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Autore: purpleblow    22/09/2009    3 recensioni
Era sì felice di averlo incontrato nuovamente, ma preferiva fosse accaduto in circostanze diverse.
[Partecipa a clicheclash di LJ - prompt: #66. Ricordi d'infanzia]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Encounter, again.



Fu all'età di 20 anni che Mail Jeevas, meglio noto come Matt, entrò a far parte della mafia americana. Aveva dimostrato le sue capacità come hacker e cecchino, sapeva usare bene qualsiasi arma da fuoco e aveva attirato l'interesse del capo: Rodd, non appena si era messo in contatto con lui.
Matt aveva deciso di entrare nella banda al solo scopo di guadagnarsi da vivere facilmente. E qual era il miglior modo se non quello di farlo a discapito degli altri? Non era mai stato una brava persona e mai avrebbe voluto diventarlo.
Aveva vissuto un'infanzia difficile, durante la quale aveva perso i genitori prematuramente a seguito di una sparatoria avvenuta proprio nella sua abitazione, situata in uno dei quartieri più malfamati di Londra.

I coniugi Jeevas non erano una famiglia ricca, ma riuscivano a tirare avanti con il salario del loro modesti lavoro. James Jeevas faceva il manovale, mentre sua moglie Angelina aveva trovato impiego come barista part-time.
Il guadagno non era molto alto, ma riuscivano a cavarsela con l'affitto e le spese.
Fu quando la donna restò incinta che capirono di avere un difficile futuro davanti a loro, ma a loro non importava. Quel bambino era il frutto del loro amore e lo avrebbero cresciuto nonostante il basso reddito.
Mail Jeevas venne al mondo l'anno successivo: era un bellissimo bimbo dai capelli rossi e dagli occhi chiari, con un'espressione sempre gioiosa sul volto.
Man mano che cresceva le spese aumentavano, così James decise di cercare un secondo lavoro che gli avrebbe permesso di portare a casa più soldi.
Sapevano entrambi che il modo più semplice per guadagnare di più era la prostituzione ed Angelina era disposta a vendere il suo corpo pur di aiutare la famiglia con tutta se stessa, ma l'uomo glielo impedì.
Non voleva assolutamente che la sua bella moglie sopportasse tutto ciò, preferiva piuttosto tornare alla sera distrutto.
Col passare del tempo però, si rese conto di non riuscire più ad andare avanti, così insieme alla moglie decise di chiedere un prestito di denaro. Sapevano entrambi che era pericoloso trattare con gli strozzini, ma quello era l'unico modo per far crescere felice il piccolo Mail.
Inizialmente quell'opzione sembrò rivelarsi migliore di quello che pensavano, purtroppo però arrivò il momento di restituire i soldi e i guadagni di James non erano sufficienti.
Provarono a chiedere allo strozzino qualche giorno in più e parve funzionare. Peccato che non fosse davvero così.
La sera stessa, alcuni uomini fecero irruzione nel loro piccolo appartamento, distruggendo tutto quanto, comprese le vite dei coniugi Jeevas.
Il piccolo Mail aveva trovato riparo dentro l'armadio, si era nascosto impaurito da tutte quelle persone che non aveva mai visto e che non gli piacevano affatto. Aveva sentito gli spari, le urla e poi, all'improvviso più niente.
Un silenzio agghiacciante che gli metteva il terrore.
Aveva atteso un po' prima di uscire dal nascondiglio, ancora gli tremavano le gambe per la paura. Si fece coraggio aprendo lentamente le ante dell'armadio e facendo capolino.
La scena che gli si presentò davanti lo uccise dentro: suo padre era sdraiato in un angolo della stanza e non si muoveva, il suo corpo era coperto di sangue, mentre sua madre che ancora respirava a fatica era accasciata su di lui, avvolta da una profonda disperazione.
Il bambino allora si avvicinò alla donna, che non appena si accorse della sua presenza lo accarezzò debolmente per poi spirare davanti ai suoi occhi.
In quel giorno invernale, il piccolo Mail Jeevas era rimasto solo.
Non uscì mai dall'appartamento. Era rimasto lì in silenzio, stringendo il corpo immobile della madre fino a che non furono le autorità a separarlo definitamente da lei.
La polizia arrivò mezzora dopo l'omicidio -probabilmente richiamata dai vicini- e la prima cosa che fecero fu quella di allontanare Mail che fu immediatamente portato in ospedale per dei controlli.

