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Autore: Asha    21/09/2009    6 recensioni
Ci sono notti in cui si esce a camminare per schiarirsi le idee, riflettere, dimenticare...a volte, sono quelle le notti che portano incontri che lasciano il segno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isabelle gli aveva raccontato più e più volte di come Magnus fosse apparso improvvisamente all'istituto mentre era in fin di vita, dei lampi di luce colorata che aveva visto uscire dall'infermeria fino a quando lo stregone stesso non ne era uscito dichia

Il Segno




Isabelle gli aveva raccontato più e più volte di come Magnus fosse apparso improvvisamente all'istituto mentre era in fin di vita, dei lampi di luce colorata che aveva visto uscire dall'infermeria fino a quando lo stregone stesso non ne era uscito dichiarandolo fuori pericolo.Ma Alec non ricordava nulla di tutto questo e sentire Izzy insistere su quel punto, non faceva altro che metterlo a disagio. Nei giorni di convalescenza si era ripromesso che sarebbe andato da Magnus per ringraziarlo, in fondo gli doveva la vita, e ora che finalmente aveva abbandonato le stampelle, quel giorno era arrivato.

Controllò ancora una volta il corridoio prima di infilarsi nell'ascensore e poi fuori dall'Istituto.

Appena Alec fu sicuro che nessuno l'avesse visto o lo stesse seguendo, rallentò il passo sospirando per il sollievo alla gamba non che al resto di tutto se stesso. Il demone-drago l'aveva provato più di quando non volesse far credere, anche se tutto sommato non era andata poi così male. Era pentito di essersi arrabbiato a quel modo con Jace. Capiva bene che tutto quello che era successo negli ultimi tempi, aveva completamente rivoltato il suo mondo e che il metodo migliore che aveva trovato per sfogarsi, era quello di sterminare ogni cosa che gli fosse stato concesso uccidere. Ma adesso si comportava quasi come se andasse in cerca di farsi male sul serio. Era certo che il suo cuore avesse smesso di battere quando l'aveva visto volare giù nel vuoto, il rumore di legno spezzato e metallo ancora gli risuonava nelle orecchie. Diavolo, Un volo di tre piani! Ancora non capiva come Jace fosse riuscito a non restarci secco.

"Quando ho raccontato che Jace mi aveva rivelato che tu non avevi mai ucciso un demone, mi aveva detto che era così perchè tu proteggevi sempre lui e Isabelle."

Le parole di Clary gli tornarono in mente lasciandolo in preda a un senso di placida amarezza. Era la pura verità e non poteva che ammetterlo. Ad ogni attacco di demoni il suo pensiero andava a loro, ai rischi che correvano, al terrore di poterli vedere crollare a terra e non rialzarsi più. A quell'idea il suo stomaco protestò chiudendosi in una stretta ferrea. Cercò di non pensarci, concentrandosi sulla strada o su qualunque altra cosa come un foglio di carta, una vetrina spenta o una lattina da calciare qualche metro più avanti.

L'accorgersi di essere arrivato sulla 5th Avenue, nei pressi del parco, lo aiutò molto meglio del piccolo cilindro di latta ammaccato, che sparì dalla sua vista mentre si avviava per una breve passeggiata diversiva, in fondo non aveva un orario preciso per andare da Magnus Bane. Tecnicamente non c'era neanche un giorno prefissato, e lo stregone dava l'idea di uno che la notte la sfrutta fino alle prime luci dell'alba, cosa che dava ad Alec ancora parecchio tempo per riprendersi dai suoi pensieri.

Camminare nel parco alla luce della luna non era male, specie se si conoscevano le "abitudini" dei suoi inquilini. Una splendida melodia si levò invitante da un gruppo più fitto di alberi alla sinistra di Alec, che svoltò nella direzione opposta, voltandosi giusto un attimo per veder lampeggiare in lontananza quelle che sembravano delle ali violette da dietro un tronco.

Proseguì zigzagando senza una metà precisa fino a quando la sua gamba non si fece sentire di nuovo prepotentemente, obbligandolo a fare una sosta lungo la riva del Turtle Pound. Doveva esserci un gazebo da quelle parti, ma non aveva nessuna voglia di cercarlo.

