Jade si svegliò per l’ennesima volta con il sole che faceva capolino tra le foglie. Era rannicchiata vicino a Gra-Ulv, che respirava profondamente, e dalla parte opposta anche Liten sonnecchiava. Nonostante le dure parole che il lupo aveva proferito, era lieta che stesse loro sempre vicino, sia durante le ore di cammino sia di notte, soprattutto, per tenerli al caldo. Non potendo accendere il fuoco, perché qualcuno avrebbe potuto vederli, il tepore della pelliccia era un considerevole sollievo.
Tra i motivi per cui dormiva male c’era senza dubbio il freddo, che era ancora pungente per i miseri vestiti con cui erano partiti, poi c’erano le numerose preoccupazioni che la assalivano causandole incubi. Da cinque notti, ormai, sognava le rane che gracchiavano brutte notizie riguardo al villaggio, oppure vedeva Livlos trascinato a forza dai soldati verso le navi. L’altro problema era la fame: non si erano potuti procurare delle provviste, e il solo pensare a un pezzo di pane raffermo le faceva salire l’acquolina in bocca.
Rassegnata, decise di andare a cercare qualche bacca. Non essendo ancora il periodo dei frutti, Gra-Ulv le aveva indicato alcune piante commestibili e delle radici da cui trarre un po’ di energia. Anche lui mangiava le stesse cose: la tregua, le aveva spiegato, gli impediva di cacciare. Se avesse trovato un animale morto o una carcassa abbandonata, allora se ne sarebbe potuto nutrire, ma negli ultimi tempi da una parte era stato sfortunato, dall’altra aveva dato priorità alla missione, non al suo stomaco.
Arrivata vicino a un ruscello, Jade si lavò la faccia e bevve un bel sorso d'acqua fresca. Guardando il proprio riflesso, si scoprì pallida e spettinata, così provò quantomeno ad aggiustare i capelli. Messa la mano in tasca per cercare un nastrino, urtò contro la meridiana ed ebbe un sussulto.
Si rese conto che non l’aveva mai guardata davvero e, nonostante controllasse costantemente di averla con sé, non aveva mai osato esaminarla. In quel momento, però, si sentiva tranquilla, così la estrasse. Aveva l’aspetto di una normalissima pietra intarsiata, dalla forma squadrata e dai bordi erosi. I disegni erano molto affascinanti e a pensarci era possibile che alcuni segni fossero parole. La cosa più strana era che, a dispetto delle apparenze, era piuttosto leggera.
“Non si direbbe che quella cosa sia speciale, vero?”, domandò Gra-Ulv raggiungendola.
Jade sospirò. “Già. Tu, per caso, sai quanto è antica?”
“Non conto il tempo come fate voi. Tra gli animali si dice che abbia l’età degli uomini, qualunque cosa significhi.”
La pancia di Jade iniziò a brontolare e lei la strinse per l’imbarazzo, ma Gra-Ulv la stupì. “Dobbiamo trovarvi del cibo e dei vestiti migliori. Finora l’abbiamo scampata, ma sento che sta arrivando la pioggia. Sveglia Liten, tra poco ci rimetteremo in marcia.”
Jade avrebbe tanto voluto ringraziarlo, ma di sicuro le avrebbe risposto qualcosa di burbero, e si limitò ad attenersi agli ordini..
“Secondo me è una pessima idea!”, esclamò Liten. “Rubare è sbagliato, non voglio farlo.”
“È vero, ma che alternative abbiamo?”
“Chiedere con gentilezza, ad esempio. Sono sicuro che qualcuno disposto a offrirci cibo e vestiti esiste.”
“Possiamo provarci. Se non dovesse funzionare, prenderemo quello che ci serve con astuzia e… con la promessa di riportarlo, si capisce”, sorrise Jade.
“Possiamo provarci. Se non dovesse funzionare, prenderemo quello che ci serve con astuzia e… con la promessa di riportarlo, si capisce”, sorrise Jade.
