi davanti allo specchio da toeletta e lasciando che Agata le acconciasse i capelli.  

 

Un paio di colpi alla porta catturò l’attenzione delle due ragazze e, dopo una risposta affermativa da parte di Tessa, si aprì per rivelare un’altra donna. 

«Vostra Altezza» salutò Agata con una riverenza, mentre l’altra si alzò per accoglierla con calore. Abbracciò con affetto la nuova ospite, che ricambiò con altrettanta benevolenza: «Isabella, come stai? È da due giorni che non ti vedo!» 

«Sto molto meglio, grazie» rispose, per poi rivolgersi ad Agata: «Potresti lasciarci da sole? Ho bisogno di conferire con mia cognata.» 

Dopo un’altra riverenza, la giovane serva prese il vassoio ormai vuoto e uscì con discrezione dalla stanza, lasciando turbata la sua giovane signora: «Cosa succede, Isa?» 

Isabella invitò Tessa a sedersi nuovamente davanti allo specchio, poi prese una spazzola e iniziò a pettinarle con calma i lunghi capelli castani. 

Per qualche minuto rimase in silenzio, ma grazie allo specchio Tessa vide il turbamento nel volto della giovane. 

«Sono incinta» riuscì finalmente a dire. 

Gli occhi della ragazza si spalancarono, mentre si girava verso di lei: «Ma è una notizia meravigliosa! Ludovico lo sa?» 

Isabella sospirò, spostando una ciocca fulva dietro l’orecchio: «Voglio essere certa che sia tutto a posto, visto come sono andate le precedenti...» 

Tessa le prese con dolcezza le mani, tentando di consolarla: «Sono sicura che stavolta andrà tutto bene, tu e Ludo avrete un bambino bellissimo che sarà la vostra gioia.» 

Lei sorrise, apprezzando il suo gesto, poi le fece segno di girarsi verso lo specchio. Iniziò ad intrecciarle la chioma, prima di parlare ancora: «In realtà, c’è anche un’altra cosa che ti devo dire: il tuo ventunesimo compleanno si sta avvicinando.» 

Tramite lo specchio, Tessa la guardò con aria interrogativa: «Non sono passati neanche sei mesi da quando ho compiuto vent’anni. Non dirmi che...» 

La cognata la guardò con espressione grave, non rispondendo alla sua ipotesi. Ma quel silenzio fu più che sufficiente per confermare il suo dubbio. 

 

Ormai vestita e pettinata, Tessa s’incamminò insieme a Isabella per le sale del castello, salutando i vari servi di passaggio già indaffarati a quell’ora del giorno. Notò, anzi, che sembravano più impegnati del solito. Si morse il labbro inferiore, sentendosi improvvisamente nervosa, mentre raggiungeva la sala del trono. 

Era il secondo ambiente più grande del castello, subito dopo il salone da ballo, ma di certo il più importante: le alte finestre illuminavano la sala, decorata con colonne chiare e slanciate e quadri di artisti illustri lungo le pareti. In fondo alla sala, sopra un paio di gradini, stavano una serie di scranni per la famiglia reale, e sui due centrali sedevano un uomo e una donna di mezz’età intenti a chiacchierare l’uno con l’altra. 

«Padre, madre. Volevate vedermi?» 

L'uomo alzò il volto e, dopo aver visto la figlia, le sorrise: «Vieni pure, Tessa. Abbiamo delle splendide notizie per te!» 

A malincuore, Tessa vide Isabella scusarsi con i reali e andarsene, dicendo che doveva cercare suo marito; avrebbe preferito con tutto il cuore avere la cognata al suo fianco, una presenza amica per affrontare l’ignoto che l’attendeva. 

Fece un respiro profondo e si avvicinò ulteriormente ai genitori. Li osservò, cercando di carpire dal loro umore qualche informazione in più: il padre, Ruggero, si sistemò la corona sui capelli castani, così simili ai propri; i suoi occhi marroni guardarono con entusiasmo quelli più placidi della moglie Caterina. Sorrise ancora di più mentre mostrava alla ragazza quattro buste dall’aspetto formale: «È un grande giorno, figlia mia. Tutti i candidati che ho scelto hanno risposto al nostro invito. Entro al massimo un paio di settimane la tua prova avrà inizio.» 

 

In quel momento Tessa avrebbe voluto sparire dal castello. Cercò negli occhi verdi della madre un segno, un movimento, qualsiasi cosa che potesse dirle che in realtà era uno scherzo, ma non fu così. Caterina la guardò con un misto di affetto e tristezza, mentre si accarezzava i tre anelli che portava alla mano destra: il suo indice si soffermò sullo smeraldo che indossava al mignolo, accarezzando con nervosismo la superficie dorata dell’anello. Il suo anello. 

