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Autore: Pale__20    14/08/2024    1 recensioni
In un mondo dove i supereroi non esistono, il giovane Nathaniel Donovan diventa il capostipite di questi nel mondo reale e si ritrova a compiere i primi passi sorvolando il mondo e trovandosi contro le autorità e i primi supercriminali.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era ormai passata una settimana da quando Nathaniel aveva ottenuto i superpoteri e oramai era riuscito a controllarli perfettamente a partire dalla sua corsa fino alla manipolazione dell’energia. Tuttavia un dubbio lo attanagliava ad ogni giro del mondo: che utilizzo poteva assegnare a queste sue nuove capacità?

Certo Nate aveva sbagliato derubando la banca e sicuramente non avrebbe di nuovo ripetuto la cosa essendo ormai di nuovo a posto economicamente, spendendo il resto dei soldi per beni di prima necessità, sigarette e fumetti che sperava fossero in grado di dargli una risposta.

“Che tipo di eroe voglio essere?” continuava a chiedersi tra sé e sé, mentre le pagine dei comics acquistati gli scorrevano davanti agli occhi.

Spaziò da un tipo di supereroe all’altro, dal potentissimo Superman fino all’umile Spider-Man, ma tutti giungevano sempre ad una unica conclusione che andava contro il suo modo di vedere il mondo. Nate era infatti un anarchico, una persona che odiava le autorità e a suo modo anche nel grande e forte governo Americano trovava la crudeltà e l’individualismo dei suoi genitori, il tipo di individualismo che lo aveva portato a pensare prima a sé stesso rubando tutti quei soldi e ad ignorare una delle tante tragedie che avvengono per il mondo e che avrebbe potuto fermare in appena una notte. Una brutta gatta da pelare.

Camminava per strada e si guardava intorno: dalla polizia che tormenta i poveri fino ai ricconi che vanno ai gala sbattendosene delle persone, il mondo che incrociava lo sguardo di Nate era brutto e pieno di disperazione. Un mondo che sputa in faccia a tutti senza riguardo e che aveva anche maltrattato lui stesso lasciandolo a sé, regalandogli tuttavia questo dono prezioso, un dono che non ha intenzione di sprecare iniziando a fare di tutto per salvare le persone.

Ci mise poco a notare che in strada una bambina giocava tranquilla mentre un camion si avvicinava a lei come un pervertito in un bordello e, preso dal panico, Nathaniel corse salvando la bambina prima che il peggio potesse accadere.

La bambina rimase a bocca aperta.

“Come hai fatto?” chiese.

Nathaniel fece spallucce e guardandosi attorno abbozzò una battuta.

“Palestra. Fa bene, ricordati di farla quando sarai più grande!” rispose prima di correre via mentre la bambina confusa tornò dalla madre, che non aveva notato la situazione, dandole la mano prima di allontanarsi.

Nathaniel corse lontano fino a quando, arrivato ad un punto isolato, non prese respiro. Correre era stancante e allo stesso tempo meraviglioso, l’aria attorno a lui sembrava allontanarsi dal suo corpo e le persone finalmente distanti, nessuno sembrava vederlo se non come una grossa folata di vento che provocava un leggero fastidio come lo stesso Nathan provava durante le prime giornate primaverili durante l’infanzia in Colorado prima che tornasse in quella marcia e orribile casa in cui viveva con i suoi demoni, molto più gentili di quelle figure che sembravano averlo messo al mondo, cosa su cui aveva sempre avuto molti dubbi.

“Chissà se sono un alieno…” si chiedeva sorpreso.

“Chissà se sono un qualche angelo come in quel film con Will Smith…” continuò.

Ma nulla gli veniva in mente, nessuna nave madre, nessuna leggenda su angeli afroamericani caduti dal cielo assieme a Charlize Theron.

