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Autore: OrnyWinchester    12/08/2024    6 recensioni
Quando le onde del mare sostituiscono i verdi prati e i maestosi castelli si trasformano in navi imponenti, nel regno di Albione i cavalieri della Tavola Rotonda non sono più valorosi guerrieri a cavallo, bensì abili e temerari marinai che solcano i mari alla ricerca di avventure.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Gwen/Lancillotto
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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I-Marinai-della-Tavola-Rotonda



“A tutti i marinai di ieri, di oggi, di domani.
All’unico capitano di sempre”

 
 
“Nell’acqua nasciamo e moriamo.
Dall’acqua risorgeremo”




 
Capitolo 1 – I Marinai della Tavola Rotonda
 
Il sole stava scendendo adagio all’orizzonte, colorando il cielo di sfumature di rosso, arancione e rosa. Le nuvole si tingevano anch’esse di un rosa tenue, formando figure suggestive che lasciavano spazio all’immaginazione. Le onde del mare risplendevano di un riflesso dorato, così luminoso da sembrare che le acque fossero illuminate da mille candele incantate. La brezza marina si mescolava con il dolce profumo dei fiori che crescevano lungo la costa del regno di Albione.
Un’imbarcazione, l’Excalibur, si avvicinava lentamente al porto, guidata con maestria da marinai dall’aspetto nobile e fiero. Mentre lo scafo di legno tagliava l’acqua con eleganza, la prua si apriva un varco tra le onde, come una lama affilata che fendeva il mare, lasciando dietro di sé una scia di schiuma bianca rischiarata dalla luce del tramonto. La bandiera, recante lo stemma della nave, un drago che reggeva un’ancora tra gli artigli, sventolava con forza, quasi volesse emulare le gesta del suo equipaggio.
Gli uomini a bordo erano vestiti con raffinate uniformi blu e argento, i capelli fluenti al vento al pari delle vele della nave. I loro volti erano segnati dalle avventure vissute in mari lontani e nei loro occhi brillava la determinazione di chi non teme le sfide che ha in serbo il destino.
Il capitano, il più giovane capitano che si ricordasse da molti anni a quella parte, con i suoi capelli dorati e lo sguardo penetrante, passeggiava sicuro sul ponte della nave, sempre pronto a guidare il suo equipaggio verso nuove avventure. I marinai lo guardavano con rispetto e ammirazione, disposti a seguirlo ovunque egli li avesse condotti. E ciò che rendeva quel gruppo davvero speciale erano proprio i suoi membri, uomini valorosi e di cuore, che avevano scelto di affrontare il mare aperto, anziché godere dei lussi e delle comodità della terraferma. Combattevano per onore, per giustizia e per difendere il regno dai pericoli che si nascondevano oltre l’orizzonte. Ognuno di loro aveva dimostrato i propri meriti innumerevoli volte sulle acque impetuose, sfidando pirati e creature mostruose.
«Ci siamo quasi, capitano!» annunciò il giovane mozzo dai capelli corvini, osservando la costa che diveniva sempre più vicina.
«Finalmente!» esclamò questo, distendendo le membra al pensiero che presto avrebbe fatto ritorno a Camelot, a casa.
Artù Pendragon era ben presto diventato una leggenda vivente, un capitano eroico che suscitava ammirazione in quanti avevano la fortuna di incontrarlo. Era coraggioso, sprezzante, determinato, ma al tempo stesso era capace dei gesti più nobili e altruistici verso chi si trovava in difficoltà. La sua fama era nota in tutto il regno e le sue imprese per mare erano sulla bocca di tutti, degli adulti che lo consideravano un modello di virtù, come dei bambini per i quali rappresentava l’eroe buono delle loro storie. Ma Artù Pendragon era soprattutto un uomo. E come tutti, di tanto in tanto, aveva la necessità di mettere da parte doveri e responsabilità.
Il ritorno a casa, dopo mesi di navigazione travagliati, gli avrebbe donato il giusto riposo per ritemprare mente e corpo prima di tornare a solcare nuovamente i mari. Con i capelli biondi scarmigliati dalla brezza marina e gli occhi azzurri che brillavano come le acque limpide dell’oceano, il suo sguardo deciso era ora puntato verso la terraferma.
«Raduna l’equipaggio sul ponte, Merlino.» ordinò al mozzo con tono imperativo. «Voglio parlare con loro prima dell’approdo.»