Matt non avrebbe mai dimenticato gli eventi che lo avevano portato a condurre quella vita. Si era visto morire i genitori davanti agli occhi e per lui era stato un fortissimo trauma.
Per questo durante gli anni si era formato un carattere forte e alle volte cinico. Solitamente era un tipo allegro e spiritoso, ma quando si trattava di lavoro indossava una maschera di freddezza e odio.
Quel giorno il ragazzo avrebbe dovuto incontrare il boss di persona. Sarebbe stato condotto al covo da uno dei tanti scagnozzi, per sicurezza, dato che Mail avrebbe potuto essere o una spia o addirittura uno della polizia.
Rodd aveva deciso di prendere le sue precauzioni e semmai si fosse rivelato indesiderato lo avrebbero eliminato immediatamente.
In quel momento Matt si trovava sul luogo dell'appuntamento: avrebbe dovuto incontrarsi con un tipo all'entrata del Griffith Park.
L'uomo non tardò molto ad arrivare.
"Sei tu Matt?" il ragazzo annuì con un cenno della testa osservando la persona che aveva di fronte, che gli fece cenno di seguirlo in silenzio e salire sull'auto dai vetri scuri.
Arrivarono di fronte ad un edificio in pessimo stato: sulle pareti, in alcuni punti l'intonaco era venuto via e i vetri di qualche finestra erano rotti. Matt immaginò che si fossero appropriati con la forza di quel posto, dopotutto si trattava della mafia.
Quando furono all'interno, notò che era completamente diverso: l'arredamento era dei migliori, sulle pareti non c'era una singola crepa. Non sembrava affatto di essere entrato nello stesso edificio che aveva visto da fuori.
Bah, si trattano bene - pensò il ragazzo, seguendo l'uomo che stava aprendo una porta verniciata di verde scuro. Al suo interno vide un uomo di circa quarant'anni -o almeno era l'età che dimostrava- dalla testa rasata e una barbetta appena accennata. Era alto e muscoloso e a chiunque avrebbe messo paura, ma a Matt restò indifferente.
Si guardò un po' intorno e notò altri quattro uomini dall'aspetto per niente rassicurante e, seduto su un divanetto in pelle nera c'era un ragazzo che stava sgranocchiando del cioccolato.
Riportò lo sguardo verso il boss -aveva immaginato fosse lui, anche se nessuno glielo aveva detto- che ghignò non appena incontrò i suoi occhi.
"Dunque ragazzino, mi hai incuriosito. Sai... solitamente non faccio entrare mocciosi nella banda, ma se sei come quel tipo laggiù allora mi sarai molto utile." terminò la frase con una risata orribile.
"Non è l'età quella che conta, ma la qualità." disse atono Matt, guadagnandosi un ghigno divertito da parte di Rodd: gli piaceva quel ragazzino, si era presentato bene ai suoi occhi.
"Sì, sono sicuro che mi sarai utile. E poi, due menti giovani mi fanno comodo." esclamò dando uno sguardo al ragazzo dai capelli biondi, per poi tornare a fissare Mail "Credo che lavorando insieme dareste ottimi risultati." a quelle parole, il biondino alzò lo sguardo, così che il rosso poté finalmente incontrare i suoi occhi.
Un brivido gli percorse la schiena, lui aveva già visto quello sguardo glaciale, non avrebbe mai potuto dimenticarlo.
"Comunque ragazzino, io sono Rodd Los. Devi sapere che se non riuscirai a soddisfare le mie aspettative sarà peggio per te. Qui non c'è posto per gli incapaci." osservò che l'espressione di Matt non mutò affatto a quelle parole.
"Ne sono consapevole dal momento in cui ho deciso di entrare nella tua banda." Rodd ebbe una specie di deja-vù, quelle parole le aveva già sentite in passato.
"Bene. Quelli laggiù sono Jack, Rashuall, Gurren e Zakk. Mentre quel moccioso è Mello." inutile che glielo dicesse, sapeva già chi fosse.
Non aveva mai abbandonato la sua visione dal momento in cui i loro occhi si erano incontrati e ad ogni minuto che passava i ricordi gli riaffioravano nella mente. Era come se il tempo non fosse mai passato da quel giorno.
"Io sono Matt." sapeva benissimo che conoscevano il suo nome, ma lui lo disse esclusivamente per farsi sentire da Mello. Gli venne spontaneo farlo, voleva vedere se sul suo viso sarebbe comparsa una qualche reazione, ma così non fu.
No, lui non ricordava. Probabilmente si era dimenticato della sua esistenza nel momento in cui aveva abbandonato la Wammy's House, lasciandosi alle spalle tutto ciò che ne faceva parte.

