Brevissima
storia scritta dopo che, trovandomi davanti ad un video-capolavoro da
cui ho
tratto anche il titolo della fan fiction (se vi interessa, il video si
intitola
"Final Fantasy 7: Hand of Sorrow (Within Temptation)" di
DarkLordofDebate), mi sono resa conto che sia Vincent che Cloud hanno
passato
un momento della loro esistenza che li rende più vicini di
quanto non sembrino.
<
Ti ci
abituerai.>
Vincent
osservò le
proprie parole cadere pesanti come il piombo sul capo abbassato del
ragazzo
seduto sul bordo del letto; sospirò: l'ultima situazione in
cui si sarebbe mai
potuto immaginare era quella dell'offrire una spalla su cui piangere,
esattamente quello che stava facendo.
Quella
scena gli era
talmente familiare che gli sembrava di riviverla come sua, una seconda
volta;
quando gli era successo si era ripromesso di non provare mai
più tanto dolore
come allora e ora, mentre gettava un'occhiata sfuggente alla stanza nel
vago
tentativo di concentrarsi sull'altro, si fece i complimenti per la sua
coerenza.
Tante
promesse ed
ecco dov'era: di nuovo al punto di partenza.
<
Tu... pensi che
ce la farò?>
L'uomo
riportò lo
sguardo su Cloud quando la sua domanda, appena sussurrata, lo
raggiunse; al
ragazzo tremavano le mani e Vincent sospettava seriamente che stesse
trattenendo a stento le lacrime.
<
Ce la farai. Si
può convivere con il dolore, il dolore non uccide, fa solo
soffrire.>
Cloud
deglutì.
<
Il... il
tempo... non aiuta?>
I
tratti di Vincent
si irrigidirono mentre rivolgeva a se stesso quella domanda: il tempo
l'aveva
aiutato?
No.
Neanche
per un
istante.
<
Non sempre... -
rispose lentamente - può attenuare la sofferenza, in
alcuni... ma non
cicatrizza e non cura. Non credere di poter dimenticare completamente:
non
succederà.>
Sentì
di non averlo
fatto sentire meglio, ma non era quella la sua intenzione: non doveva
illudersi. Era meglio affrontare la realtà consapevolmente
piuttosto che
fuggirne in preda al panico.
Vedendo
Cloud che si
stringeva di più in se stesso, Vincent decise che era di
troppo e che era
meglio lasciargli un po' di tempo per sé, per riflettere.
Si
voltò verso la
porta, deciso a non guardarsi indietro e attraversò a passi
lenti la stanza;
sul punto di chiudersi alle spalle la porta, un filo di voce lo
bloccò per un
istante.
<
Aeris...>
I
muscoli del viso
dell'uomo si irrigidirono nuovamente, ma la porta della stanza venne
chiusa in
un pesantissimo silenzio.
No,
Vincent non
provava tristezza, ma solo dolore.
Capiva
cosa stava
provando Cloud e sapeva che la cosa migliore che potesse fare in quel
momento
era di lasciarlo in pace, libero di sfogarsi.
Si
ricordava
perfettamente di come si era sentito dopo aver perso Lucrecia; a
ripensarci si
sentì più vicino a Cloud di quanto non fosse mai
stato.
Immerso
nei suoi
pensieri, Vincent si allontanò lungo il corridoio.