[LA CAMERIERA CHE SOMIGLIAVA A SOPHIE]
La luce era fioca e talvolta era necessario usare l'immaginazione un po' di più di quanto Robin avrebbe desiderato, ma ciò che vedeva non lasciava spazio ai dubbi.
Si sforzava di continuare a guardare Lara abbastanza di frequente da permetterle di credere di essere interessato almeno un minimo alla sua presenza, ma istante dopo istante era sempre più difficile.
La cameriera che somigliava a Sophie non dava segno di essersi accorta della sua presenza; o quantomeno di considerarlo diversamente da tutti gli altri clienti. Continuava a spostarsi da un tavolo all'altro e Robin continuava a non essere in grado di staccare gli occhi da lei.
Era perfetta. Era perfetta per il suo scopo. Somigliava moltissimo alla ragazza dello spot pubblicitario di quel profumo di cui non ricordava il nome e, se davvero si trattava della stessa persona, dava segno di essere caduta davvero in basso, per lavorare in un posto come quello.
Il locale, un pub chiamato "Stars", in sé, non era male, pur essendo collocato in una zona periferica della città. Anche la clientela aveva una certa rispettabilità. Robin, tuttavia, non riusciva a considerarlo altro che un posto da evitare. Quando usciva da solo, nelle serate in cui Lara voleva andare a dormire presto, prediligeva altri locali, magari più anonimi, ma nei quali riusciva a sentirsi maggiormente a proprio agio.
Sentirsi a proprio agio; parole grosse, delle quali Robin non ricordava il significato già da molto tempo. Per fortuna non sarebbe durata molto a lungo. Se tutto fosse andato come doveva andare, avrebbe potuto lasciare la città nel giro di poche settimane e dimenticarsi una volta per tutte di Lara, di quella sua cugina più giovane che stava sempre al suo seguito, della loro amica barista e, infine, anche della ragazza che somigliava a Sophie e alla modella della pubblicità.
Adhara. Il profumo si chiamava Adhara. Nello spot la ragazza che somigliava a Sophie, ma che era truccata più pesantemente di come si truccasse Sophie e che aveva i capelli tinti di un colore più chiaro di quelli di Sophie, che li teneva color grano come glieli aveva fatti madre natura, indossava un abito da sera rosa shocking e ballava con un ragazzo biondo dall'aria un po' anonima, che portava i capelli tagliati a caschetto.
Per fortuna quella sera la cugina di Lara era più loquace del solito, quindi i minuti trascorsi nel pub erano destinati ad essere un'interminabile conversazione tra le due ragazze.
Robin finse di ascoltarla per un po', poi, con la scusa di prendere un altro drink, si alzò dal tavolo e si diresse verso il bancone. Margaret Taylor, figlia del titolare dello "Stars", nonché migliore amica di Lara e di sua cugina, si accorse subito di lui. Robin non aveva avuto dubbi, sapeva che sarebbe accaduto. Esercitava un certo fascino su di lei, se n'era accorto fin dal loro primo incontro.
«Robin, che piacere.»
La sua voce era sensuale e, in realtà, non solo la sua voce. Margaret era una bellissima ragazza di ventisei anni, con profondi occhi grigi e capelli color mogano, mossi e tagliati abbastanza corti. Era alta e slanciata e appariva elegante anche quando indossava sua semplice divisa da cameriera.
A Robin non piaceva il fatto che fosse così attraente.
Era una distrazione e, per quanto lo riguardava, non poteva permettersi troppe distrazioni. Perdere di vista il proprio scopo ultimo avrebbe potuto rivelarsi molto deleterio, Robin non voleva correre rischi.
«Il piacere è tutto mio» mentì, convinto che a Margaret avrebbe fatto piacere sentirgli pronunciare quelle parole. «Lara e Vicky stanno parlando tra di loro e, a lungo andare, mi annoiavo un po'. Ho pensato di venire qui a fare due chiacchiere. Non ti scoccia, spero.»
Margaret fece un mezzo sorriso.
