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Autore: Ily18    22/09/2009    0 recensioni
Michael e Sara si ritrovano a vivere nello stesso quartiere e non solo, Michael scopre che Sara è la sua nuova vicina di casa di cui tanto aveva sentito parlare in giro.
Come andrà a finire?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ultimo capitolo. Buona lettura! :)





“Allora, dove vuoi che corra?” Le chiese l’omone seduto al volante, ma prima che Sara potesse rispondergli, le fece subito un’altra domanda. “Ti dispiace se ti do del tu? Non sono mai stato bravo con le formalità.” Stava iniziando a parlare troppo e a perdere tempo e questo a Sara non piaceva. Aveva una fretta assurda di arrivare all’aeroporto in tempo e non poteva permettersi il lusso di restare lì a fare discorsi inutili.

“Certo. Ora però ti prego, partiamo.” Si girò ad osservarlo, guardandolo negli occhi e sperando che lui ci vedesse la disperazione che provava in quel momento.
Quell’uomo sarebbe stato la sua rovina o la sua fortuna.

“Certo. Dove andiamo così di fretta?” Disse girando la chiave e facendo prendere vita al motore che iniziò a rombare.

“O’Hare International.” Disse Sara risoluta, allacciando la cintura e reggendosi forte. “E abbiamo dannatamente fretta.”

L’uomo scrollò le spalle e diede subito gas, partendo velocemente e facendo un rumore irritante con le ruote della macchina. Sara vide un sorriso di compiacimento sul suo viso e un minimo di pentimento bussò alla porta della sua coscienza.
Le avevano insegnato fin da piccola ad andarci piano con gli sconosciuti, soprattutto a non salire in macchina con loro e ora che stava sperimentando un giro in macchina con questo ragazzo appena conosciuto, il perché di quelle parole le sembrava così chiaro.

‘L’ultima volta che hai accettato l’aiuto di uno sconosciuto ti è andata bene però…’ Disse la vocina, che questa volta sembrava dalla sua parte. Sara gliene fu grata e una nuova ondata di fiducia la aiutò a vedere tutto più chiaramente.
Sarebbe riuscita ad arrivare in tempo all’aeroporto e sarebbe riuscita a convincere Michael a ripensarci. Per quanto egoista fosse, gli avrebbe chiesto di rinunciare a New York per lei.

“Allora,” disse il ragazzo, risvegliandola dai suoi pensieri, “cosa andiamo a fare all’O’Hare?” Chiese curioso. “Non vorrai scappare via con me.” Sorrise, mentre aumentava di poco la velocità. “Dammi ancora qualche giorno per conoscerti, e sono sicuro che potrei cambiare idea.”

Sara sorrise, era grata a questo ragazzo che la stava aiutando senza alcun motivo. Dopotutto, cosa ci guadagnava lui in tutto questo? Niente.

“Beh, a dire il vero spero proprio che nessuno oggi parta.” Vide il ragazzo guardarla brevemente confuso, prima di rimettere gli occhi sulla strada e accelerare ancora un po’.

“Sai che sei davvero criptica?” Disse sorridendo. “Il tuo cambiamento che non c’è più.” Disse citando la frase di Sara di qualche minuto prima. “Impedire che qualcuno parta.” Ripeté la sua ultima frase. “Potrei pensare che A: sei una terrorista.” Sara rise, senza però rilassarsi completamente. “O B: che hai perso qualcosa di veramente importante.” Questa volta il tono del ragazzo si fece più serio e il sorriso sul viso di Sara sparì completamente, lasciando spazio ad un espressione triste e seria.

Non aveva idea di quanto vicino fosse andato alla verità.

Ma c’era ancora una possibilità che niente fosse perduto del tutto. C’era ancora il tempo dalla sua parte – ‘più o meno.’ Pensò, lanciando un’occhiata veloce all’orologio e notando che erano già le 22:10.

“E per quanto strano possa suonare,” il ragazzo riprese a parlare, finendo il suo discorso, “spero tanto per te che sia l’opzione A.” Sara sorrise leggermente, abbassando lo sguardo sulle sue mani che tenevano ancora stretto l’ultimo origami che Michael le aveva mandato.

“Quello cos’è?” Chiese curioso.

Sara trasalì e infilò subito in tasca il suo origami, quasi irritata che quel ragazzo l’avesse visto. “Uhm, niente.” Rispose, pensando ad una risposta un po’ meno acida. “Beh, è un regalo.”

