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Autore: Infinity_2015    05/09/2024    0 recensioni
Alex e Bea frequentano entrambi la facoltà di economia aziendale a Verona, dove si conoscono casualmente durante una pausa tra una lezione e l'altra alle macchinetta del caffè al secondo anno. Prima di allora non si erano mai neanche visti, nonostante avessero tutte le lezioni in comune.
Tra loro scatta subito una certa antipatia, riusciranno a superarla?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Bea

Dopo la reazione di Martina e le sue parole, io rimasi completamente sbigottita e non riuscii più a proferire parola. Probabilmente Alex si rese conto della mia difficoltà a gestire la situazione, perchè le rispose a tono. 

Dio, da una parte mi vergognavo di me stessa per non essere stata in grado di affrontarla, ma dall’altra quel gesto rese Alex ancora più bello ai miei occhi. E con bello non intendevo dire a livello estetico, ma proprio una bella persona, una bella anima.

Wow, se mi avessero detto che avrei mai pensato queste cose di Alex non ci avrei creduto… E invece le cose erano completamente cambiate da quando l’avevo conosciuto e, per quanto all’inizio mi sembrasse assurdo, erano mutate in meglio.

Mentre il mio ragazzo discuteva con quella che io consideravo una delle persone più importanti della mia vita, mi trovai la mano di Noel sulla mia e mi voltai verso di lei. Lei mi chiese muovendo solo le labbra come stessi ed io le feci un gesto per indicarle ‘così così’, la mia  migliore amica annuì e mi strinse lievemente la mano come per darmi coraggio.

Le sorrisi e tornai a posare il mio sguardo su Alex nell’esatto istante in cui pronunciò queste parole: «E se tu, che la conosci da anni e dovresti sostenerla in tutto e per tutto, non sei in grado di vederlo, allora non dovresti nemmeno essere sua amica.»

Sentii il mio cuore gonfiarsi d’amore per lui, ma quando vidi l’espressione sul volto di Martina provai solo ed esclusione una fitta di dolore lancinante.

Jacopo e Irene diedero ragione ad Alex e, quando si trovò con le spalle al muro, Martina ebbe la faccia tosta di chiedermi: «E tu? Non dici niente?»

Cercai la mano di Alex e gliela strinsi forte, poi replicai: «Cosa ti aspetti che dica? Sono delusa da te e, se questa è la considerazione che hai di me, è meglio che non ci vediamo per un po’. Ho bisogno di concentrarmi su me stessa e sul mio percorso e se tu non sei in grado di sostenermi, stammi alla larga.»

Feci il giro degli abbracci dagli altri, poi presi per mano il mio ragazzo e ce ne andammo. Quando raggiungemmo l’auto, scoppiai in un pianto liberatorio tra le braccia forti e sicure di Alex, sfogando tutto il dolore che avevo provato in quell’ora e mezza.

Quando mi calmai, tornammo a casa mia e Alex mi aiutò a ordinare le proteine che avrei dovuto prendere a cena per quel mese che precedeva l’intervento.

Purtroppo non restò a cena, ma mi promise che ci saremmo visti da lui un paio di giorni dopo per studiare e che mi avrebbe aiutato a gestire l’alimentazione in quel periodo. Io sorrisi e lo salutai con un lieve bacio sulle labbra; rimasi sulla porta finchè non lo vidi partire poi rientrai, pronta alle domande mia madre.

Ero sicura che non le fossero sfuggiti i miei occhi gonfi e ancora un po’ lucidi, ma sapevo anche che me ne avrebbe parlato senza nessun altro a parte noi due.

«Tesoro, com’è andata con i ragazzi?» mi chiese mamma quando varcai la porta della cucina.

Sorrisi amaramente e replicai: «Jacopo e Irene erano molto felici, ma Martina ha reagito malissimo. Mi ha dato della bugiarda e ha continuato a ripetere che non dovrei fare l'intervento.»

«Immaginavo fosse andata così. Cos’è successo poi?»

Mi sedetti al tavolo: «Ero talmente scioccata che non sono più riuscita a proferire parola e a quel punto è intervenuto Alex e l’ha rimessa al suo posto. Quando mi ha interpellata per capire come mai non le rispondessi, le ho spiegato che ero delusa da lei e che era meglio se ci fossimo allontanate per un po’. Dopodichè, ho salutato gli altri con un abbraccio e sono tornata qui insieme ad Alex.»