«Tu cosa ne dici?»
Appariva più esplicita di quanto Robin avrebbe voluto. In altre occasioni non gli sarebbe dispiaciuto portarsi a letto una come lei. Si fossero incontrati in un contesto completamente diverso, probabilmente gli sarebbe anche sembrata più simpatica. Lì, in quella città maledetta, era tutto diverso.
Era venuto a cercare la modella che appariva nello spot pubblicitario di un profumo, per poi trovare una cameriera che faceva ancora di più al caso suo. Non era venuto a cercare avventure occasionali, anche se si era ritrovato a condividere un letto con Lara.
Con Lara era diverso: si sarebbe lasciato alle spalle anche lei, una volta che la sua presenza in città non fosse più stata necessaria, l'avrebbe fatto senza troppi rimpianti, ma era certo avrebbe conservato un ricordo positivo di quello che c'era stato tra di loro.
Margaret non era Lara. Se Lara era un piacevole diversivo, Margaret era soltanto una pedina su una scacchiera. Il giocatore era lui e, quella sera, il suo scopo era scoprire qualche informazione sulla ragazza che aveva adocchiato.
Far parlare Margaret non era tanto difficile.
«La tua collega non sorride proprio mai, vero?»
«Raramente.»
«Una come lei danneggia l'immagine di questo locale, non credi?»
Margaret lo guardò storto.
«Perché dovrebbe?»
«Non è carina come te.»
Margaret ridacchiò.
«Lara lo sa che sei venuto qui ad adularmi?»
«Non ti sto adulando» ribatté Robin. «Sto dicendo solo la verità.»
Era vero: Margaret era una ragazza decisamente più attraente della sua collega, forse perché quest'ultima somigliava a Sophie, ma senza raggiungerne lo stesso ormai perduto splendore.
Sul fatto che l'altra danneggiasse l'immagine del locale, Robin aveva ovviamente esagerato, ma Margaret sembrava avergli creduto, nel replicare: «Eve non sarà granché, ma mio padre ha deciso che doveva essere assunta e io non ho potuto fare altro che accettare la sua scelta.»
«Lavora qui da molto?»
«No, da poche settimane.»
«Si chiama Eve, hai detto?»
«Eve» confermò Margaret. «Il suo nome completo dovrebbe essere Eveline o qualcosa del genere.»
«Capisco. Somiglia un po' a...»
Margaret lo interruppe: «A una tizia di una pubblicità di un profumo?»
Robin annuì.
«Era proprio quello che stavo per dire.»
«È lei» lo informò Margaret. «Non so quanto trucco ci sia voluto per trasformarla in quella gran bella ragazza che si vede nello spot, ma sta di fatto che è lei. So che lavora saltuariamente con un'agenzia di modelle.»
Era interessante: Robin aveva trovato, senza rendersene conto, proprio la stessa persona che gli era saltata all'occhio. Se voleva altre informazioni, doveva soltanto continuare a seguire quel discorso.
«Abita da queste parti?»
«Sì, perché?»
«Mi sembra di averla già vista in giro» mentì Robin. «Non so, forse abitiamo vicini. O forse», accennò un lieve sorriso, «la confondo con qualcun'altra.»
Margaret azzardò: «Non sarà che sotto sotto ti piace?»
«Non mi piacciono i capelli decolorati.»
Almeno quello era vero. A Sophie non era mai passata per la testa l'idea di decolorarseli a quella maniera, anche se Robin era certo che sarebbe stata ugualmente bellissima.
Margaret fece un sospiro.
«Sì, perché adesso il colore dei capelli è importante, eh?»
«Non troppo» ammise Robin, «Ma la tua collega è l'ultima persona al mondo che potrebbe piacermi.»
Anche quella era la verità. L'idea di avere una relazione con una ragazza che somigliava a Sophie era orripilante. C'era una sola Sophie e nessuna avrebbe mai potuto prendere il suo posto.
Margaret osservò: «Meglio così.»
Robin fece un sorriso.