Si sedette in mezzo all'erba umida della sera, le gambe stese che finalmente gli davano pace. Il Cacciatore sollevò lo sguardo verso il cielo stellato, posandosi sui gomiti, e si ritrovò a chiedersi da quando aveva iniziato a sentirsi così spaesato. Erano successe tante cose in quegli ultimi tempi, tante certezze distrutte; Hodge li aveva traditi, Valantine era ancora vivo e Jace era suo figlio, come anche Clary. Già, tutto era iniziato da quando avevano incontrato Clary al Pandemonium.

Sembrava che il mondo si stesse spostando, come una ruota spinta verso una discesa, con la certezza che non ci sarebbe stato nulla a frenarla una volta raggiunta. A completare il tutto, sua madre che era inaspettatamente tornata e già al corrente di tutti i loro "incidenti di percorso". Probabilmente quello era stato il vero motivo che aveva spinto Alec ad uscire proprio quella sera per andare da Magnus.

Un senso di colpa lo pervase mentre realizzava quel pensiero, ma una voce pacata e teatrale lo fece rinsavire dai sui ragionamenti.

-Veramente una magnifica serata, non trovi?-

Il Nephilim fece perfino fatica a stupirsi mentre si voltava verso la persona che aveva iniziato a parlare. Alla sua destra c'era il gazebo del Turtle Pound, e sotto il suo ombrello di legno se ne stava una figura accomodata su quello che (e Alec avrebbe giurato lo fosse) pareva più un mobile da salotto che una panchina da parco. Se non avesse riconosciuto il suo interlocutore, avrebbe avuto qualche dubbio se la domanda fosse stata rivolta a lui o meno. Si alzò dirigendosi verso il gazebo, più distante di quanto la voce non gli avesse fatto credere, ma trattandosi di uno stregone, non doveva neanche meravigliarsene troppo.

Magnus Bane gli sorrise, comodamente seduto su quella che si rivelò essere effettivamente una poltrona rivestita di stoffa blu elettrico. In mano aveva un cocktail rosa, una candela posata su un comodino di legno scuro ne illuminava il volto -Anche tu a goderti il panorama notturno?-

Alec lo fissò ancora incredulo -Che ci fai qua?-

-Mi sarei aspettato più un "si, è una bella serata" oppure "grazie per avermi salvato la vita, grande Magnus Bane" o qualcosa del genere-

Alec avvampò -Ma io stavo venendo da te per ringraziarti!- affermò il ragazzo nel tentativo di giustificarsi, ma lo stregone lo guardò scettico con i suoi occhi da gatto.

-Devi avere qualche dote latente come veggente per aver capito che non ero a casa mia, bensì al parco...- ribatté sorseggiando il drink rosa senza smettere di fissarlo. Gli parve di vedere un sorriso nascosto dietro al bicchiere.

-I-Io stavo venendo a casa tua ma...-

-Allora hai solo un pessimo senso dell'orientamento-

Il fatto che non lo lasciasse parlare lo irritava non poco. Probabilmente avrebbe fatto meglio a restarsene a casa quella sera -So che non abiti qui! E' solo...- una fitta improvvisa colpì Alec, che si portò una mano alla gamba da poco risanata. Sarebbe stato meglio anche curarsi prima di uscire, pensò sbuffando.

-Che ti succede?- Magnus Bane era letteralmente saltato in piedi ed ora gli stava di fronte. Non l'aveva neanche visto posare il bicchiere.

-Niente- sbuffò -Oggi abbiamo dato la caccia a un demone-drago e mi sono dimenticato di usare lo stilo prima di uscire...- spiegò distrattamente Alec, cercando il cilindro argentato dentro le tasche della sua giacca lunga, ma si fermò quando la mano dello stregone lo obbligò ad alzare il viso.

-Vedo...- disse Magnus voltandolo di lato per vedere il lungo taglio sulla guancia. Il ragazzo smise di respirare -...Tante ammaccature, ma niente di grave sembra-

-Già...- confermò l'altro arrossendo.

Chissà se il suo rossore era visibile alla luce della luna. Sperò tanto di no. Quegli occhi da gatto davano l'impressione di possedere la stessa capacità visiva dei felini.

