Caro diario,
nei giorni a seguire, Enea non aprì più l'argomento trattato durante la serata in spiaggia.
Tirai un sospiro di sollievo.
Marta non si avvicinò più a noi.
Tirai un sospiro di sollievo ancora più forte.
"Ragazzi altre ventiquattro ore nel villaggio e poi si torna a casa, divertitevi!" disse mio padre.
Io ed Enea decidemmo di andare in piscina.
Per un paio di ore, fu un pomeriggio rilassante e piacevole, poi tutto diventò surreale.
"Samu stanno per chiudere"
"Di già?"
"Nascondiamoci!"
Non feci in tempo a metabolizzare le sue parole che lui cominciò a correre.
Logicamente, lo seguii.
Dopo esserci accucciati dietro a dei lettini, aspettammo che il controllore bloccasse l'entrata.
Il nostro non era un ottimo nascondiglio, ma fortunatamente, a chiudere la piscina, era un ragazzo troppo occupato a parlare al telefono con la fidanzata, per poter osservare attentamente la situazione.
Sghignazzammo entrambi, uscendo allo scoperto.
"Tuffiamoci!" dissi
"Magari dopo Samu"
"E cosa stiamo a fare qui?"
"Per baciarci"
Il mio cuore stava per esplodere, non so come, non ho urlato. Talmente sconvolto che le mie grida si bloccavano in gola.
Ho sgranato gli occhi, sentivo i muscoli come congelati. Ho addirittura pensato fosse un sogno. E invece no.
Fu reale, vero, tangibile.
Mi baciò. Delicato, attento e dolce.
Pensai che fosse arrivato il nostro momento.
Ma la magia scomparve presto.
"Ti ho tolto il peso" affermò
"Come?" risposi, ancora sotto shock
"A infastidirti era il fatto che, io ho dato il mio primo bacio, mentre tu no.
Sai, di solito, facciamo tutto insieme.
L'ho capito finalmente, giusto?"
'No' pensai, "Si" dissi.
Credevo che quel bacio potesse significare altro, mi ero illuso, anche se per pochi istanti.
È inspiegabile come il proprio mondo di convinzioni e supposizioni possa crollare in un secondo, solo con una frase.
Vuoto, ecco come mi sentii. Spento.
Come se non bastasse, Enea aggiunse
"Mi ero abituato a dormire vicino a te, sarà strano tornare a casa"
Io volevo morire, sotterrarmi e non svegliarmi mai più. "Vero" risposi.
Segnali contrastanti.
Un bacio, ma solo per essere pari.
Una dichiarazione del genere, ma fatta in amicizia.
Enea cambiò discorso, grazie a dio, altrimenti, sarei svenuto da un momento all'altro.
"Forse dovremmo andare allo scientifico"
"Io? Non durerei una settimana"
"Dai Samu, ti aiuterei io, lo sai."
"Ci penserò, ma non credo di esserne in grado"
"Andrà bene, ti fidi?"
Mi fidavo. Volevo stare con lui, stessa scuola e aula, eppure, la parte di me razionale capiva quanto fosse impossibile. Facevo schifo in matematica.
Bisogna però ricordare che la lucidità, affianco ad Enea, diminuiva sempre di più.
Ci tuffammo in acqua e poi, di corsa, corremmo verso casa.
I miei genitori ci tenevano che noi tornassimo per cena.
Sognai il nostro bacio innumerevoli volte, ma almeno riuscii a dormire.
Sollievo nel toccare le sue labbra, ma oblio nel sentirne la motivazione. Straziante.
Il viaggio di ritorno lo passai ad osservare Enea dormire.
Ragionai su quanto fossimo cresciuti e maturati insieme e su quanto la vita dell'uno dipendesse dall'altro.
'Tutto'. Noi.
Perché rovinarlo?
Mi sarei dovuto far passare qualsiasi sentimento che andasse al di sopra dell'amicizia, per quanto difficile e doloroso.
Supplicai l'universo di svegliarmi l'indomani senza questo amore che cresceva dentro di me.
Ne avevo paura, per quanto ne fossi attratto.