Dal momento in cui Mail aveva fatto il suo ingresso in orfanotrofio era diventato Matt. Tutto ciò che riguardava la sua vecchia identità non c'era più, era svanita.
Così doveva essere, una volta entrati a far parte dalla Wammy's House, i bambini acquisivano una nuova identità. Nessuno si era mai chiesto il perché, era così e basta.
Mail Jeevas era scomparso e a dirla tutta non gli dispiaceva quel nuovo nome. Col tempo sarebbero svaniti anche i suoi ricordi.
Certamente non pensava che sarebbe mai tornato ad essere il bambino spensierato di un tempo, però dovette ammettere che vivendo in quel posto col passare del tempo riusciva a sentire nuovamente un po' di calore dentro di sè.
Credeva che sensazioni quali l'affetto e l'allegria non le avrebbe mai più provate, ma si era sbagliato.
Certo gli ci volle molto tempo, ma accadde senza che se ne rendesse conto. In quel luogo erano tutti delle persone deliziose: si curavano dei bambini e li facevano sentire a loro agio, purché si impegnassero a tenere la mente in costante allenamento.
Matt non aveva alcun problema a farlo, si era reso conto che gli piaceva studiare. O forse, era un modo per non pensare ad altro?
Qualsiasi fosse il motivo stava bene e questo era quello che contava.
Fin dal primo giorno aveva intuito che in quell'orfanotrofio tutti bambini avevano avuto un passato tragico come il suo. Si erano ritrovati in quel posto da soli: che i genitori li avessero abbandonati o che fossero morti, non faceva molta differenza. Erano comunque soli.
Fra i tanti, ci fu un bambino che colpì subito la sua attenzione -a dire il vero all'inizio lo scambiò per una ragazza- era gracile, aveva lunghi capelli biondi e degli occhi glaciali e profondi.
Non avrebbe mai immaginato che quello stesso ragazzino sarebbe divenuto talmente importante da sostituire la presenza dei suoi genitori.
Scoprì più tardi che si chiamava Mello ed era il suo compagno di stanza. Inizialmente non andavano d'accordo per via della prepotenza di quest'ultimo, ma col tempo si avvicinarono e divennero buoni amici.
Non c'era momento in cui non passavano il tempo insieme, per Matt quel ragazzino divenne una colonna portante, riuscì a rompere il muro che si era creato davanti e a forgiare il suo carattere. Grazie a lui divenne più forte e gli fece ritrovare la felicità che credeva di aver perduto quel tragico giorno.

