Non appena udì la prima nota della canzone di Ara Sky, Vanessa Melinda corse a spegnere la radio. Ne aveva abbastanza. Se avesse continuato a udire quella voce gracchiante o a dover cantare quella canzone in pubblico, probabilmente si sarebbe recata alla ricerca del presunto killer di celebrità senza talento di cui si vaneggiava sempre più spesso e l’avrebbe pregato di stroncare la sua vita una volta per tutte.
«Questa situazione sta diventando esasperante» mormorò, rassegnata, affacciandosi alla finestra e accertandosi che nessuna piramide fosse stata edificata nel cortile.
Il suo compagno, Anubi Ramses Roberts, le si avvicinò.
«Guarda al lato positivo: il mio libro sta facendo incassi record, quindi potremmo permetterci presto di pagare documenti falsi e iniziare una nuova vita in Messico.»
Vanessa scosse la testa.
«Niente nuova vita in Messico. Ne ho abbastanza delle civiltà precolombiane.»
«Anch’io, e in effetti credo sia giunto il momento di passare ad altri argomenti» ammise Anubi. «Da quando ti ho conosciuta e mi hai rivelato che non sei l’Ara Sky originale ho capito che c’è molto di più delle popolazioni antiche. Lasciamo i misteri del passato nel passato e preoccupiamoci di quelli del presente. Per esempio, potremmo scoprire che chi c’è dietro a tutto questo e realizzarci un servizio televisivo. Ti citerei nei credits, ovviamente.»
«No, Anubi, non c’è niente che possiamo fare. Mi stupisce che, proprio tu che sei imparentato alla lontana con un agente di Scotland Yard degli anni ‘50, non sappia come funzionano le cose. Non si può esporre alla televisione la soluzione di un caso di omicidio plurimo. Bisogna per forza radunare tutti i sospettati in una stanza e poi iniziare un monologo della durata di minimo venti pagine.»
«Quali sospettati? Non abbiamo sospettati. Non sappiamo nemmeno da dove iniziare... e mi rifiuto di dare la colpa agli extraterrestri. Li ho accusati di talmente tanti misfatti, negli ultimi anni di “Non cielo dikono” tanto che, se sbarcassero sulla Terra, sarei il primo che verrebbero a cercare. Forse, comunque, hai ragione tu. Non c’è niente che possiamo fare, solo sforzarci di fare una vita normale e di dimenticarci di rettiliani e quant’altro.»
Vanessa sbuffò.
«Ti sembra facile fare una vita normale? Non sei tu quello che deve fare il cantante trap. Non sei tu quello che deve stare in biancheria brutta e paraorecchie in nome di qualche messaggio sociale meno credibile di una banconota da tre euro. Non avrei dovuto accettare di diventare la nuova Ara Sky. C’era un posto disponibile al negozio di frutta e verdura in cui un tempo lavorava Silvana Caselli. Se solo avessi accettato quella proposta di lavoro...»
«Non ci saremmo mai conosciuti, però» replicò Anubi.
«Hai ragione, ma non sei forse tu stesso un grande sostenitore dell’esistenza del destino? Anche se il tuo libro di seicentotrentacinque pagine in proposito adesso viene prodotto soltanto in edizione economica e venduto a quarantotto euro invece che ottantadue, non puoi avere cambiato idea. Anzi, dovresti aggiungere un capitolo o due e farlo pubblicare in una nuova edizione revisionata. Il prezzo potrebbe incrementare fino a centoquindici euro o giù di lì. Andrebbe a ruba, sarebbe il migliore best seller delle edicole italiane.»
Quelle parole fecero sì che Anubi assumesse un’aria sognante, molto simile a quella che un tempo Vanessa aveva quando guardava, a intervalli regolari, almeno settantaquattro volte al giorno, le pagine social della sua influencer preferita. Chantal Barone aveva appena ventiquattro anni, ma era già in possesso di un ingente patrimonio. Del resto si era sempre distinta per avere un ruolo molto importante nella società. All’età di appena diciotto anni era diventata famosissima per un video di primo piano da lei pubblicato, nel quale spiegava come l’applicare correttamente il mascara. Ne era seguita una lunga serie e, anche se nessun video aveva avuto un’utilità paragonabile a quel tutorial di primo piano, Chantal era rimasta nel cuore di tutti i suoi follower che, incrementati a dismisura, la portavano ancora su un piedistallo, nonostante la grande concorrenza.
Vanessa aveva trascorso giornate intere commuovendosi, nell’udire Chantal parlare di quanto fosse soddisfatta di avere fatto così tanto successo nonostante fosse solo una ragazza semplice, acqua e sapone e di aspetto assolutamente nella media, ma affermava di essere ancora timorosa per via della propria apparenza. Tante volte aveva cercato di rincuorarla scrivendole messaggi in cui affermava “ma no, cosa dici? Sei beliximahhhh e vorrei tanto anch’io essere come te”, nella speranza di ricevere un like. Aveva fatto millemila edit su Chantal Barone, scaricando quattro applicazioni diverse per lo scopo. Aveva aperto diverse fanpage dedicate all’influencer, a volte illudendosi di un follow. Invece non era mai arrivato niente, tanto che Vanessa aveva a lungo creduto che la povera Chantal non interagisse con i suoi “chantalini” perché moralmente distrutta dal sentirsi una ragazza poco attraente.