«Io non ho parole! Lasciala lì nella sua rabbia e concentrati su te stessa, non hai bisogno di negatività e persone che non ti supportano in questa tua decisione.»

«È quello che hanno detto anche gli altri ed io mi sono trovata completamente d’accordo con loro. Resta un mese prima del grande giorno e voglio solo prepararmi a quello. E, cosa ancora più importante, lo farò con l’aiuto della mia famiglia, dei miei veri amici e del mio ragazzo.»

«Brava! Così ti voglio, tesoro!»

Sorrisi e la abbracciai, poi tornai in camera e mi misi a leggere.

Proprio come mi aveva promesso Alex, un paio di giorni dopo mi fermai da lui dopo le lezioni e ci mettemmo a studiare. Era tutto il giorno che ero strana: avevo perennemente mal di testa, mal di schiena, soprattutto alla zona lombare, e avevo un enorme bisogno di coccole e di affetto.

Dopo un paio d’ore mi alzai per andare in bagno ed ecco svelato l’arcano: era arrivato Fausto l’infausto, come avrebbe detto Nadia Tempest.

Alzai gli occhi al cielo e mi trovai costretta a chiamare Alex: «Amore, potresti venire un attimo?»

Arrivò poco dopo e mi chiese: «Eccomi, posso entrare?»

Mi tirai su mutandine e pantaloni e replicai: «Sì, entra pure amore.»

Alex entrò e mi osservò attentamente: «Ok, non vedo ferite o altro, quindi illuminami: che succede?»

Arrossii e, guardando il pavimento, bisbigliai: «Mi è venuto il ciclo…»

«Non ho capito, cariño. Puoi ripetere, per favore?»

Io ripetei la frase in tono lievemente più alto e alzai lo sguardo su di lui; lo vidi sorridere intenerito per poi dire: «Non ti preoccupare, ti ho preparato un cassetto con tutto l’occorrente.» Aprì il secondo cassetto del mobile che si trovava vicino alla lavatrice e mi fece vedere: «Come puoi notare, ci sono assorbenti Nuvenia, dischetti e salviettine struccanti, acqua micellare, elastici per i capelli, un paio di mie magliette larghe, alcune felpe, un paio di mutande e alcuni pantaloni.»

Restai a fissare il contenuto del cassetto per qualche secondo, poi lo guardai: «Wow! Come facevi a sapere che marca di assorbenti uso?»

Lui scoppiò a ridere e mi abbracciò: «Un giorno ero a casa tua, sono andato in bagno e mi sono reso conto che era finita la carta igienica. Per non disturbarvi ho iniziato a cercarla e, aprendo il cassetto del mobile, ho trovato sia quello che stavo cercando che gli assorbenti. Mi è venuto semplice ricordarmi la marca esatta, dato che è la stessa che usa mia madre.»

Sorrisi e gli posai un bacio sul collo: «Ogni tanto io mi scordo che tu sei stato cresciuto solo da tua madre e che sei una persona molto attenta ai dettagli… Se poi aggiungiamo la tua ossessione per me, non potevo aspettarmi nulla di diverso.»

Il mio ragazzo mi lanciò un’occhiata in tralice e replicò: «Io non sono ossessionato da te!»

«Sì, certo, amore» dissi in tono scherzoso, poi lo spinsi fuori dal bagno: «Adesso, esci che devo mettermi l’assorbente!»

Lui scosse la testa divertito, si voltò e mi diede un lieve bacio sulle labbra: «Va bene, cariño. Ti aspetto di là.»

Io annuii e chiusi la porta. Mentre sistemavo il piccolo disastro che aveva procurato il ciclo, mi misi a riflettere: ero veramente fortunata ad avere Alex nella mia vita. Era sempre al mio fianco, pronto a sostenermi in qualsiasi cosa; mi aveva aiutato più di una volta a superare i miei attacchi di panico e, nell’esatto istante in cui mi abbracciava, la mia mente finalmente si zittiva e tornava la pace di cui avevo bisogno. Quel ragazzo era stato una piacevole sorpresa ed ero grata a Dio di averlo messo nella mia vita.