«Vado subito!» rispose il ragazzo, correndo a chiamare tutti, mentre il vento scompigliava ancora di più la sua chioma scura disordinata.
Merlino era un giovane marinaio con scarse abilità di navigazione e, ancora meno, di combattimento, dovute al suo fisico mingherlino e dinoccolato, che mal si addiceva ai lavori di forza richiesti su una nave. Tuttavia, Artù non aveva esitato un istante a farlo diventare un membro di quell’equipaggio, dopo che lo aveva salvato da morte certa in seguito al morso di una creatura velenosa. Merlino, che al tempo lavorava come apprendista del sapiente medico di corte Gaius, si era occupato personalmente della ferita del capitano in assenza del suo mentore e lo aveva assistito fino alla sua completa ripresa. Al suo ritorno a Camelot, lo stesso Gaius si era complimentato con il suo allievo per il lavoro svolto e, a suo stesso dire, nessuno, nemmeno egli stesso, sarebbe riuscito ad evitare la morte di Artù. Eppure Merlino lo aveva fatto!
Per quel fortunato salvataggio, il capitano avrebbe potuto ricompensarlo con oro o preziosi sufficienti a fargli vivere una vita agiata, ma aveva ritenuto che doti mediche come le sue avrebbero fatto comodo al suo equipaggio in caso di bisogno. Inoltre, nei giorni della convalescenza, aveva appreso che il ragazzo svolgeva numerosi compiti per Gaius, tra i quali la pulizia degli ambienti e la refezione. Era stato per questo motivo che gli aveva proposto di diventare un membro della nave Excalibur, seppure con un ruolo marginale. Merlino, dal canto suo, non aveva avuto alcun dubbio ad accettare quella generosa offerta, anche se il pensiero di lasciare il suo mentore da solo ora che stava diventando anziano e meditava di ritirarsi lo aveva fatto esitare. Alla fine, era stato proprio Gaius a convincerlo, rinnovandogli la possibilità di riprendere il suo vecchio ruolo, se non si fosse trovato bene in mare.
Nonostante la sua posizione modesta a bordo, il giovane era rispettato e ammirato da tutti per la sua cordialità e le sue abilità culinarie. Con il viso pallido e lo sguardo gioviale, era sempre pronto a dare una mano dove serviva e si dilettava a preparare pietanze deliziose per tutto l’equipaggio, utilizzando ingredienti provenienti da terre lontane e misteriose. Durante le lunghe traversate in mare aperto, poi, si occupava delle faccende più umili della nave, come la pulizia del ponte e l’approvvigionamento di acqua e viveri. La sua naturale gentilezza e la sua capacità di creare un’atmosfera di calore e solidarietà lo rendevano molto amato da tutti. Non importava quanto le onde potessero agitare il mare o quanto il vento potesse soffiare forte, Merlino era sempre lì per sostenere i suoi compagni e assicurarsi che tutto andasse per il meglio. Inoltre, sembrava avere una curiosa connessione con le forze mistiche del mare.
«Ai vostri ordini, capitano.» disse con voce profonda un giovane di bell’aspetto dal portamento sicuro, raggiungendo svelto il ponte dove si trovava Artù.
«Puoi rilassarti, Lancillotto. Voglio solo dire alcune parole all’equipaggio prima del rientro. Probabilmente passeranno mesi prima che ci rivedremo…» annunciò il capitano.
L’uomo annuì e si mise in attesa che anche gli altri lo raggiungessero.
Con i capelli scuri mossi dal vento e uno sguardo attento, indossava un’uniforme blu scuro decorata con dettagli d’oro, anziché d’argento come gli altri marinai, simbolo della sua posizione di primo ufficiale a bordo. La sua spada era sempre al suo fianco, pronta a difendere la nave e i suoi compagni da qualsiasi minaccia che potesse presentarsi. Lancillotto era un leader naturale, capace di ispirare fiducia e coraggio nei momenti più difficili. La sua lealtà verso Artù non era mai venuta meno, sebbene portasse con sé un segreto che lo tormentava da tempo…
Ben presto il ponte si animò con l’arrivo degli altri marinai: Galvano, Parsifal, Elyan e il timoniere Leon. Quest’ultimo, che con determinazione incrollabile era capace di trovare il percorso più sicuro anche nelle tempeste più feroci ed era altrettanto abile nel leggere le stelle e tracciare rotte sicure attraverso i mari burrascosi, si rivolse con deferenza ad Artù.
«Ci avete fatto chiamare, capitano?» domandò con la fermezza che lo contraddistingueva.