«Perché, dici che non avrei speranze?»
«Direi piuttosto che è lei che non merita di avere speranze con uno come te. Non è alla tua altezza.»
Robin fece l'indifferente.
«Non dire assurdità, non sono poi così speciale, per meritarmi di più.»
Margaret gli fece l'occhiolino.
«Meriteresti una come me.»
«Ah, sì? E Lara come la prenderebbe?»
«Basta non dirglielo.»
«Mi dispiace, ma credo ancora nella monogamia.»
«Eppure» dichiarò Margaret, «Stai insieme a Lara nonostante tu sia già sposato.»
Robin raggelò.
Come lo sapeva? Quella faccenda andava approfondita, ma non quella sera.
«Non sono sposato» negò, «E ti sarei grata se non riferissi queste stronzate a Lara.»
«Stai tranquillo» lo rassicurò Margaret. «Sono una persona discreta.»
Robin era convinto che Margaret e la discrezione avessero meno probabilità di incontrarsi di quante ne avessero due rette parallele, ma preferì non contraddirla.
«Grazie.»
«Non c'è di che.»
«Torno al tavolo, prima che Lara mi dia per disperso.»
«Fai bene. Tienitela stretta, perché non ne trovi un'altra, se continui a fare lo schizzinoso.»
Robin la guardò negli occhi. Una parte di lui iniziava a divertirsi.
«Vuoi proprio provocarmi a tutti i costi, stasera?»
Margaret ricambiò il suo sguardo.
«Non solo stasera, se necessario.»
«Non è bello da parte tua. Lara è una tua amica.»
«E tu sei uno che non conta niente per lei. Lara cambia fidanzato al massimo ogni tre o quattro mesi.»
«E tu te li fai tutti?»
«Solo quelli affascinanti come te, ovvero pochi. Di solito Lara ha pessimo gusto in fatto di uomini. Non riesco a credere che sia riuscita a trovare uno come te.»
«Forse non solo così eccezionale come credi, allora» replicò Robin, deciso a chiudere il discorso, almeno per quella sera. «Presto mi rivaluterai in negativo, immagino.»
***
Margaret si era già accorta da qualche minuto che, di tanto in tanto, Eve la fissava con l'intenzione di chiederle qualcosa.
Aveva immaginato che si trattasse di una comunicazione di routine, che volesse informarla di una sua imminente assenza dal lavoro o qualcosa del genere.
Eve, invece, la spiazzò, quando le chiese: «Chi era quel tipo?»
«Chi?»
«Quello con cui parlavi stasera.»
«Troppo generico» ribatté Margaret, che iniziava a sospettare quale fosse l'identità dell'individuo che Eve aveva notato. «Parlo ogni sera con un sacco di gente.»
«Sui trent'anni, forse qualcuno in più» precisò Eve. «Capelli scuri, carino.»
«Occhi azzurri, anche?» suggerì Margaret.
«Non lo so» ammise Eve. «Non ho fatto caso al colore degli occhi.»
«Come darti torto... C'era ben più di un bel paio di occhi da guardare.»
Eve ignorò quel commento.
«Chi è?» insisté.
«Perché lo vuoi sapere?»
«L'ho già visto in giro.»
«Possibile, dato che adesso risiede in questa città.»
«Da poco?»
«Perché tutte queste domande?» obiettò Margaret, scoccandole un'occhiataccia. «Se gli hai messo gli occhi addosso, scordatelo. È il ragazzo di una mia amica.»
«Quindi» dedusse Eve, «Lo conosci.»
«In un certo senso. Perché tutto questo interesse?» La faccenda iniziava a farsi eccitante. Fino a quel momento, Margaret non aveva mai creduto che Eve potesse riservarle qualche genere di sorpresa. «Che cosa ti affascina di lui?»
«Quel tipo non mi affascina particolarmente» chiarì Eve. «Diciamo solo che mi hai insospettito ritrovarmelo anche qui.»
«La gente va in tanti posti e il mondo è piccolo. Non è tanto improbabile incontrarsi.»
