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Autore: Shainareth    21/09/2009    4 recensioni
[Gundam SEED Destiny] La ragazza arrestò di colpo il passo, gettando l’ennesima, astiosa occhiata alla lettera. «Va bene», si pronunciò dopo alcuni istanti, poggiando i palmi delle mani sulle anche e riempiendosi i polmoni d’aria. «Aprila.»
«Se lo faccio, mi ammazzi», rispose l’imputato con estrema disinvoltura. Tra i due, era decisamente lui quello più calmo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lettera




Seduto ai piedi del proprio letto, attendeva la sentenza come un condannato a morte. Il suo giudice inquisitore continuava a percorrere la stanza in lungo e in largo con incedere nervoso. Sullo scrittoio accanto alla finestra, infine, giaceva la prova del reato.

   La ragazza arrestò di colpo il passo, gettando l’ennesima, astiosa occhiata alla lettera. «Va bene», si pronunciò dopo alcuni istanti, poggiando i palmi delle mani sulle anche e riempiendosi i polmoni d’aria. «Aprila.»

   «Se lo faccio, mi ammazzi», rispose l’imputato con estrema disinvoltura. Tra i due, era decisamente lui quello più calmo.

   «Ma se non lo fai, non scopriremo mai di chi è», ragionò lei, cercando di riconquistare la lucidità che le era venuta meno quando, aiutando l’amante a disfare la valigia dopo il suo ritorno da PLANT, vi avevano trovato dentro una busta sigillata senza né mittente né destinatario. Unico indizio che lasciava presagire che si trattasse della confessione dei patemi d’animo di una spasimante del bel figlio di Patrick Zala era costituito da due caratteri scritti in stampatello e che con tutta probabilità erano le iniziali di qualcuno. Avevano un nome ben preciso in mente, eppure non osavano pronunciarlo ad alta voce.

   «Vuoi davvero saperlo?»

   Troppo combattuta tra logica e gelosia, la fanciulla si concesse qualche secondo per riordinare le idee. «No», rispose poi. «Ciò non toglie che si tratta di una questione delicata.»

   «E quindi?»

   «Lì dentro c’è il cuore di una persona innamorata, con tutte le sue speranze e le sue sofferenze», continuò, riprendendo a camminare per non dover guardare il giovane in faccia. «Ha il diritto di essere ascoltata. Letta, in questo caso.»

   «Anche se quelle parole faranno più male che bene al nostro rapporto?»

   Piantò i piedi in terra e si volse a fissarlo con occhi di fuoco. «Perché mai dovrebbe incrinare quello che c’è fra noi?»

   «Perché sei gelosa. Inutilmente, oserei aggiungere.»

   «Sciocchezze. Quando mai ho dato prova di esserlo?»

   «Poco fa hai minacciato di darmi fuoco nel sonno se solo l’avessi aperta», spiegò l’altro, pacato. Lei sbuffò e tornò a marciare. «Cagalli? Se ti dà fastidio, posso stracciarla senza problemi, fingendo di non averla mai vista.»

   La Principessa scosse i capelli arruffati andando a trovare rifugio in un angolo della camera, quello più lontano dall’oggetto che tanto temeva. «Non sarebbe giusto.»

   «Perché, secondo te è più giusto intaccare la serenità di una persona con una lettera del genere? Oltretutto lo trovo un gesto da vigliacchi: certe cose si dovrebbe avere il coraggio di dirle in faccia.»

   «Non essere così categorico, Athrun», il tono della sua voce ora pareva essersi quietato, dando addirittura l’impressione di essere stanco. «Magari è solo emotiva, poveretta.»

   All’Ammiraglio venne quasi da ghignare. «Fammi capire… Ora la difendi?»

   «Sto solo dicendo che i sentimenti non si possono controllare, e noi due ne sappiamo qualcosa.»

   Tacquero. Quindi Athrun tornò a domandare. «Vuoi davvero che la legga?»

   «Sì. Cioè, no. Non lo so.»