Matt era stato accolto da Rodd, che aveva deciso di testare le sue capacità il giorno seguente facendolo andare in missione con Mello. Non era semplice il compito assegnato, ma nonostante tutto sapeva che sarebbe riuscito a soddisfarlo.
Aveva passato circa un'ora assieme ai membri della mafia prima di essere congedato nella sua nuova stanza, che guarda caso era la stessa del suo vecchio amico. Sembrava che fosse destino finire in camera con lui.
Rodd gli aveva detto di riposarsi per essere fresco il giorno successivo e lui non aveva fatto una piega, dirigendosi nella stanza. Non aveva però voglia di dormire: avrebbe aspettato Mello, doveva parlargli assolutamente.
Posò lo zaino ai piedi del letto ed estrasse la PSP da una delle tasche, dopodiché si sdraiò sul materasso e l'accese. Matt era sempre stato un appassionato di videogame fin dai tempi della Wammy's House e non faceva altro che perdere tempo -a detta di Mello- sul Game Boy.
Poco dopo, la porta della camera si aprì e fece il suo ingresso Mihael che osservava il nuovo coinquilino con espressione scocciata. Si fermò davanti al letto continuando a fissare Matt a braccia incrociate, al che il ragazzo sentendosi osservato si sedette, incontrando nuovamente quegli occhi di ghiaccio.
Restarono per qualche secondo a rimirarsi in silenzio, poi Mello interruppe l'atmosfera che si era creata.
"Che cazzo ci fai tu qui?" dunque lo aveva riconosciuto. E allora perché si poneva così male nei suoi confronti? Non riusciva a capire, eppure in passato non era mai stato così scontroso con lui.
"Oh ciao Mello, anche io sono felice di rivederti..." disse ironico, mostrando un sorrisetto che mascherava delusione. Il biondo lo afferrò per la maglietta e lo spinse contro al muro con aria minacciosa.
"Non scherzare Matt. Che cosa ti è saltato in mente?!" era furibondo, Matt lo sentiva dalla stretta sulla sua maglia.
Indispettito quest'ultimo gli dette una spinta, facendo lasciare la presa a Mello che indietreggiò di qualche passo.
"Quello che è saltato in mente a te, idiota." rispose, prima che Mihael gli afferrasse i polsi costringendolo nuovamente a restare immobile contro al muro.
"Tu non sai quello che hai fatto, non ne hai idea!" era preoccupazione quella che traspariva dalla sua voce. Non avrebbe mai immaginato di trovarselo lì, in quel posto schifoso. Non doveva essere lì, non Matt.
"Perché tu sì?" aveva sempre odiato il fatto che Mello parlasse senza spiegarsi.
"Sì. E so anche che hai fatto la più grande cazzata che potessi fare. Tu non avresti dovuto essere qui, ti sei condannato con le tue mani." a quelle parole il rosso si addolcì, aveva capito perché era arrabbiato: non voleva che si trovasse in pericolo. In ogni caso voleva delle spiegazioni.
"Potresti almeno spiegarti?" chiese usando un tono di voce tranquillo, in modo da far calmare l'altro che lasciò i polsi di Matt, sedendosi di fianco a lui.
"Questo posto non fa per te. Non resisteresti nemmeno un giorno alle richieste di Rodd." Mail cominciò a ridere, era chiaro che Mello non avesse ancora capito che tipo fosse.
"Mi credi così sprovveduto? Guarda che sono capace anche di uccidere se è quello che devo fare." il biondo sospirò guardando Matt compassionevole. Lui sapeva cosa accadeva in quel posto, ormai c'era dentro da anni.
"Sei così ingenuo Matt, non mi riferivo a quello." il suo volto mostrava disperazione: tutto quello che aveva passato si sarebbe ripetuto sul suo amico. Uccidere qualcuno non era niente rispetto all' essere uccisi dentro.
"Mel?" il ragazzo si avvicinò all'altro, sfiorandogli una guancia con le dita. Miahel afferrò la sua mano, stringendola nella sua.
"Non voglio che lui ti tocchi... però, è inevitabile. Non posso impedirlo." Mail restò immobile, spalancando gli occhi. Adesso capiva cosa voleva dire con quelle parole... però non gli importava che accadesse a lui.
Strinse la mano a pugno, immaginando quello che il suo amico aveva dovuto passare. L'idea che quel ragazzo avesse sofferto così tanto lo rendeva nervoso.
"E... lascerà in pace te?" Mello sussultò, possibile che non avesse fatto una piega? "Finchè sarò io a dover sopportare questo mi va bene. Basta che tu ne resti fuori..." aggiunse cercando di risultare più tranquillo possibile.
In realtà Matt aveva paura per quello che sarebbe accaduto in futuro, però preferiva che l'altro non subisse più niente di simile. Aveva già sofferto abbastanza, adesso toccava a lui.
"Beh sì, tu sei l'ultimo arrivato. Quindi sì, credo che non abbia più bisogno di me da quel punto di vista. Ma cazzo, non te ne importa niente?!" ringhiò con nervosismo notando il sorriso sul volto del ragazzo.
"No, mi basta che tu sia al sicuro. Mi basta questo, sul serio." rispondendo a quella domanda, si fece spazio fra le braccia di Mello. Lo abbracciò, nascondendogli l'espressione impaurita. Perché sì, Matt non era preparato a tutto quello, aveva paura, ma non voleva che l'altro lo vedesse.
In fondo era vero, preferiva essere lui a subire le perversioni del boss, piuttosto che Mello. Non avrebbe sopportato l'idea di saperlo al suo posto.
Nonostante la situazione però era contento di essere nuovamente con lui, lo avrebbe aiutato a superare tutto quanto. Di nuovo.
"Mello... l'importante è che ci sia tu con me." dicendo questo, aveva alzato il viso per poterlo guardare negli occhi. L'altro non parlò, bastò un bacio per fargli capire che non l'avrebbe abbandonato.
Matt non sarebbe stato solo come lo era stato lui, avrebbe fatto il possibile per stargli accanto. Nessuno meritava di sentirsi solo nell'oblio più totale, soprattutto lui.
Era sì felice di averlo incontrato nuovamente, ma preferiva fosse accaduto in circostanze diverse.

[Fine.]


Note dell'autrice:
Sto facendo troppe cose, lo ammetto. Ma spieghiamo per bene, allora: questa è una fan ficrtion scritta per "clicheclash", una community su LJ.
Mi sto occupando del "Piano N", si ci sono diversi piani e se si vuole si può fare la torre intera (100 prompt), ma non mi sembrava il caso!
Però ho voluto cimentarmi perchè mi piace moltissimo come community! *-*
Dicevo che sto facendo troppe cose? Sì, oltre a questo sto facendo la BDT con uchi e mi manca una fanfiction per il "Pigiama Party" di FW.it e devo sbrigarmi, devo scriverla entro il 30 settembre! XD Ma ce la farò!
Mi è piaciuto molto scrivere questa fanfiction, ok... a me piace scrivere di Matt e Mello semplicemente.
Spero vi sia piaciuta! *-*
   
 
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