«Sì. Grazie per essere accorsi immediatamente.» annuì debolmente col capo Artù. «Compagni marinai, siamo stati messi a dura prova in questa missione, ma grazie al nostro impegno e alla nostra tenacia siamo riusciti a superare ogni ostacolo insieme. Abbiamo affrontato nemici temibili e navigato in acque pericolose. La vostra lealtà e la vostra dedizione sono state fondamentali per sconfiggere gli insidiosi avversari che si sono posti sul nostro cammino. Ora è tempo di tornare a Camelot e portare con noi la gloria della nostra vittoria. Ora è il momento di tornare a casa, dove tutti verranno a conoscenza della nostra impresa. Ma vi esorto a non lasciare che questa vittoria sazi il vostro appetito. Il mare è vasto, immenso e pieno di insidie. E, presto o tardi, queste insidie torneranno a minacciare la nostra esistenza. Siate pronti per quel momento. Ricordate che siamo una famiglia, unita da un unico obiettivo: proteggere il nostro regno e difendere i nostri ideali. Siamo i cavalieri del mare, i guardiani delle acque. Siamo i Marinai della Tavola Rotonda. E non esiteremo a sacrificare noi stessi per il bene comune. Per Camelot!»
«Per Camelot!» gli fecero eco gli altri, alzando in aria il pugno.
L’atmosfera a bordo era carica di emozione e di una certa malinconia, poiché i marinai sapevano che di lì a poco sarebbero stati costretti a separarsi e tornare alle loro vite di tutti i giorni. Tuttavia, il discorso del capitano Artù li aveva motivati come non mai ad affrontate quella nuova quotidianità con ritrovato vigore, facendosi trovare preparati per la prossima traversata.
Prima di sbarcare nel porto del regno di Albione, però, ciascuno riprese i propri compiti per predisporre la nave per l’approdo. Leon tornò al timone ed Elyan si precipitò a controllare le vele e ad assicurarsi che fossero ben fissate. Mentre con i suoi occhi scuri che riflettevano la profondità del mare ispezionava ogni singolo nodo, la sua pelle d’ebano brillava con una lucentezza quasi magica, illuminando il suo viso orgoglioso e deciso sotto il cappello bianco da marinaio a tesa larga. Il suo sorriso era contagioso e la sua risata riecheggiava come il suono delle onde che si infrangevano sullo scafo della nave. Sebbene le sue mansioni fossero tra le più svariate, al pari di Parsifal e Galvano, non aveva eguali nel maneggiare le corde e le vele, che gestiva con innata maestria. Con il sole che si tuffava dietro l’orizzonte, Elyan sollevò lo sguardo verso il cielo, ammirando lo spettacolo mozzafiato di quel crepuscolo dalle tonalità più vivide di rosso e rosa.
In quello stesso momento, Galvano e Parsifal si occupavano di mettere in sicurezza le sartie e gli ormeggi per garantire che la nave rimanesse stabile durante il processo di attracco. Mentre lavoravano insieme, i due creavano un team perfetto, coordinando i loro movimenti con una sincronia impeccabile. Grazie alla loro bravura e alla loro determinazione, l’Excalibur era sempre al sicuro e pronta a navigare verso nuove avventure.
Una volta completato il loro lavoro, si fermarono anch’essi un attimo a guardare l’orizzonte, immaginando le gloriose gesta che li avrebbero attesi in futuro, quando avrebbero rimesso piede su quella nave che ormai era per loro come una casa.
Lo sguardo di Galvano era fiero e intenso, mentre i capelli scuri si muovevano come le increspature del mare e gli sfioravano delicatamente le spalle. Galvano era noto per la sua abilità nel combattere i pericoli del mare, dalle burrasche furiose ai leggendari mostri marini. La sua destrezza con la spada lo rendeva un avversario temibile per chiunque osasse sfidarlo e il suo spirito indomito era simile alle onde impetuose che si infrangevano sugli scogli durante le tempeste. Inoltre, aveva sempre un sorriso sornione che spuntava dalla barba ispida e una battuta pronta per rallegrare l’equipaggio durante le lunghe traversate. Sul suo petto, legato al collo da un laccio robusto, portava un ciondolo a forma di ancora, simbolo della sua affinità con il mare.