La mano sinistra dello stregone si sollevò avvolta da una luce azzurrina, per fermarsi sopra la ferita senza toccarlo. Alec rimase immobile non sapendo bene come reagire. Sentì un lieve pizzicore alla guancia, mentre ripensava alle luci colorate descrittegli da Isabelle.

Pochi istanti dopo l'alone azzurro svanì dalla mano del figlio di Lilith che fissò soddisfatto il risultato del suo lavoro -Bene, adesso vediamo il resto-

-C-come, il resto?-

-Prima avevi male alla gamba, o sbaglio?- gli ricordò Magnus indicandolo con l'indice dall'unghia smaltata di blu e brillantini argentati -Che altro ti sei ammaccato?-

Gli occhi del ragazzo si spalancarono dallo stupore. Non poteva credere che lo stesse cercando per farsi curare un'altra volta! Quell'incontro era stato già abbastanza imbarazzante e stava continuando peggio. Arretrò, ma quando urtò la ringhiera del gazebo, Alec fu costretto a fermarsi.

-Non ce n'è bisogno!- disse lasciando trapelare dell'agitazione nella sua voce -Posso usare lo...-

Ma ancora una volta la velocità dello stregone ebbe la meglio, permettendogli di sottrargli lo stilo dalla tasca del soprabito.

-Lo stilo?- domandò Magnus passandosi il cilindro argentato fra le dita -mmmh...Va bene, usiamo lo stilo!-

Capì il senso di quella frase quando la mano affusolata dell'altro gli tirò su la maglia, scoprendogli il torace -C-cosa fai?!- strillò Alec, cercando di risistemarsi i vestiti.

-Fermo immobile che l'artista è all'opera. Tieni qua!- disse Magnus facendogli tener ferma la sua stessa maglia, così che potesse dedicarsi pienamente all'Iratze. Il Nephilim trasalì quando la mano dello stregone si posò sul suo fianco scoperto.

Non ricordava che il tocco dello stilo l'avesse mai scottato come in quel momento. Perchè il suo cuore stava iniziando a battere così forte? Lo sentiva pulsare sulle proprie guance, sui pugni che stringeva, sotto la mano di Magnus premuta sulla sua pelle... Per l'angelo, l'avrebbe sentito anche lui! Si sforzò di fissare il tetto del gazebo come se fosse la cosa più interessante al mondo, ma una nuova linea tracciata sulla sua pelle gli fece cambiare idea.

-M-ma..le s-sai disegnare le rune?- domandò Alec con la voce più calma che poteva, con scarsi risultati, per sviare la propria mente da quella situazione.

Lo sguardo d'ambra lampeggiò in alto incrociando il suo -Mi pareva ci fossi anche tu quando ho tirato fuori il Libro Grigio-

-E' vero...n-non me lo ricordavo...-

-Distrattone...- lo canzonò Magnus -Io invece mi ricordo bene che c'eri-

Quella frase lo fece sussultare nuovamente, beccandosi un'ulteriore ammonizione mentre le dita dagli artigli scintillanti lo strinsero con più forza -Fermo!-

Il disegno in sé durò altri brevi istanti che per Alec furono i più lunghi della sua vita.

-Fatto!- esclamò il figlio di Lilith guardando soddisfatto il torace disegnato come se fosse stato un capolavoro, la mano sinistra ancora teneva il fianco del ragazzo -Splendido-

Per un attimo Alec ebbe l'impressione che nel dire quell'ultima parola, lo stregone l'avesse fissato negli occhi, ma... probabilmente si era sbagliato.

Così come l'aveva preso, Magnus rimise a posto lo stilo nella medesima tasca. Però quando tolse anche la mano dalla sua vita, Alec fu certo di sentire le dita affilate soffermarsi più del necessario sulla sua pelle. Rimase appoggiato sulla ringhiera di legno mentre si sistemava frettolosamente gli abiti, senza il coraggio di alzare lo sguardo sullo stregone di fronte a lui.

