Petra aveva salutato allegramente ed era uscita dalla stanza senza accorgersi che la sua ultima frase aveva raggelato l'atmosfera.
Il cervello di Wunderlich sembrava girare a vuoto. Black Stranger?
Tulloch disse, in tono calmo: «Ho l'impressione che la mia ultima speranza di un accordo amichevole sia appena svanita.»
Wunderlich lo guardò con disprezzo. «Un accordo amichevole con il Ministero degli Interni? La speranza era zero già dall'inizio.»
«Allora non va così male, perché non rispondo al Ministero degli Interni.»
«Oh? E chi ti ha mandato?»
«WR-NNW-3.»
Wunderlich sentì il sangue abbandonargli il viso.
«Accidenti che brutta fama che abbiamo.»
WR, cioè Windrose. NNW, nord nord ovest, era il quadrante di Gran Bretagna, Irlanda e Islanda. Numero 3... 1, Inghilterra, 2, Irlanda, 3, Scozia. Certo che Tulloch apparteneva al gruppo scozzese, che stupido, come se ci fosse bisogno di studiarsi la mappa del terrorismo europeo. Erano guai seri. Quando Jochen aveva espresso dubbi sull'interesse di Rémy per una modifica dell'Autoregolazione avrebbe dovuto dargli retta.
In realtà sembrava fuori luogo anche da parte di Windrose. Wunderlich si ricompose a fatica e chiese, nel tono più normale che riuscì a ottenere: «Ma voialtri non volete lasciare la Zona Economica Occidentale per tornare alla cosiddetta economia libera? Perché vi impicciate del SAS?»
Tulloch si sedette su un armadietto di metallo lasciando dondolare una gamba, come se fosse stata un'amichevole discussione tra colleghi. «Come saprai non siamo centralizzati come l'Associazione. Windrose è poco più di un nome, ci teniamo in contatto e c'è un minimo di coordinamento, ma i diversi gruppi hanno molta autonomia.» Wunderlich annuì. Ricordò che il quadrante NNW aveva la fama di élite tecnologica e scientifica tra i terroristi, mentre altri gruppi avevano una maggiore inclinazione per le azioni spettacolari e violente. Forse c'era una vaga speranza di uscirne vivo.
Tulloch continuò: «Sull'Autoregolazione non siamo molto d'accordo con gli altri gruppi. È stato proprio lo sviluppo della cosiddetta economia libera a portare alla sua nascita. Se ci staccassimo dalla Zona Economica Occidentale, nel migliore dei casi tra qualche anno ci ritroveremmo nella stessa situazione, nel peggiore semplicemente cambieremmo schieramento nella futura guerra tra la ZEO e la Russia.»
«Già, è anche la nostra posizione.»
«Vedi che abbiamo abbastanza in comune perché valga la pena di discuterne.»
«Può darsi. Cosa volete da noi?»
«Vogliamo aiutarvi.»
«Mmm, questa frase è sempre un po' sospetta. Più concretamente?»
«Stai facendo un grosso errore con il SAS.»
Wunderlich fece un sorrisetto. «Minacciato dai terroristi per un errore matematico?»
Tulloch alzò le mani con le palme in fuori, come per far vedere che erano vuote: «Non ti sto minacciando. Ma, chissà perché, ho l'impressione che tu sia più disposto a collaborare con un terrorista che a discutere del tuo modello con un collega.»
«Prima di tutto è la tesi di Anderssen, Anderssen e Wölk, quindi...»
«Wunderlich, adesso stai insultando la mia intelligenza. Visto che so a cosa serve il SAS, se permetti mi immagino anche che il progetto sia sotto il tuo completo controllo.»
«Facciamo finta che tu abbia ragione. Sentiamo i tuoi consigli.»
«Dovresti tornare alla prima versione.»
Per sapere che esistevano due versioni doveva essere molto ben informato. Tulloch stava ficcando il naso nel suo lavoro da anni. Wunderlich sentì la rabbia montare di nuovo ma cercò di controllarsi.
«Cos'ha la nuova versione che non va?»
«Il fatto che nel programma di tutte le intelligenze artificiali ci sia la massimizzazione della funzione Zeta.» Wunderlich mosse la mano destra lasciando il braccio aderente al corpo. Voleva inserire la combinazione che sbloccava il cassetto dove teneva il materiale riservato. Sperò che dalla sua posizione dietro la scrivania il movimento non risultasse visibile. «Nel modello viene definita come una funzione del livello di produttività, ma noi sappiamo che non si tratta esattamente di quello, vero?» Il cassetto scattò, Wunderlich ci tuffò la mano e puntò la pistola.
«Quando ho scoperto che qui dentro c'era una spia ho deciso di prepararmi al peggio.»
Tulloch incrociò le braccia, indifferente. «Sento dei passi, sta arrivando qualcuno» disse.
«Non penserai che ci caschi, vero?»
Tulloch portò l'indice alle labbra. Wunderlich diresse lo sguardo verso la porta e un istante dopo era a mani vuote, mentre Tulloch era a due passi da lui con la pistola in pugno.
«Adesso che il dibattito è sceso a questo livello, posso lasciar perdere la diplomazia e parlare chiaro. Una bella porcata, quella funzione Zeta.»
