Tace il mondo,
Il richiamo di un battito d'ali.
Cento.
Mille.
Il giorno si fa notte.
Le stelle,
Non le ricordavo nere,
Né con le ali,
Né con i becchi.
Scontri, incontri e danze.
A gioire di una partenza, di un addio.
Si alza un canto, un urlo, una burla.
Piango della mia ignoranza.
Quali storie, quali racconti, quali eventi.
Mi domando quali parole non potrò riproporre,
Figlia della loro stessa Madre che ci fece così diversi.
Il volere,
Difettando di una sola lettera,
Non basta per immergermi in quelle onde scure.
Non basta nemmeno il mio inchiostro,
I miei riccioli, i ghirigori o le virgole stesse,
Per dipingere quel incontro tra Seurat ed Hokusai.
I miei stessi pensieri,
Gravosi macigni incisi dai perché,
Mi trattengono alla base del tetraktys.
Così vicina. Assai lontana.
Di me restano le idee,
Eteree, leggere, feconde.
Mi sfiori dunque il vento,
Le strappi via da me.
Se non potrò volare,
Sarò soffione,
Su questa tortuosa strada chiamata vita.