-Va meglio adesso, no?-

-Si...grazie...- borbottò il ragazzo, prendendo fiato prima di aggiungere -...e grazie anche per avermi salvato l'altra volta...sarei morto se non fossi arrivato tu...-

-Ah-ah!- lo ammonì Magnus con un gesto della mano -Fossi in te aspetterei il conto prima di ringraziare-

Questa volta Alec sollevò il viso, fissandolo dritto negli occhi -Cosa?-

Una delicata scia di fumo dorato avvolse le dita dello stregone fino a materializzarsi in una piccola coppa finemente cesellata -Direi che un calice dovrebbe bastare-

-Un calice di cosa?- domandò il ragazzo confuso.

-Di sangue- esordì lo stregone come fosse la cosa più normale del mondo -Il tuo ovviamente-

Il corpo del Nephilim si tese pronto a scattare -Vuoi il mio sangue?- Alec era allibito.

Certo, Magnus Bane gli era parso da subito un tipo alquanto eccentrico, ma non "questo" tipo di eccentrico.

-E' quello che ho detto...- confermò con naturalezza il figlio di Lilith, prima di fissarlo intensamente con lo sguardo fermo, reso tagliente dal riflesso della luna -...o pensi forse che una così piccola parte di te sia esagerata come compenso da dare a chi ti ha salvato l'intera vita?-

Il ragazzo rimase interdetto a quella domanda. Trovava giusto il ringraziarlo, capiva anche la richiesta di una ricompensa (anche se non gli risultava che nessuno gli avesse chiesto nulla) ,ma l'idea di dover dare un pagamento così macabro non lo esaltava per niente. Ed era certo che non fosse neppure legale.

Stava per chiedergli se c'era altro che potesse dargli al posto del suo sangue, quando Magnus scoppio in una fragorosa risata, lasciando il Nephilim ancora più confuso.

-Impossibile! C'hai creduto davvero!- riuscì a dire fra una risata e l'altra, facendo sparire il calice in un alone scintillante.

-Mi...mi stavi prendendo in giro?!- Questa volta il viso di Alec avvampò in un istante di rabbia -Non è stato divertente!- ringhiò in tono offeso, ma a giudicare dall'evidente divertimento sul viso dello stregone, Magnus non doveva pensarla come lui.

-Lo era eccome!- esclamò sistemandosi una ciocca di capelli neri e afferrando il braccio di Alec per impedirgli di andarsene -Però, una chiacchierata, come pagamento, potresti concedermela, no?-

La presa sul braccio e l'occhiolino che Magnus gli fece per convincerlo, riuscirono a far perdere buona parte delle intenzioni bellicose del Nephilim nei sui confronti. Un borbottio simile ad un assenso riuscì ad emergere dalle labbra di Alec, che prese posto su una poltrona fatta apparire per l'occasione accanto a quella già presente.

-Gradisci un cocktail?- lo stregone sollevò il proprio bicchiere.

Il Nephilim guardò scettico la fluorescenza rosa che traspariva dal calice -No, grazie- ma una pallida nuvola azzurra si sollevò ugualmente dal tavolino lasciando una bottiglia di birra con il tappo appoggiato.

-Meglio?- domandò Magnus sorridendo -Bere soli non è come bere in compagnia...e poi, è già aperta. Non vorrai mica buttarla via,no?- Alec sospirò afferrando la birra, lasciando che tintinnasse contro il cocktail -Cin cin-

Al primo assaggio si accorse di quanta sete avesse, finendo mezza bottiglia in poche altre sorsate -Di cosa vuoi parlare?- chiese tutto d'un fiato riprendendosi dall'apnea della bevuta.

Il figlio di Lilith sembrò rifletterci su un po' -Mah, un po' di te per esempio...-

-Di me?-

Magnus annuì -Giusto per farmi un'idea della persona a cui ho salvato la vita- il suo sguardo ambrato incròciò quello di Alec -Non mi capita spesso di aiutare un Nephilim così spontaneamente-

La mano sinistra del ragazzo andò a massaggiare il collo, mentre con un'altro po' di birra Alec mandò giù l'imbarazzo prima di iniziare a parlare.


Inizialmente descrisse cose abbastanza insulse, ma con il passare del tempo i discorsi con lo stregone si fecero più sciolti e spontanei, addirittura divertenti. Gli raccontò dell'accademia, dell'ossessiva mania di Jace per l'ordine e della pessima cucina di Isabelle (che puntualmente evitava di assaggiare) e delle loro uscite come Cacciatori. Raccontò di quanto sua sorella e Jace fossero bravi e del modo in cui lui e Jace erano diventati parabatai.

