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Autore: Juice89    29/10/2024    2 recensioni
In una notte tempestosa, un bambino malato si ritrova in casa da solo. Immaginate di essere nell'Inghilterra di fine ottocento, in quelle tipiche magioni nobiliari che avrete di certo visto in qualche film. Aggiungete un gatto dispettoso e una stanza fredda e otterrete un buon mix di ansia. Per chi è affine al genere, ritroverete qualche richiamo a opere note.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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»Prompt: 27 ottobre - Febbre (pumpNIGHT)

 

Il giovane Oliver vagava per la casa come un fantasma in cerca d’acqua, ma non riusciva a trovarne neppure una goccia. Subito era stato in cucina, dove era ovvio che fosse, ma di fronte al lavello aveva scoperto con orrore che i rubinetti erano stretti al punto che parevano sigillati, e che nessuna brocca adagiata sul tavolo ne conteneva un misero dito d’avanzo. Con i genitori partiti per un viaggio e la servitù dileguata in qualche bettola a giocare d’azzardo, non aveva nessuno a cui chiedere aiuto. Febbricitante, con la gola arsa dalla malattia, era tornato in corridoio, indeciso sul da farsi.
Fuori si era scatenata una tempesta e il vento sferzava la pioggia contro i vetri, causandogli un crescente desiderio di uscire a dissetarsi con quella. Per la disperazione provò ad aprire un’anta, fallendo miseramente, e in cuor suo sentì che sarebbe stato lo stesso con la porta d’ingresso. Ci provò comunque, ma dovevano aver usato dei catenacci ben resistenti. 
Stanco e privo di forze, si domandò se i liquori di suo padre potessero dargli conforto, perciò arrivò presso lo studio per accertarsene. Aprì la porta con la consueta attenzione, nonostante fosse solo, perché quella stanza gli era interdetta, e non appena lo spazio fu sufficiente alla testa per affacciarsi, Vincent, il suo gatto, vi si intrufolò per primo.
Oliver lo inseguì, ma l’altro non aveva alcuna voglia di farsi acchiappare e saltò sulla libreria, sulle mensole, e niente meno che sulla scrivania. Il padroncino lo ammonì tossendo forte, ma l’altro, cui non importava nulla delle sue condizioni, in risposta graffiò fogli, rovesciò inchiostri e pennini, finché, soddisfatto, si dileguò.
Inorridito, Oliver scappò a propria volta in camera sua per nascondersi sotto le lenzuola: magari tutti quanti avrebbero pensato a un incidente, che qualcheduno si fosse dimenticato aperto l’uscio e Victor ne avesse approfittato.
Però la sete ancora lo tormentava e così tornò alla ricerca dell’acqua, spingendosi fino alla vecchia stanza in cui aveva vissuto la nonna. All’interno faceva un freddo impossibile da spiegare, ma la luce dei lampi gli diede speranza e dimenticò subito il gelo: sul tavolino sotto la finestra c’era un vaso con dei fiori. Oliver lo afferrò avido e gettò a terra le margherite, pronto a ingurgitare tutto il contenuto. Però, nell’istante in cui lo portò alle labbra, ne uscì uno sciame di mosche. Urlando, con quel poco di voce che gli era rimasta, lasciò cadere il vaso, accanto ai fiori rinsecchiti e poi provò a scappare, ma una figura avvolta da un velo nero, con le dita riggrinzite, lo afferrò per un braccio. 
Il bambino lottò, ma riuscì a divincolarsi e questa volta in camera ci rimase. Iniziò a pregare che quella cosa se ne andasse, sperò che fosse tutto un incubo.
“Puoi uscire”, sentì dire da qualcuno.
“Sicuro?”, domandò, sbirciando da una fessura tra le lenzuola.
“Certo, sciocchino, non ti mentirei mai.”
Quando Oliver decise di farlo, Victor lo stava fissando.
“Sei un fessacchiotto con la memoria corta”, proseguì il gattone. “Che giorno è oggi?”
“Il 27 ottobre.”
“Esatto. E che cosa è successo in questa data?”
“Sono morto.”
“Perfetto. Quindi, che cosa dobbiamo fare il 27?”
“Stare lontani dalla stanza della signora perché è l’anniversario del mio decesso."
“Altrimenti?”
“Se lei mi catturasse, potrebbe cibarsi di me.”
Victor gli si strusciò addosso. “Questa è diventata la nostra casa, Oliver. E noi non siamo disposti a dividerla con quella donnaccia. Lei ha fatto il suo tempo. I tuoi genitori sono partiti per andare a cercare un esorcista, convinti che uno spirito maligno vaghi per la magione. Finora siamo stati bravi a far credere loro che i problemi che hanno siano opera della vecchia. Teniamo duro ancora un po’, e quando anche per mamma e papà sarà giunta l’ora fatale, ci riconcilieremo."
Oliver abbracciò il suo amico. “Scusa se ogni tanto mi dimentico che non esisto più.”
Questi socchiuse gli occhi. “Non preoccuparti, piccino. Ci sono io per ricordaterlo.”
   
 
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