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Autore: alwaysaidil    05/09/2024    0 recensioni
Da una amicizia può nascere l'amore.
Samu ed Enea.
"Andrà bene, ti fidi?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Caro diario,
la fine delle elementari l'ho vissuto come un lutto.
Dopo cinque anni passati solo ed unicamente con Enea, ero costretto a non averlo più nella mia stessa classe.

"Samu stai esagerando, andrete comunque nella stessa scuola" diceva mia madre, cercando, inutilmente, di calmare suo figlio disperato in lacrime.
"Tu non capisci!" le urlavo a squarciagola.

Ed effettivamente nessuno ha mai capito.
Ciò che c'è sempre stato tra noi e la forza del nostro legame è impossibile da spiegare, anche se ci sto provando con tutte le mie forze.
Ma va bene così, non lo pretendo, è qualcosa di raro, chi lo vivrà, capirà, forse.

I nostri genitori ci hanno sempre fatto notare, con preoccupazione, quanto essere estremamente legati ci portasse ad escluderci da molte altre amicizie. 
Il loro bene noi nostri confronti e la loro empatia è stato l'unico motivo per il quale ci hanno permesso, alla fine dei conti, di vederci quanto volessimo.
Eravamo più che amici, fratelli, confidenti: noi eravamo tutto.

Le maestre ad ogni lavoro di gruppo cercavano di dividerci per farci socializzare con gli altri compagni, e ad ogni colloquio con le genitori ripetevano "Samu ed Enea sono due bravi bambini. Li descriverei come un'unica entità. È un bel rapporto, ma è troppo e pericoloso"

Ecco, forse siamo sempre stati "troppo" per tutti, eppure a noi non bastava mai.


Il primo giorno di scuola della prima media la passai ad aspettare con ansia il suono della campanella.
A ricreazione, infatti, scappai dall'aula e mi ritrovai in mezzo ai corridoi a cercare, come un pazzo, il suo volto. Non ci misi molto.
La sua figura la sapevo a memoria e l'avrei riconosciuta in ogni luogo.
"Enea!' urlai, andandogli incontro 
"Samu, è tutto così serio e nuovo" rispose con gli occhi spenti.

Per me fu un colpo al cuore, era sempre stato lui, dall'inizio, a consolare e aiutare me a prendere la vita con leggerezza. 
Mi aveva aiutato con le mie paure e le mie ansie un sacco di volte.

"Andrà bene, ti fidi?" gli dissi.
Inutile dire che, lui riconobbe, immediatamente, quelle parole, le stesse che mi rivolse la prima volta che ci eravamo visti.
Un po' mentii, anche io avevo paura di questo nuovo percorso, anche se ciò che più mi spaventava era che la nostra amicizia si rovinasse, essendo in sezione diverse.

Mi ricredetti praticamente subito. 
Entrambi facemmo amicizia con delle persone, ma comparati a noi due, erano rapporti effimeri e superficiali, ma utili.
Finalmente i nostri genitori non si disperavano più e, sicuramente, ai colloqui nessun insegnante si sarebbe lamentato.

Nonostante entrambi avremmo vissuto, benissimo, continuando ad ignorare qualsiasi essere vivente, ci rendemmo conto che, nella vita, a volte, è necessario creare altri rapporti umani, anche se, di scarsa rilevanza.

Inoltre continuammo a vederci ogni singolo giorno, ad ogni cambio dell'ora, a ricreazione e nel pomeriggio.



Per me i primi mesi furono difficili.
Avevo sempre avuto problemi nel rimanere concentrato a lungo e nel comprendere come fare operazioni più complicate di 'due più due'.
Ma alle medie peggiorò e, a differenza delle maestre, i professori non esitavano a mettermi insufficienze gravi.

Mi sentivo stupido per la maggior parte del tempo. Mi sentivo indietro e perennemente in affanno.
Il problema era che più avevo questi pensieri e più affondavo, ingigantendo il problema all'ennesima potenza.

In questa situazione, gli anni precedenti, mi sarei voltato a guardare Enea, che mi avrebbe accarezzato la schiena per poi aiutarmi con i compiti, il pomeriggio stesso.
Ma ora non potevo più contare sul suo volto rassicurante durante la lezione.

Mantenni questo disagio per me.
Non era mia intenzione allarmare la mia famiglia, quindi anche Enea.

Un pomeriggio di novembre, però, fu lui a rompere il ghiaccio sulla questione.
"Quando ti decidi a chiedere aiuto?" mi rimproverò giocosamente.
"E tu come lo sai?"
"Mi accorgo se mi nascondi qualcosa"

Questa frase mi colpí particolarmente, nonostante fosse lo stesso anche per me, sentirselo dire, ascoltare questo tipo di riassicurazione, mi scaldò il cuore.

E per l'ennesima volta mi aiutò con le mie rogne, senza stancarsi.


Il duemilasedici fu proprio l'anno delle novità: l'inizio delle medie, ma anche l'inizio dell'indipendenza.

Io ed Enea avevamo il permesso per andare in un parco giochi molto grande della nostra città, nel weekend.
Trovavamo sempre qualcosa di bello da fare e ogni volta ci divertivamo.
Ogni tanto incontravamo i nostri amici-nonmolto-amici di scuola e ci univamo a loro.
È anche capitato che si lamentassero perché, cito testualmente, "Samu ed Enea, voi usate un linguaggio tutto vostro".
Se solo avessero saputo che non serviva nemmeno aprire bocca, ci bastava un movimento fuori posto o uno sguardo colto di sfuggita per comprenderci.
Se solo avessero saputo che io ero al settimo cielo quando affermavano cose del genere.
Io per lui, lui per me. Eravamo speciali.

Comunque sia, passammo anche i successivi due anni in questo modo. 
Questo mi confortò: noi eravamo 'tutto', da anni e niente ci avrebbe diviso.
   
 
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