-Ti piace vero?-

Il ragazzo smise di parlare e lo fissò disorientato, come se gli avessero dato una mazzata alla nuca -Eh?! Cosa?!-

-Jace...il biondino- puntualizzò Magnus con una nota seccata nella voce.

-S-siamo amici!- si difese l'altro -Perchè io...lui è...insomma...-

-Rilassati...basta rispondere con un "si"- affermò sorseggiando ancora la bevanda rosa per poi riprendere il discorso, vedendo che il suo interlocutore pareva diventato muto tutto ad un tratto -Si capisce da come ne parli...- rigirò il bicchiere fra le dita -...e si capisce anche che lui non ne sa niente-

Alec sospirò voltandosi a guardare i riflessi lontani creati dalla luna sull'acqua -Non serve che lo sappia- Ammettere quel sentimento con qualcuno (a parte Isabelle) gli diede la sensazione come se il suo cuore venisse liberato da una stretta, che da troppo tempo lo tormentava -Anzi, è meglio che non lo venga mai a sapere-

-Credi che ti allontanerà se lo scopre?-

-No, non credo...- sospirò malinconico, prima di portarsi la bottiglia alle labbra -Probabilmente sarei io ad allontanarmi da lui...-

Buttò la testa all'indietro, lasciando che il liquido freddo scendesse giù per la gola, a lenire il nodo che iniziava dolorosamente a formarsi.

Fu sorprendente sentir uscire birra ancora in abbondanza quando era certo di averla quasi finita.

-Quindi è meglio che sia tu a soffrire piuttosto che lui a tormentarsi?- domandò Magnus distraendolo dal mistero della sua bibita.

-Jace ha già abbastanza problemi a cui pensare in questo periodo- Alec sprofondò contro lo schienale della poltrona -Ha scoperto che l'uomo che tanto odiava altri non è che suo padre e che per questo il conclave lo crede suo nemico, dopo così tanti anni passati a cacciare demoni…- scosse la testa –Assurdo!- la sua voce si incrinò -...e poi c'è Clary...insomma, non ha bisogno di altre croci sulla schiena- tagliò breve.

Trascorsero qualche minuto in silenzio ognuno immerso nelle proprie riflessioni prima che lo stregone riprendesse nuovamente la parola -Non lo sopporto-

-Cosa?- chiese Alec confuso.

-Non sopporto questo Jace e il suo modo di fare così insolente verso tutti e sprezzante del pericolo-

-E' il suo modo di affrontare i problemi!- lo giustificò il Nephilim irritato. Non gli andava a genio che si giudicasse Jace con tanta leggerezza, in special modo chi non lo conosceva affatto. Chi non ci aveva vissuto accanto per capirlo.

-Buttarsi a capofitto in altri problemi? Magari rischiando la vita?- Il tono di Magnus lascio Alec incapace di replicare tempestivamente come avrebbe voluto -Ho saputo che il vostro gruppo si è mosso spesso in questa settimana come Cacciatori e, chissà perchè, credo che la mente di tutto sia proprio lui, o forse mi sbaglio?-

-Sta solo cercando di togliersi dalla mente, anche solo per un attimo, il fatto che il suo mondo è cambiato in una notte!- esplose il ragazzo infuriato da tutte quelle accuse. Era mai possibile che tutti lo vedessero sempre e solo come un danno e non come una persona verso cui il destino era stato impietoso?

-Non fai altro che difenderlo…- lo accusò il figlio di Lilith, ammorbidendo il tono -Anche quella notte...Me l'ha detto tua sorella Isabelle- spiegò all'espressione disorientata di Alec.

Magnus Bane si alzò in tutta la sua notevole statura andando ad osservare il lago. Scosse il capo come per scacciare un pensiero ostile, il glitter argentato fece brillare i capelli sotto la luce lunare. Rimase così per pochi istanti prima di voltarsi verso di lui e raggiungerlo, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

Il Cacciatore esaminò scettico il palmo affusolato prima di afferrarlo, ma appena si diede la spinta necessaria, uno strattone improvviso lo fece finire contro lo stregone, che gli impedì di allontanarsi cingendolo con il braccio opposto. Il cuore gli balzò in gola avvertendo le labbra dell'altro premute contro le proprie fino a togliergli il fiato.