L’aveva sostenuta ed era stata felicissima quando Chantal aveva trovato la forza di posare in topless, sostenendo che, portando solo una quinta, si sentiva molto in imbarazzo per le piccole dimensioni. Il suo fanbase era incrementato a dismisura, senza neanche avere bisogno di pagare dei bot. Di punto in bianco, la Barone era diventata una delle donne più ricche d’Italia e il fatto che, dopo un tale successo, avesse continuato a piagnucolare e lamentarsi esattamente come prima, non aveva fatto altro che contribuire alla sua causa.
Vanessa l’aveva amata pazzamente e considerata un modello da imitare. Aveva avuto la fortuna di incontrarla nel bagno di uno studio televisivo. Chantal spiccava nella sua semplicità. Indossava uno sfarzoso abito da sera con lo strascico e aveva i lunghi capelli neri raccolti in uno chignon trattenuto da un fermaglio pieno di piccoli brillanti. Aveva un’aria melanconica, esattamente l’aria di chi ha tutto, ma è insoddisfatta del proprio seno.
Aveva guardato Vanessa a lungo, la quale si era sentita tutta bagnata nonostante fosse sempre stata attratta solo da uomini con l’aria da nerd e mai da donne strafighe, poi si era abbassata l’abito, sotto al quale non indossava nulla. Poi le aveva chiesto: «Ti piacciono le mie tette? Personalmente le trovo bellissime e l’idea di sbatterle in tutte le salse sui miei social è stata ottima. Però, devo ammetterlo, la tua propaganda secondo cui è la tua nudità a dare diritti alle donne, è di gran lunga superiore alla bellezza del mio seno. Vorrei avere avuto un’idea simile io, ammetto che ti invidio. Posso prenderla in prestito? Dopotutto tu stai in biancheria, non in topless. La mia nudità è molto superiore alla tua.»
Soltanto in quel momento Vanessa aveva realizzato che la sua idola, Chantal Barone, altro non era che una millantatrice, esattamente tanto quanto la prima Ara Sky e quanto lo stava diventando lei stessa. I suoi ideali si erano frantumati in un istante si sarebbe senz’altro perduta se non avesse incontrato per la prima volta in quel momento Anubi Ramses Roberts. Aveva fatto irruzione nell’antibagno, cogliendo sul fatto Chantal a seno nudo. Mortificato, aveva esclamato: «Scusate, signorine, non pensavo che questo fosse il bagno! Ero sicuro di avere visto entrare qui dentro uno strano individuo che nascondeva un paio di antenne sotto una bombetta!»
Era scappato via a gambe levate, coprendosi gli occhi con le mani, lasciando Vanessa del tutto spiazzata. Non doveva essere spiazzata, tuttavia, Chantal Barone, che solo pochi giorni più tardi aveva posato in nudo integrale, indossando un cerchietto con in cima delle antenne, e tenendo una bombetta a coprirle le parti intime, neanche interamente. L’intero mondo aveva scoperto, quindi, che Chantal non si radeva integralmente le parti intime, ma aveva una lieve peluria castana, in contrasto con i capelli corvini, che di recente aveva tagliato a caschetto con undercut.
Nemmeno Vanessa si radeva integralmente le parti intime, ma era l’unica a saperlo dato che, fino a quel momento, non era mai stata presa in considerazione da un uomo. Tuttavia quella situazione era stata soltanto temporanea, dal momento che aveva fatto colpo su Anubi. Si erano rivisti più tardi, quella sera, e Roberts le aveva chiesto di uscire insieme e aveva conosciuto la peluria delle sue parti intime già al primo appuntamento. Da allora facevano coppia fissa e passavano giornate intere a dibattere di alieni e antichi Egizi. Si concedevano, tuttavia, qualche momento di svago, ma non amavano molto i programmi di consigli relativi all’abbigliamento.
«Ti prego, cambia canale» lo pregò Vanessa, quel pomeriggio di giugno, quando Anubi accese televisore e si ritrovarono a tu per tu con una nuova Silvana Caselli ancora più tamarra di quella precedente.
Anubi azionò il telecomando. Si ritrovarono per un attimo a fissare i capelli neri tagliati a caschetto con undercut di Brunella Lucenti che conduceva il pre-gara del Gran Premio di Spagna. Stava vaneggiando come al solito e, tanto per cambiare, dando l’idea di non avere la benché minima conoscenza dell’argomento di cui stava parlando. Fu allora che la vita di Anubi cambiò. Aveva formulato tante teorie campate in aria che avevano contribuito soltanto ad aumentare le vendite dei suoi libri. Per la prima volta ne formulò una di buonsenso: «La Lucenti non sa fare niente, ha ottenuto il proprio lavoro solo perché gnocca e capace di mettersi in mostra, ma sostiene che sia stato per via delle proprie competenze. Sarà la prossima vittima del killer.»