Eve fu un po' più chiara.
«L'ho visto nei pressi dell'agenzia per cui mi è capitato di lavorare.»
«Wow. A quanto pare Robin va a caccia di modelle.»
«Non credo.»
«Lo spero bene. Va bene che Lara ha pessimi gusti in fatto di uomini, ma vorrei sperare almeno che il suo nuovo cavaliere conosca il concetto di fedeltà.»
«È da molto che stanno insieme lui e la tua amica?»
«No. Di solito Lara non sta mai insieme a qualcuno per molto tempo.»
«Capisco.»
«Io, invece» ribatté Margaret, «Capisco solo che sei un po' più impicciona di quanto pensassi. In senso buono, intendo.»
«Scusa se sono stata invadente. Non volevo darti questa impressione.»
«Non fa niente.»
«Okay. Se per te non è un problema, allora io andrei.»
«Sì, vai pure. Abbiamo già finito, ormai. Io mi fermo qua un attimo, poi chiudo.»
«Okay. A domani sera.»
Margaret la guardò andare via, quasi sollevata nel rimanere da sola.
Rimanere nel pub vuoto le regalava un'illusoria sensazione di pace, al termine dell'ennesima serata priva di senso.
Margaret si sentiva un'estranea che viveva la vita di qualcun'altra.
A volte invidiava Lara. Le sarebbe piaciuto avere una vita come la sua. Il suo unico pensiero era quello di vendere biancheria intima e di trovarsi un nuovo fidanzato ogni pochi mesi. Si divertiva. Era certa che Lara si divertisse. Non tutte avevano una vita schifosa come la sua.
Margaret si appoggiò contro la parete e sospirò, accendendosi una sigaretta. Si era ripromessa tante volte di smettere di fumare, vizio che si portava dietro fin dagli anni dell'adolescenza, ma non si era mai impegnata sul serio per provarci. Era banale, ma anche da quell'aspetto la sua vita era sempre statica e banale: ogni volta in cui aveva un intento non riusciva mai a portarlo a termine.
Se solo fosse riuscita a sedurre Robin Parker, avrebbe potuto ritrovare un po' di positività, ma sarebbe stata soltanto una situazione temporanea. Quella sera Margaret era convinta che Robin fosse l'uomo che più desiderava, ma era certa che presto avrebbe cambiato idea. Comprendeva Lara, nessuna delle due era fatta per avere una relazione stabile, anche se fingere di avere quell'intento avrebbe contribuito a darle punti di reputazione.
Tutti vedevano Margaret come una sconclusionata, incapace di tenersi stretto un uomo fin da quando si era ritrovata incinta di un ragazzo che non si era fermato con lei abbastanza a lungo da scoprire che avrebbero avuto un figlio. Margaret sapeva bene che la situazione non sarebbe cambiata, a meno che non si fosse impegnata in prima persona per cambiarla radicalmente. Farsi vedere accanto a un uomo come Robin Parker sarebbe servito.
“Magari Vicky potrebbe aiutarmi. Gliene parlerò.”
Vicky stava sempre attaccata alla gonna di Lara. Non le sarebbe stato difficile cercare di conoscere un po' meglio Robin, in modo da darle - indirettamente, perché Vicky era una frana in quelle cose e non aveva mai avuto un ragazzo - qualche suggerimento utile per conquistarlo.
***
Eve scese dall'autobus. Come al solito, si guardò intorno. A quell'ora della notte in giro per strada non c'era nessuno. Lavorava al pub da settimane, ma non aveva ancora capito se quella sensazione di solitudine fosse positiva o negativa. Essere da sola poteva condannarla, oppure proteggerla. Il buio la nascondeva dagli sguardi altrui, ma allo stesso tempo poteva nascondere mille insidie.
La sua vita si era trasformata in un'enorme scommessa, da quando lo spot pubblicitario a cui aveva preso parte si era diffuso a macchia d'olio. Eve non si era aspettata che potesse metterla così tanto in vista. C'era chi la riconosceva anche quando se ne andava in giro per strada senza trucco, ed essere riconosciuta era proprio ciò che voleva evitare come la peste.
