» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
» Prompt: 2 ottobre Gloria/ alloro
La fragilità
Non era per la gloria che Sauron, o per meglio dire Annatar, aveva ordito quell’ingegnosa menzogna, quel camuffamento per convincere Celembrimbor, signore dell’Eregion e, più grande fabbro elfico, a costruire quegli anelli: gioielli potenti che avevano salvato il grande albero e con esso tutta l’antica razza elfica della Terra di Mezzo, anelli che erano serviti ai nani di Khazad Dum di ritrovare la luce solare. Non era per gloria no, ma per un fine, un fine più alto, ma che nella sua più cupa oscurità poteva essere compreso e dipanato solo da Sauron stesso.
Annatar, che era stato Halbrand e ancora prima Sauron, presentandosi come il “signore dei doni”, covava vendetta, vendetta e risentimento.
Celebrimbor non era stato capace, pur con tutta la sua ingegnosità e intelligenza di scorgere il male, l’oscurità nello sguardo mascherata da modi gentili e lunghi capelli dorati.
Eppure, eppure qualcosa aveva scorto, il suo animo aveva avvertito una vibrazione sinistra, un’energia brutale, ma il potente fabbro dell’Eregion aveva scelto di ignorare tutto ciò, accecato dalla promessa di pace, di riconoscenza, ma soprattutto dalla gloria che gli avrebbero tributato tutte le genti della terra di mezzo, quando avrebbero saputo quale genere di manufatti meravigliosi e straordinari egli era stato capace di creare.
Celebrimbor, pur nella sua incrollabile fede ai propri principi e al suo alto re Gil Galad si era lasciato irretire dalle lusinghe, aveva bramato ciò che Sauron, sotto le spoglie dell’elfo Annatar gli offriva. Un messaggero dei Valar, lui si era descritto, e il signore dell’Eregion che avrebbe potuto scavare più a fondo si era semplicemente accontentato di quella rivelazione.
Celebrimbor avrebbe dovuto vedere il disegno macabro e perverso dietro la calma affettata di Annatar, avrebbe dovuto avvertire l’ombra di Sauron in quella sua gelida sicurezza, eppure il pensiero degli anelli e di esserne il “creatore” lo aveva accecato, e ora che si sa risvegliato dall’illusione, dallo schema, di Annatar, aveva il cuore a pezzi, le mani sporche di sangue, il suo, ma anche quello di Sauron che lui aveva contribuito a instillare nei nove, senza saperlo, e senza volerlo.
“Ogni grande impresa richiede sacrificio” aveva detto Annatar mostrando il palmo insanguinato di nero e Celebrimbor, vedendo lui e vedendo i suoi elfi cadere sotto gli attacchi dell’esercito di Adar, avrebbe voluto offrirsi in sacrificio pur di far tornare tutto com’era prima.
Si era spinto troppo in là, solo per un momento di gloria e adesso la tunica color dell’allora era macchiata della sua colpa e delle sue lacrime.
Il cuore di Celebrimbor, ferito e spaccato a metà, rallentò mentre tutto intorno infuriava il fuoco della battaglia, una che sarebbe stata ricordata come una delle più truci di tutto l’Eregion.
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