Caro diario,
nell'estate tra la terza media e il primo superiore la mia famiglia invitò in vacanza, sotto mio consiglio e preghiera, Enea.
Un regalo per aver passato l'esame.
Dopo qualche ora di macchina arrivammo in un villaggio vicinissimo alla spiaggia.
Mia madre trascinò mio padre a mare, mentre io ed Enea decidemmo di andare a perlustrare la nostra mini-casa per quei giorni.
Una cucina, un piccolo salotto, e due stanze da letto.
Mi resi conto che, per la prima volta, avrei dormito accanto a lui.
Nelle nostre rispettive case, infatti, avevamo la stanza degli ospiti, dunque, quando capitava di rimanere la notte, eravamo divisi nel riposare.
Questo mi face sentire in imbarazzo, un'emozione che con lui non avevo mai provato.
"Ci andiamo a fare il bagno?" propose
"Subito, fa caldissimo" o forse, per qualche motivo, ero solo agitato?
La sera arrivò più veloce del previsto.
Dopo aver fatto la doccia e aver mangiato, esplorammo il villaggio.
C'era anche una piscina, una discoteca e un bar.
Eravamo entrambi eccitati all'idea di poterci andare i successivi giorni, tanto da abbracciarci fortissimo.
"Ma siete gay?"
Io ed Enea sussultammo dallo spavento.
Ad aver fatto quella domanda fu una ragazzina della nostra età, oggettivamente bella. Aveva i capelli lunghi biondi e due occhi verdi smeraldo.
Per qualche motivo sudavo freddo.
"Siamo migliori amici" rispose Enea.
Per qualche motivo cominciai a tremare.
"Dai scherzavo, mi chiamo Marta" disse lei.
Per qualche motivo volevo scappare.
E così feci.
"Noi dobbiamo tornare a casa" esclamai, trascinando Enea per il braccio.
La ragazza rimase perplessa, lui si mise a ridere.
Non parlammo per tutto il tragitto, ma una volta arrivati in camera, lui rise di nuovo.
"Non pensavo fossi omofobo" affermò Enea
"Che cosa?" balbettai
"Non ti ho mai visto così...non pensavo ti desse fastidio se qualcuno insinua che siamo gay"
Non sapevo che rispondere. Sicuramente non avevo nessun problema con gli omosessuali, ma allo stesso tempo, non capivo nemmeno io il mio atteggiamento.
Ero confuso, decisamente confuso.
"Non dovrebbe turbarti, tanto non lo siamo mica" continuò lui
"Già, esatto".
Passai la notte in bianco. Troppi pensieri.
Io e lui avevamo un rapporto meraviglioso, da quando eravamo piccoli.
Non avevo mai messo in dubbio che potesse disgregarsi del tutto e, al contempo, che potesse evolvere in qualcos'altro. Forse perché prima ero troppo piccolo.
Eppure, da quando eravamo arrivati nel villaggio, c'erano stati vari campanelli d'allarme, che la mia mente rifiutava, ma il mio corpo assorbiva.
Non riuscii a riposare anche perché avevo lui al mio fianco. È sempre stato bellissimo, ma mentre dormiva, aveva un qualcosa in più.
Cercai di osservarlo, il più possibile, con attenzione, per poterlo fotografare mentalmente. Volevo captare ogni dettaglio del suo volto completamente rilassato, per vederlo durante l'inverno se avessi chiuso gli occhi.
Il giorno seguente ritornammo in spiaggia.
Dopo dieci minuti mi addormentai sul lettino, recuperando qualche ora di sonno.
Aprii gli occhi, e mi arrabbiai con me stesso per averlo fatto. Vidi, in riva al mare, Enea e Marta baciarsi.
La gelosia mi stava divorando.
Provai qualcosa che non avevo mai sentito, ribollire dentro al cuore, alla pancia e alla testa.
Ogni secondo diventava più potente.
Poco dopo Enea tornò da me.
"Buongiornissimo" disse sorridendo.
Mi bastò questo, guardare il suo volto felice, per sentirmi meglio.
Assurdo che, la persona che mi provocava quel dolore, a causa della gelosia, era anche l'unica a poterla alleviare.
Come citano diversi libri, veleno e antidoto contemporaneamente.
Senza alcun motivo apparente, cominciai a torturarmi.
"Lei è bellissima, hai fatto bene"
Enea storse il naso "ho solo perso una scommessa"
"Però hai guadagnato il tuo primo bacio"
"È sopravvalutato, sai?"
No, non lo sapevo.
Mi resi conto che lo avrei voluto scoprire con lui.
Mi sentii sempre più confuso.
Anche quella notte la passai in bianco.
Avevo l'immagine delle labbra di Enea su quella ragazza. La ripercorrevo milioni di volte. Ancora e ancora.
Mi rigirai nel letto troppe volte.
"Samu che succede?"
Mi ero agitato troppo, l'avevo svegliato, avrei dovuto inventare qualcosa.
"Che scuola superiore vuoi fare?" fu la prima cosa che mi venne in mente
"Le domande delle tre del mattino"
"Pensi che saremo divisi di nuovo?"
"Non lo so, ma andrà bene, ti fidi?"
Quelle parole. Finalmente riuscii a riaddormentarmi.