Quando finii di cambiarmi, tornai in salotto da Alex e mi accoccolai a lui: «Come stai amore?»

«Non benissimo, ma è sopportabile per ora. Grazie per il cassetto con tutto l’occorrente»

A quelle mie parole, sorrise, mi baciò la testa e mi strinse a lui: «È ora di cena, tesoro. Hai portato le proteine che devi prendere?»

«Sì, sono nella borsa insieme allo shaker. Tu cosa mangerai?»

Alex si alzò e andò a prendere l'occorrente per la mia ‘cena’ e rispose: «Ti farò compagnia con uno shaker di proteine, ovviamente!»

Lo guardai sconcertata: «In che senso? Tu non devi prenderle per forza, amore»

Lui annuì: «Sì, tesoro, lo so che non devo. Voglio farlo però, non mi piace l’idea di lasciarti lì a berti il tuo beverone, mentre io ti mangio davanti. Non sarebbe una cosa piacevole.»

A quelle parole non potei fare a meno di sorridere, mi alzai dal divano e gli saltai addosso: «Sei adorabile, amore»

Alex mi prese al volo da sotto le cosce e mi tenne stretta: «Io adorabile? Con la mia stazza? Naah.»

Scoppiai a ridere e lo baciai, poi aggiunsi: «Sì, lo sei. Con me, con tua madre, con tuo fratello e perfino con Noel.»

Alex mi mise giù, senza però togliere le mani dal mio corpo e replicò: «Mamma e Dani sono la mia famiglia vera e propria, a cui poi vi siete aggiunte tu e la tua migliore amica. Il destino ha voluto che io e mio fratello ci innamorassimo di due migliori amiche e che diventassimo una strana famiglia allargata.»

Quella frase mi lasciò di stucco: «Lo pensi sul serio?»

«Sì, cariño. Sei entrata nella mia vita come un fulmine a ciel sereno e hai rivoluzionato tutto. Ora non riuscirei a vedermi con nessun’altra ragazza al mio fianco.»

Sorrisi e appoggiai la testa sul suo petto: «Ti amo.»

Alex mi diede un leggero bacio tra i capelli: «Ti amo anch’io. Ora forza e coraggio, prepariamo i beveroni e mettiamoci sul divano.»

Mi staccai da lui di malavoglia e ci mettemmo a preparare la nostra cena, poi guardammo la nostra serie preferita.

Le settimane seguenti passarono in fretta e ogni sera io e Alex cenavamo in videochiamata o di presenza con i nostri beveroni. Nonostante gli avessi ripetuto più di una volta che non c’era bisogno che lo facesse ogni giorno, lui aveva continuato imperterrito a farmi compagnia.

Presto giunse il giorno precedente alla partenza e lo passai attornata dalla mia famiglia, da Alex e dai miei amici. Per quanto io fossi felice delle persone che avevo accanto a me in quel momento, mancava qualcuno all’elenco. 

Le cose con Martina erano rimaste invariate e non ci eravamo più viste né sentite.

Nutrivo la speranza che cambiasse idea e tornasse sui suoi passi, ma non era il momento di pensarci.

Come tutte le sere, Alex bevve il classico ‘milkshake’ di proteine al cioccolato con me e, quando finimmo, mi ritrovai al centro dell’attenzione.

«Come ti senti?» mi chiese Ines con un tono stranamente apprensivo.

Strinsi la mano di Alex e replicai: «Un pochino in ansia, ma so che è la scelta giusta e che andrà tutto bene»

Sorrisi e Cristina domandò: «Quindi domani, tu e mamma partite presto e andate a Cesena dove ti faranno tutti gli esami e le analisi pre-operatorie, giusto?»

«Più o meno… Oltre a noi, ci sarà anche Alex.»

Se avessi potuto, in quel momento avrei scattato una foto all’espressione di mia sorella: era un qualcosa da scompisciarsi dal ridere. Evidentemente non se lo aspettava, perchè restò a bocca aperta.

Scoppiai a ridere: «Cris, chiudi la bocca che ci entrano le mosche altrimenti. Non gliel’ho chiesto io, anzi. Ho cercato di convincerlo a non venire, ma senza successo.» Mi voltai a guardarlo, sorrisi e proseguii: «A volte questo bellissimo ragazzo sa essere persino più testardo di me.»