«Non devo rendere conto a te del mio lavoro, Tulloch.» Sorpreso dalla mossa dell'altro Wunderlich aveva risposto d'istinto, ma subito dopo si maledì mentalmente per la sua intransigenza. Davanti a una pistola puntata un po' di opportunismo non avrebbe guastato.
«Ogni giorno centinaia di persone rischiano la pelle basandosi sul presupposto che la tua analisi sia valida. Quindi se fossi in te mi mostrerei un po' più disponibile al dialogo. Dicevo, ah, sì, Zeta. Credi che non sappia cosa ci hai nascosto dentro?»
«Spero che tu non lo sappia, perché vorrebbe dire che hai studiato senza autorizzazione un mio lavoro riservato ancora da pubblicare.»
«Oh? Credevo che fosse il lavoro di Anderssen, Anderssen e Wölk. Va bene, ho spiato. Basta un semplice confronto con La mano invisibile: Zeta è funzione di Ksi. Perché non chiamiamo anche Jochen Bellringer e ci facciamo tutti insieme una bella discussione filosofica sul significato di Ksi?»
Questo era troppo, un agente di Windrose che si permetteva di insegnargli il marxismo! Gli ultimi residui di prudenza si dissolsero come neve al sole. «Torna sulla terra, Tulloch, secondo te a chi darebbe retta Bellringer tra noi due?»
«Che ragionamento da vero scienziato. Va bene, Bellringer non mi crederebbe, ma aver cambiato il nome della variabile da PV a Ksi non basterà a salvarti.»
«Deciditi, vuoi spararmi perché sono un comunista o perché uso la funzione Zeta?» Wunderlich riuscì a far risuonare nella voce una nota ironica e un po' della consueta autorità.
«Perché sei un comunista che usa la funzione Zeta. Ma ho sentito i piedini di Petra che correva via. Direi di andarcene prima che a quella ragazza venga l'idea di chiamare rinforzi.»
«Vuoi dire che non era un trucco, c'era davvero qualcuno nel corridoio? A questo punto puoi anche mettere via quell'arnese, Tulloch. Se mi succedesse qualcosa non ci vorrebbe Sherlock Holmes per trovare il colpevole, se Antoniou ti ha visto con la pistola. Non capisco cosa credi di ottenere.»
«Questi sono problemi tecnici che se permetti risolverò da solo. Adesso dobbiamo andare. Per favore, spegni il computer e la luce e chiudi la stanza come se tutto fosse normale.»
«Apprezzo il 'per favore'» disse Wunderlich ironico, ed eseguì. Tulloch lo guidò per i corridoi seguendolo a distanza ravvicinata, in modo che la pistola puntata non fosse visibile se non da qualcuno che li incrociasse, ma il Dipartimento era ormai deserto.
Uscirono e Tulloch gli fece cenno di avviarsi per uno dei vialetti che si inoltravano nel parco. A quell'ora non c'era nessuno. Man mano che i due si allontanavano dal Dipartimento le luci dell'edificio si smorzavano e il sentiero tra gli alberi diventava sempre più cupo, in sintonia con lo svanire delle speranze di Wunderlich.
Forse prendere la pistola non era stata una grande idea. L'aveva chiesta a Jochen perché non gli andava di sentirsi inerme mentre un agente si aggirava per il Dipartimento, ma in effetti non aveva riflettuto più di tanto sul modo migliore di usarla. Anche se Tulloch non gliel'avesse tolta, cosa avrebbe potuto fare? Non chiamare la polizia, quel bastardo l'avrebbe denunciato a sua volta come dirigente di Rote Blitze. Forse avrebbe potuto chiamare Jochen e poi avrebbero deciso tutti assieme. Ma ormai era tardi per pensarci, anche se avesse finto di collaborare Tulloch non gli avrebbe più creduto.
Tanto valeva andarsene con stile. Come tutti i membri di Rote Blitze era venuto a patti con l'idea di incontrare sulla sua strada una pallottola vagante. Certo aveva pensato a una pallottola della polizia, il gruppo scozzese di Windrose incazzato per l'uso del plusvalore in un modello matematico era stato un po' una sorpresa.
«Tra l'altro 'Simulazione Autoregolazione Socialista' è un nome di merda per il tuo modello, Autoregolazione è una parola associata al capitalismo.»
«Grazie, ma il nome mi sembra una questione secondaria a questo punto...»
«Questo è poco ma sicuro. La questione primaria è che vuoi progettare il sistema economico del socialismo e ci lasci dentro la massimizzazione del saggio di profitto. Plusvalore, PV o Ksi, qualunque nome tu preferisca. Il più infame caso di scatole cinesi che abbia mai visto in vita mia. Tutta la maledetta Associazione suda giorno e notte per dar modo al signore di scrivere le sue equazioni, e lui le scrive sbagliate! In piena coscienza. Preferisce fottere trent'anni di lavoro politico che ammettere con i suoi compagni che gli serve altro tempo per fare un lavoro decente...»
«Tulloch, mi stai scocciando. Cosa vuoi da me? Le tue zampacce sul modello non ce le voglio, qualunque errore io possa aver fatto. Se vuoi spararmi per la funzione Zeta, fai pure, ma smettila di blaterare. Mi sembri uno di quei cattivi dei film che prima di ammazzare il protagonista lo torturano con un monologo da pallone gonfiato.»
«Come vuoi» disse Tulloch, e premette il grilletto.