Vide il ragazzo annuire in silenzio, senza mai togliere gli occhi dalla strada. “Capisco. Dev’essere speciale, visto quanto ci tieni e ne sei gelosa.” Lo vide sorridere, mentre si fermava ad uno stop. Sara sapeva che si riferiva al fatto che non appena lui l’avesse nominato, lei l’aveva subito messo in tasca.

“Uhm, quanto siamo lontani dall’aeroporto?” Gli chiese, cambiando argomento.

“Beh, ad occhio e croce direi ancora 20 minuti buoni.” Spiegò, ripartendo. “A che ora è l’aereo della persona che stiamo andando a fermare?” Sara socchiuse gli occhi e lo fissò. Se non ricordava male, non aveva mai detto chiaramente che stava andando lì per fermare qualcuno. ‘Perspicace il ragazzo!’ Pensò la vocina e Sara non poté fare a meno di darle ragione.

Improvvisamente, sbiancò nel realizzare quello che prima non aveva processato. Se ci avessero veramente impiegato 20 minuti, l’aereo di Michael sarebbe già partito quando loro sarebbero arrivati lì. “22:30.” Si limitò a rispondere, ormai senza speranza.

“Allora direi che è il caso di reggersi forte e di usare una scorciatoia.”

Prima che Sara se ne potesse rendere conto, il ragazzo fece una sterzata brusca, entrando in una stradina secondaria ed accelerando sempre di più.

Ormai nessuno dei due parlava e Sara riusciva a notare solo la concentrazione nella guida del ragazzo, che curva dopo curva, e stradina dopo stradina, sembrava rosicchiare minuti vitali per lei.

“Riesco a vederlo.” Disse Sara notando in lontananza le luci che provenivano dall’aeroporto.

“Già.” Si limitò a risponderle, entrando in una nuova stradina che Sara non aveva mai visto prima.

Per quanto questo ragazzo stesse facendo il possibile per lei, una persona le venne in mente. Quanto avrebbe voluto avere Katie al suo fianco in questo momento. Aveva sempre pensato che se avesse dovuto fare una corsa contro il tempo per impedire a qualcuno di partire, lei sarebbe stata al suo fianco. Invece, tutto questo stava succedendo con un ragazzo mai visto.

“Non mi hai nemmeno detto il tuo nome.” Il ragazzo le chiese improvvisamente, senza mai staccare gli occhi dall’asfalto di fronte a lui.

“Sara.” Rispose semplicemente, reggendosi un po’ più forte dopo un’accelerata improvvisa della macchina.

“D’accordo Sara, tra qualche minuto saremo lì, ok?” Sara annuì, mentre al solo pensiero di essere arrivata in tempo, il cuore prese a batterle sempre più forte. “Una volta lì, c’è solo una cosa che devi fare, se vuoi fermare questa persona.” Sara corrugò la fronte confusa, senza però interrompere il ragazzo. “Corri.” Le sorrise, frenando bruscamente la macchina di fronte all’entrata principale dell’aeroporto.

Sara scosse la testa confusa, rendendosi conto che erano arrivati in tempo.
Slacciò il più velocemente possibile la cintura e aprendo lo sportello esitò un momento. “Non ho neanche idea di quale sia il tuo nome, di come possa ringraziarti, di -”

Il ragazzo la interruppe. “Oh tranquilla Sara, ho la strana sensazione che ci rivedremo presto.” Le sorrise, convinto delle parole che aveva appena detto.
Chiuse lo sportello della macchina, senza pensarci su più di tanto e si precipitò dentro l’aeroporto.

Lanciò un’occhiata veloce alle lancette del grande orologio che stava appeso sulla parete. ’22:20’ aveva ancora 10 minuti per trovare l’uscita per il volo e soprattutto per trovare Michael.

Sara si precipitò ad osservare la lista di voli presente sul tabellone, aspettando ansiosa che venisse mostrato il Gate da cui sarebbe partito il volo di Michael. “Andiamo, andiamo!” Disse irritata, proprio quando sullo schermo apparve l’informazione che serviva a lei. “Gate 18!” Esclamò e subito iniziò a correre freneticamente alla ricerca del gate, evitando le centinaia di persone che camminavano nella direzione opposta alla sua.