Alex scosse la testa divertito: «Ci tengo a starti vicino, lo sai. E poi tua madre avrà bisogno di una pausa dopo aver dormito due giorni di fila in ospedale, giusto?»

«Giusto. Grazie, Alex» replicò mamma, tornando dalla cucina e sedendosi accanto a noi.

Una mezz’oretta dopo, la mia famiglia se ne andò e restammo solo io, Alex, Noel, Jacopo e Irene.

«Grazie di essere venuti, ragazzi. Vi voglio bene»

«Figurati. Ti penseremo e sappi che per qualsiasi cosa ci siamo, tesoro» rispose Irene.

Jacopo annuì: «Appena riuscirai, scrivici e aggiornaci. Se te la sentirai, potremmo fare una videochiamata di gruppo.»

«Sì, certo» annuii felice di sentirli così contenti per me.

Poco dopo, anche Jacopo e Irene tornarono a casa loro e chiesi ad Alex di lasciarmi un attimo da sola con la mia migliore amica.

Quando il mio ragazzo uscì dalla stanza, Noel mi trascinò in un abbraccio stretto stretto e restammo in quella posizione per un periodo che mi parve infinito

«Tesoro, tutto bene?» chiesi alla mia migliore amica. 

Lei annuì e replicò: «Pensavo ne avessi bisogno, amo»

Sorrisi intenerita: «In effetti mi ha fatto bene. Grazie, amo.»

«Tu ti dimentichi che ormai siamo gemelline in tutto e per tutto e che abbiamo sviluppato una specie di connessione telepatica che inquieterebbe pure gli scienziati.»

Scoppiai a ridere: «Hai ragione, amo. Ora vai a casa che è tardi e Dani sarà preoccupato non sapendoti a casa tua.»

«Va bene. Ti voglio bene, conta su di me»

«Ti voglio bene anch’io, tesoro» ricambiai, stritolandola in un abbraccio.

La accompagnai alla porta e aspettai che partisse, poi rientrai in casa e sospirai.

Per quella sera, Alex sarebbe rimasto a dormire da me. Il giorno dopo saremmo partiti presto per Cesena, quindi si trattava della scelta più sensata per tutti.

Andai dal mio ragazzo per salutarlo e lo trovai in cucina a parlare con mia madre: «Eva, se vuoi domattina guido io, così non ti stanchi troppo.»

«No, non serve. Tu devi stare vicino a Bea, non preoccuparti per me.»

Sorrisi e scossi la testa, raggiungendoli: «Ciao mamma, ciao amore! Alex, lascia perdere, non riuscirai a farle cambiare idea. È tanto testarda quanto me, se non peggio.»

Alex mi strinse al suo fianco, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Quando scoppiò a ridere, lo sentii vibrare sotto di me e sorrisi a mia volta: ero in pace in quel momento.

«Va bene, lascio perdere. Penso sia ora di andare a letto adesso, domani dobbiamo partire prestissimo.»

Io e mamma annuimmo, poi lei aggiunse: «Esatto. Alex, ti ho preparato la stanza degli ospiti, è già tutto pronto. Bea, lo accompagni tu? Io devo finire ancora un paio di cose qua sotto.»

«Va bene.» Mi staccai dal petto di Alex, lo presi per mano e lo accompagnai in quella che sarebbe stata la sua stanza per quella notte.

Lo abbracciai nuovamente e gli augurai la buonanotte. Prima che potessi uscire dalla camera, Alex mi fermò e mi disse: «Per qualsiasi cosa, mi trovi qui. Anche nel bel mezzo della notte, cariño

«Lo so. Grazie. Ti amo» replicai sorridendogli.

«Ti amo anch’io.»

Quella notte riuscii stranamente a dormire senza problemi e la mattina dopo ero super energica e pronta per quella nuova avventura.

Il viaggio in auto passò senza che me ne accorgessi, forse complice anche la presenza di Alex perennemente al mio fianco, e arrivammo alla Casa di Cura prima di quanto mi aspettassi.

Dopo essere passata dall’accettazione, mi indicarono la strada per andare a fare tutte le analisi pre-operatorie.