Parsifal, un giovane marinaio alto e possente con i capelli biondi come il sole e gli occhi azzurri come il mare, era dotato di un coraggio intrepido e di una lealtà sconfinata verso i suoi compagni d’avventura. Nonostante la sua apparente rudezza, infatti, aveva un cuore gentile e compassionevole. Aiutava sempre chi si trovava in difficoltà e non esitava a mettere a rischio la propria incolumità per salvare un amico in pericolo. Questo perché sapeva di essere parte di qualcosa di più grande di lui stesso. Era un difensore dei mari e faceva parte di un glorioso equipaggio dai nobili ideali. Mentre Parsifal contemplava nostalgico il vasto mare di fronte a lui, era consapevole del fatto che il suo destino lo avrebbe portato di nuovo verso terre lontane e sconosciute, dove avrebbe dovuto affrontare prove e ostacoli per dimostrare il suo valore come marinaio e come guerriero.
Quando l’Excalibur raggiunse la terraferma, le vele erano state issate con mestiere e il vento soffiava, portando con sé l’odore salmastro del mare. Il porto era avvolto da un clima di festa e diverse persone si affollavano lungo le stradine laterali per dare il bentornato ai temerari marinai. Artù si stagliava fiero sulla prua della nave e i suoi occhi erano colmi di orgoglio nel guardare i sudditi di Albione che lo acclamavano con entusiasmo. I suoi uomini, indossati dei mantelli blu e bianchi decorati con simboli marini, lo circondavano con rispetto. Artù scese dal ponte con grazia e con passo deciso, salutando la piccola folla radunata con un sorriso radioso. I marinai lo seguirono, diffondendo un senso di unità e forza mentre si stringevano attorno al loro capitano per celebrare la vittoriosa missione.
In quel momento, però, i passi pesanti delle guardie del re, imponenti nelle loro armature, echeggiarono nel clamore delle vie. La folla si aprì per far loro strada. Le guardie avevano un’aura di potere e autorità che le avvolgeva e la loro presenza faceva sì che tutti si girassero a guardarle con ammirazione e un brivido di timore. I loro volti erano impassibili, le spade brillavano alla luce del crepuscolo e le insegne reali sventolavano superbe. Si avvicinarono ad Artù con fare sicuro.
«Siete il capitano Artù Pendragon?» domandò con voce roca l’uomo davanti a tutti, tenendo la sua spada ben salda in mano.
«Sì, sono io.» rispose il capitano, guardandosi intorno confuso e sentendo crescere una leggera apprensione per quell’intervento così irruento.
«Abbiamo ricevuto ordine di scortarvi fino al castello di Camelot.» aggiunse la guardia, in tono serio. «Dovete seguirci immediatamente. Il re richiede con urgenza di conferire con voi.»
Artù sapeva benissimo che chiedere spiegazioni in quelle circostanze non sarebbe servito a nulla. Con ogni probabilità le guardie non erano al corrente dei motivi di quella improvvisa richiesta del re e, anche se avessero saputo qualcosa, non lo avrebbero di certo rivelato in mezzo a quella moltitudine di persone.
«Andiamo!» disse deciso, facendo segno ai suoi marinai che andava tutto bene, dal momento che questi stavano manifestando l’intenzione di seguirlo.
Nell’aria carica di tensione e tra i mormorii confusi e preoccupati della gente, mentre i membri dell’equipaggio dell’Excalibur si scambiavano sguardi nervosi tra di loro, le guardie accerchiarono Artù e il corteo iniziò a muoversi lungo la strada, diretto verso Camelot.




 
Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della BBC; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro e non intende offendere nessuno in alcun modo.


Note dell’Autrice
 
Bentrovati in questa nuova avventura che vede protagonisti i personaggi della serie tv “Merlin”.
L’ambientazione di questa storia fantasy non è quella classica del regno di Camelot, bensì quella dei mari circostanti. L’idea di questo AU è nata quasi un anno fa quando Miranda, che ringrazio tantissimo, mi ha mostrato la Craft Essence “Knights of Marines” di Fate/Grand Order, in cui i cavalieri della Tavola Rotonda sono, appunto, dei marinai. Ci è voluto un po’ per scrivere la loro prima avventura in mare aperto e ringrazio infinitamente AndyWin24 per i consigli e il supporto che mi ha dato durante la stesura.
Spero che questa storia un po’ fuori dall’ordinario vi possa piacere.
Se qualcuno fosse interessato, ho realizzato anche un trailer per introdurre i personaggi: I Marinai della Tavola Rotonda.
Grazie a chi dedicherà il suo tempo a leggerla.
Saluti!!!
Orny
 
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2025 indetti sul forum Ferisce la penna.
La storia non richiede necessariamente la conoscenza della serie. E' un AU Fantasy e può essere letta anche come una storia originale.
   
 
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