-E' questo che odio di lui...- disse Magnus come se gli stesse confidando un segreto di vitale importanza, le due fronti unite tanto che per Alec fu possibile sentire il suo fiato carezzargli il viso -Non sopporto che un irresponsabile come lui, abbia un angelo custode come te al suo seguito- Tornò a baciarlo con più impeto, fin quando anche il Nephilim non rispose aggrappandosi a lui, lasciando che le dita del figlio di Lilith si infilassero fra i suoi capelli scuri, a dettare il ritmo di quel bacio proibito. Sapeva che non avrebbe mai dovuto permettere una cosa simile, che i suoi l'avrebbero considerato una vergogna e che il Conclave l'avrebbe radiato, ma in quell'istante non si sarebbe mai potuto sottrarre a quanto stava accadendo. Non volontariamente.

Quella era la prima volta nella vita in cui non solo si sentiva accettato, ma addirittura apprezzato.

Lasciò che la sua mente si attaccasse a quel sentimento così confortante, premendo con più forza sulla bocca dal sapore dolce dello stregone che dovette appoggiarsi ad uno dei pilastri del gazebo.

Con una mano guidò quella del Cacciatore ad allacciarsi alla sua vita senza timore, staccandosi da lui solo il minimo indispensabile che richiedeva il loro respiro. Alec lo strinse a sè pensando che sarebbe anche potuto morire annegato in quel bacio. Lo sperò. Perchè nel momento in cui si sarebbero separati, avrebbe dovuto fare i conti con i sentimenti che si erano liberati dal suo controllo.

Sussultò quando i denti di Magnus gli catturarono con forza il labbro inferiore -ahia!- si scostò guardandolo confuso, le braccia ancora strette alla vita dello stregone.

-Vorrei che la mia schiena rimanesse intera, se non ti è di disturbo- gemette l'altro, ansimando nel tentativo di riprendere fiato.

Come scottato, Alec lo lasciò di scatto, il viso imporporato dall'imbarazzo -Scusa...- biascicò abbassando lo sguardo.

La mano artigliata di glitter lo riprese immediatamente, riportandolo faccia a faccia con le pupille verticali di Magnus che sembravano capaci di scrutargli l'anima -Avevi mai baciato un ragazzo prima?-

Come avrebbe potuto?

Il ragazzo che amava era la preda numero uno di tutte le femmine alle feste in cui capitavano, ed era già abbastanza per fargli girare la luna. E se anche avesse voluto lasciarsi andare con qualcuno, l’avrebbero visto; le voci giravano in fretta. E se a vederlo fosse stato Jace?

Sarebbe morto.

Si, sarebbe morto di sicuro perché si sarebbe suicidato all’istante.

La mandibola del Nephilim si serrò.

-No...- Chiuse gli occhi sospirando –Quanto mi hai fatto bere?- domandò per sbrogliarsi da quel discorso scomodo e perché iniziava veramente a sentire gli effetti dell’alcool, adesso che era in piedi e privato dell’impeto di poco fa.

Lo stregone si strinse nelle spalle –Un paio? Tre?- un sorriso furbo mise in mostra i denti candidi e affilati –Sembravi molto assetato-

-Si, certo…- sogghignò appoggiando la schiena dove prima stava Magnus –Ero a stomaco vuoto- lamentò il ragazzo chiudendo gli occhi.

-Preferisci sedenti di nuovo?- gli domandò il figlio di Lilith, indicandogli con un cenno del capo le due poltrone.

-No, no…devo andare-

-Si, certo…- gli fece il verso incrociando le braccia al petto, scrutandolo con aria divertita. Era chiaro anche ad Alec che non sarebbe riuscito a fare molta strada in quelle condizioni, ma se si fosse seduto adesso, sarebbe crollato definitivamente. Se lo sentiva.

Davanti alla sua ostinatezza, Magnus Bane si voltò facendo comparire un bicchiere trasparente con un liquido scuro che gli porse deciso.