   Alzando gli occhi al cielo con fare paziente, il giovane lasciò il letto per avvicinarsi alla scrivania. Prese la busta, attraversò la stanza per porgerla al Delegato e attese.

   «Se la prendo, la strappo.»

   «Non dicevi che era sbagliato farlo?»

   «Non se lo faccio io.»

   «Cosa cambia? Un torto è sempre un torto.»

   «Tu le sei affezionato. Io no.»

   Per la prima volta da che era cominciata tutta quella storia, iniziarono a delineare con coscienza il profilo del mittente di quella confessione scritta e, in effetti, era stupido nonché inutile fingere ancora di non capire che quelle iniziali, M.H., appartenessero a Meyrin Hawke.

   «Ne sei convinta?»

   La bionda si passò le mani sul viso, prendendo tempo. «Aprila», si arrese infine, stropicciandosi le palpebre per non dover assistere alla scena.

   Non appena Athrun, tornato allo scrittoio, agguantò il tagliacarte e lacerò il lembo superiore della busta, Cagalli ebbe uno scatto di stizza. Gli piombò alle spalle e gli scippò dalle dita il foglio ripiegato che costituiva la supposta dichiarazione d’amore. Lui la lasciò fare, limitandosi a sospirare e ad aspettare che terminasse la lettura.

   Pochi secondi dopo, però, la ragazza levò su di lui un viso rosso di rabbia ed uno sguardo velato di lacrime, furioso oltre ogni dire. «Sei un grandissimo bastardo», annaspò debolmente, prima di scagliarsi contro di lui e di colpirlo ripetutamente al petto con i pugni chiusi.

   All’apice della sorpresa, il poveretto indietreggiò, andando a picchiare i reni contro il mobile alle sue spalle. «Cagalli… Cosa…?» In risposta ricevette soltanto altri insulti e schiaffi che lui sapeva bene di non meritare. Seppure nella confusione più totale, afferrò la fanciulla per le spalle, rimanendo frastornato dal tremore di lei, e se la scrollò di dosso. «Cagalli, che ti prende?»

   Lei singhiozzò l’ennesima imprecazione. «Hai anche la faccia tosta di chiedermelo?!» Gli lanciò contro la lettera, ormai stropicciata dopo essere stata usata come arma. «Mi fidavo di te! Anche se eravamo lontani, credevo che… che… E invece scopro che sei stato con lei!»

   A quelle parole fecero eco un mortale silenzio, rotto solo dai singulti della Principessa, e due occhi vacui. «Eh?», fu tutto ciò che il pilota di Mobile Suit riuscì a pronunciare, aggrottando un sopracciglio. Schivò un rovescio che altrimenti gli avrebbe ammaccato il naso e si chinò a raccogliere quel che ora gli pareva essere diventato un diario di idiozie. Riuscendo a bloccare l’amata per i polsi con il solo ausilio di una mano, ed incurante dei calci e dei morsi di lei, lesse. E rimase sconcertato.

   «È impazzita? Io non le ho promesso proprio niente… Anzi, facevo a malapena caso alla sua presenza, quando eravamo imbarcati sulla Minerva.»

   «Bugiardo!», continuava ad urlare Cagalli, distrutta, mentre le sue lacrime arrivavano ad inzupparle il petto.

   «Te lo giuro», ribatté Athrun, cominciando a perdere la pazienza. «La prima volta che ho davvero avuto modo di parlare con lei è stata quando siamo scappati da ZAFT, e subito dopo mi sono svegliato mezzo morto sull’Archangel!»

   «Dio vede e provvede», infierì la bionda, in preda all’odio più irrazionale.

   «Non essere stupida! In alcuni momenti non ricordavo neanche il suo nome, tanto che la classificavo semplicemente come la sorella di Lunamaria

   «È chiaro che non ti serviva chiederlo, quando eravate insieme!»