Il fidanzato dell'amica di Margaret non le ispirava fiducia ed era proprio colui che più temeva, quella sera. Era certa che non fosse qualcuno che veniva dal passato, perché non l'aveva mai incontrato in altri contesti, ma fino a che punto poteva sentirsi al sicuro? Quando Margaret le aveva detto che lui e Lara si frequentavano da poco tempo, la sua sensazione che potesse esserci sotto qualcosa di sgradevole si era fatta ancora più intensa. Quel tale avrebbe potuto essere chiunque. Nulla impediva a qualcuno giunto in città per cercarla di avere nel frattempo una relazione con una graziosa commessa trentenne. La graziosa commessa trentenne poteva non sapere nulla delle sue intenzioni, specie se, come diceva Margaret, non aveva l'abitudine di stringere legami profondi con gli uomini che frequentava.
Eve fantasticò per un attimo sulla possibilità di andarsene, di cercare un luogo in cui nessuno potesse trovarla, ma si rese conto di non avere certezze: chi voleva trovare qualcosa o qualcuno a tutti i costi, a volte era determinato abbastanza da riuscirci anche nelle situazioni più difficili.
Andò a casa a piedi, più in fretta che poteva. Una volta entrata, si preparò per andare a dormire.
Puntò la sveglia. La aspettavano soltanto poche ore di sonno, ma si trattava di una scelta fatta per una giusta causa. L'indomani, alle otto del mattino, aveva in programma di incontrare uno dei pochi amici di cui poteva fidarsi ciecamente.
Seth Johnstone, che sporadicamente aveva preso parte a qualche servizio fotografico per la stessa agenzia presso la quale aveva lavorato Eve, trascorreva le proprie giornate in una vecchia falegnameria fuori mano che gli assicurava un reddito più stabile. Il posto si raggiungeva con i mezzi pubblici, ma fu costretta a cambiare tre autobus, per non dovere fare troppa strada a piedi.
Era partita da casa con un certo anticipo, quindi alle otto e trenta del mattino, quando la falegnameria apriva, si ritrovò puntuale là davanti. Di solito il titolare arrivava più tardi di Seth e, anche quel giorno, Eve fu molto fortunata.
Seth la salutò con un radioso sorriso, come illuminato dalla sua presenza.
"Che sia vero quello che dice Alex?"
Eve non ne era mai stata convinta, ma Alex glielo aveva assicurato: Seth era molto più affascinato da lei di quanto fosse disposto ad affermare.
La sua aria da bel tenebroso avrebbe potuto interessarle, se Eve avesse avuto a disposizione una vita completamente diversa, ma si era convinta già da tempo che tra loro non dovesse esserci altro che la stupenda amicizia che era nata.
Sperò che Seth la pensasse allo stesso modo, mentre la accoglieva con entusiasmo.
«Che piacere vederti, Eve.»
«Il piacere è tutto mio.»
«Non si direbbe» ribatté Seth. «Mi sembri un po' sconvolta.»
«Ho dormito pochissimo. Stanotte sono stata al pub fino a tardi.»
«Chissà, magari nel weekend verrò a trovarti.»
«Per ricambiare la visita?» Eve lo seguì all'interno della falegnameria. «A proposito, spero di non esserti sembrata troppo scortese.»
«Scortese? E perché mai?»
«Perché sono piombata qui, all'improvviso, di prima mattina, per chiederti un favore enorme.»
Seth fu gentile come al solito.
«Se mi sarà possibile, sarò molto lieto di aiutarti.» Si fermò un attimo, indicando l'ambiente intorno a loro. «Scusa per la polvere.»
Eve ridacchiò.
«Non fa niente. La polvere è l'ultimo dei miei pensieri.»
«Peccato» osservò Seth. «Mia nonna era fissata con la polvere e diceva che, se hai tempo da perdere per pensarci, significa che non hai troppi problemi.»