«Alex, accompagna mamma al B&B ad appoggiare le vostre cose. Io resterò qui, le cose andranno per le lunghe.»

«Va bene, amore. Ci vediamo dopo.» Mi diede un lieve bacio sulle labbra e seguì mamma con le valigie.

Un paio d’ore dopo, stavo facendo colazione al bar dell’ospedale quando tornarono. Alex si rifiutò categoricamente di lasciarmi da sola per un attimo quel giorno, persino la notte.

Dovetti persino mettere su la classica espressione da cucciolo bastonato per convincerlo ad andare a dormire al B&B.

Le prime due notti, sarebbe stata mamma a restare in ospedale con me, poi Alex le avrebbe dato il cambio.

«Ci vediamo domani, cariño. Chiamami se ti serve qualcosa.»

«Va bene, amore. Ci vediamo domattina.»

Quella notte fu molto più difficile, la morsa dell’ansia non mi lasciò in pace nemmeno mezzo secondo e, alle 4:30, mi ritrovai fuori dalla mia stanza, in balcone, a chiamare Alex. Non volevo svegliare mamma, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno che fosse in grado di aiutarmi in quella situazione.

«Ehy, piccola» rispose Alex al secondo squillo con la voce arrochita da sonno.

Sorrisi leggermente: «Ehy, amore. Ti ho svegliato?»

«No, non riuscivo a dormire in realtà»

«Sicuro? Dalla tua voce non si direbbe» scherzai.

Sentii la sua risata dall’altro capo del telefono: «Cos’è, ti eccita la mia voce da appena sveglio, cariño

Scossi la testa divertita: «Smettila di dire stupidaggini, tesoro. Ti ho chiamato perchè non riesco a dormire e perchè sento che potrebbe venirmi un attacco di panico da un momento all'altro.»

A quelle mie parole, la sua risata svanì e tornò serio tutto d’un colpo: «Scusa amore. Cosa vuoi che faccia?»

«Tranquillo, non è successo nulla. Per ora basta che continui a parlare, la tua voce mi calma. Se poi ti andasse, potresti anche cantarmi qualcosa.»

Alex si mise a raccontarmi di come si divertiva quando, da piccolo, andava al parco con sua madre e Daniele e giocava con le macchinine. Immaginarlo così piccino, innocente e indifeso mi faceva strano ma ero sicura che fosse stato un bimbo adorabile.

Non ci fu bisogno che cominciasse a cantare, bastò solo la sua voce a calmarmi abbastanza da farmi riuscire a dormire almeno un paio d’ore.

Il giorno dell’intervento, le infermiere vennero a consegnarmi camice, cuffia e mutande usa e getta alle 7 e mi dissero di essere pronta per le 7:30.

Alex riuscì a convincere il dottore e le infermiere a farlo entrare per salutarmi e mamma, che era rimasta con me tutta la notte, mi diede un bacio sulla fronte, un abbraccio e ci lasciò da soli.

Sicuramente non ero la ragazza più bella del mondo conciata com’ero in quel momento, ma Alex disse: «Sei bellissima persino così, amore.»

«Ma finiscila, tesoro» replicai, scuotendo la testa e buttandomi tra le sue braccia.

«Sono serio. Per me sei sempre splendida, cariño.»

«Grazie» Mi alzai sulle punte dei piedi per dargli un piccolo bacio sulle labbra, ma lui ebbe l’intelligentissima idea di approfondirlo.

Dopo quello che mi parve un tempo infinito, venimmo interrotti da un colpo di tosse. Mi staccai di botto da lui e mi voltai: era entrata un’infermiera e ci stava guardando malissimo.

«Se non vi dispiace, ora è il momento di andare. Il dottore ti sta aspettando, Beatriz.»
Il suo tono non ammetteva replicai, quindi mi limitai ad annuire, diedi un ultimo bacio ad Alex e mi distesi sul lettino.

«Ti amo» mi disse il mio ragazzo prima che uscissi dalla porta della stanza.

«Ti amo anch’io.»

In quel momento ci raggiunse mamma che mi diede un veloce abbraccio e mi rassicurò: «Andrà tutto bene.»

Io annuii e feci un respiro profondo: ero pronta. Era giunto il momento di prendere finalmente in mano la mia vita.

  
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