Liten la squadrò, forse non proprio convinto della sua onestà; in effetti, l’amica non era nuova a qualche furtarello negli orti del paese, perché questo era il genere di brividi che le piacevano.
“Ehi, Gra-Ulv, in che villaggio ci stai portando?”, tornò alla carica Liten.
“Non lo so.”
“Come non lo sai? Stiamo di nuovo camminando a vuoto?”
“Ho chiesto a una lucerta di cercare un uccello che conosca la zona. Ricordati che non sono di queste parti.”
“Però…”
“Però, cosa?”
“Io ho fame, potremmo almeno fermarci a mangiare qualche radice.”
Sbuffando, Gra-Ulv acconsentì e lasciò che i bambini scorrazzassero per trovare del cibo. Tutti e tre erano consapevoli delle difficoltà che stavano affrontando, non si trattava solo di appartenere a razze diverse, era la totale incapacità di sopravvivenza dei piccoli umani, senza strumenti né conoscenze specifiche, a costituire un ostacolo. Inoltre, i due avevano delle esigenze che il lupo tollerava a stento, come piagnucolare quando qualcosa non era di loro gradimento o parlare a sproposito pur di rompere il silenzio.
“Per te”, disse Jade, porgendogli un mazzetto di radici.
Senza fare complimenti, Gra-Ulv lo divorò. “Non dovresti preoccuparti per me”, le disse una volta finito.
“Tu non preoccuparti di che cosa mi preoccupo. Se voglio essere gentile è un problema mio.”
“Come vuoi. Vi è chiaro come dovrete comportarvi una volta raggiunti i vostri simili?”
“Di noi non ti fidi proprio, eh? Non si parla della meridiana, non si usano nomi veri e al primo segnale di pericolo si deve fuggire. Non temere, ci fermeremo giusto il tempo di cambiarci d’abito e fare provviste. Piuttosto, come va con l’odore della collana?”
“Male. La primavera mi confonde.”
“Se solo avessi il potere di farmi crescere un naso come il tuo”, mugugnò Jade.
Gra-Ulv fece una smorfia, poi le sue orecchie si rizzarono e con uno scatto si mise all’erta. Meno di un istante dopo, una tortora si posò sull’erba e data un’occhiata sfuggente a Jade cominciò a cinguettare e a fare bizzarri movimenti con la testa.
“Dice che non lontano da qui c’è un insediamento e che non ha visto soldati nei paraggi”, tradusse Gra-Ulv.
“E come facciamo a fidarci?”, chiese Liten a bocca piena.
“Vi sorprenderà sapere che uccelli come tortore e piccioni possono provare affetto per gli esseri umani. E, in ogni caso, se avesse mentito, io lo avrei capito”, rispose il lupo.
Jade si abbassò allungando la mano verso il pennuto. “Ciao, ehm…”
“Si chiama Brev.”
“Brev. Grazie mille”, le sorrise Jade.
La tortora tubò e andò a posarsi sulla spalla di Liten che rimase pietrificato. “Che cosa fa?”
“Vuole farci da guida”, spiegò Gra-Ulv con noncuranza.
“M-ma io… perché non vola e basta?”
“È una femmina, tu le piaci e non ha voglia di volare. Ringraziala per l’aiuto e smettila di frignare.”
Jade rise sotto i baffi. Tra le tante cose che a Liten non piacevano c’erano gli uccelli. Si teneva sempre ben lontano dai volatili, che potessero librarsi nell’aria oppure no. Quando la faceva arrabbiare, ad esempio, lei sguinzagliava le galline, così lui era costretto a chiedere scusa pur di salvarsi.
I tre compagni e la nuova aggiunta si avviarono con quest’ultima che si strusciava contro la guancia di Liten, facendo versetti incomprensibili.
Dopo qualche vano tentativo di impedirglielo, lui si arrese e Jade lo canzonò. “Sei un vero rubacuori.”
“Ma sta’ zitta.”