Il ragazzo scosse il capo esasperato –Basta!-

-Non è alcool! Non sono così sadico- replicò l’altro punto sul vivo dall’insinuazione del Nephilim –Bevilo-

Alec prese il bicchiere, bevendo e reprimendo un conato quasi nello stesso momento. Gli occhi blu guardarono il Sommo Stregone di Brooklyn in una muta domanda. “Mi vuoi avvelenare?!”

-Fa schifo- esordì in tutta risposta l’altro -Ma ti farà stare meglio…O almeno arrivare a casa-

Con uno sforzo sovrumano il Cacciatore si impose di finire quell’intruglio. Di certo quel gusto orribile gli aveva già fatto passare i giramenti di testa, ma per far smettere la nausea furono necessari diversi respiri profondi.

-Meglio?- chiese Magnus, ridacchiando dell’occhiata truce che Alec gli rivolse.

-Potevi almeno dirmelo prima che faceva così schifo…-

-E’ per aver insinuato che io fossi sadico-

-Non metterò più in dubbio il tuo sadismo-

Stavolta fu il Cacciatore a beccarsi lo sguardo torvo del figlio di Lilith prima che entrambi scoppiassero a ridere –Per quanto tu sia carino, questa non la passi liscia- sogghignò.

-Mettilo sul conto- rise il Nephilim di rimando.

-Contaci…-

Chiacchierarono per qualche altro minuto nell’attesa che quella sbobba facesse il suo effetto, risparmiando al Cacciatore un rientro a casa eccessivamente faticoso. Il sapore era orribile, ma a quanto sembrava la sua efficacia si stava manifestando ed Alec ne fu grato.

-Penso di riuscire a tornare a casa adesso- esordì alla fine, spostandosi definitivamente dalla ringhiera che fino a poco fa era stata il suo appoggio più fedele. Levò lo sguardo verso Magnus, rendendosi conto solo in quel preciso istante di non sapere esattamente cosa dire dopo quanto era accaduto. Si passò una mano fra i capelli –Ci…vediamo?-

Lo stregone rimase a fissarlo a braccia conserte, il tono dolce e serio al tempo stesso –Tu che dici?-

Imbarazzato, si strinse nelle spalle annuendo –Ci vediamo- ripeté –…Quando?-

Magnus sorrise scoprendo i candidi denti affilati, avvicinandosi –Quando te la senti, solo…- Alec lo seguì con lo sguardo. Il figlio di Lilith gli girò intorno come uno squalo per poi fermarsi alle sue spalle. Trasalì sentendosi mordere il collo mentre le braccia dello stregone gli cinsero il busto. Tirava e pizzicava la pelle, ma il Nephilim non fece nulla per fermarlo, limitandosi ad appoggiare le mani sui polsi dell’altro. Sussultò ad un ulteriore attacco, particolarmente pungente, lasciandosi sfuggire un verso soffocato. Magnus allentò la presa su di lui, fermando le mani all’altezza del suo cuore che (Alec ne era sicuro) sarebbe esploso da un momento all’altro. -…Sono un tipo paziente, ma fino ad un certo punto- la voce gli carezzava l’orecchio, calda e vellutata –Non farmi aspettare in eterno Cacciatore-



Per quanto si sentisse stanco, la strada del ritorno non fu così spiacevole, anzi. Quasi non si accorse di esser ormai prossimo all’Istituto. Una lieve vibrazione della tasca gli fece recuperare il cellulare.

Un messaggio.

Se non ti ricordi la strada, la prossima volta che passi, chiedi pure.

X

Quand'è che Magnus aveva preso il suo numero di telefono? Si guardò attorno quasi lo stregone fosse alle sue spalle. Un sorriso amaro gli segnava le labbra mentre fissava ancora il piccolo schermo luminoso. Si massaggiò il collo nel punto in cui lo stregone l'aveva morso come a volerlo marchiare.

Guardando verso una delle finestre ancora illuminate pensò a sua madre, al Conclave, e a come, e se, sarebbe andata avanti quella storia. Sospirò varcando la soglia. Di lì a poco, Alec avrebbe scoperto che effettivamente il morso di Magnus aveva lasciato un segno...

Un segno più profondo di quanto lui stesso non avrebbe creduto.

  
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