Trovò una specie di mappa dell’aeroporto che indicava ogni singola uscita presente.
Cercando quella che interessava a lei, tirò un sospiro di sollievo nel notare che il gate 18 si trovava a pochi metri da lei.

Prese a correre il più veloce che poteva, dirigendosi verso la barriera che era ovviamente colma di gente. Sapeva che di lì non si passava se non si aveva un biglietto, per cui si diresse alla biglietteria che fortunatamente era deserta e chiese velocemente un biglietto per New York.

La ragazza incaricata dei biglietti, fu sorprendentemente veloce e Sara corse via, dimenticandosi lì il portafoglio e i suoi documenti. Sentì la voce della ragazza richiamarla, chiederle di tornare indietro, ma Sara pensò che sarebbe sempre potuta tornare a ritirarli più tardi.

Corse nuovamente verso la barriera, superando le persone di fronte a lei, che le imprecavano contro, e chiedendo scusa.

“Signorina, c’è una fila da rispettare.” La ammonì il poliziotto incaricato di far passare le persone sotto il metal detector.

“Ha ragione,” rispose Sara ormai senza fiato, “ma la prego, è urgente.” Gli porse il biglietto e passò sotto il metal detector che ovviamente prese a suonare.

“Signorina, torni indietro e i suoi documenti, per favore.” Disse severo il poliziotto.

Sara chiuse gli occhi, poggiando le mani sui fianchi e piegando la testa in avanti.
Non poteva permettersi di perdere tempo e c’era solo una cosa che doveva fare, anche se questa l’avrebbe cacciata in un mare di guai.
Ripensò alle parole del ragazzo che l’aveva portata fin lì: ‘c’è solo una cosa che devi fare, se vuoi fermare questa persona. Corri.’

Seguendo quelle parole, prese a correre, lasciando di stucco il poliziotto ed ogni singola persona che aspettava il suo turno per passare sotto il metal detector.

Corse più veloce che poteva, anche se ormai era senza fiato. Sentì il poliziotto dietro di lei dare l’annuncio ai colleghi di fermare una squilibrata senza documenti, né bagagli che si dirigeva all’uscita 18, ma a Sara non importò nulla. Avrebbero potuto farle qualsiasi cosa una volta che fosse riuscita a fermare Michael.

Percorse il lungo corridoio che portava all’uscita 18 nel giro di qualche secondo e si fermò, quasi congelata, quando lo trovò deserto.
Si guardò lentamente a destra e a sinistra, cercando quel volto familiare che aveva desiderato tanto vedere.

Non trovandolo, lo sconforto ebbe la meglio su di lei e le gambe le cedettero, facendola cadere al suolo. Seduta sulle ginocchia, fissava il vuoto di fronte a lei e per un breve istante sentì delle voci che parlavano di lei e che decidevano di lasciarla lì, in quella posizione.

Era stata talmente disperata e talmente concentrata nella corsa, che aveva scordato di  controllare minuto per minuto il suo orologio, per tenersi aggiornata con l’orario.

‘Ero così vicino.’ Si disse, trovando la forza per alzarsi.

Si sedette disperata su una delle sedie blu dell’aeroporto nei pressi dell’uscita del volo che Michael aveva ormai preso.
Guardò fuori dai grandi finestroni, vedendo un aereo appena decollato e fu sicura che Michael era lì su.

Cascate di lacrime inarrestabili iniziarono a rigarle il viso e lei non fece nulla per fermarle.
Si coprì il viso con le mani e portò tutto il peso del corpo in avanti, poggiando le braccia sulle cosce e lasciandosi andare a quel pianto liberatorio che sperava l’avrebbe aiutata a diminuire il dolore per quella perdita.

Se solo fosse stata meno testarda, meno orgogliosa, forse Michael sarebbe stato lì di fianco a lei in quel momento. O forse sarebbero stati a casa insieme, scherzando su come sarebbe stato romantico se lei l’avesse inseguito fino all’aeroporto per fermarlo.

Odiava i se e ora l’avrebbero accompagnata per sempre per il resto della sua vita.
Questa era la punizione che si meritava per aver agito come aveva agito.

Improvvisamente, una mano le si poggiò sulla spalla e Sara alzò subito lo sguardo per vedere chi era così insensibile da disturbare quel suo momento così privato.

“Serve aiuto, signorina?” Le chiese l’inserviente di fronte a lei e Sara per un momento pensò di scrollarsi quella mano di dosso e versare tutta la rabbia e la frustrazione che sentiva in quel momento, su quel povero signore che non aveva fatto nulla di male.