La principessa scosse il capo, rivolgendo la sua attenzione al padre: «Non è possibile aspettare un paio di mesi? Io... non mi sento pronta.» 

Ruggero si alzò dal trono e, dopo un paio di falcate, raggiunse la figlia e le mise le mani sulle spalle: «Lo so, bambina mia. Ormai sei quasi una donna, e come ben sai è giunto il momento di scegliere marito. Capisco il tuo timore, anche tua madre e tua cognata hanno dovuto affrontare tutto ciò» disse, guardando con affetto la moglie. 

«Ma è la cosa giusta da fare» continuò, «Ricorda che anche la Sacra Signora scelse in questo modo il suo compagno, e da allora è la tradizione qui a Selvardita. Credimi, anche se adesso ti senti sconvolta capirai che è la scelta migliore per te.» 

Tessa serrò le palpebre, cercando di trattenere le lacrime. Deglutì a fatica, prima di mormorare una risposta: «Così ha deciso la Dea.» 

Non sentì le parole di approvazione di suo padre, non ricambiò l’abbraccio di sua madre. L'unica cosa che voleva fare era andarsene da quel posto e cercare di dimenticare quella pessima mattina. 

 

***** 

«E così è giunto il tuo momento!» 

«Taci, Ludo. Non sono in vena di scherzare.» 

Il figlio maggiore dei sovrani di Selvardita, Ludovico, aveva tre anni in più rispetto alla sorella. Dall'aspetto fisico non si sarebbe detto che avessero un legame di sangue, e anche i caratteri differivano parecchio: castana e con gli occhi color nocciola, dal temperamento mite lei; ricci biondi e iridi cerulee, dal carattere allegro e gioviale lui. 

 

Dopo l’annuncio di suo padre, Tessa si era ritrovata coinvolta in tutti i preparativi per la sua prova: oltre alle sue lezioni quotidiane, adesso doveva partecipare a tutte le decisioni e le scelte per i futuri ospiti, dai menù dei pasti al colore delle decorazioni. E dopo tre giorni di incontri, scontri, discussioni e quant’altro, non vedeva l’ora di lasciare il castello. Anche solo per qualche ora, pur di poter riprendere fiato. 

Fortunatamente per lei, Ludovico era riuscito a convincere il re a lasciarle il pomeriggio libero, e le aveva proposto di fare un giro a cavallo per la città. 

Adesso i due fratelli stavano cavalcando a passo lento lungo le vie della capitale del regno, Lacusilva: gli edifici chiari si estendevano in modo ordinato lungo le vie principali fino a raggiungere il lago sulle cui rive era nato il primo nucleo della città, diventando col tempo una fiorente cittadina commerciale. 

Mentre passavano, i due nobili venivano salutati con educazione dai cittadini; questi ultimi, notarono, salutavano con ancora più entusiasmo la giovane principessa, ora che sapevano che avrebbe tenuto la famosa “prova dello sposo”. E, purtroppo, proprio per questo motivo Tessa non riuscì a rilassarsi come avrebbe desiderato. 

 

Oramai stavano per raggiungere la piazza principale, quando si accorsero di una grande folla raggruppata presso la fontana. Si avvicinarono e udirono della musica allegra, e dopo essere scesi da cavallo si fecero spazio tra gli spettatori. 

Alcuni artisti di strada stavano intrattenendo il pubblico con acrobazie e musiche. Tutto a un tratto, una giocoliera fece partire dalle mani alcune scintille di luce che presero la forma di farfalle e uccelli, scatenando le reazioni divertite dei bambini. 

Dai suoi occhi brillanti come zaffiri blu, chiunque poteva capire che era una maga. La donna continuò con i suoi giochi di luce finché non notò i due reali. Fece un profondo inchino verso di loro e cominciò a decantare alcuni versi a ritmo di musica: 

Ascoltate, brava gente, 

c'è una nuova interessante! 

Qui tra noi v’è la principessa. 

Per chi non sa, ha per nome Tessa. 

Cigno di Selvardita, fiore più bello, 

chi la sposerà sarà fortunello!” 

Mentre recitava la filastrocca improvvisata fece apparire petali di rose e magnifici cigni dorati, facendoli volare con grazia attorno alla nobile. Anche se si sentiva in imbarazzo, Tessa apprezzò molto le parole dell’artista, che ricompensò con alcune monete d’oro. 

Dopo un ultimo applauso, i fratelli ripresero a camminare per le vie della città e la ragazza ne approfittò per chiedere più informazioni su ciò che avrebbe dovuto fare nei giorni seguenti: «In cosa consiste questa prova?» 