   «Cagalli!», tuonò l’Ammiraglio, furibondo, mettendola finalmente a tacere. «Come diavolo ti salta in mente di credere a questa sfilza di menzogne e non a…» Si bloccò e impallidì quando lo sguardo, ripercorrendo la calligrafia femminile impressa sul foglio che stringeva nel pugno, si soffermò su un dettaglio non di poco conto: la firma. «Cazzo», si lasciò scappare di bocca.

   «Che c’è?», domandò il Delegato, risentita, mentre tirava su col naso.

   Il giovane fece alcuni respiri profondi e, non appena si fu calmato, la lasciò andare per stringerla di nuovo a sé con un braccio attorno al corpo ancora tremante di rabbia. Le baciò il capo.

   Lei tentò di respingerlo. «Se speri che ti perdoni una cosa del genere…!»

   «È di Miriallia.»

   La loro lotta ebbe una breve interruzione.

   «… Miriallia?»

   «M.H. sta per Miriallia Haww.»

   Cagalli si prese qualche attimo per immagazzinare quell’informazione. Dopo di che, crollò più di prima. «Sei stato anche con lei?!»

   «Cos…? NO!» Il Coordinator non sapeva davvero più se ridere o piangere. «C’è stato Dearka!»

   «E allora perché ti ha scritto quelle cose?!»

   «Le ha scritte a lui, non a me!»

   Tacquero di nuovo, reputando opportuno un chiarimento.

   «Ricordi che, la sera prima della mia partenza, Miriallia venne a farci visita?» Cagalli annuì, mentre la sua guardia del corpo l’accompagnava a sedere sul letto, visto che lei faticava a rimanere in piedi. «Mi diede questa lettera per Dearka.»

   «E perché non gliel’hai data?»

   «Perché ne avevo completamente rimosso l’esistenza.»

   Benché fosse esausta a causa della loro inutile litigata, la fanciulla lo guardò indignata. «Sei veramente senza speranza.»

   «È colpa tua», ci tenne a sottolineare Athrun, lavandosene le mani.

   «Mia?», ripeté lei, incredula.

   «Ricordi anche cosa successe dopo che Miriallia andò via?»

   La Principessa arrossì e chinò il capo. «Sì», pigolò mordendosi un labbro e rammentando di come lo aveva tenuto sveglio fino a notte fonda per poterlo salutare a dovere.

   «E così, svegliatomi tardi, la mattina dopo ho infilato alla rinfusa le ultime cose in valigia, compresa la lettera che mi avevi cancellato dalla mente, e mi sono precipitato al Mass Driver. Anzi, ora che mi ci fai pensare, quel giorno dimenticai anche lo spazzolino da denti…»

   «Scusa…»

   L’altro le passò un’affettuosa carezza fra i capelli. «Lascia perdere», mormorò stancamente, asciugando le ultime lacrime che le rigavano il viso. «E aiutami piuttosto a trovare un modo per salvarmi dall’ira di Miri… Non solo non ho fatto quello che mi aveva cortesemente chiesto, ma ho anche ficcanasato in una questione tanto personale…»

   Cagalli poggiò la testa contro la sua spalla, gli lisciò una gamba per farsi perdonare, e dopo un po’ volle sapere: «Ma sarà vero quello che c’è scritto lì?»

   «Non ne ho idea», sbuffò l’Ammiraglio. «So solo che, se pure Dearka non mi pare il tipo da fare cose del genere, ci sono uomini capaci di fingersi in punto di morte pur di ottenere qualcosa da una donna.»

   La fanciulla prese a fissarsi l’anulare sinistro, privo di anello. «Allora io devo essere la più scema di tutte, visto che mi sono lasciata andare senza sotterfugi da parte tua.»

   Athrun rise. «Può essere», confermò, consolandola con un bacio.













Io ho smesso di chiedermi perché li adoro insieme.
Saluto e ringrazio tutti i lettori, Atlantislux, Gufo_Tave, hinata_chan, kari16, Lightning_, Lil_Meyer, NicoDevil e Rinoa87heart.
Shainareth





  
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