“No.” Disse scuotendo la testa e tirando un po’ su col naso. “Grazie.” Aggiunse, rendendosi conto di essere stata troppo sgarbata.

L’uomo di fronte a lei le sorrise e si diresse verso i bagni per finire le sue pulizie.

Quando la visuale di fronte a lei fu libera, quello che vide le tolse il respiro.

“Michael?” Sussurrò all’uomo che la fissava immobile a distanza di qualche metro, le valige poggiate a terra.

Non sapeva se quello fosse uno scherzò della sua mente o se l’uomo che la fissava senza mai spostare lo sguardo, era lo stesso uomo che lei aveva voluto disperatamente rivedere per impedirgli di partire.

Anche se stava a qualche metro da lui, Sara poteva notare come i lineamenti del viso di Michael fossero meno vivaci del solito.
Anche da lontano si poteva notare come la sua barba fosse incolta e le occhiaie gli cerchiassero gli occhi, quasi non fosse riuscito a dormire bene nell’ultimo periodo.

“Michael!” Senza pensarci due volte, si alzò velocemente dalla sedia su cui sedeva e si precipitò di corsa verso di lui, saltandogli addosso non appena si ritrovò alla distanza giusta.

Senza esitare, Michael la strinse a sua volta. Sara non aveva dimenticato il calore che il suo corpo emanava quando la stringeva forte a sé e la sensazione di sentirsi le sue forti braccia intorno alla vita le toglievano il respiro come succedeva sempre.

Istintivamente portò le gambe a cingere la vita di Michael, quasi volesse impedirgli di lasciarla nuovamente, stringendo la presa il più possibile per averlo ancora più vicino.

“Che ci fai qui, Tancredi?” Le chiese e Sara dovette spostare di poco il viso per vedere quel sorriso magnifico illuminargli nuovamente il viso.
 
“Sono venuta a fermarti.” Rispose semplicemente, senza mai spostare lo sguardo dai suoi occhi blu che qualche secondo prima le sembravano così spenti, e che ora brillavano come li aveva visti l’ultima volta. “Tu piuttosto, che ci fai qui?!” Gli chiese, ricordandosi che l’orario di partenza del suo aereo era passato già da un bel po’.

“Un ritardo.” Si limitò a risponderle, ma Sara notò uno strano sorriso sulle sue labbra e sapeva che c’era qualcosa sotto.

“Bugiardo.” Gli rispose, serrando leggermente gli occhi per intimorirlo, ma fallendo miseramente a causa del grande sorriso che aveva sulle labbra.
Era da tanto che non sorrideva così, che non si sentiva così completa.

Sara abbassò lo sguardo per un secondo, pensando a quella domanda che doveva fargli, ma la cui risposta la spaventava a morte. “Allora, prenderai il prossimo aereo o…”

“Tutto quello di cui ho bisogno, è qui a Chicago.” Si limitò a risponderle e Sara sentì il cuore prendere a battere all’impazzata; le farfalle che per tutti questi giorni erano rimaste assopite nel suo stomaco, presero improvvisamente vita.

Non poté evitare di sorridergli, un sorriso che non esprimeva al meglio tutte i sentimenti positivi che provava in quel momento. Strinse le braccia dietro il suo collo, costringendolo più vicino a lei. “Detto questo, penso che ora tu possa baciarmi, Scofield.” Gli sorrise maliziosa, chinando leggermente la testa di lato, in attesa che lui obbedisse al suo ordine.

Michael non se lo fece ripetere due volte e subito si sporse verso di lei, catturando le sue labbra, come aveva desiderato fare ogni singolo giorno da quando avevano avuto quella discussione.

Il bacio inizialmente dolce e lento, aumentò sempre più il ritmo, fino a diventare un bacio passionale, di quelli che mostravano tutto il bisogno disperato che avevano l’uno dell’altra.

Rimasero per un tempo infinito lì, l’uno delle braccia dell’altro, sentendo l’uno il calore dell’altro, che ad entrambi era mancato così tanto negli ultimi giorni.

In quel momento, non importava più chi avesse ragione o chi avesse torto, in quel momento importava solo che loro due fossero nuovamente insieme.





A/N: Il prossimo sarà l'epilogo che concluderà una volta per tutte la storia :) Al prossimo e ultimo aggiornamento :)
   
 
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