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Autore: alwaysaidil    05/09/2024    0 recensioni
Da una amicizia può nascere l'amore.
Samu ed Enea.
"Andrà bene, ti fidi?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Caro diario,
ero piccolo quando, per prima volta, vidi Enea, eppure ricordo bene ogni sensazione.

Era l'estate del duemiladodici ed ero in ospedale, in sala d'attesa, accompagnato da mio zio.
Lui sudava per il caldo e per la preoccupazione, si sentiva terribilmente in colpa e probabilmente già percepiva nella sua testa le urla di mia madre.

Io cercavo disperatamente una via di fuga.
Mi trovavo lì in seguito a una caduta dalle scale, nella quale mi sono rotto un braccio, eppure non volevo farmi visitare.
Ho sempre odiato gli ospedali: tristi, puzzolenti e stressanti.

"Andiamo a casa, sto bene" ripetevo a voce sempre più alta, inutilmente.
Essere ignorato mi innervosí talmente tanto da scoppiare a piangere.
Una voce sconosciuta, però, inaspettatamente, mi rispose, calmo e gentile.
"Andrà bene, ti fidi?"
"Chi sei?"
"Enea, tu?"
"Samuele"
Le sue parole furono la vera cura. Mi feci mettere il gesso senza lamentele.
Pensai a lui, al suo volto rassicurante, solare con le lentiggini.
Pregai di poterlo rincontrare un'altra volta. 

A settembre sarei dovuto andare in seconda elementare, ma il solo pensiero mi faceva venire il voltastomaco.
Avevo passato l'anno precedente completamente da solo, nemmeno un bambino si era avvicinato a me e io ero troppo timido per fare il primo passo, i gruppetti si erano formati quasi subito e io ne rimasi escluso.
Tutto ciò mi ha fatto percepire Enea come un possibile salvatore, un possibile amico.
E così è stato.
Lo avevo visto per pochi secondi e ci avevo scambiato qualche parola, eppure ho subito percepito un qualcosa in lui di speciale e unico. Probabilmente una delle rare volte in cui non ho completamente sbagliato nella mia intera vita.


Il rientro a scuola è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Indimenticabile.

Appena entrato nella classe, il petto iniziò a muoversi irregolarmente. 
Ogni bambino era sorridente e intento a chiacchierare con un altro compagno. 
Per diversi minuti rimasi immobile in un punto, ad osservare l'aula, già rassegnato all'idea di un altro anno tremendo.

Qualcuno, da dietro, mi toccò la spalla.
Pensai subito che mi stesse per chiedere di levarmi di mezzo.
"Come sta il braccio?"
Il sollievo che provai è indescrivibile.
Dopo un mese, finalmente, sentii di nuovo la sua voce.
"Ora bene" risposi con entusiasmo.

Le ore scolastiche per la prima volta volarono.
"Samu giochiamo?"
"Samu ti racconto una storia!"
"Samu mi accompagni?"
Io nemmeno sentivo le sue proposte, la mia risposta era "si", sempre.
Ero piccolo e non mi feci troppe domande, ma ora ripensandoci, non mi capacito della velocità in cui abbiamo legato.
È iniziata da subito un'amicizia profonda, sincera e duratura.

Appena usciti da scuola vedemmo le nostre rispettive madri chiacchierare.
"Quando vi siete trasferiti?"
"A inizio estate, spero che Enea riesca a farsi degli amici"
"Direi proprio di sì!" rispose mia madre indicandoci.
Entrambe sorrisero e noi con loro.

Nei giorni a seguire passammo ogni singolo momento insieme.
La mattina in aula, il pomeriggio nelle nostre rispettive case.

Mii aprii con lui in pochissimo tempo, battendo ogni record.
Gli raccontai tutto ciò che mi passava per la testa e tutto ciò che avevo fatto quell'estate, l'inverno precedente, e forse anche quello prima ancora, anche se, non era niente di speciale, la vita prima di lui non la definivo nemmeno tale.

Lui imparò a capirmi e a conoscermi con una spontaneità disarmante.
Ricordo che chiacchieravamo, l'uno di fronte all'altro, facendo discorsi in cui le parole uscivano a macchinetta, senza freni, senza vergogna.
Volevo che mi conoscesse interamente.

Lui raccoglieva con interesse ogni informazione e la rendeva preziosa, dandogli il giusto peso.

Ma soprattutto, la cosa più importante per due bambini di sette anni, ci divertivamo da matti. Giocavamo per ore senza mai stancarci per davvero, ridendo a crepapelle.
 
   
 
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