Aveva una sola certezza e in quel momento aveva iniziato il suo percorso di consapevolezza, una cosa che dalle letture dei fumetti acquistati fino a qualche settimana prima sembravano volare in un lampo ma che nella realtà richiedeva molto più tempo, un tempo troppo lungo per uno veloce come lui. Volò via a schiarirsi le idee e osservò dal punto più alto della stratosfera il pianeta in cui era nato, pensò molto e tornato a terra arrivò a tante conclusioni che probabilmente molte altre persone avevano pensato molto prima di lui: la perdita, la miseria, il dolore e l’indifferenza delle persone, Nathaniel le aveva vissute tutte e aveva capito che anche se non lo avrebbe fatto nel modo perfetto avrebbe reso il suo mondo un posto migliore.

Udì da lontano un suono metallico e qualcosa che odorava di bruciato in vicinanza, allarmandolo esattamente come qualche ora prima aveva fatto con quella bambina in mezzo alla strada trovandosi quasi colpito da qualcosa di grosso, pericoloso e che andava a fuoco. In quella giornata infatti un satellite si sarebbe disattivato, lasciandosi cadere nell’oceano pacifico, ma i calcoli furono sbagliati e in quel momento un gigantesco pezzo di metallo si stava dirigendo pericolosamente sopra Londra, rischiando di uccidere delle vite innocenti.

“Oh merda!” urlò Nathaniel prima di scattare all’inseguimento dell’oggetto, indossando la maschera che utilizzò la settimana prima e raggiungendo il corpo fiammeggiante in meno di pochi secondi.

Il giovane provò subito a fare qualcosa ma tentare di entrare in contatto con l’oggetto era quasi impossibile senza che i vestiti e la pelle non si bruciassero, costringendolo a sparare un raggio dagli occhi con la speranza di disintegrare il satellite ma spostandolo soltanto verso la città peggiorando la situazione. Panico e paura si insinuarono ancora di più nella mente di Nathaniel che continuò ad inseguire l’oggetto cercando ancora una soluzione.

Mancava poco prima che un intero quartiere di New York venisse distrutto e un eroe ancora senza consapevolezza rischiava di fallire in partenza cercando di scervellarsi sul qualcosa da fare non avendo altro in mente che soluzioni troppo stupide per funzionare fuori dai fumetti. Qualcosa tuttavia accadde, una cosa inaspettata ma che uscì come per miracolo da un sentimento che Nathaniel aveva sempre respinto: la fede.

A pochi metri dal suolo infatti una gigantesca mano di energia fucsia afferrò il satellite lasciando tutti gli ignari cittadini a bocca aperta, esattamente come lo stesso Nate rimasto a mezz’aria responsabile della cosa. Aveva scoperto un nuovo superpotere e ormai consapevole di tutte le sue capacità girò su sé stesso scaraventando lontano il satellite facendolo finire nell’oceano sotto gli applausi dei testimoni al primo vero supereroe del mondo, osservandolo mentre partì via ad alta velocità salutandoli con un sorrisetto imbrarazzato che in lontananza appariva beffardo, mentre la felpa blu che indossava risaltava alla luce del tramonto.

Nathaniel aveva capito finalmente, aveva trovato la consapevolezza che stava cercando e fermatosi sul Big Ben di Londra osservò il cielo di cui era ormai diventato il padrone mentre in lontananza ascoltava le persone parlare di lui, il primo vero superumano della storia venuto a salvare tutti gli umani da loro stessi. Stanco e soddisfatto Nathaniel Donovan tornò a casa per riposare ma, tuttavia, prima decise di farsi un costume…

Era di un colore blu scuro, ma abbastanza visibile, che andava dalla testa ai piedi coperti da un paio di stivali in gomma gialli mentre la sua maschera aveva le parti più articolate.

“Sembrava il casco distorto di un Power Ranger… mi piace!” esclamò il ragazzo osservando la maschera appena creata, composta da una grossa lente che copriva entrambi gli occhi, talmente lucida da illuminare tutta la stanza, due antenne legate a delle conchigliette gialle sopra le orecchie ed il particolare più affascinante: un grosso sorriso che copriva la maschera da sotto il naso fino al mento e che replicava il sorriso che qualche ora prima il ragazzo aveva fatto alle persone appena salvate.

Mancava solo un’ultima cosa all’intera equazione, un nome, ma Nathaniel voleva fare le cose per bene e osservando sul suo computer un annuncio attirò la sua attenzione, una occasione più unica che rara…
   
 
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