«Mi piace questo modo di pensare.»
«A me piacerebbe, invece, potere davvero pensare alla polvere e basta. Invece no, ho anche cose più serie di cui occuparmi. Mia nonna sarebbe molto delusa da me.»
Quando Seth smise di parlare, Eve rimase in silenzio per qualche istante.
Come poteva introdurre l'argomento? Come poteva non apparire troppo scortese o invadente? Si sforzò per fare del proprio meglio.
«Hai presente Lara, l'amica di Margaret?»
Seth annuì.
«È impossibile non avercela presente. Ovunque ci sia Margaret, c'è anche lei.»
«E ovunque ci sia Lara, c'è anche Vicky.»
«Effettivamente sì» convenne Seth. «Vicky segue Lara ovunque. Sua cugina è una specie di ispirazione, per lei, credo. Non penso che Vicky abbia molti altri esempi da seguire, in famiglia.»
Eve conosceva vagamente la situazione, anche se solo per sentito dire. Sapeva che, nonostante la sua giovane età, viveva da sola, dato che sua madre se n'era andata di casa per sposare un uomo ricco, coronando il proprio obiettivo di vita.
All'età di diciotto anni, anche se le malelingue affermavano che fossero solo diciassette, Vicky sperava ufficialmente di seguire le stesse orme della madre, anche se il suo desiderio era quello di non aspettare di avere quarant'anni per realizzare quell'obiettivo.
Nel frattempo, tra una speranza e l'altra, perdeva ancora un po' di tempo per sbavare dietro a Seth.
«Ti volevo chiedere una cosa proprio a proposito di Vicky.»
«Dimmi.»
«So che le piaci.»
Seth allargò le braccia.
«Chi è che non lo sa?»
Dal tono di voce sembrava piuttosto divertito.
«Avrei bisogno che tu le parlassi.»
Seth spalancò gli occhi.
«Che le parlassi? E di cosa?»
«Ho bisogno di scoprire chi è il fidanzato di sua cugina: da dove viene, che lavoro fa...»
«Posso chiederti come mai?»
«È una lunga storia. C'entra con il mio passato, forse. Diciamo che c'è qualcuno da cui non voglio essere trovata, che potrebbe trovarmi se avesse dei collaboratori.»
Seth non ci mise molto a fare due più due.
«Quindi, secondo te, uno dei "collaboratori" potrebbe essere il ragazzo di Lara.»
«Si tratta solo di un'impressione.»
«Però è un'impressione bella grossa, se ti sei scomodata di venire qui a quest'ora per chiedermi aiuto.»
Eve annuì.
«Forse sono paranoica, ma non posso permettere che chi mi ha rovinato la vita una volta me la rovini di nuovo o che faccia qualcosa di peggio.»
Seth non fece domande. Del resto, non ne faceva mai: quella era, essenzialmente, la ragione per cui Eve si fidava ciecamente di lui.
«Va bene» si limitò ad accettare. «Parlerò con Vicky. Le chiederò se ne sa qualcosa.»
«Grazie.»
«Di niente.»
«Farò il possibile per sdebitarmi.»
Seth scosse la testa.
«Non ce n'è bisogno. Mi fa piacere rendermi utile, specie se si tratta di te. Inoltre dovresti aspettare il lavoro finito, prima di ringraziarmi. Non sono sicuro che riuscirò a scoprire qualcosa.»
«Io, invece, sono sicura che ce la farai» rispose Eve, con prontezza. «Mi fido di te e so che Vicky risponderebbe a qualunque domanda tu le facessi.»
«Un giorno crescerà e si renderà conto che non sono così speciale.»
Eve gli strizzò un occhio.
«Si sbaglierebbe di grosso, se lo pensasse.»
Seth sorrise.
«Grazie, Eve. Mi fa piacere sentirtelo dire. Se solo...»
Si interruppe.
Eve lo esortò: «Se solo...?»
Seth alzò le spalle, con indifferenza.
«Niente di importante.»