Ludovico accarezzò la criniera del suo stallone: «Forse ti conviene chiedere a Isabella, in un certo senso dipende dalla futura sposa. All'inizio i candidati si presentano con un dono e nei giorni seguenti la fanciulla decide la prova con cui si sfideranno. Il vincitore diverrà ufficialmente il suo fidanzato, quindi lei andrà a vivere presso la sua dimora per un periodo di sei mesi, al termine dei quali si terrà il matrimonio.» 

Tessa aggrottò la fronte: «Perché mai dovrebbe andare a vivere da un totale sconosciuto?!» 

Il fratello scrollò le spalle: «Sinceramente, meglio una convivenza che conoscersi il giorno stesso delle nozze come si usava un tempo, o ancora oggi in altre parti del mondo.» 

«Ma non hanno paura che possa succedere qualcosa di brutto, in quei mesi?» 

Fu un’altra voce a rispondere al posto del principe: «Ahimè, purtroppo è successo.» 

 

Solo in quel momento i due si accorsero di trovarsi vicino alla chiesa, e un uomo in abiti talari li stava osservando con affetto. 

«Don Vittorio, qual buon vento!» salutò Tessa, abbracciando il vecchio prete. Lui ricambiò l’abbraccio e replicò il gesto con il principe: «Ricordo ancora quando eravate due frugoletti, e guardatevi ora come siete diventati grandi! Pregherò la Dea affinché vi doni una vita lunga e felice» dichiarò, prima di entrare nuovamente in chiesa. 

Tessa sospirò, dispiaciuta per quel breve incontro: don Vittorio era un vecchio prete saggio e pacato, e in passato gli si era rivolto per chiedere consiglio più di una volta. E mai come adesso avrebbe desiderato una sua parola di conforto. 

Vedendo il suo turbamento, Ludo tentò di risollevarle il morale: «Don Vittorio ha ragione, in passato è capitato qualche “incidente” sospetto sia da una parte che dall’altra, ma si contano sulle dita di una mano. Sono certo che papà abbia scelto degli uomini dotati di buon senso.» 

 

Addentrandosi nel quartiere commerciale, i fratelli osservarono con curiosità i mercanti che declamavano la qualità delle loro merci e gli artigiani al lavoro nelle loro botteghe; e anche in questo caso notarono maghi e maghe usare le loro arti per le loro attività. Fabbri, sarti, pasticceri, ognuno usava i propri poteri per personalizzare e ottimizzare i propri manufatti, attirando curiosi e potenziali clienti. 

Tessa vedeva che, ogni volta che lanciavano un incantesimo, i loro occhi dai colori sgargianti venivano attraversati da una strana scintilla, e si chiese per l’ennesima volta come sarebbe vivere con un tale potere. 

 

Giunti ormai sulle rive del lago Ludovico l’avvisò che era tempo di tornare a casa. Lei sospirò, temendo i nuovi e assillanti impegni che l’avrebbero attesa al castello. Distolse lo sguardo dalla strada, persa nei propri pensieri, ma ad un certo punto i suoi occhi puntarono alla foresta che si estendeva sul confine settentrionale del regno. 

Guardare gli alberi era sempre stato il suo modo per rilassarsi, fin da quando era bambina. A volte, quando era in camera apriva la finestra e respirava a pieni polmoni l’aria salubre che proveniva dagli alberi e si beava del canto degli uccelli, immaginando chissà quali discorsi e conversazioni. 

Una voglia improvvisa si scatenò in lei, un desiderio che doveva assolutamente soddisfare. 

«Assolutamente no», sentì bofonchiare al suo fianco. 

La principessa si girò verso il fratello, che aveva perso l’allegria di poco prima e che ora la guardava con serietà. 

«Ti prego, Ludo. Ho bisogno di un po’ di quiete prima di rientrare al castello» lo implorò. 

Lui scosse la testa, mantenendo il cavallo sulla strada: «Sai bene che papà ci ha proibito di andare nella foresta.» 

Lei aggrottò la fronte: «Non sono più una bambina.» 

«Non è quello, dovresti saperlo bene» disse il principe mestamente. 

Tessa serrò le labbra, abbattuta. Strinse con forza le briglie della sua giumenta, poi replicò al fratello: «È passato tanto tempo, ormai. Per favore, Ludo, prometto che cavalcheremo solo lungo il confine. Consideralo una specie di giro largo per tornare a casa.» 

Per qualche minuto Ludovico rimase in silenzio. Cercò di evitare lo sguardo implorante della sorella, ma infine si arrese: «D’accordo, ma non ci addentreremo» sbuffò. 

   
 
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