Caro diario, 
la scintilla era ormai scoppiata nell'arco di quei pochi giorni di vacanza, ma rimasi in silenzio.
Tenere la bocca chiusa, per me, era una protezione.
Non poteva piacermi qualcuno del mio stesso sesso, non poteva piacermi Enea.
Nel mio inconscio era già chiaro tutto. 
Mi stavo innamorando.
Ma non avevo intenzione di ammetterlo e verbalizzarlo.

Questo, inevitabilmente, mi portò a comportarmi in maniera strana.
Avevo anche paura che Enea se ne accorgesse, o peggio, che ribaciasse qualche ragazza.


"Stasera discoteca!" proclamò lui
"Ci sto"
Non eravamo mai andati a ballare insieme.

Arrivammo all'entrata del locale e, ovviamente, arrivò anche Marta.
Tra tutti gli esseri viventi del villaggio, proprio a noi si era attaccata? Anzi, proprio ad Enea?
"Ho degli amici maggiorenni, vi possono prendere da bere"
"Che ne dici Samu?" mi chiese lui 
Avevamo assaggiato birra e vino, ma mai superalcolici. 
"Mh ok" 

Una volta dentro mi sentii spaesato.
Luci ad intermittenza, musica a tutto volume, ragazzini ubriachi ovunque e lingue attorcigliate. 
Tuttavia, questa confusione esterna, placò la mia interna. Mi sciolsi un po' e incominciammo a ballare.

Marta fece ordinare, per noi, dei drink.
A me giró subito la testa, ma ero abbastanza lucido da notare lo sguardo fisso della ragazza su Enea. 
Non potevo biasimarla, ma potevo odiarla.
Aveva senso? No, razionalmente, lo capivo.

Dopo poco riuscimmo a comprarci anche degli shottini. Cominciai a barcollare e sbiascicare.
"Io voglio ribaciarlo, ma lui guarda solo te, non è che ti puoi allontanare?" mi chiese Marta.
Sarei dovuto restare calmo. Sarei dovuto essere un buon amico e andare via.
Ma l'alcol prese il sopravvento.
"No cazzo"

Per la seconda volta, trascinai via Enea, che, fortunatamente, non aveva sentito la conversazione. 
Arrivammo alla spiaggia, non so come, non so perché.
"Samu sono proprio fuori" disse appoggiandosi a me.
Due secondi dopo cademmo per terra.
"Lo sono anch'io, come hai visto"
Scoppiammo a ridere, ma non ci alzammo dalla sabbia.
Eravamo brilli e felici con le stelle e la luna sopra di noi come unica fonte di luce.

"Mi stai torturando, dimmi cos'hai per davvero" ruppe così il silenzio.
"Niente, è tutto ok" cercai di essere il miglior attore possibile.

Cosa avrei dovuto dirgli? 
"Ehi guarda, ho capito in pochi giorni che sono gay e che per me tu sei più di un amico, più di quel nostro 'tutto'."
Mi sembrava decisamente troppo, per me e per lui.

Enea cominciò a sparare motivazioni, più o meno plausibili.
"È perché lascio la stanza sempre in disordine?"
"No"
"È perché ti sei reso conto di voler stare solo con la tua famiglia"
"Decisamente no"
"È perché improvvisamente ti sto antipatico?"
"Impossibile"
Silenzio.
Una stella cadente.
"Oddio l'hai vista?" mi chiese
"Si bellissima"
"Esprimi un desiderio"
'Baciami' pensai, "Non mi viene niente" dissi
"Anche al buio capisco che menti. Mi vuoi far diventare pazzo?"
"Smettila di preoccuparti!" urlai, quasi arrabbiato.

Non gli avevo mai risposto in quel modo, sarà stato l'alcol, l'essermi sentito alle strette o il dover mantere un segreto a lui. 

Silenzio.
Un'altra stella cadente.
"Scusa. Esprimi un desiderio" sussurrai 
"Spero che tu possa liberarti dal tuo peso"
Mi girai verso di lui, con gli occhi lucidi.
"Enea..."
"Samu sei parte di me, sento le tue emozioni, è normale che mi preoccupi"
"Scusa" ero seriamente in difficoltà, il cuore in gola e la voglia pungente di baciarlo.

Bisognerebbe inventare un nome ogni volta che si prova qualcosa.
È riduttivo usare sempre gli stessi aggettivi o le stesse parole.
Non basterebbe un intero dizionario per esprime le emozioni contrastanti di quella sera.
Bellezza, fragilità, dolore, cura. Insieme.